Psicogenealogia. Indizi che parlano di noi
Descrizione
In questo breve saggio Lucia Altemura descrive il percorso che ha compiuto con B., per compilare il genosociogramma della donna.
Il geno-sociogramma consiste, nello specifico, in un albero psicogenealogico fatto a memoria e di memoria dove si inseriscono gli avvenimenti importanti della propria vita familiare, oltre a date di nascita, di morte, anniversari, nonché il ripetersi di particolari traumi psichici e fisici di generazione in generazione. Per prima cosa si definisce l’obiettivo da raggiungere.
Per B. l’obiettivo era: “Perché ho tanta difficoltà dimenticare il mio ex marito e ad avere una nuova relazione?” Per rispondere al suo quesito Lucia Altemura l’ha accompagnata in un viaggio alla scoperta delle sue radici.
Intraprendere un percorso di questo tipo è importante per chi desidera vivere una relazione piena ed appagante con il partner, con i figli, con gli amici; per chi ambisce a vivere il proprio ambito professionale con pienezza e soddisfazione; per chi è interessato ad affrontare disagi fisici anche cronici, cogliendo il significato e il senso del sintomo stesso per trasformarlo in un passaggio di crescita e di ritrovata salute. Perché nessuno di noi è esente da nodi emozionali irrisolti.
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Anteprima del libro
Psicogenealogia. Indizi che parlano di noi - Lucia Altemura
Bibliografia
Prefazione
Analisi transgenerazionale o Psicogenealogia
La parola Psicogenealogia è un neologismo che è stato creato in Francia contemporaneamente da due persone molto diverse, Anne Ancelin Schutzenberger – psicologa e rettore di cattedra alla facoltà di Nizza – e Alejandro Jodorowsky – regista, sceneggiatore, conferenziere – ambedue utilizzandola in contesti riferibili alla relazione di aiuto.
Anne Ancelin l’ha utilizzata per definire un metodo che, attraverso l’analisi della storia familiare su più generazioni, aiuta le persone a prendere coscienza delle ripetizioni di eventi simili che condizionano i discendenti.
In Psicogenealogia si utilizza l’albero psicogenealogico (albero genealogico commentato): la persona disegna se stessa – un tondo se è donna, un quadrato se è uomo – poi i fratelli, i genitori, gli zii, i nonni, scrivendo accanto a ciascun simbolo nome, date di nascita, di morte, matrimoni e altri eventi significativi. Nell’albero psicogenealogico si scrive anche un sunto della storia di ogni individuo, le relazioni tra le persone della famiglia e gli eventuali traumi subiti (guerre, lutti atroci o precoci, fallimenti, emigrazioni, ecc.) e alla fine si ottiene un grande romanzo grafico, ma anche narrativo, della famiglia.
È un lavoro di analisi, quindi si impegna la parte cosciente, l’emisfero sinistro del cervello (pensiero logico-razionale, legato al linguaggio) ma anche un lavoro emozionale che impegna l’emisfero destro (pensiero analogico-emozionale) con il disegno.
In occidente le persone sono educate a una cultura cartesiana: la razionalità viene insegnata già nelle primissime interrelazioni con l’ambiente che circonda il bambino. Fa parte di noi stessi, non possiamo fare finta di essere altro.
Consapevoli di questo fatto, senza demonizzare il pensiero razionale o quello intuitivo-emozionale, dobbiamo creare uno spazio che, come dice Jung, permetta all’inconscio di diventare cosciente (è il lavoro che si fa anche con l’interpretazione dei sogni) per poter evolvere.
Jung ha ipotizzato l’esistenza di un inconscio collettivo nel quale sono registrati anche i ricordi dei nostri antenati: quello che propone la Psicogenealogia è di fare emergere questi ricordi seppelliti nelle profondità della nostra psiche.
Per capire che cosa è accaduto nel passato degli antenati, che si riproduce ancora nella vita dei discendenti con incidenti, difficoltà relazionali o economiche, fatti inspiegabili, ecc., bisogna contestualizzare la storia familiare, inserirla cioè in un contesto storico, economico, sociale che permetta di interpretare certi comportamenti.
Alcune ripetizioni che leggiamo nell’albero psicogenealogico, ci permettono di