Giustizia predittiva e interpretazione della legge con modelli matematici: Atti del Convegno tenutosi presso l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani
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L’opera – che raccoglie gli atti, aggiornati al dicembre 2019, della presentazione del 19.10.18, presso la sede dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, del saggio L. Viola, Interpretazione della legge con modelli matematici (II ed.), Diritto Avanzato, 2018 – è scritta da Magistrati (anche appartenenti alle Giurisdizioni Superiori), Professori e Docenti universitari, Avvocati e Professionisti (anche con incarichi presso istituzioni parlamentari e governative).
Sul sito dell’Editore è possibile consultare vari estratti dell’opera, disponibile su carta ed e-book (pdf, e-pub, kindle).
Luigi VIOLA, Avvocato, docente universitario, Direttore scientifico della Scuola di Diritto Avanzato e della rivista La Nuova procedura Civile.
Contributi di: S. AMORE, G. BUFFONE, T. CARADONIO, V. CASALNUOVO, C. CHIARAVALLOTI, P. CHIOFALO, G. D’AIETTI, G. DANZI, V. de GIOIA, M. DELIA, M. FILIPPELLI, J. GERIC, P. GILLI, A. GIORDANO, M. RINALDI, S. RUSCICA, P. SANDULLI, M. SANTINI, S. SCHIRÒ, M. SCIALDONE, G. SPINA, L. VIOLA. Coordinamento redazionale di L. I. CALVAGNA.
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Giustizia predittiva e interpretazione della legge con modelli matematici - Luigi Viola (a cura di) - Diritto Avanzato (editore)
Cassazione)
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INTRODUZIONE di Giovanni MAMMONE (Primo Presidente della Corte suprema di cassazione)
Il Convegno su Giustizia predittiva e interpretazione della legge con modelli matematici , in occasione del quale è stato presentato il lavoro di Luigi Viola dal titolo Interpretazione della legge con modelli matematici , costituisce una delle ormai frequenti occasioni di confronto sull’evoluzione dell’applicazione informatica alla realtà giudiziaria.
Fin dalla fine degli anni sessanta del secolo passato, grazie alla lungimirante visione di un gruppo di magistrati e studiosi, presso la Corte di cassazione fu creato il Centro elettronico di documentazione, sorta di archivio informatico madre in cui confluirono dati e documenti divisi in sub archivi concernenti la giurisprudenza dei giudici, la legislazione e la dottrina giuridica. La eccezionale capacità di documentazione e la duttilità dell’accesso, nonché i potenziamenti dei programmi informatici adottati, hanno consentito al CED della Corte di cassazione di entrare (e di rimanere) tra le strutture ausiliarie maggiormente utilizzate dai giudici e dagli operatori della giustizia.
L’informatica inoltre da circa un ventennio costituisce una risorsa essenziale per l’organizzazione dei servizi giudiziari e sempre più consente di dematerializzare atti e documenti, integrando e spesso sostituendo le risorse umane tradizionalmente utilizzate. Nel campo della giustizia essa, dunque, costituisce un dato acquisito e si presta ad ulteriori ed importanti sviluppi funzionali, si pensi ad esempio ai crescenti progressi del processo telematico che ha mosso passi importanti nel settore della giurisdizione civile, amministrativa, contabile e tributaria.
Oggi, tuttavia, l’informatica si propone alla giustizia anche in una prospettiva diversa, posta ad un grado più elevato, in quanto propone realizzazioni che vanno oltre la funzione della memorizzazione, catalogazione e gestione dei dati e si dirigono verso il passaggio successivo della elaborazione creativa. In altre parole la giustizia comincia ad incamminarsi sul percorso che porta all’utilizzo dell’ intelligenza artificiale e si pone l’interrogativo se questa possa costituire la base per applicare l’informatica allo stesso procedimento decisionale del giudice. E’ la memoria, risorsa fondamentale dell’applicazione informatica, a costituire la base per un procedimento basato su algoritmi che leggono i dati immagazzinati e, grazie ad una ponderata capacità di elaborazione sono in grado, a condizioni date, di prevedere con buona approssimazione le decisioni dei giudici.
Questo tipo di applicazione, già diffusa nella gestione degli smart contracts (si pensi ai contratti di utenza di servizi basati sul compimento di operazioni standardizzate e ripetitive), consente metodologie di analisi per la gestione di contenziosi seriali, in cui la ripetitività delle questioni giuridiche sottese alla domanda giudiziale trova riscontro nelle pronunzie già adottate dai giudici e consente, grazie all’elaborazione dell’algoritmo, di prevedere la soluzione della controversia con buon grado di approssimazione.
La fase attuale degli studi e delle attuazioni in sede applicativa prospetta un procedimento che è guidato dal giudice (si pensi al momento dell’applicazione della pena, che logicamente segue l’accertamento della responsabilità penale), ma gli studi teorici più avanzati sono indirizzati verso la sostituzione del giudice-persona con il giudice-algoritmo.
Quello esposto è, chiaramente, solo un inizio di applicazione dell’intelligenza artificiale, dato che l’obiettivo (e allo stesso tempo il dilemma) del giurista informatico è quello di giungere a sistemi applicativi talmente sofisticati da svolgere una vera e propria funzione predittiva della soluzione del giudizio, in cui è il calcolo matematico a formulare il principio del diritto. Si tratta, in buona sostanza, di una nuova tendenziale formulazione del concetto di certezza del diritto, che sarebbe fondato non più sull’elaborazione del giudice, ma sull’algoritmo.
L’impostazione è sempre più destinata ad uscire dalla teoria ed a proiettarsi nella pratica del mondo giudiziario. Il riscontro delle prime esperienze di applicazione degli algoritmi a casi concreti di contenzioso giudiziario avvenute in alcuni Stati extra europei (per tutti il caso Loomis, oggetto di uno dei contributi del Convegno) ha portato il Parlamento europeo, nel febbraio 2017, ad adottare una corposa risoluzione di indirizzo alla Commissione, recante una serie di raccomandazioni concernenti l’adozione di precise disposizioni di diritto civile destinate a regolare l’adozione dell’intelligenza artificiale.
La fase delle sperimentazioni è dunque superata; si tratta ora di verificare i modelli applicativi proposti, la loro rispondenza alle esigenze degli operatori della giustizia e dei suoi utenti e, soprattutto, di inserire la loro logica applicativa nel quadro dei tradizionali principi che regolano la giurisdizione. Non dimenticando, però, i parametri giuridici e costituzionali da cui parte l’interpretazione della legge.
Premessa. Il diritto come scienza tra esigenza di certezza e spinta evolutiva di Giulio SPINA (Direttore editoriale Diritto Avanzato)
Il presente volume è dedicato alla c.d. giustizia predittiva, tema oggetto di un rilevante dibattito che interessa l’intero mondo della Giustizia, nonché certo protagonista del presente e, soprattutto, del futuro delle professioni legali e dell’essere giurista [1] .
L’opera, da un lato con la vocazione di rappresentare l’attuale stato dell’arte in materia, dall’altro con significativi elementi di innovazione, vede la partecipazione di oltre venti Autori tra i maggiori esperti in materia, anche con incarichi presso istituzioni parlamentari e governative: Magistrati (anche appartenenti alle Giurisdizioni Superiori), Professori e Docenti universitari, Avvocati e Professionisti.
Nel dettaglio, il testo raccoglie gli atti, con relazioni aggiornate al dicembre 2019, del Convengo di presentazione del volume L. Viola, Interpretazione della legge con modelli matematici (II ed.), Diritto Avanzato, Milano, 2018 [2] , tenutosi in data 19.10.2018 presso la sede dell’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani; l’opera è altresì arricchita da alcuni contributi, rielaborati ed aggiornati anch’essi per l’occasione, estratti dagli atti del 1° Congresso Nazionale della Rivista La Nuova Procedura Civile sul tema della giustizia predittiva, tenutosi in data 26.4.2018 presso il Tribunale di Roma.
L’utilizzo dei modelli matematici nell’attività interpretativa vuole focalizzare l’attenzione su un dato: il diritto è una scienza; e come tale va trattato.
In particolare, si ritiene che una tesi interpretativa non possa dirsi corretta o errata solo alla luce di chi la ha elaborata o in base alle proprie personali convinzioni o sensibilità: bisogna, invece, guardare alle argomentazioni sulle quali si basa (certamente, quanto più autorevole sarà la fonte dell’orientamento interpretativo, tanto più le dette argomentazioni saranno persuasive, illuminanti e condivisibili).
Nel libro di Luigi Viola – frutto di una continua attività di ricerca svolta anche in sede di Centro Studi Diritto Avanzato – si osserva che nel nostro ordinamento (ma non solo) è lo stesso Legislatore ad indicare i criteri in base ai quali interpretare la legge.
Detti criteri sono individuati nell’art. 12 preleggi, del quale si propone una lettura giurimetrica, traducendo il dettato normativo in un modello matematico sull’individuazione e catalogazione delle argomentazioni giuridiche rilevanti nel caso di specie: modello che rappresenta uno strumento di lavoro che assiste il giurista nell’attività di individuazione della tesi preferibile (coerente con la norma) e che stimola il ragionamento giuridico (identificare il c.d. argomento dirimente, individuando – oltre che formulando, in un’ottica quindi anche evolutiva – e sistematizzando le argomentazioni rilevanti ).
Lungi quindi dal caldeggiare la mera sostituzione di una macchina al lavoro umano, per questa via – diversamente da come potrebbe apparire ad una prima lettura – si stimola e valorizza proprio la capacità argomentativa: nell’attività di studio e approfondimento delle tesi interpretative elaborate con riferimento ad una determinata questione vengono valorizzate non tanto le conclusioni, ma le varie argomentazioni sulle quali esse si basano. Ciò nell’ottica, da un lato, della costante tensione verso la certezza del diritto (che non è mera utopia ma nasce, si ritiene – quale uno dei principi fondanti del convivere sociale – proprio dal rigore dell’attività interpretativa che deve rispettare i criteri previsi dal Legislatore), dall’altro, della concezione evolutiva del diritto (sulla base della consapevolezza che il diritto, in quanto fenomeno storico, non è immutabile nel tempo, bensì in continuo movimento e costante trasformazione alla luce dello stretto rapporto tra norma e realtà concreta).
Con l’occasione, mi preme ringraziare tutti gli illustri Autori, la cui autorevole e sentita partecipazione alla presente opera mi onora dal punto di vista umano e professionale.
Ringrazio altresì il Primo Presidente della Corte suprema di cassazione che ci ha donato l’introduzione al volume.
Ringrazio, ancora, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, indiscussa autorità di ricerca culturale [³], per il lungimirante contributo dato alla divulgazione della tematica in questione.
Ringrazio, poi, il Curatore per l’inesauribile ed insostituibile lavoro, senza il quale tutto ciò non sarebbe stato possibile.
[1] Contributo inserito dalla Direzione editoriale del Centro Studi Diritto Avanzato come premessa all’opera, nonché quale segno di riconoscenza per quanti hanno collaborato alla realizzazione della stessa.
[2] Volume tradotto in inglese e tedesco (è in fase di traduzione anche in greco e spagnolo), risultato best seller Amazon e presentato, dopo la relazione espositiva del modello 1.3 presso la Camera dei Deputati in Roma, in numerose sedi istituzionali su tutto il territorio nazionale (Tribunali, Università, etc., in aggiunta all’evento Treccani di cui si è detto), nonché presso la Church House di Westminster center in Londra in data 21.6.2019 ( www.dirittoavanzato.it/2018/06/interpretazione-della-legge-con-modelli.html ). Tra i meriti del saggio – sin dalla prima edizione (luglio 2017) – vi è certamente quello di aver portato all’attenzione delle istituzioni e della comunità scientifica e professionale il tema della c.d. giustizia predittiva oggi, come noto, di assoluta attualità.
[3] Istituto riconosciuto quale ente di diritto privato di interesse nazionale e istituzione culturale (l. 2 aprile 1980, n. 132). La nomina del suo Presidente, per l’importanza culturale che riveste, spetta al Presidente della Repubblica.
Diritto e modelli matematici come razionalità estrema di Caterina CHIARAVALLOTI (Presidente di Tribunale)
La tematica è completamente nuova, estremamente innovativa e anticipatoria di quello che sarà sicuramente il nuovo trend futuro.
Interpretare la legge con modelli matematici vuol dire inserire un momento di razionalità estrema
, quale è l’algoritmo, al processo interpretativo di analisi delle norme: è indubbiamente un’impresa di non poco momento.
Il punto di partenza dell’analisi è l’art. 12 delle disposizioni sulla legge in generale (c.d. preleggi), che rappresenta già esso stesso un algoritmo con la previsione di altre interpretazioni della norma qualora l’interpretazione letterale, c.d. interpretazione regina
non sia sufficientemente chiara ed esplicativa.
L’utilizzo dei modelli matematici, nell’interpretazione della legge, rappresenta un ausilio di tipo integrativo e non sostitutivo all’attività dei giuristi, al fine di garantire una maggiore certezza del diritto ed una maggiore efficienza nell’accelerare i tempi della giustizia.
Il processo decisionale del giurista, specificamente del magistrato, che è il primo organo demandato all’applicazione della legge, non può essere sostituito esclusivamente da un algoritmo in assenza di analisi del giurista uomo; piuttosto, il processo decisionale, con il supporto e l’ausilio di un algoritmo, si arricchisce necessariamente di elementi di valutazione che si sviluppano nell’ iter dello stesso processo. Inoltre, un fattore di estrema importanza concerne l’area di applicazione dell’algoritmo, il quale è escluso, ad esempio, nelle ipotesi di c.d. clausole valoriali
(buona fede, equità, interesse del minore) che non consentono una prevedibilità, data dal fatto che il giurista deve far riferimento, inevitabilmente, ad un’ampia discrezionalità nell’applicazione della legge. E’ pacifico poi, in dottrina e giurisprudenza, nonché nel diritto in generale, il divieto di interpretazioni analogiche in materia penale (art. 14 delle preleggi).
Invero già oggi, l’organizzazione degli uffici giudiziari utilizza ed applica degli algoritmi per l’assegnazione ai giudici di fascicoli, di procedimenti etc., nel rispetto, chiaramente, di uno dei principi cardine dello stato di diritto, e cioè del giudice naturale e precostituito per legge
(art. 25 della Costituzione). Pertanto, stabiliti i criteri in base ai quali vengono distribuite le cause ai giudici (la procedura prevede l’attribuzione di un codice ad una determinata materia che conferisce al sistema l’algoritmo), l’algoritmo, sia nell’ambito del giudizio civile che nell’ambito del giudizio penale, ha già permesso una più veloce assegnazione dei procedimenti in maniera automatica nel rispetto, comunque, del giudice naturale.
Ad ogni modo la tematica è molto suggestiva e interessante, a tal punto da meritare sicuramente molti approfondimenti a riguardo.
Algoritmi tra determinismo e produzione legislativa di Stefano AMORE (Magistrato assistente di Studio presso la Corte Costituzionale)
La giustizia predittiva
e dunque, la prevedibilità della stessa, è un proprium della giustizia. Il libro Interpretazione della legge con modelli matematici
non è una difesa del passato, non è una difesa di un determinismo giuridico che non esiste e mai esisterà. Difatti, la posizione filosofica del determinismo giuridico (il riferimento è ad un grande filosofo del diritto contemporaneo, Ronald Dworkin) è difficilmente condivisibile. Il punto di vista di Dworkin è isolato perché la nostra è una società