Per non dimenticare - Il Bosco dei Ricordi
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Per non dimenticare - Il Bosco dei Ricordi - Marco Sanvito
essere.
SENSAZIONI UNICHE
L’orizzonte si apre a un cielo terso che fa da sfondo a impalpabili nuvole. La leggera brezza le modella in fantasiose immagini che catturano il mio sguardo. Mi tornano in mente tutti quei momenti di spensierata giovinezza trascorsi in queste vallate ma soprattutto sulle rive di questo inconfondibile lago. Riattraverso la diga dopo quasi quindici anni di assenza. Ben poco è cambiato da allora. È la stessa diga che prima della seconda grande guerra ha modificato la vita di tutta una comunità. La sua costruzione, necessaria per formare un bacino ad uso idroelettrico, modificò l’aspetto di tutta una valle.
Modificò l’ambiente, ma soprattutto le abitudini di una comunità che traeva sussistenza dalle risorse di questo territorio. L’altra faccia della medaglia vedeva ritratta la promessa di una nuova vita economica che avrebbe dovuto svilupparsi grazie a questa grande opera. Ma per molti non fu così.
Il mio voltare le spalle a questi luoghi non fu dettato da un mero bisogno di costruire una nuova fiammella di speranza di vita, come per tanta altra gente di questi luoghi. Sono figlio della generazione Erasmus. Anch’io, come tanti ragazzi e ragazze, ho partecipato a quel progetto di scambio culturale. Talmente impregnante che dopo l’università sono riuscito a trovare il lavoro desiderato, quello dove poter mettere in pratica tutte le conoscenze acquisite in anni di studi.
Così lasciai alle spalle i felici momenti della giovinezza trascorsi in questi luoghi per trasferirmi in Francia e occuparmi di biodiversità e di conservazione in ambito ambientale.
Riattraverso questa diga con la matura consapevolezza di un ritorno alla mia terra di origine: il Cicolano.
Ho girato il mondo tra conferenze e convegni, ma nessun luogo mi ha dato le emozioni che sto vivendo in questo momento. Rimango senza fiato nell’ammirare lo spettacolo che la natura mi dona percorrendo la strada che porta al mio paese. Castagneti dopo castagneti, nel loro maestoso splendore, annunciano l’avvicinarsi della meta. Devo assolutamente scendere dalla macchina e farmi cullare dal fruscio delle fronde. Allo stesso tempo rimango ipnotizzato dai giochi di luce che il sole crea infiltrandosi nel ventre di questi boschi.
Avevo letto di come un piccolo insetto importato dalla Cina stesse distruggendo questo maestoso albero. Inserendo una larva nei suoi germogli, formando una galla, andava a bloccare la nascita del suo frutto: la castagna. Il castagno, già indebolito per la lotta contro tutte le altre malattie, andava in deperimento, fino alla morte.
All’improvviso sento un rumore dal sottobosco. Un calpestio sempre più vicino. Mi giro e vedo una famigliola di cinghiali, scortati dalla femmina, che passa a non più di venti metri. Un piccolo spazio raso mostra tutta la prestanza della madre con dietro furtivi i piccoli allineati. Sono quattro. No, eccone un quinto a piccola distanza. Striati, l’ultima figliolata. Si allontanano così velocemente come sono comparsi. Ritorna padrone il fruscio del vento.
Mi giro per tornare sulla strada e risalire in macchina. Faccio pochi passi quando dal fondovalle vengo attratto da un altro bagliore. Rimango attonito.
Nessun artista sarebbe potuto arrivare a tanto: lo spettacolo del lago che trova spazio nella boscaglia. Vi è riflesso l’azzurro del cielo e la sagoma della vicina montagna. I riflessi del sole mesciati dalle increspature formatesi dalla leggera brezza. Resto senza fiato. E senza fiato rimango ad ammirare lo splendore che solo la natura sa dare.
Quante volte, prima di partire, avrò assistito a questi momenti. Quante volte mi sarò gettato insieme alla compagnia del paese in queste acque. Dopo una lunga assenza ritorno ad apprezzare totalmente la bellezza di un paesaggio unico.
Ed è così che la mia mente comincia a viaggiare a ritroso, scavando nel passato della memoria. Quella leggera brezza, che accarezza i germogli che timidi spuntano tra i rami di questi castagni, aiuta il compito dei miei ricordi.
La pagina che si apre è quella di quando, allora adolescente, andavo ad aiutare alla raccolta delle castagne. Dal silenzio riemergono tutte quelle voci: quelle dei miei genitori che ci chiamavano al lavoro, quelle dei miei nonni che, temprati da anni di operose giornate, ci mostravano il da farsi. Parsimoniosi nelle parole ma non nei gesti e nelle azioni da compiere. Rispettosi di ciò che la natura donava e di quello che significava aver cura del castagneto.
Erano giornate di festa che mascheravano il sudore delle fronti che forti mani andavano ad asciugare. Una battuta, un rimprovero, un consiglio, una risata si mescolavano in quel rumoroso chiacchiericcio che invadeva l’intera montagna.
Non è che noi ragazzi lavorassimo poi così tanto, ma tutti quei gesti, quelle azioni che gli anziani svolgevano quasi meccanicamente, attiravano la mia attenzione. Così li copiavo e quasi senza accorgermene entravano a far parte della mia conoscenza.
Per quanti anni li ho ripetuti.
La raccolta delle castagne era un lavoro prettamente femminile, così come tanti altri che si ripetevano nella quotidianità di gesti e azioni, di parole e racconti, di rimproveri e di affetti.
I SENTIERI DELLA NATURA
Ricordavo tante curve, ma mai così tante. La strada per arrivare al paese è costellata da smottamenti e restringimenti. Sui giornali e nei talk televisivi non si fa altro che parlare di dissesto idrogeologico, di pianificazione territoriale, di impoverimento della diversità biologica. Politici che sbandierano la necessità di interventi urgenti sul territorio per risanare danni ambientali che anni e anni di incuria hanno procurato. Ferite dettate da un generale abbandono di queste aree montane per la necessità di trovare lavoro nelle grandi città. Abbandono di quelle cure colturali che negli anni passati avevano reso fertile e produttivo questo territorio grazie al sudore di generazioni che traevano sussistenza dai frutti della natura. Abbandono da parte delle autorità competenti che vedevano nella natura e nell’ambiente in generale un elemento secondario e distaccato dalle politiche che si sono effettuate sul