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Un principio senza fine
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E-book95 pagine1 ora

Un principio senza fine

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“Un principio senza fine” è il drammatico racconto di uno dei migliaia di giovani soldati dell’esercito italiano, impiegati nella campagna di Grecia, durante la seconda guerra mondiale. Il soldato Alfio Leotta aveva vent’anni nel 1940, quando fu chiamato dall’esercito a far parte del IV° Reggimento Fanteria di Catania. Alfio ci ha lasciato una testimonianza di quegli avvenimenti, avendo trovato la forza e il coraggio di scrivere, nonostante la vita precaria, vissuta sul fronte di battaglia. Come se non bastasse, in seguito alla sconfitta subita dall’esercito italiano, venne fatto prigioniero e deportato dai nazisti in Germania, in un campo di concentramento e messo ai lavori forzati in una fabbrica di ghisa, nella città di Wissen.
LinguaItaliano
Data di uscita22 nov 2019
ISBN9788831648325
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    Anteprima del libro

    Un principio senza fine - Giuseppe Leotta

    633/1941.

    PREFAZIONE

    In famiglia tutti sapevamo dell’esistenza del manoscritto che apparteneva a mio padre e che risaliva agli anni della seconda guerra mondiale, conservato in fondo ad una cassapanca, sotto la biancheria più pregiata appartenente alla nostra umile famiglia. In questo breve manoscritto, mio padre aveva voluto raccontare ai posteri, i terribili momenti che aveva vissuto in prima persona, dal 1940 al 1945.  Nel 1940 aveva appena vent’anni e come tutti i giovani della sua età, aveva ricevuto la cartolina che lo obbligava a fare il servizio militare, allora obbligatorio per tutti. Naturalmente, la chiamata al servizio militare obbligatorio, non era un fatto eccezionale, ma assolutamente normale, cui tutti i giovani della sua età erano obbligati ad adempiere nel nome della patria e dell’unità nazionale. All’inizio degli anni quaranta, in Europa c’erano venti di guerra e la pace era messa in serio pericolo, quindi, la sua partenza per il servizio militare, racchiudeva la reale possibilità che in quel periodo scoppiassero conflitti, che lo avrebbero potuto coinvolgere direttamente, come effettivamente poi è accaduto. Pertanto, quella partenza fu molto sofferta, come naturalmente ha rilevato nella prima parte del suo racconto. Il distacco dalla famiglia e dal paese natio, furono vissuti con trepidazione e tristezza, come se fosse riuscito a prevedere il suo triste destino.  Mio padre si chiamava Alfio ed era un contadino con la sola terza elementare. A quel tempo, non tutti avevano la possibilità di finire la scuola primaria, perché si doveva lavorare per contribuire alle necessità della famiglia e per una vita più dignitosa, e se si era particolarmente poveri, era notevolmente più importante che mandare i propri figli a scuola. Pur non avendo gli strumenti che gli avrebbero permesso di scrivere correttamente in italiano, cercò di raccontare con parole sue e come meglio gli riusciva, tutte le vicende che gli sono capitate in quegli anni di vita militare, quando l’Europa fu scossa dalla guerra e dagli egoismi nazionali. Tutti in famiglia sapevamo dell’esistenza di questo breve manoscritto, un blocco di fogli ormai ingialliti dal tempo, ma per anni l’avevamo ignorato, un po’ per il mancato interesse che avevamo verso la storia più recente e un po’, perché questo manoscritto era gelosamente conservato tra le cose più pregiate appartenenti alla famiglia, al punto che nessuno osava chiedere la possibilità di consultarlo. Molte volte ho preso in mano il manoscritto, ser