Penny portafortuna: Natale in città, #3
By Jill Barnett
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About this ebook
New York, fine 1800. Quando il famoso architetto Edward Lowell diventa improvvisamente tutore della nipote di 4 anni, rimasta orfana, la vita che conosceva viene messa sottosopra. Sua nipote è disperata ma quando vede una bambola nella vetrina di un negozio, Ed scorge i primi segni di felicità negli occhi della piccola. Purtroppo la bambola viene venduta prima che Edward possa comprarla, per cui si mette alla ricerca della fabbricante di bambole sperando che lei possa aiutarlo a trovare un modo per curare la sua giovane nipote.
Dall’autrice Jill Barnett, più volte in vetta alle classifiche del New York Times e già pubblicata in precedenza da Mondadori, ecco un incantevole racconto natalizio ancora inedito in Italia.
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Penny portafortuna - Jill Barnett
PENNY PORTAFORTUNA
di Jill Barnett
––––––––
Traduzione di Isabella Nanni
Capitolo Uno
Fine 1800, New York City
––––––––
Edward Abbott Lowell fu nominato Uomo dell’Anno dai quattrocento stimati membri del più esclusivo club per gentiluomini di New York. Mentre attraversava la grande sala da ballo dello Union Club, stringendo mani dopo il suo discorso di ringraziamento, Edward fu colpito dalla stranissima sensazione che ci fosse qualcosa che non andava. Non con il club o i suoi membri, ma con qualcos’altro, come se l’aria intorno a lui vibrasse anche se non c’era nessun treno nei paraggi.
Pochi minuti dopo, chiuse la porta dietro di lui. Prima di voltarsi e andarsene, guardò la stanza affollata attraverso l’elegante vetrata delle porte che davano sulla terrazza; il salone era pieno di gente in costosi cappotti sartoriali e panciotti su misura, dalle tasche penzolavano molti orologi d’oro e diamanti, una vera marea di baffi, pizzetti e capelli tirati indietro con la brillantina così che tutti i cappelli a cilindro allineati sulle mensole del guardaroba si sarebbero appoggiati sulla testa del proprietario alla giusta elegante inclinazione.
Uomo dell’Anno – l’onorificenza più alta dello Union Club... da non credere. Scosse la testa e si avviò verso la balaustra in pietra che contornava la terrazza del terzo piano e dava sulla Quinta Strada.
Come la maggior parte degli affari più importanti, il suo ultimo e più importante progetto – quello che gli aveva fatto vincere il titolo di Uomo dell’Anno – il Grant Building, era stato negoziato e confermato con una forte stretta di mano proprio in questo club pochi anni prima. E gli ci erano voluti appena dieci anni di duro lavoro, e la grande fortuna di essere selezionato tra gli allievi del Boston Tech per andare a Chicago come pupillo del grande architetto William LaBaron Jenney, prova che anche una scimmia cieca poteva trovare una nocciolina ogni tanto.
E adesso aveva un sacco di noccioline... più di quante suo padre ne avesse perdute nel grande crollo del mercato, più di quante il suo ricco nonno ne avesse guadagnate in tutta la sua vita e il suo bisnonno prima di lui, e Ed aveva appena ventinove anni.
Ma stasera, prima di alzarsi da tavola per andare sul podio, si era sentito di nuovo quel ragazzino, con i nervi tesi, con la sensazione di non essere a suo agio nei suoi stessi panni. Era tornato con la memoria a quel primo giorno di college, appena due giorni dopo il suo sedicesimo compleanno, quando – da novellino qual era – era entrato timidamente nell’edificio del Back Bay – un edificio che rappresentava le possibilità di tutto ciò che aveva sempre desiderato. Era questo che rappresentava per lui questa serata – il culmine di tutte quelle fantastiche possibilità.
Sentì le porte aprirsi e si girò in tempo per vedere Harold Green richiuderle col piede mentre teneva in equilibrio un bicchiere da cocktail in ciascuna mano. Guarda un po’ chi ha portato in casa il gatto,
disse Ed. E io che ero qui che ci stavo giusto pensando.
Hal sogghignò e gli porse uno dei drink. Dubito che stessi pensando a me, amico mio. Più probabilmente stavi pensando all’abito scandalosamente scollato che la deliziosa Signorina Marianne Fitzgerald indossava a Fleming House ieri sera. Arthur, Rand ed io accettavamo scommesse su quanto ci avrebbe messo prima di... esondare. E tu, fortunello, sei rimasto seduto alla sua destra per tutte le nove portate della cena. Allora, dimmi se l’hai liberata qualche ora dopo,
disse Hal... fin troppo allegramente per nascondere la verità. Ho puntato qualche centone sul fatto che tu sia andato a segno, visto che sei stato tu a portare a casa la signora.
È un’amica di Josie.
Solo perché è andata a scuola con tua sorella non vuol dire che tu non sia andato a segno.
Lascerò i dettagli ai tuoi sogni... e alla tua immaginazione fin troppo vivida e arrapata.
Disse Ed per irritare quel gran idiota del suo amico. Sorseggiò il drink e attese.
Ah, già. Un vero gentiluomo non va a raccontare le sue conquiste. Allora che cos’altro è successo?
Hal fece una risata maliziosa, ma Ed non era stupido.
Niente. Ho portato Marianne a casa – a casa di suo padre – per salvarla dalle tue mani vogliose e dalla tua lingua malevola. È una donna giovane e dolce. Lo sai perfettamente, quindi piantala con queste stronzate. Ha i suoi buoni motivi per non voler avere niente a che fare con te.
È successo molto tempo fa,
mormorò Hal bevendo dal suo bicchiere.
Apparentemente per te non è passato abbastanza tempo per dimenticare e lasciartela alle spalle.
Marianne Tetgerald non significa niente per me,
disse Hal sprezzante.
Se tu la smettessi di chiamarla Tetgerald e ti scusassi, forse potrebbe perdonarti.
Non posso scusarmi nemmeno se volessi. Non mi si avvicina nemmeno,
fece una pausa e aggrottò la fronte guardando il suo drink. Metà degli uomini presenti ieri sera le lanciavano occhiatine ammiccanti. Giuro che Macaffey aveva la bava alla bocca. Maledetto idiota. Qualcuno dovrebbe fare due chiacchiere con il suo sarto...o chiuderla in una stanza.
Marianne ha ventiquattro anni. Lei e Josie hanno debuttato lo stesso anno. Non è esattamente una giovincella che debba andare vestita candida e pura come la neve.
Sua madre è morta. È scatenata. Fin troppo scatenata. E sappiamo entrambi che suo padre le concede tutto.
Fece una pausa. Pensi davvero che non sia...? Voglio dire, ha...
Smettila Hal. Ne sei follemente innamorato e lei non vuole avere niente a che fare con te.
Lo so,
disse Hal tristemente.
Scusati, poi sposala, e scopri da solo quanto sia pura.
Ha rifiutato dieci proposte di matrimonio.
Scommetto che nessuna è stata offensiva come la tua. Adesso basta con Marianne Fitzgerald. Ascolta, ci sono state alcune modifiche ai sostegni del piano terra del Forsythe Building. Ho bisogno che tu riveda i progetti con me domani.
Sarò lì per le sette,
disse Hal, di umore meno vivace, poi si voltò e appoggiò i gomiti e il bicchiere del cocktail sulla balaustra, guardando la strada poco illuminata sotto di loro da cui arrivava l’eco del suono degli zoccoli di un cavallo da tram. Ed lo guardò per un minuto. Il suo amico aveva il cuore infranto ed era uno straccio.
Aveva conosciuto Hal Green la prima settimana al Boston Tech ed erano diventati quasi subito amici per la pelle. Entrambi avevano poi lasciato l’istituto con diplomi di ingegneria architettonica ottenuti col massimo dei voti e con la prospettiva di ottimi apprendistati. Edward da Jenny a Chicago e Hal da Frank Furness a Filadelfia. Destino volle che entrambi fossero pronti a mettersi in proprio quando Harrington Wilson accostò Ed con l’offerta di un ricco contratto per la costruzione di tre edifici commerciali multipiano in acciaio a New York City. I progetti erano importanti e Ed sapeva che Hal era il partner che gli serviva avere accanto, quindi si erano trasferiti a New York per lavorare insieme e così era nato l’innovativo studio di architettura commerciale Lowell&Green.
L’aria notturna fuori dal club si era fatta improvvisamente più fredda, così Ed e Hal lasciarono la terrazza e rientrarono nella sala dove si unirono agli altri membri del club a fumare sigari importati, parlare e scolare tutto il whisky che i camerieri riuscivano a portare.
Ma mentre Ed socializzava, era ancora disturbato