Mi chiamo Sibilla
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Info su questo ebook
Una vita travagliata la sua: lo stupro, un marito violento, il desiderio di farla finita, la caduta delle illusioni. Traumi come lo straziante tentativo di suicidio della madre depressa, che si era gettata dal balcone, il ricovero definitivo nel manicomio di Macerata, fino alla morte che avvenne nel 1917. E poi l’abbondono da parte del padre, che cominciò col trascurare la famiglia, distratto da un nuovo amore. La rivolta, la trasformazione. Aveva lasciato il marito e il figlio Walter e sconvolto il concetto di maternità, suscitando dure polemiche. Era una scrittrice scomoda.
Eccessiva, ribelle, bersaglio di critiche e disapprovazioni, ammirata e corteggiata, rincorse l’amore struggente e le intricate relazioni, i grandi amori, li raccontò nei versi e nelle opere, in un intreccio di vita e letteratura. Morì a Roma il 13 gennaio del 1960.
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Anteprima del libro
Mi chiamo Sibilla - Gioconda Marinelli
femminismo
Introduzione
La scrivania, un mare mosso. I libri, le carte, i fascicoli, in equilibrio precario, come le onde vengono e vanno. Un respiro irrequieto del vento e arrivano davanti ai miei occhi le pagine di Sibilla Aleramo. È da tanto che volevo rileggerle, in particolare quelle di Una donna e di Selva d’amore . Chissà, per fare ancora mie alcune sue riflessioni, taluni versi, e procedere nel suo pensiero, riflettendo sulle scelte di libertà auspicate anche per tutte le donne, sul coraggio di essere sempre se stessa, sull’amore necessario, sulla sincerità e vitalità, sul desiderio incessante del sapere, del vagabondare, sul senso della solitudine. Ecco mi sembra bello rimanere un po’ in sua compagnia, e ricercare una sintonia lì dove c’è comunanza di visioni.
E quasi mi pare di ascoltarla:
Ed ero più che mai persuasa che spetta alla donna di rivendicare se stessa, ch’ella sola può rivelar l’essenza vera della propria psiche, composta, sì, d’amore e di maternità e di pietà, ma anche, di dignità umana.
[...]
Ah, l’umanità destinata a passar sulla terra senza spiegarsi la ragione del suo passaggio!
[...]
Le ore passate accanto alla spoglia di chi amammo non ci fanno veggenti; ma neppure ci prostrano, né ci tolgono il senso dell’esistenza che in noi continua. Sembra in quel punto di ereditare, coi doveri, anche le qualità di chi ci ha lasciati; ci si trova più ricchi, o di energia o di idealità o di amore. Ci si sente solidali coi vivi oltre che coi morti. [1]
Son tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad aver orgoglio quasi fossi un uomo.
Ma, al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano: Sera, sera dolce e mia!
.
Sembrami d’aver fra le dita la stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, sguardo perduto, e vene. [2]
L’originale collana che mi ospita si chiama Spessosottile, spesso, intenso il contenuto e tutto fila perché in questo caso, si parla della Aleramo. Ma in limitate pagine e dunque un sorso di Sibilla come invito a leggerla e inebriarsi della sua parola.
Chi leggerà tutte queste pagine, dopo la mia morte? Deciderà di distruggerle tutte? O potrà ricavarne qualche frammento di lucida intuizione? [3]
[1] b Sibilla Aleramo, Una donna. Feltrinelli, Milano, 2013.
[2] b Sibilla Aleramo, Selva d’amore. Poesie di romantiche passioni e ardente spirito libertario. Newton Compton, Roma, 1980.
[3] Sibilla Aleramo, Diario di una donna, Inediti 1945-1960, a cura