Regole ed Avvertimenti pratici per fabbricar con sodezza, e geometriche riflessioni
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Regole ed Avvertimenti pratici per fabbricar con sodezza, e geometriche riflessioni - Angelo Santini
DIGITALI
Intro
«Regole ed Avvertimenti pratici per fabbricar con sodezza, e geometriche riflessioni del fu Angelo Santini, Professore d’Architettura Civile, e Capo-Mastro della Reverenda Camera Apostolica, raccolte, e date in luce dal figlio Don Pietro Antonio, Rettore di Gradizza»: è questo il lunghissimo titolo completo di questa fondamentale opera pubblicata nel 1770 e tuttora manuale imprescindibile in molte Facoltà di Architettura, ora riedita - in occasione della ricorrenza del 250° anno dalla morte di Angelo Santini - a cura di Lucio Scardino e Riccardo Roversi. A parte qualche lieve normalizzazione, in questa edizione il testo rispetta la forma originale.
PREFAZIONE
Lucio Scardino
Una quindicina di anni fa mi era venuta l’idea di ripubblicare, per i tipi della mia casa editrice «Liberty house», questo testo manualistico dell’architetto Angelo Santini (1770), un unicum
per l’ambito ferrarese... e quindi di singolare interesse.
Mi associai nell’impresa l’amico Antonio P. Torresi, allora docente dii Restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, e trascrivemmo il libro dalla copia conservata presso la Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara, con la supervisione di due architetti-docenti, ossia Rita Fabbri e Fabrizio Fiocchi. Lo sponsor dell’iniziativa doveva essere un altro architetto, Andrea Malacarne, attualmente presidente della sezione locale di «Italia Nostra».
Ma l’impresa si insabbiò per una serie di motivi che non sto qui a rievocare e l’unico suo risultato fu un articolo steso da Torresi per la rivista della Camera di Commercio, La Pianura
, apparso nel primo numero del 2006.
La stesura dell’articolo era soprattutto motivata dalla imminente uscita di una ambiziosa carrellata curata dallo stesso Antonio, il volume Scriver d’Arte, sorta di cronologia ragionata di trattati, manuali, ricettari e scritti di artisti europei dal Cinquecento ai giorni nostri, il quale infatti vide la luce nel 2007 per le edizioni «Liberty house», che ho diretto a Ferrara per trent’anni: dal 1986 al 2016.
È lo stesso testo (con un taglio opportuno della non inerente parte iniziale) che introduce l’odierna riedizione del volume di Santini, che appare in occasione dei 250 anni dalla morte dell’architetto, grazie al coinvolgimento di Riccardo Roversi e della sua TED (Tiemme Edizioni Digitali).
Angelo Santini (1692-1769) apparteneva a una casata di architetti-capomastri operanti tra Ferrara e il Polesine: le sue lezioni accademiche, raccolte dal figlio sacerdote a un anno dalla morte a mo’ di manuale per gli studenti e non soltanto, rivelano intelligente aperture di tipo illuministico
(ad esempio, nel modo di descrivere il globo terracqueo e sferico), una attenta conoscenza sia degli antichi testi matematici (Pitagora, Euclide) che di quelli degli architetti coevi (Bibiena, Vittone), un sano pragmatismo padano nella analisi di fiumi, canali e scoli per evitare esondazioni e alluvioni, come si evince dalla seconda parte.
Tutto ciò mi ha confermato nella decisione di perseguire l’idea di una nuova edizione, seppure in formato digitale, considerando anche la circostanza che il volume del 1770 ha raggiunto altissime valutazioni nel campo dell’antiquariato librario (superando il valore di 700 Euro a copia) e che il testo di Santini può risultare di una certa utilità sia per gli studenti di architettura che per gli operatori impegnati nel campo del restauro edilizio.
L’edizione è idealmente dedicata alla memoria di Antonio P. Torresi, scomparso a Firenze nel dicembre 2012, giusto sette anni orsono: il suo vecchio floppy in cui era conservata la trascrizione ha finalmente visto la luce, ridando nuova vita alla figura di Angelo Santini, maestro del Settecento veneto-ferrarese e degno di ulteriori indagini e riletture.
SULLE «REGOLE ED AVVERTIMENTI PRATICI» DELL’ARCHITETTO ANGELO SANTINI
Antonio P. Torresi (1951-2012)- La Pianura
, n° 1, 2006
Il trattato più importante steso da un architetto ferrarese è sicuramente Regole ed Avvertimenti Pratici per fabbricar con sodezza, e geometriche riflessioni del fu Angelo Santini , pubblicato a Ferrara, per Giuseppe Rinaldi, nel 1770.
Nonostante il suo interesse, il libro ha conosciuto una singolare sfortuna critica, anche in tempi recenti: nel 2002 l’Associazione Minelliana di Rovigo ha pubblicato un volume dedicato ai Santini ( Architetture e magisteri murari nel Settecento padano, a cura di Ugo Soragni), ma nessuno dei tanti saggisti coinvolti ha pensato di dedicare un approfondimento monografico al trattato, liquidato in poche righe. E anche nel recentissimo convegno di studi La Casa delle scienze
. Palazzo Paradiso e i luoghi del sapere nella Ferrara del Settecento (Biblioteca Ariostea, 3-4 febbraio 2006), nessuno si è occupato dell’opera di Angelo Santini, il quale fu professore d’Architettura civile proprio nell’Università ferrarese, sita allora a Palazzo Paradiso: il suo testo d’architettura doveva infatti essere usato a mo’ di dispensa dai numerosi allievi delle scienze esatte
anche dopo quell’importante Riforma promossa dal cardinal Riminaldi nel 1771. Ma chi era in realtà Angelo Santini?
Nato a Tresto di Palugana, nei pressi di Este (Padova) il 22 ottobre 1692, era figlio di Vincenzo, capomastro e di Bartolomea Brunello; si trasferì adolescente a Ferrara al seguito del padre che condusse una bottega
di costruttori attivi nella provincia per tutto il secolo XVIII.
Nel 1714 sposò a Lendinara Apollonia Romani: dal matrimonio nasceranno Pietro Antonio (1715) e Teresia Giustina (1717); rimasto presto vedovo, si risposò con Elisabetta Albori, esponente della media borghesia lendinarese, e da lei avrà una decina di figli.
Nel frattempo la sua attività di architetto e costruttore (fu capomastro della Reverenda Camera Apostolica) divenne sempre più ricercata, operando egli sia a Ferrara che nel Polesine (da Crespino a Occhiobello), per giungere a Bondeno e Molinella.
Nel 1736 era tra i fondatori dell’Accademia del Disegno a Ferrara, e contemporaneamente diventava direttore della Scuola d’Architettura dell’Università. Fu anche collezionista d’arte, come rivela l’inventario della sua quadreria pubblicato nel 2004 da Lucio Scardino nel volume La collezione d’arte di Antonio Santini, promosso dalla Camera di Commercio di Ferrara.
Al momento della sua scomparsa risiedeva in un palazzo della ferrarese via Contrari (odierno numero civico 41).
Angelo operò spesso in collaborazione con il padre e il fratello Francesco, impegnandosi nei principali cantieri ferraresi: S. Domenico, Cattedrale, Convento dei Servi, Oratorio dell’Annunziata, Seminario Arcivescovile, Oratorio dei SS. Cosma e Damiano, Palazzo Comunale, Palazzo di Renata di Francia, Palazzo del Monte di Pietà, Chiesa di S. Bartolo, Oratorio di S. Orsola.
Secondo il Contegiacomo (nel predetto volume del 2002, p. 16), Angelo Santini, «professionista di altissimo livello, se pur privo probabilmente di vero genio innovatore, è riuscito a fondere con sapienza la tecnica veneta e gli stili ferrarese e bolognese in un equilibrato connubio di forme e stilemi».
Ciò si evidenzia anche nel suo interessante trattato, che venne pubblicato postumo (egli morì a Ferrara l’8 aprile 1769) a cura del figlio primogenito Pietro Antonio, Rettore della parrocchia di Gradizza nel Copparese, chiesa che era stata costruita proprio dal padre nel 1762.
Egli raccolse e diede «in luce» le lezioni che il padre aveva tenuto presso l’Università di Ferrara, dedicandole al conte Agostino Novara, Giudice de’ Savi, nonché ad altri nobili ferraresi e dividendo il libro in due parti; prima raccogliendo i capitoli sulla costruzione delle fabbriche, e poi i paragrafi dedicati dal padre a questioni idrografiche ( Riflessioni sopra il modo di livellare per far Canali e Scoli d’acque, con le quali si esaminano le cagioni di molti disordini fin’ora accaduti, e si propone il modo di evitargli in avvenire). Questo argomento risultava particolarmente importante per un territorio come quello ferrarese, attraversato dal Po, dal Reno, dal Panaro e da numerosi canali.
Ma vorrei occuparmi qui velocemente solo della prima parte, augurandomi che un giorno o l’altro il libro possa venir ripubblicato integralmente in una edizione commentata, magari a cura di quello stesso Ateneo in cui Santini insegnò, e considerando che da una quindicina d’anni opera a Ferrara una facoltà d’Architettura che idealmente discende da quella Accademia del Disegno della quale egli fu uno dei fondatori.
Anzitutto, è da registrare che il volume di Angelo Santini si inserisce in modo pertinente in una tradizione trattatistica che per tutto il Settecento aveva conosciuto una rinnovata fortuna: per l’Italia ricordo perlomeno Architettura Civile preparata sulla Geometria e ridotta alla Prospettiva di Ferdinando Maria Galli da Bibiena (Parma, 1711); L’architetto prattico, in cui con facilità si danno le regole per apprender l’Architettura Civile di Giovanni Amico (Palermo, 1726); Studio di Architettura Civile di Ferdinando Ruggieri (3 volumi, Firenze, 1722-1728); Architettura Civile di Guarino Guarini (opera apparsa postuma a Torino nel 1737); Exercitationes Vitruvianae primae… di Giovanni Poleni (Venezia, 1739); Dichiarazione dei Disegni del Palazzo di Caserta di Luigi Vanvitelli (Napoli, 1756); Ragionamento sopra la Prospettiva di E.A. Petitot (Parma, 1758); Trattato sopra gli errori degli architetti di Teofilo Gallacini (pubblicato a Venezia nel 1767 a un secolo dalla sua compilazione).
Ferrara con lui si inserisce quindi in un contesto tutt’altro che provinciale, quasi europeo (nello stesso 1770 viene pubblicato anche un libro dell’architetto inglese Jasper Jones, The designs of J.J. consisting of plants and elevation for public and private buildings, nonostante i forti limiti teorico-culturali e di committenza insiti nella situazione tipica d’una piccola città di Legazione dello Stato Pontificio (di cui costituiva l’estremo confine settentrionale, ovvero la periferia).
In realtà, egli non si perde mai in astratte disquisizioni, in estetismi e in giochi di parole arcadici
, ossia fini a se stessi, ma rivela un sano pragmatismo padano, occupandosi principalmente di questioni costruttive, derivate dagli insegnamenti del padre capomastro, sperimentati sul campo
e quindi da trasmettere agli alunni che seguivano le sue lezioni presso l’Università, e che il devoto figlio sacerdote vuole divulgare anche alle generazioni future, trascrivendole (almeno in parte) e raccogliendole in un volume a stampa, corredato anche da disegni tecnici.
Ma in cosa consiste esattamente la prima parte del libro di Angelo Santini?
Innanzitutto l’architetto si preoccupa della qualità dei materiali da adoperare nell’edificare: dalla scelta delle terre da cuocere per ottenere i mattoni, i coppi e le tegole, alla calcina (d’Istria), dalle pietre o sassi alla sabbia, seguendo gli insegnamenti dei testi di Vitruvio e di Palladio.
Anche la morfologia del terreno è importante, come pure la