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L'Uomo Delle Caramelle: Jack Daniels P.I.
L'Uomo Delle Caramelle: Jack Daniels P.I.
L'Uomo Delle Caramelle: Jack Daniels P.I.
Ebook91 pages1 hour

L'Uomo Delle Caramelle: Jack Daniels P.I.

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Il mio nome è Daniels, Jack Daniels, proprio come il whiskey, lo conoscete. Sono un investigatore privato. E non posso fare a meno di ficcare il naso negli affari degli altri. È quel che faccio. Ci si abitua. Diventa quasi uno stile di vita. Dopo un po’, diventa naturale, automatico, come respirare, o mangiare, anche se non altrettanto piacevole. È un’abitudine che non posso perdere. Non posso proprio farne a meno.

Ma a volte può mettere nei guai…

LanguageItaliano
PublisherPHOENIX
Release dateDec 5, 2019
ISBN9781071518397
L'Uomo Delle Caramelle: Jack Daniels P.I.

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    Book preview

    L'Uomo Delle Caramelle - John Holt

    Capitolo Primo

    Il bar di Jerry

    Sono seduto qui, alla mia scrivania, nel mio ufficio, e mi chiedo in che modo sia finito in questa situazione. Mi chiedo cioè «il come e il perché». Lo sapete, quel tipo di cose. Per quanto riguarda «il chi», beh, a quella domanda conosco abbastanza bene la risposta.

    Si sta facendo tardi, comincia a far buio, e io inizio ad aver freddo. Ho proprio bisogno di accendere le luci, e di accendere anche la stufa, ma sono troppo stanco, o forse troppo pigro, per alzarmi, andare fin là e spingere quei pulsanti.

    Quindi, com’era successo esattamente? Aveva a che fare con la stupidità, suppongo, o forse non stavo pensando nel modo giusto. Oh, sicuramente questa era giusta, ma che altro? Curiosità, suppongo. Oh, sicuramente era curiosità, su questo non c’era dubbio. E comunque, cosa dicono sulla curiosità? La curiosità e qualcosa su un gatto, giusto? Può portarti in un mare di problemi, a quanto dicono, e può anche ucciderti.

    È questo il problema, quando si fa l’investigatore privato. Sì, esatto, avete sentito bene: sono un investigatore privato, ho detto proprio così. Sono io, tesserino numero cinque, oh!, sette, registrato presso il Dipartimento di Polizia di New York.

    Sapete che tipo di cose facciamo: controlliamo il marito capriccioso, lo conoscete, quello con gli occhi sempre in movimento, in cerca di avventure amorose; oppure cerchiamo la moglie scomparsa. O a volte teniamo d’occhio qualche delinquente dei bassifondi; forse un ricattatore, o magari un semplice ladro di vecchio stampo, oppure, come in questo caso, uno spacciatore: l’uomo delle caramelle.

    Quindi, come stavo dicendo, è questo il problema quando si fa l’investigatore privato: bisogna sempre ficcare il naso in posti in cui non si dovrebbe andare. La chiamano sorveglianza: è il termine tecnico usato in questi giorni, ma, detto tra noi, non è altro che il vecchio spionaggio. Gli strumenti per ascoltare invece sono chiamati cimici e telecamere di sicurezza: ce li si trova tutt’intorno. Ci si abitua, però. Diventa quasi uno stile di vita. Dopo un po’, diventa quasi naturale, e non richiede alcun pensiero conscio. È automatico, come respirare, o mangiare, anche se non altrettanto piacevole. È un’abitudine che non posso perdere. Non posso proprio farne a meno.

    * * *

    E pensare che appena qualche ora fa (ventiquattro per la precisione) badavo ai fatti miei mentre mi facevo un drink, anzi tre, in un bar in cui ero entrato per ripararmi dalla pioggia. L’unica cosa a cui pensavo in quel momento, mentre ero lì, era concludere il caso a cui stavo lavorando; poi una pizza da Mama Dell’s o del cibo cinese da asporto. Mi ero rilassato, con un bel po’ di scotch in mano, e poi avevo messo qualche disco blues, John Lee Hooker o qualche Big Bill Broonzy.

    Bene, era così che avevo pianificato la mia serata. Divertente il fatto che le cose non sempre vadano come si vuole. Lo avete notato? Come si usa dire da queste parti: i migliori piani di topi e uomini spesso vanno in malora. Il mio non è andato tanto bene, quindi denunciatemi. È qualcosa del genere, comunque. Significa che, per quanto tu abbia pianificato bene qualcosa, dovresti sempre prevedere l’imprevisto. In altre parole, solo perché pensi di aver fatto tutto ciò che potevi per far andare bene qualcosa, c’è qualcos’altro che può ancora andare male, e i tuoi piani possono finire in un disastro. C’è sempre un jolly nel mazzo, ricordatelo.

    Comunque, il mio nome è Daniels, Jack Daniels, proprio come il whiskey. Mi sarei dovuto presentare prima. Ho trentotto anni, e avrei dovuto saperlo meglio. Di solito, dovrei essere più prudente, più consapevole, ma questa volta ho fatto ogni errore possibile e immaginabile. Ne ho fatti anche di inimmaginabili. Ok, facciamo tutti degli errori. Sì, anche voi, è inutile negarlo. Come si dice? Chi non fa errori non fa niente. Sì, lo so che non è proprio esatto, ma è abbastanza vicino. Sapete quel che intendo, no?     

    * * *

    Ero lì, che me ne andavo per la mia strada, attraverso Collingwood, appena dopo Kings.  Avevo appena finito un servizio di sorveglianza presso la 49a strada e Larkspur, presso il Carlton Hotel, più precisamente. Ci siete mai stati? No, neanch’io. A duecentocinquanta a notte, colazione esclusa, è già un miracolo che mi abbiano ammesso nella lobby. Ma, ehi, sto divagando. Allora, dov’ero rimasto? Ah sì, ricordo, al Carlton Hotel.

    Comunque, avevo tutte le prove che mi servivano per il mio cliente, una certa signora Amanda Walker. Forse ne avete sentito parlare. Una persona di mondo, sposata con un magnate del settore navale: Denis Walker, da cui in quel momento voleva divorziare. Come dicevo, avevo tutte le prove che le servivano. E inoltre, c’erano delle dichiarazioni giurate da parte del receptionist e del fattorino. Dall’hotel c’erano abbastanza prove che il marito la stava tradendo, e di brutto, e senza fare errori.

    Un bel lavoro, se ce la fai, immagino. Ma quel tale l’avrebbe pagata cara. Mi chiedevo se la sua amante valesse davvero tanto.

    Tutto quel che dovevo fare era tornare in ufficio, stampare le foto, fare copie delle dichiarazioni, e tutto sarebbe finito, fatta eccezione per il clamore. Avrei consegnato tutto la mattina dopo. La signora avrebbe avuto il divorzio, con un saldo a sei cifre e una casa alle Bahamas o in qualche altro luogo ugualmente esotico, e io avrei avuto un bell’assegno. Quell’uomo avrebbe visto il suo portafogli prosciugato, e forse ci avrebbe pensato due volte prima di fare di nuovo qualcosa del genere.

    Quindi, la sorveglianza, il pedinamento di quel tale, avevano pagato. Non proprio fantastico come modo di passare la giornata, dite? In realtà potreste dire che è stato un po’ squallido, un po’ subdolo. Spiare un altro uomo così, invadere la sua privacy. Forse lo è, ma, ehi, è un modo per guadagnarsi da vivere, e purtroppo in questo vecchio mondo crudele qualcuno deve farlo. Mi piace pensare che io fornisca

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