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Mastro Balestriere
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Ebook69 pages57 minutes

Mastro Balestriere

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Dare la morte prima di riceverla non era solo una banalità connaturata in ogni battaglia: per i mastri balestrieri, si trattava di un vero proprio stile di combattimento. Scoccare il dardo della propria armatura balestra, prima che l’avversario cali la spada, era a dir poco fondamentale, non possedendo nessuna daga per intercettare le lame dell’avversario, o scudo per frenare i colpi nemici. Per loro non vi era nessuna difesa, se non l’attacco. Tulke, nonostante si considerasse uno dei migliori di questa categoria di soldati -e forse lo era anche- a causa di un ridimensionamento delle truppe, fu tagliato fuori dall'esercito. E ora, insieme ad altri cavalieri di ventura ed un mago, lavora per conto dell’Impero come mercenario in una delle più sperdute isole degli arcipelaghi, a difesa dalla Rocca dalle incursioni di strani umanoidi simili a crostacei, venuti direttamente dagli abissi marini. Ma presto l’assortito manipolo scoprirà che li attende una minaccia ben maggiore, di qualche stupida creatura dalle sembianze d’aragosta, nascosta nella profondità degli oceani.
LanguageItaliano
Publishereditrice GDS
Release dateDec 12, 2019
ISBN9788835346876
Mastro Balestriere

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    Mastro Balestriere - Stefano Menegotto

    STEFANO MENEGOTTO

    MASTRO BALESTRIERE

    EDITRICE GDS

    Stefano Menegotto

    Mastro Balestriere

    Editrice GDS

    Via per Pozzo 34

    20069 Vaprio d’Adda-Mi

    Tel.02.90970439

    www.gdsedizioni.it

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    www.largist.com

    L'illustratrice della copertina è Selena Zanrosso

    Ogni riferimento descritto nel romanzo a cose, luoghi o persone sono da considerarsi del tutto casuale.

    PREFAZIONE

    «Ah, cazzo!» imprecò  Tulke. Un suo grassoccio dito era incastrato tra la molla e il pistoncino, facendogli perdere qualche goccia di sangue rosso scuro, che  quasi si abbinava al nero di cui il dito era sporco.

    Il meccanismo era situato su una parte metallica ricurva dai riflessi bronzei scuri, tendenti al grigio. Aveva tutto l’aspetto della polsiera di un'armatura, se non fosse stato per quell'ingranaggio, composto da molle e pistoncini.

    Il tozzo personaggio si avvolse un piccolo straccio al dito, a mo' di tampone. Afferrò un sottile stelo di metallo e, infilandolo all'interno di quei meccanismi, lo inclinò a destra e a sinistra. Il piccolo pistoncino rispose muovendosi.

    «Bene.» Disse a bassa voce.

    Prese un archetto in metallo, la cui grandezza non superava le due spanne, dal busto cilindrico e al tatto granuloso. Lo sospinse lì dove vi era una piccola fessura in una placca metallica. Un clak fu il segno che il componente si era incastrato alla perfezione.

    Si infilò la protezione metallica sopra all'avambraccio irto di lunghi peli neri da orso delle caverne. Distese l'arto puntando quella che, di fatto, era una balestra montata sulla polsiera di un'armatura. Chiudendo l'occhietto sinistro, piccolo immerso in quel faccione, mirò.

    Simile a una guardia senza volto, alle sue spalle il resto dell'armatura era issato sopra a un telaio di legno. E sulla polsiera sinistra compariva un altro archetto, identico a  quello che il tarchiato uomo stava revisionando.

    Era un'armatura medio pesante con gli arti superiori che parevano essere molto più massicci e consistenti del resto delle componenti. L'elmo si prolungava e allargava fino all'altezza del collo. Due lamine cilindriche, come degli appiattiti anelli, percorrevano orizzontalmente la protezione metallica, interrompendosi dove vi era la visiera.

    Dei passi riecheggiarono nel corridoio.

    «Tulke, mi ha mandato lo stagnino...mi fa che le tue pentole sono pronte.» Colui che aveva parlato era un giovine dalla frizzante capigliatura corta e scompigliata. Avrà avuto, ad occhio e croce, sui sedici anni. Indossava un vestito di tela bianca ormai logora e annerita, che si allargava alle maniche, un paio di pantaloni neri che terminavano a metà stinco e delle scarpe in cuoio che, per la loro forma triangolare, potevano ricordare dei ferri da stiro.

    « Grazie Firirit» disse il massiccio uomo girando il capo alle sue spalle, verso il suo interlocutore. Sollevando il sopracciglio, aggiunse: «Quanto è che chiede?»

    «Ha detto che per un guerriero di Sbrokxiti, che protegge così valorosamente le nostre spiagge eccetera eccetera, è un omaggio» disse il giovane allargando la bocca in un sorriso, dondolando sui piedi. Ma subito si bloccò, il suo sguardo fu attirato dal pezzo di corazza sul tavolo.

    «Sempre a trafficare con la tua armatura... Quand'è che me la fai provare?» Sembrava più ironia, che una vera richiesta.

    «Quando andrai nella capitale e ti farai reclutare dalla divisione dei mastri balestrieri, e se dopo l'addestramento non sarai tornato a casa a piangere da mamma,  per le vesciche che ti verranno sulla schiena, e diventerai un mastro balestriere, allora te la farò indossare» disse alzandosi dalla sua seggiola e dirigendosi verso il corridoio dove sostava il ragazzo.

    << Ormai non arruolano più nessuno...  e se proprio volessi seguire la carriera militare mi unirei a qualche unità di fanteria largist. Almeno lì, pigliano cani e porci» controbatté Firirit.

    «Cani e porci, non asini», rispose Tulke senza cambiare l'espressione seria del suo volto.

    «Ti sorprenderò un giorno, vedrai.» Il ragazzo ampliò il sorriso che aveva sul volto, per poi girare i tacchi tornando nel corridoio da dove era appena venuto.

    Tulke fece per seguirlo, ma poi si bloccò per un attimo e, stando accorto che il giovane non lo vedesse, si rifiondò nella sua stanza, guardandosi nella superficie di bronzo di uno specchio per sistemarsi velocemente i capelli e controllare di essere il più possibile in ordine. Poi si rigettò nel corridoio.

    Scesero da alcune strette rampe di scale e angusti vicoli della piccola fortezza in cui si trovavano.

    L'aria sapeva di mare, in effetti una piccola finestra dava la visuale di una spiaggia sabbiosa e petrosa, battuta da onde spumeggianti.

    Prima Tulke stava revisionando la sua armatura. Un mastro balestriere dove mantenere sempre la sua attrezzatura efficiente, e ripararla nel caso. Tulke proveniva dalla capitale dell'impero, Sbrokxiti. Aveva militato tra i mastri balestrieri, caratteristici ed efficaci soldati, se usati nella maniera corretta. Forti, quasi imbattibili nel combattimento sia a medio lungo, che a medio corto raggio. L'ideale per difendere rocche o

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