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Reduce di Cefalonia: La storia del marinaio Franco Del Vecchio, che si salvò dai massacri tedeschi e dai campi di concentramento
Reduce di Cefalonia: La storia del marinaio Franco Del Vecchio, che si salvò dai massacri tedeschi e dai campi di concentramento
Reduce di Cefalonia: La storia del marinaio Franco Del Vecchio, che si salvò dai massacri tedeschi e dai campi di concentramento
Ebook106 pages1 hour

Reduce di Cefalonia: La storia del marinaio Franco Del Vecchio, che si salvò dai massacri tedeschi e dai campi di concentramento

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Un diario di guerra e prigionia scritto e lasciato ai nipoti. Una nipote che scopre l'eredità del nonno e si mette alla ricerca scavando tra ricordi, disegni e scritti di vita. È la storia di Franco, giovane fabbro ventenne, originario del lago di Como, che viene inviato in presidio sull'isola di Cefalonia, in Grecia, come marinaio della Divisione Acqui. Qui, in seguito all'8 Settembre 1943, si troverà ad affrontare la resistenza, i combattimenti e la prigionia nei campi di lavoro a Corinto, fino al trasferimento in Germania come internato militare, tra malattie, baracche, soprusi e speranze. È il viaggio di un uomo semplice, appuntato e illustrato postumo agli avvenimenti... È il racconto di un nonno ai nipoti, che ripercorre gli eventi passati e vissuti, per riscoprire, per non dimenticare e soprattutto per non essere dimenticato.
LanguageItaliano
Release dateOct 18, 2019
ISBN9788832281033
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    Reduce di Cefalonia - Veronica Del Vecchio

    Tania.

    Introduzione di Veronica Del Vecchio

    Guardare negli occhi chi ha il volto segnato dalle rughe di vite passate è un gesto profondo. Sacro.

    Lì dentro ci sono infiniti mondi e storie. Leggende e miti. Bugie e verità. Quegli occhi sono lo scrigno di esistenze vissute. Non solo le loro, ma quelle di tutti. Storie di gente che conosce il nome dei venti e degli uccelli. Che sanno riconoscere nella notte l'urlo agghiacciante della civetta e che sanno afferrare un pesce con le mani. Nati dalle rocce, cresciuti dalle acque e dai monti. Storie di vita.

    E quella che io vado a mostrarvi è una storia di guerra, della seconda guerra mondiale, quella di un reduce di Cefalonia, mio nonno Franco Del Vecchio, nato il 26 Novembre 1922, marinaio della Divisione Acqui, che fece la Resistenza e si salvò tre volte: dai tedeschi, dalle mine e dai lager.

    Una storia che è necessario raccontare affinché non si perda nell'oblio, celata da sguardi trasognati e silenziosi. Ricordi, belli e brutti, di un uomo che ha visto la vita e la morte, ricordi che si annidano negli angoli più remoti della nostra esistenza e che rivivono in noi ogni qual volta che il vento soffia tra i rami degli alberi, portando a chi sa ascoltare e osservare l'eco di voci sconosciute e l'immagine di volti sfocati, urla e sguardi, sofferenze, gioie e nomi del passato che hanno fatto il presente.

    Questo manoscritto che ora io ripongo nelle mani dell'umanità, mostra la storia del marinaio Franco Del Vecchio, mio nonno.

    Fu proprio egli a donargli la vita in passato, quando immerso nell'oscurità della sua casa, illuminata solo dalla fioca luce d'una candela e cullato dalla melodia fragorosa della cascata di Piazza Umberto I in Moltrasio, si mise a fare i conti con il suo passato, armandosi di penna e coraggio.

    Lentamente creava vita e forma, fissava sulla carta parole tremolanti che rappresentavano parti di storia e di vita. La sua, ma anche quella di tutti noi.

    Fu nel silenzio della sua casa e della sua anima che iniziò un lungo viaggio, incominciato molti anni prima e che ancora oggi non trova termine; ed io mi auguro che non lo troverà mai, ma che imperterrito continui a scuotere gli animi delle generazioni future.

    Ma il futuro a noi ancora si cela, mentre ciò che fu e ciò che è, riempie l'animo mio di ricordi e scoperte, perché questo viaggio che giunge fino ad oggi, nasconde tra le righe piccole storie di vita e di uomini senza i quali tale libro non avrebbe avuto modo d'esistere.

    Mi piace pensare dunque che esso abbia avuto due nascite.

    La prima fu quella che dalle mani di mio nonno si generò.

    La seconda si trascina invece tra le generazioni che dopo di lui seguirono.

    Una nascita che vede susseguirsi persone, sguardi, volti, mani e membri d'una medesima famiglia. Uno strano intreccio di eventi, volontà, desideri e sangue. Che poi tanto strano non è. Non voglio che nulla sia lasciato al caso, perché così non è stato. È la vita. È il destino che ci ha posto di fronte ad una medesima strada da seguire, che silenziosamente e inconsapevolmente per anni abbiamo seguito, ignari di ciò che in futuro avremmo trovato e creato. Ignari della pianta che avremmo visto germogliare e crescere rigogliosa.

    Questo libro nacque tre generazioni fa.

    In origine ci fu mio nonno Franco Del Vecchio, poi mio padre Paolo Del Vecchio, mia cugina Tania Invernizzi ed infine io, Veronica Del Vecchio.

    Ciò che si apre ai vostri occhi è quanto è nato dall'impegno inconsapevole di tutte queste persone. Ognuno ha permesso a questo viaggio di progredire. Silenziosamente la vita ha tracciato una trama argentea a noi invisibile, che nella genuinità delle nostre azioni e nell'umiltà delle nostre parole cresceva e si diramava, estendendosi e trovando in ogni persona il pezzo mancante per progredire. Un incastro perfetto di pezzi, di cui ognuno era il solo e possibile portatore. Come se fosse un progetto divino, al quale ognuno ha dovuto lavorare personalmente, facendo la sua parte, portando il suo contributo necessario. Ognuno aveva la sua missione, che ha svolto prima di andarsene, permettendo così al nostro viaggio di arrivare fin dove siamo oggi.

    Ma andiamo per ordine...

    Non ricordo che anno fosse, solo so che fu molto tempo fa, quando ancora io ero una bambina.

    Vieni con me, Veronica mi disse mio padre Paolo invitandomi a seguirlo.

    Mi portò nello studio. Lì ci fermammo ai piedi della cassettiera, che agli occhi di una bambina pareva un'immensa montagna da poter scalare.

    Devo mostrarti una cosa. Una cosa davvero importante, così dicendo aprì il primo cassetto in alto, il cui accesso mi era sempre stato vietato, frugò per alcuni secondi e alla fine ne estrasse un quaderno.

    Era un quaderno vecchio, quasi d'altri tempi, a cui mancava la copertina. Lo teneva tra le mani come un tesoro prezioso, e solo in seguito scoprii che era veramente così.

    Ti ricordi il nonno Franco, giusto? mi domandò.

    Certo che me lo ricordavo. Mio nonno Franco, suo padre. Era morto solo pochi anni prima e sebbene fossi solo una bambina custodivo in me l'immagine ben chiara di quell'uomo anziano e taciturno, dai capelli bianchi.

    Da quando la mia memoria mi permette di ricordare, mio nonno ha sempre avuto i capelli bianchi, era il suo tratto distintivo che ti permetteva di riconoscerlo tra mille. Purtroppo non serbo tanti ricordi di mio nonno.

    Abbandonò la vita quando io ero ancora troppo piccola per poter aver condiviso con lui momenti memorabili.

    Ho vaghe immagini che si susseguono nella mente quando penso a lui.

    A volte lo vedo in piedi, di spalle, nella piccola piazzetta su cui dava la sua casa ad osservare la cascata che violentemente scende verso il lago. Altre, vedo le mie cugine, con le quali giocavamo nel salotto e lui, appoggiato allo stipite della porta che ci osserva silenzioso. È sempre stato un uomo silenzioso e riservato. Tranne chiaramente quando c'era in ballo il suo passato, allora ecco che si apriva un mondo al quale le sue parole e i suoi ricordi davano forma e vita, permettendo che esso si materializzasse davanti agli occhi dei suoi ascoltatori.

    Ma torniamo a noi...

    risposi a mio padre, curiosa di scoprire cosa teneva fra le mani. Era un dono per me? Forse un quaderno per disegnare, oppure un libro da leggere. Ero un'avida lettrice sin da bambina. Ma queste supposizioni non mi convincevano. Perché allora aveva nominato il nonno? La curiosità mi struggeva e per fortuna mio padre non tardò a farmi avere una risposta. Con lo stesso sguardo serio che sempre appariva sul suo volto quando mi rendeva la sua confidente di storie, racconti e segreti di cui mi pregava di non dimenticarmi mai, mi disse: Questo quaderno è del nonno. Sono le sue memorie di guerra. Qui dentro c'è tutta la sua storia - sapevo di cosa si trattava, sapevo della guerra e delle vicende di mio nonno. Le avevo sentite tante volte dalla sua bocca, e tante altre da mio padre che instancabile me le raccontava, e per me era una scoperta sempre nuova. Mio padre raccontava ed io ascoltavo.

    Come se egli fosse stato la cassaforte dei ricordi di mio nonno Franco.

    Mio nonno raccontò a mio padre, affinché i suoi ricordi non andassero perduti, e a sua

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