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Conflitto di sistema
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Conflitto di sistema

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Fantascienza - racconto lungo (38 pagine) - Un mondo popolato di soli robot. Uno specchio straniante della nostra realtà


Sven è al primo giorno di lavoro nel Penintenziario, dove si studiano le storture di una società altrimenti perfetta: una società di androidi che regola e gestisce se stessa da innumerevoli cicli, perfezionandosi un po’ alla volta. O forse i detenuti del Penitenziario sono il sintomo di una malattia sociale più profonda, un conflitto che potrebbe colpire il sistema dritto al suo cuore… Luca Franceschini, già autore di A.B.E. – Alternative Birth Experiment, tratteggia in modo ironico, moderno e credibile un mondo popolato di soli robot, facendone al contempo uno specchio straniante della nostra realtà.


Luca Franceschini è nato a Barga (LU) nel 1980. Cresce e vive a Lucca respirando fumetti e interessandosi di scrittura, poesia e musica. Nel 2006 si laurea in Filosofia, collabora con testate giornalistiche locali e dal 2008 è tra i soci di una software house. A ottobre 2015 è finalista al Lucca Underground Festival Contest 2015, concorso per racconti di genere underground. A dicembre 2015 si classifica secondo al concorso per sceneggiatori di fumetti “Ade Capone”, organizzato dall’Associazione “Ora Pro Comics” di Piacenza. Nel 2016 collabora con l’editore torinese Cronaca di Topolinia, per il quale cura la serie a fumetti Lucky Town, e con la Bugs Comics di Roma per la rivista Mostri. Oltre alla scrittura si dedica anche alla musica con la band rock Free-Go, con la quale incide un EP e un LP. Nella collana Futuro Presente ha già pubblicato il racconto A.B.E. – Alternative Birth Experiment.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateDec 17, 2019
ISBN9788825410839
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    Conflitto di sistema - Luca Franceschini

    9788825408362

    CONFLITTO DI SISTEMA

    Luca Franceschini

    Prologo

    Aria viziata.

    I suoi sensori rilevavano un ingente quantitativo di polvere in sospensione nell’atmosfera della stanza. Superiore alla media consigliata per non incorrere, alla lunga, in disagi funzionali, oltre che estetici.

    La portata del sistema di ricircolo era insufficiente e non c’erano aperture su altri ambienti che permettessero un ricambio adeguato. Imbarazzante, considerando dove si trovava.

    Ma a lui non dava fastidio, si limitava a constatare la situazione di noncuranza. Doveva trattenersi lì solo pochi minuti, giusto il tempo di fornire le generalità al segretario del personale.

    – Identificazione?

    – S123X6GTR.

    – Sigla breve?

    – Sven.

    Quel giorno si trovava ad affrontare il suo primo incarico, la prima vera esperienza lavorativa. Ma non era certo con esaltazione che Sven cominciava la sua mansione di assistente al Penitenziario. Si era dovuto presentare a un orario al quale di solito si metteva in stand-by, una gran scocciatura.

    – Tempo di attività?

    – 178, appena compiuti.

    Era giovane, nemmeno 180 cicli. Ma, per le esperienze che aveva accumulato, era ben più maturo. La soglia di indipendenza ufficiale era fissata a 188, oppure in alternativa si veniva considerati indipendenti se si era immagazzinata una quantità di dati superiore ai 500 Xyte al di là del numero dei cicli. Questa seconda possibilità era molto rara, rappresentava meno dello 0,0037 % dei casi. Oltre quella soglia ci si poteva slegare comunque dalla giurisdizione dei tutori, e si diventava ufficialmente autonomi. Sven l’aveva superata, ma i tutori avevano deciso di attendere comunque i 188, senza concedere l’attestato di maggiore età. Con suo ampio disappunto. Lui si trovava d’accordo con alcune associazioni che proponevano di abbassare l’età dell’indipendenza a 185, c’era anche chi proponeva addirittura a 180, mentre i tutori sostenevano che in verità la maturazione dei giovani androidi stesse rallentando sempre di più. Semmai sarebbe stato più consono alla contemporaneità alzarla a 190 o a 200, con l’obiettivo di rilasciare in società degli automi preparati adeguatamente a sussistere alla propria conservazione e manutenzione. Era uno dei tanti motivi di scontro per il quale il rapporto con i tutori era teso. Era uno dei tanti motivi per i quali Sven aveva scelto di unirsi ai Ribelli.

    – Protocollo di accesso?

    – Progetto ERX.

    Per loro Sven era un androide difficile, e avevano il dovere di fare qualcosa per migliorare il suo futuro. Tra le tante attività di recupero che gli avevano immesso nella routine schedulata c’era l’adesione a un programma governativo sperimentale, il Progetto ERX, per favorire il suo inserimento in società.

    Avevano poi avuto la fortuna, sfortuna per Sven, che soddisfacesse i requisiti richiesti per la prima selezione e che venisse in seguito effettivamente sorteggiato per partecipare al programma, che prevedeva un incarico a tempo determinato in un ambiente parastatale altrimenti inaccessibile.

    Avrebbe così accumulato dati esperienziali preziosi, ottenendo un sostanziale sconto di dieci cicli sulla soglia di indipendenza. I suoi tutori, due modelli Z-N, freddi e asettici, avrebbero invece guadagnato un cospicuo bonus di crediti reddituali. Tradotto in pratica, significava una residenza aggiuntiva nel livello 7B dell’Agglomerato Centrale, disponibilità gratuita di ricambi per ogni impianto e fornitura di lubrificanti e alimentatori classe-base per 500 cicli. Ne erano chiaramente entusiasti, da classici androidi vecchio stampo, attenti alla forma e all’apparenza.

    A Sven invece era sempre importato poco o niente di configurazioni estetiche e di prestigio sociale. E più passavano i cicli, più si sentiva vicino a istanze diametralmente opposte all’immobilità della classe agiata. Per molto tempo si era ritrovato solo a disquisire di teoria in riunioni inutilmente lunghe e noiose. Con il

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