Si può fare: Come vivere una vita da sogno con 500 euro al mese
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Si può fare - Giampaolo Gentili
Giampaolo Gentili
Si può fare
Come vivere una vita da sogno con 500 euro al mese
UUID: 3fd42bdc-2267-11ea-b8f3-1166c27e52f1
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
NON prefazione (a cura dell'autore)
Prefazione (a cura dei lettori)
Introduzione
Due cuori e un paradiso
Come eravamo
Colpo di fulmine
Il battesimo del mare
Una casa ‘galleggiante’
All’avventura… ma senza figli
La scelta della barca
Nove ore al giorno, ventotto giorni
Un rocambolesco ritorno a casa
Il ‘gran botto’ di Ponza
Una difficile convivenza
La linea d’ombra
Destinazione Egeo
Esplorazione e ritorno
Ultimi ritocchi e… ultimi risparmi
Le famiglie
La banda dei tonni
Dentro il vulcano
Navigare di notte
Altri come noi
Non è un paese per giovani
Il prezzo della libertà
Non fare della barca un lavoro
Giù la maschera
Mare nostrum
A ciascuno il suo mare
Non è una vacanza, è la vita
Spazio a nuove amicizie
Le risorse nascoste
Cinquecento euro al mese
La pillola rossa
Costi della barca
Assistenza sanitaria
In conclusione: mollate le cime!
…11 anni dopo (6 dal libro)
Ciò che è stato, ciò che è, e sarà
Ringraziamenti
Giampaolo Gentili
Si può fare
Come vivere una vita da sogno con 500 euro al mese
Nuova Edizione
Edizione 2019
Copyright SailyX.com Edizioni
www.sailyx.com
Tutti i diritti riservati
AVVISO AI NAVIGANTI
In questa nuova edizione ho scelto di non inserire fotografie, nella versione cartacea, per rendere il libro economicamente più accessibile; l'alternativa sarebbe stata quella di accettarne la pubblicazione in bianco e nero: opzione francamente discutibile e non priva di rischi sul risultato finale. Ho pensato quindi di fare qualcosa di più bello e funzionale per il lettore, creando una pagina ad hoc sul mio sito internet, dove chiunque potrà recarsi a visualizzare le immagini in alta risoluzione e in maggior numero, così da contestualizzare meglio la storia.
Per le versioni digitali, come la presente, invece le ho lasciate poiché fruibili con i supporti dotati di visualizzazione a colori. Mi auguro il lettore apprezzi la novità godendosi serenamente la lettura del presente libro.
Buona navigazione su: https://sailyx.com/sipuofare/
A mia moglie Başak, compagna di vita e di avventure, la cui presenza è per me pura energia: moralmente ho scritto questo libro insieme a lei.
NON prefazione (a cura dell'autore)
Quando si naviga, specialmente nelle lunghe distanze, capita di dover effettuare correzioni di rotta. Dipende dal vento molte volte, che rinforzando, non consente di proseguire in sicurezza verso la meta originaria. Oppure bisogna ridurre tela. Per prendere le misure adeguate alla situazione, ci vuole velocità, esperienza, coraggio e voglia di combattere, caratteristiche che sono di frequente pertinenti all’armatore-comandanate del naviglio. Solo lui ha la giusta percezione delle cose, dei rischi a cui vuole sottoporre la propria creatura, con un occhio sempre rivolto alla prudenza, ma senza ombra di dubbio concentrato nel farla navigare al meglio delle possibilità, per molte, molte miglia.
Il risultato d’accordo non è comunque garantito, e per i mille motivi inerenti il mare, la navigazione potrebbe interrompersi o procedere molto più lentamente di quanto sperato; ma il dovere morale rimane quello di profondersi al massimo, crederci, per poter dire un giorno io ci ho provato
, senza rimpianti. Delle volte l’armatore cede il comando allo skipper, e come nei migliori rapporti sociali, all’inizio si va di amore e d’accordo, le idee coincidono e si fa buona rotta. Poi il tempo modifica le cose si sa, i pensieri cambiano e non convergono più come un tempo. Non resta che prenderne atto e scegliere di proseguire con un altro skipper, ringraziando sinceramente il primo per tutto il lavoro svolto. Oppure, come in questo caso, assumerlo direttamente il comando, stanco delle mediazioni o delle indecisioni, spinti dall’ardore di vedere finalmente il veliero a vele bianche verso miglia infinite. O come disse un giorno un caro amico, se devo sbagliare, sbaglio come dico io
.
Questa nuova edizione, pertanto, è frutto di battaglie
da me condotte, per recuperare i diritti del primo libro, e il perché è presto detto. Dopo anni di gestione da parte dell’editore, avevo il piacere di riappropriarmi di mio figlio.
A prima vista può sembrare assurdo, ma chiunque abbia scritto un libro, per giunta autobiografico, comprenderà con meno difficoltà tale esigenza. Mi sono messo a nudo, ho portato al pubblico un pezzo della vita mia e di mia moglie Başak, e quando poi ciò avviene su basi genuine e sincere, inevitabile che tutto si trasformi in una specie di nascita; è anche quindi un lascito a chi verrà dopo, e che magari prendendo in mano il libro, potrà basarvi la personale scelta, cambiamento, ripartenza.
Non posso dunque che ringraziare l’editore di Si può fare
per aver compreso un giorno, quanto fosse importante per me poter continuare a gestire e ‘allevare’ da solo, quello che ritengo essere più di un semplice libro, sperando così di dargli un futuro più ampio, come ogni buon padre di famiglia farebbe.
Non sto a tediarvi con ciò che questo comporti, ma basti pensare che ora sono libero, seguendo la mia natura, bella o brutta che sia, ma libero, anche in questo. E come vedete l’auto produzione è una scelta conseguente, che spero apprezzerete, portando ancora a più persone la nostra esperienza grazie anche al formato digitale, in molti reclamato negli anni.
Ma perché questa atipica ‘non prefazione’?
Durante la gestazione dell’attuale edizione, stavo per cedere alla sirena del prestigio: personaggi illustri, attori persino, editori, scrittori, insomma più di qualcuno avrebbe gradito redigere la prefazione di Si può fare 2.0
. Ma per i soliti avvenimenti che contraddistinguono la mia esistenza, spesso influenzata dal mio carattere particolare, a volte estremamente schietto, alcuni passaggi interazionali si sono complicati (evoluzione dialettica per definire semplicemente la parola ‘litigio’). Le motivazioni non sono interessanti, quanto il fatto che un episodio in particolare, il quale comportò la mia ennesima delusione umana, diede seguito a un’ulteriore riflessione e conclusione: se da solo avevo deciso di procedere, era giusto farlo tout court, sin dall’inizio; sono certo che gli altri, con cui i rapporti sono rimasti idilliaci, non se l’avranno a male per la mia scelta, comprendendo bene lo spirito dell’iniziativa.
Eccomi quindi a redigere la ‘non prefazione’. Dato che un autore non può esprimersi sulla propria creatura, a rischio di auto incensarsi o, più facile, auto demolirsi, la scelta di non procedere in tal senso era intellettualmente onesta. (E migliore senz’altro di una prefazione redatta da chi neanche avesse letto il libro: si, è accaduto anche questo).
Per cui capirete che non potevo aggiungere nulla a mia penna sullo scritto che state per leggere, tranne il fatto che il cuore è sicuramente stato protagonista: tecnicamente parlando ho modificato qualche dettaglio, correzioni sintattiche e estetiche effettuate a maggior beneficio della lettura, mantenendo integri i contenuti. Ma all’ultimo troverete una, spero gradita, sorpresa, ovvero il capitolo extra, forse in qualche modo il più importante e caratterizzante questa nuova edizione, proprio perché fa il punto su cosa è cambiato dopo la nostra scelta e l’uscita del libro: 11 anni dopo… 6 dal libro
.
Prefazione (a cura dei lettori)
Sulla scia della libertà e della spontaneità, come anticipato, ho pensato a qualcosa che ritengo per me meraviglioso, nuovo, non so se vincente, giusto o sbagliato, ma certamente onesto: lasciare la prefazione a chi lesse la prima edizione.
Di solito la prefazione viene scritta da un complice
, un compare
, diciamocelo francamente; non so voi, ma io non ne ho mai letta una che denigrasse l’opera, al contrario c’è sempre un tentativo di esaltare il lavoro, anche quando molte volte questo non lo merita. Lo scopo è quello di preparare il lettore, invogliarlo e aiutarlo a imboccare la giusta chiave di lettura (è il caso di dirlo), così da rendere più semplice l’esame all’autore.
Ecco perché mi sembrava corretto e coerente puntare al prestigio più alto a cui uno scrittore possa ambire, la sincerità del lettore, ovvero del cliente pagante, colui il quale non ha peli sulla lingua. E dato che per i motivi anzidetti una prefazione non è molto differente da una recensione positiva, ne ho scelte tre, tra le tante, che ho ritenuto più in linea con le regole editoriali: spero di non aver fatto torto agli altri, e approfitto ora per ringraziarli, tutti, della stima e il supporto dimostrato in questi anni.
Ho ritrovato in questo bellissimo libro di Giampaolo e Başak lo stesso, identico spirito di libertà, di autonomia, amore per il mare ed autosufficienza col quale anch'io navigavo. La descrizione non solo di luoghi paradisiaci ma anche delle difficoltà insite nel reperire e mantenere una barca a vela, testimoniano l'onestà degli scrittori e nulla tolgono alla POESIA che pervade tutte le pagine del libro. Lo spirito dei nostri amici, pur se in luoghi diversi, è lo stesso dei grandi navigatori del passato, che certamente gli sorridono benevolmente. GRAZIE ragazzi, per averci ricordato che SI PUÒ FARE, sempre, comunque e dovunque, anche quando crediamo di non avere più forze dentro. E grazie anche per la delicatezza ed il rispetto che mostrate ai vostri lettori.
(Antonio Stellato)
Per quanto Giampaolo si dedichi alla fotografia artistica e non nasca scrittore, il suo libro
Si può Fare è di piacevolissima lettura. Sa coniugare bene il racconto degli eventi che lo hanno portato alla sua romantica scelta di vita da vagabondo, insieme a sua moglie Başak. Lo definisco emozionante e, allo stesso tempo, utile a chi stia pensando di affrancarsi dalle perverse dinamiche di un mondo che assorbe tutte le nostre energie, e ci butta letteralmente via quando non serviamo più. Trovo che sia un libro adatto a tutti quelli che pensano che il mondo della vela sia una cosa da snob o comunque per pochi ricchi eletti. Ebbene non è così. Se volete la dimostrazione leggete questo libro. In esso ho trovato parole con una potenza liberatoria e non c'è nulla che non mi sia piaciuto. Straconsigliato!
(Anonimo)
Questo libro è la storia vera, senza misteri e senza esaltazione, di come passare dalla logorante vita quotidiana ad una vera naturale vita libera. Vera, pulita, semplice e senza ombre questa è la storia di Giampaolo e Başak, lui romano e lei turca, che s'incontrano, formano una coppia e scelgono ad un certo punto di mollare la routine, la vita da piccoli commercianti che avevano intrapreso, per imparare ad andare a vela e poi comprare una barca. L'obiettivo? La libertà! Ci riescono vendendo tutto, avendo solo la piccola rendita di un affitto vicino Roma e decidendo di vivere la loro vita navigando fra Grecia e Turchia. Una vita fuori dalla norma, fuori dalla comfort zone per certi versi, ma sicuramente una vita vera, pacifica, lenta, salutare. Giampaolo e Başak ci insegnano che si può fare, che sradicarsi dalla città, rinnegare la società cannibale, è davvero possibile e se ne traggono vantaggi enormi. Una storia poco mitica, poco velica anche talvolta. Se vogliamo, la barca assurge a veicolo per fare il grande salto, per raggiungere la sponda pacifica di questo mondo conflittuale, egoista e quasi mai vero.
(Davide S.)
Introduzione
Lo scrittore spagnolo Javier Marías parla della sensatezza al giorno d’oggi di scrivere o persino leggere un romanzo. Ripetere questo gesto da secoli lo ha reso naturale, a dispetto della consapevolezza che quella che ci accingiamo a creare con la scrittura o ad accogliere con la lettura è pura finzione.
Il filosofo romeno Emil Cioran spiegava di non leggere romanzi proprio per tale ragione: delle molte cose accadute nel mondo, non poteva certo interessarsi a quelle neppure avvenute; preferiva le memorie, le autobiografie, i diari, gli epistolari e i libri di storia.
Riflessioni, queste, che inducono a chiedersi quale sia il motivo per cui si legge o si scrive. Chi legge – sia egli un sognatore o uno studioso – chiede al libro delle informazioni, delle indicazioni, delle risposte. Chi scrive, in modo spesso confuso o enigmatico, sente di poter fornire tali indicazioni e risposte.
In fondo il sottoscritto non fa eccezione. Io che di passione e mestiere mi dedico alla fotografia artistica, e che con la scrittura non ho mai avuto niente a che fare, ho accettato questa sfida, per raccontare agli altri l’esperienza positiva che ha cambiato la mia vita negli ultimi anni.
È stato istinto, semplice e puro istinto. Sapevo di doverlo fare, di dover mettere nero su bianco il consuntivo di quanto accaduto, dando vita a quello che non è certo un romanzo (anche se a tratti potrebbe sembrarlo), né un vero e proprio libro di vela con cui sognare lidi e avventure coinvolgenti, o un manuale in cui trovare consigli su come e perché usare la pentola a pressione in barca (fatelo!), cose ampiamente sviscerate da esimi colleghi.
Piuttosto un libro di vita, sincero. Volevo spiegare che cosa si nasconde dietro e intorno al grande passo, ciò che di solito non si dice, precede e segue quell’istante di consapevolezza nel quale si arriva a comprendere che cosa non si vuole fare della propria esistenza. Un cambiamento radicale che non richiede di attraversare l’oceano per andare ad aprire una pousada in Brasile, ma può essere realizzato anche rimanendo nei confini geografici europei.
C’è dell’altro, però. Scrivere significa comunicare, le parole possono essere uno strumento rivoluzionario.
A un certo punto della mia esistenza ho compreso quanto fosse effimero e illogico il meccanismo sociale occidentale, fondato su un consumismo sfrenato che si autoalimenta. Perciò ho deciso di non farne più parte, di combatterlo.
All’inizio ho provato ad accettare lo scontro sullo stesso campo. Piccole lotte (per me gigantesche) all’interno del microcosmo della quotidianità. Pagavo il prezzo di molti giovani che credono di poter cambiare il mondo.
Ma il mondo è più forte. La partita è sleale. Non abbiamo armi per difenderci.
L’illusione del voto, di poter ‘partecipare’ e ‘scegliere’, acquieta gli animi intenti a produrre ogni giorno quei quattro soldi da destinare alla vita materiale; tutto il resto passa in secondo piano.
È come se ci fosse un disegno perverso atto a sottrarre tempo all’uomo, quasi si abbia paura che possa prendere coscienza e reagire. E a chi non ha spazio per riflettere con sensatezza e ribellarsi, non resta che acquistare, acquistare, acquistare, trasformandosi da persona a consumatore.
Spesso nei regimi l’arte viene combattuta, etichettata come sovversiva. Il bello è rivoluzione. Creare, sognare, è una minaccia al sistema.
Noi non siamo in un regime classico, con un dittatore, la polizia e l’esercito a controllare l’ordine, i dissidenti sbattuti in galera. Quello contro cui dobbiamo combattere è l’elefante nella stanza che non riusciamo più a vedere. Il nemico non è tangibile, solo burocrati e muri di gomma. Che cosa fare, allora?