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Al di là del Mistero
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Al di là del Mistero

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About this ebook

“L’Inferno è una città che somiglia molto a Londra, una città con tanta gente e tanto fumo…”
È così che Percy Bysshe Shelley descrive la capitale del Regno della regina Vittoria. Ed è qui, nei malfamati sobborghi di questa metropoli, che una ragazza si risveglia di colpo: sa di essere estranea a quella zona, sa di essere in grave pericolo e sa di chiamarsi Lilian Reilly. La profonda amnesia non le consente di ricordare altro.
Sfuggita all’aggressione di tre balordi, Lilian viene soccorsa da una misteriosa donna velata e, nel dialogare con lei, si rende conto di dover intraprendere una ricerca d’importanza vitale. Ha inizio una discesa nell’incubo.
Percorrendo in lungo e in largo le strade della città, la ragazza incappa in ogni genere di orrore: locande usate per commerciare cadaveri, bordelli dove è possibile soddisfare qualsiasi depravazione, fumerie d’oppio nelle quali la corruzione è legge. Più e più volte, pur di andare avanti, è necessario far uso dell’ingegno: vincere una scommessa proposta da un cinico individuo si rivela fondamentale; così come è essenziale impedire la chiusura di un orfanotrofio o aiutare una compagnia di freaks ad allestire uno spettacolo teatrale.
Passo dopo passo, il confine che separa il possibile dall’impossibile si fa sottile e i demoni che hanno cospirato ai danni della ragazza si materializzano in tutta la loro mostruosità: c’è chi affila zanne e artigli in attesa del suo arrivo e chi è pronto a stringerla nelle proprie spire.
Pian piano, Lilian recupera la memoria perduta e supera limiti che nessuno mai dovrebbe oltrepassare. Poiché, nel seguire il cammino della verità, si è costantemente sospesi tra disperazione e follia.
Lo sanno bene coloro che, nascosti nell’ombra, osservano i movimenti della giovane Reilly. E sarà con loro che, alla fine, la ragazza dovrà fare i conti. Solo allora lei scoprirà ciò che si cela al di là del mistero…
LanguageItaliano
PublisherRaven
Release dateOct 16, 2019
ISBN9788835317265
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    Book preview

    Al di là del Mistero - Salvo Scirè

    POSTFAZIONE

    PREFAZIONE DELL’AUTORE

    La storia che state per leggere è narrata da ben quattro personaggi differenti, i quali, nell’interessarsi alle vicende della protagonista, si passeranno il testimone capitolo dopo capitolo.

    Tra loro, c’è chi si mostrerà freddo anche nei vostri confronti, chi esibirà profondo sdegno, chi si farà beffe della situazione e chi vi farà capire cosa significa avere le idee confuse.

    Ad ogni modo, invito chiunque di voi a evitare di criticarli. Non chiedetevi il perché. Sappiate solo che i quattro individui in questione sono a conoscenza di molte più cose di quante lascino immaginare. Non avrebbero nessuna difficoltà a leggere nelle vostre menti e nei vostri cuori.

    Pertanto, dubito che vi piacerebbe subire un giudizio da parte loro…

    PROLOGO

    Accadde all’improvviso. Inutile dirvi come, dove e quando ciò avvenne, per il semplice fatto che non ho mai dato grande importanza a modalità, luoghi e tempi. Sappiate solo che io ero là e, al momento cruciale, dovetti necessariamente intervenire. Non perché ne ricavassi chissà quale piacere o perché la cosa mi divertisse, ma per pura fatalità.

    Volete che vi racconti tutto dall’inizio? Meglio di no. Preferisco cominciare dall’imprevisto fatale.

    Da qui in avanti, meglio che seguiate passo passo la ragazza che, nel ritrovarsi di colpo nell’oscurità più completa, diede avvio a questa curiosa disavventura.

    La ragazza in questione si soffermò a scrutare il buio circostante.

    Fu allora che avvertì la terra sotto i suoi piedi tremare: in meno di un istante, le scosse divennero tanto forti da eguagliare l’intensità di un terremoto, il suolo si spalancò e lei venne inghiottita da una voragine.

    Precipitò per un tempo incalcolabile, finché, con grande sorpresa, si sentì sollevare da un vento dalla violenza inaudita. Ciononostante, intuì che la corrente poteva soltanto rallentare la caduta, non certo arrestarla.

    Costretta a librarsi nel vuoto, continuò a scendere verso il fondo di quello che apparve ai suoi occhi come un pozzo di grandi dimensioni: di lì a breve, sarebbe finita dritta nel lago che riempiva le profondità del pozzo, un lago la cui acqua era talmente torbida e scura da sembrare catrame.

    La sventurata capì di essere perduta quando, a causa del vento, la superficie liquida iniziò a vorticare in maniera così veloce da formare un gorgo di dimensioni spaventose.

    Tuttavia, lei non volle darsi per vinta.

    A infonderle coraggio fu un desiderio dalla forza sorprendente, una forza che, detto tra noi, solo pochissimi individui possiedono.

    Se fino a un attimo prima consideravo l’evento privo di qualsiasi particolare importanza, eccomi colta alla sprovvista.

    D’un tratto, la ragazza vide apparire dal nulla le fiamme. Miriadi e miriadi di piccole fiamme che, in un battito di ciglia, rischiararono l’oscurità e l’avvolsero in una nube di pura luce.

    Poi, divenuta tutt’uno col fuoco, urlò come mai in vita sua…

    I ENIGMA

    Al risveglio, tutto le apparve grigio.

    Stava distesa su una superficie talmente dura da provare dolore alle ossa.

    Pian piano, fece leva sui gomiti e si sedette su quelli che intuì essere dei gradini. La testa le pulsava così forte da causarle vertigini, senza contare il crescente senso di nausea: a ogni respiro, aveva la sensazione di inalare residui di muffa. Il freddo le gravava addosso in modo opprimente.

    Dopo essersi strofinata gli occhi, si rese conto che la causa del grigiore circostante era da attribuire a una nebbia incredibilmente fitta. Distinse una luce molto fievole. Seppur con difficoltà, riuscì a mettersi in piedi e, nonostante l’equilibrio precario, ne raggiunse la fonte.

    Se l’atmosfera cupa vi induce a pensare a qualcosa di mistico, ebbene ricredetevi. Si trattava infatti di un semplice lampione. La ragazza ne notò un altro a pochi metri di distanza e un altro ancora più avanti. Quando la vista si abituò alla scarsa luminosità, poté osservare lo squallore che l’attorniava.

    Stava percorrendo un vicolo costeggiato da edifici che si sarebbe limitata a definire miseri solo per non offendere chiunque vi abitasse: marcio il legno delle porte, in frantumi le finestre, malmesse le grondaie.

    Sui gradini antistanti le abitazioni, vide seduti uomini dai volti segnati da chissà quali fatiche indicibili, intenti a fumare monconi di sigaro al fine di scaldarsi le mani, tanto afflitti da apparire più anziani del dovuto. Le uniche figure che mostravano qualche segno di giovinezza erano due donne prosperose che sostavano sotto il lampione in fondo alla via. Peccato che le loro facce fossero imbruttite da uno strato di trucco eccessivo.

    Percorso qualche metro, la giovane di cui ancora non vi è dato conoscere l’identità passò davanti a una bottega in stato di abbandono, ma con la vetrina ancora lucida e intatta, e, con grande stupore, si soffermò a osservare la propria immagine riflessa.

    La sua corporatura minuta poteva farla apparire più giovane di quanto fosse in realtà, eppure lei stessa riconobbe di avere all’incirca vent’anni o, al massimo, ventuno. Il candore del viso, che ora accarezzava, contrastava col rosa delle labbra; i capelli erano lunghi, di un rosso scuro e le ricadevano lisci fino alla vita. Gli occhi brillavano di un azzurro purissimo.

    A metterle subito in chiaro di essere estranea a un quartiere del genere fu il vestito che indossava. Nessuno degli abitanti del vicolo avrebbe mai dato peso alla sua presenza se non per via di quell’abito di velluto nero, dalle spalline rigonfie, adorno di merletti bianchi. A stringerlo in vita, una gonna lunga e voluminosa. A completare il tutto, guanti di seta e stivaletti di cuoio su calze grigio scuro.

    Se qualcuno le avesse chiesto cosa le fosse accaduto, non avrebbe saputo rispondere.

    Nel tentativo di far mente locale, sentì accentuarsi il mal di testa. Si sforzò ancora, senza tuttavia ottenere risultato.

    In breve, avvertì un inspiegabile vuoto interiore: come se la sua memoria fosse stata rimossa, cancellata con la stessa facilità con la quale si rimuove il gesso da una lavagna.

    E adesso? Che fare? Dove andare?

    Girovagare a vuoto per quei vicoli era da escludere a priori. Il primo pensiero fu di chiedere aiuto. Considerata l’oscurità, doveva essere notte fonda e, con buona probabilità, si sarebbe imbattuta in un poliziotto di ronda.

    Di conseguenza, affrettò il passo nella speranza di avvistarne almeno uno.

    Per fortuna, nessuno sembrava mostrarle ostilità. Nell’osservare i poveri abitanti del vicolo, infatti, notò un curioso particolare: ognuno di loro si limitava a gettarle addosso un’occhiata diffidente, quasi la considerassero una sorta di tabù.

    Passo dopo passo, i capogiri cominciavano ad affievolirsi e la debolezza ad attenuarsi. Ciò le permise di girare l’angolo in fondo alla strada in pochi secondi: fu un sollievo trovare deserto il tratto successivo.

    Bella serata per andare in giro!, sentì ridacchiare all’improvviso.

    Voltatasi di scatto, la ragazza si ritrovò faccia a faccia con un energumeno intento a squadrarla in maniera oscena.

    Sola soletta? Ti va un po’ di compagnia?

    N-no… Mi scusi, ma devo…

    A interromperla, apparendo di colpo, fu uno spilungone dal sorriso perfido: Su dai, non fare la timida! Anche noi abbiamo bisogno di compagnia.

    No, vi prego… Io… Mi sono persa…

    Con la coda dell’occhio, si guardò intorno in cerca di una via di fuga qualsiasi. Un terzo individuo, però, era già pronto a bloccarle la strada.

    Bene, ringhiò quest’ultimo, spingendola di prepotenza contro il muro più vicino. Lasciati aiutare, allora!

    Lei impallidì all’istante: Vi supplico! Mi attendono qui vicino… E sono in tremendo ritardo…

    A chi vuoi darla a bere, ragazzina?, la schernì il primo dei tre balordi. Credi che siamo degli idioti?

    Voi non… Non potete farlo!

    E per quale motivo?, ridacchiò lo spilungone.

    Vogliamo soltanto farti divertire, la rassicurò quello che aveva l’aria di essere il capo del trio. E alla fine ti divertirai, aggiunse, mentre le passava un dito lungo tutto il collo. Eccome se ti divertirai!

    Gli altri due, leccandosi le labbra, si affrettarono ad alzarle la gonna.

    Nel sentire il calore dei loro fetidi respiri, la ragazza venne colta da un disgusto profondo. Nulla le impedì di urlare a squarciagola.

    Gli aggressori risero di gusto.

    Lei urlò ancora, più forte.

    Inutile. Comprese subito che quelle strade erano talmente malfamate da essere evitate persino dagli agenti di polizia. Nessuno avrebbe mai prestato orecchio alla sua richiesta d’aiuto e nessuno sarebbe intervenuto a salvarla.

    I balordi, slacciate le cinture, si apprestarono a bloccarle le gambe. La sventurata smise di respirare.

    Poi però, decise di trasformare la paura in rabbia.

    Quando l’uomo che la teneva inchiodata al muro le passò il dito sulla bocca, glielo afferrò coi denti e strinse con forza.

    Il delinquente si ritrasse con un grido acuto e, in tal modo, le diede la possibilità di sferrare un calcio negli stinchi sia allo spilungone sia all’ultimo rimasto.

    Nella frazione di secondo in cui si ritrovò libera, corse spedita nella speranza di approfittare della nebbia per depistarli.

    Tuttavia, ancor prima di raggiungere il limitare del vicolo, fu costretta a rallentare a causa di un nuovo attacco di vertigini.

    In meno di un attimo, i tre le furono addosso.

    Dannata puttana!

    Che ti sei messa in testa?!

    Davvero un bel tentativo!, ruggì l’uomo ferito al dito. Volevo essere tenero con te, ma, a quanto pare, ti piacciono le cattive maniere. Beh, piacciono anche a me!

    La ragazza scoppiò in lacrime. Incapace di muoversi, chiuse gli occhi e si rassegnò al peggio.

    D’un tratto, le parve di udire un rumore di ruote e zoccoli.

    Lentamente, notò che gli aggressori avevano smesso di ridere e, riaperti gli occhi, capì il perché: pur senza mollare la presa su di lei, stavano immobili, intenti a fissare basiti la vettura ferma davanti a loro.

    Dalla nebbia, infatti, era appena emersa una carrozza priva di qualsiasi decoro o stemma, nera come il manto dei due cavalli che la trainavano. Un cocchiere taciturno, stretto nel proprio mantello, stava seduto sulla cassa.

    A impressionare la sventurata fui io.

    Feci la mia apparizione aprendo di colpo la portiera: indossavo un abito grigio, ricco di nastri, merletti e ricami tanto elaborati da formare decorazioni finissime. Un velo dello stesso grigio mi nascondeva i lunghi capelli corvini e i tratti del viso.

    Scesi dalla vettura tramite l’apposita scaletta, mi parai di fronte ai tre aggressori e con un gesto fulmineo gli ordinai di allontanarsi all’istante.

    Proprio come voi in questo momento, la ragazza si domandò chi avrebbe mai impedito ai delinquenti di provare a violentare anche me. Il cocchiere? No, lui se ne restava impassibile al posto di guida.

    Fu con grande stupore che la giovane si rese conto che i criminali erano pallidi in faccia.

    In meno di attimo, la paura li indusse mollare la presa e a correre via defilati senza pronunciare una parola o un’imprecazione.

    In breve, l’eco dei loro passi svanì in lontananza.

    Modestia a parte, non potevano fare scelta migliore.

    A quel punto, mi rivolsi alla giovane, la quale, ancora tremante, mi osservava esterrefatta: Stai bene? Sei ferita?

    Mentre mi avvicinavo, le bastò un’occhiata per accorgersi che nel mio portamento c’era qualcosa di aristocratico.

    Ti hanno fatto del male?, insistetti, con un accenno d’impazienza.

    No… Anche se c’è mancato davvero poco… Vi sono infinitamente grata…

    Evita i ringraziamenti. É raro che qualcuno mi conceda un ‘grazie’. Piuttosto, signorina, tutto porta a pensare che tu abbia smarrito la retta via…

    Io… io… Mi sono svegliata giusto qualche minuto fa… Stavo riversa in un angolo… Ero priva di sensi… E adesso… non riesco a ricordare nulla!

    Davvero?

    Nella maniera più assoluta… Non so chi sono. La mia stessa identità mi è ignota!

    Il tuo nome?

    Prego?

    Hai almeno memoria del tuo nome?

    La domanda, oltre a pungerla sul vivo, la invogliò a impegnarsi ancora.

    Malgrado il forte mal di testa, ecco venirle in mente due parole.

    Lilian…, mormorò, scossa da un brivido. Lilian Reilly…

    Senza indugio, le indicai la carrozza e la invitai a salire.

    Lilian, nome che vi è dato finalmente conoscere, valutò la situazione: meglio accettare il mio invito che incappare in altri malviventi.

    Appena entrata, si strinse i gomiti nel tentativo di placare il freddo che la tormentava. Io chiusi la portiera, mi accomodai di fronte a lei e battei tre volte le mani.

    Si udì lo schiocco delle redini e, mentre i cavalli partivano al trotto, l’intera vettura subì una scossa tale da far vacillare la passeggera.

    Entrambe rimanemmo in silenzio per diversi minuti.

    La luce dei lampioni filtrava a intervalli attraverso i finestrini e, approfittando di quei brevi istanti di luminosità, la ragazza mi fissava con l’intento di capire quale viso si nascondesse al di sotto del velo. Dopo un po’, intuì quanto fossi bella.

    Ebbene, Lilian, è evidente che tu abbia subìto un brutto incidente, mormorai all’improvviso.

    C’è… C’è un ospedale nelle vicinanze?

    Nessuno. Soltanto sudici ospizi di mendicità. Meglio che tu ne stia alla larga. Se è di aiuto che hai bisogno, ti consiglio di rivolgerti anzitutto alle autorità. Sai, nei sobborghi di una grande metropoli, chi è vittima di un incidente non perde la memoria, bensì la vita. Pertanto, i tuoi problemi devono essere attribuiti a qualcosa di assai grave.

    Dista molto la centrale di polizia?

    Prima ancora di concludere la frase, Lilian cadde in preda a un’ansia profonda, tanto da rimpiangere di aver espresso quella richiesta.

    Il mal di testa divenne incredibilmente acuto e ai suoi occhi apparve una scena sfocata: rivide se stessa intenta a correre a perdifiato, impaurita e desiderosa di raggiungere un posto sicuro. Inoltre, le parve di udire l’eco di fischi lontani, fischi che ricordavano l’inconfondibile richiamo usato dagli agenti di polizia. Alcuni poliziotti erano impegnati a dar la caccia a un fuggiasco.

    Il fuggiasco era proprio lei. A dargliene conferma fu un’intuizione ancora più spontanea della precedente, intuizione che definì inspiegabile e, al contempo, inattaccabile.

    Un’altra rimembranza?, domandai.

    Piuttosto… una sorta di ‘consapevolezza’…

    Ritieni di essere nei guai con la giustizia?

    È probabile…

    Nulla di cui vergognarti. In fondo, chiunque è destinato a fare i conti con la giustizia. Anche chi crede di essere innocente. Ti sei addentrata in questo quartiere per sfuggire agli agenti di polizia?

    Credo di sì. E io che, prima di imbattermi nei tre delinquenti, speravo di rivolgermi ad un vigilante di ronda!

    Sapresti dire perché ti stessero inseguendo?

    Non ne ho idea…

    Continuare le fu impossibile. Una nuova sequela di immagini sfocate le provocò capogiri così improvvisi da indurla a reggersi al sedile.

    Stavolta ebbe la netta sensazione che a rincorrerla fosse qualcuno ben determinato a farle del male. Ricordò distintamente la mano dell’aggressore stringerla con violenza, il suo fiato pesante e persino l’odore acre che emanava.

    Sulle mie tracce non c’era solo la polizia, confessò, appena svanita la visione. Qualcun altro voleva catturarmi, aggiunse, con un filo di voce. Un individuo forse peggiore dei balordi di poco fa…

    In quell’esatto momento, un po’ per pietà e un po’ per curiosità, decisi di darle un incentivo: La situazione è senza dubbio complessa. Tuttavia, recuperare i ricordi perduti è meno difficile di quanto immagini.

    Dite davvero?

    Sono disseminati negli recessi della tua mente. Perciò, devi solo continuare a rimettere assieme i pezzi. Anche uno per volta.

    Lilian respirò a fondo, si concentrò e, ignorando il dolore ormai martellante, sperò di ottenere risultati migliori.

    D’un tratto, non furono delle immagini a emergere dal buio insito in lei, né tantomeno delle semplici intuizioni: era come se una scintilla avesse iniziato ad ardere nella parte nascosta del suo cuore, alleviando il gelo opprimente e infondendole un’inaspettata fiducia in se stessa.

    Sento di dover soddisfare una… necessità…, rivelò infine. Una necessità che ha poco a che vedere con la perdita di memoria. Quasi dovessi trovare una soluzione. La soluzione di un enigma…

    Interessante. Ciò impone una ricerca.

    Lilian rimase perplessa: Il problema è che ignoro quale possa essere l’obiettivo della ricerca.

    E allora? Immagina una catena. È formata da vari anelli. L’anello legato alla risoluzione del mistero è più importante dell’anello fissato al capo opposto? No. Allo stesso modo, sarà il primo degli indizi in tuo possesso a permetterti di scoprire la verità.

    La ragazza intuì di essere ormai troppo stanca per ulteriori sforzi mentali. Per non rischiare di perdere i sensi, si limitò a riflettere sugli elementi appena acquisiti.

    Un momento!, esclamò, un paio di minuti dopo. L’uomo che mi inseguiva… Ho percepito il suo odore…

    Quale odore?

    Terra bagnata… Fanghiglia mista a marciume...

    Io scossi la testa con fastidio.

    Sapete qualcosa a riguardo?

    Tra i sobborghi, pochi hanno sempre addosso un simile fetore...

    Ovvero?

    Coloro che scavano la terra con l’intento di turbare il riposo eterno.

    Non capisco…

    Vedi, esiste un particolare tipo di commercio in grado di fornire ai medici e alle scuole di anatomia la materia prima per i loro studi, spiegai. Il commercio dei cadaveri.

    ‘Cadaveri’?, ripeté Lilian, al colmo dello stupore.

    In certi casi, si usufruisce dei corpi dei vagabondi raccattati per strada; in altri casi, dei resti di chi è stato condannato alla forca. La maggior parte delle volte, però, sono le salme trafugate dai cimiteri a essere più richieste. Ladri infidi ed esperti ne garantiscono la compravendita. Il tuo aggressore potrebbe essere uno di loro.¹

    Dovrei avere a che fare con un simile criminale?!

    Dal canto mio, spero di no. Per esserne sicuri, sarebbe opportuna un’indagine. Di solito, chi vuole ottenere informazioni riguardo un ladro di salme può farlo in un posto soltanto.

    Ovvero?

    La Locanda dell’Impiccato. Una sordida bettola dove molti cadaveri rubati vengono messi all’asta. Durante la notte, è possibile trovarvi studiosi di anatomia interessati a scegliere la merce di persona.

    La ragazza mi fissò allibita: Da come parlate, sembra che conosciate abbastanza bene la locanda in questione.

    È così, infatti. Ed è proprio lì che sono diretta.

    Lei ammutolì di colpo.

    Ho appuntamento con una vecchia conoscenza, chiarii. Anche se avrei preferito un luogo d’incontro diverso.

    Ma voi chi siete?

    Dato che ci aggiriamo per i sobborghi, meglio che ti illustri tre regole fondamentali: evitare le domande; ricordarsi di evitare le domande; se è indispensabile porre delle domande, considerare chi si ha di fronte. Giusto perché ti trovi in seri problemi, ti concedo di formulare delle ipotesi riguardo la mia identità.

    Mi concedete… cosa?

    Libera di rispondere con franchezza. Prometto di non offendermi.

    La richiesta lasciò Lilian spiazzata. Ciononostante, decise di stare al gioco, poiché iniziavo a incuterle dubbi e timori ben comprensibili. So già che, al posto suo, tutti voi avreste preferito essere lontani miglia e miglia dalla sottoscritta e, se adesso lo siete, ritenetevi fortunati.

    A seguito di una lunga riflessione, la ragazza formulò il primo pensiero che le venne in mente: Una donna elegante e signorile, amante dell’anonimato, che attraversa in piena notte strade pericolose per incontrare qualcuno in un… ‘mercato di cadaveri’?! Potreste essere la favorita di un persona implicata in questo tipo di traffici illeciti...

    Stai insinuando che io sia una ‘prostituta’?

    Mi avete concesso piena libertà…

    Vai avanti.

    Sì, comunque…, si affrettò a illustrare, con evidente nervosismo. Presumo siate la protetta di un criminale di una certa importanza. Ed è proprio grazie a una protezione del genere che siete riuscita a mettere in fuga in miei aggressori.

    Osservazione intelligente.

    Voglio scendere!, continuò in tono concitato. Chi mi assicura che i guai in cui sono coinvolta non abbiano a che fare con le nefandezze che avvengono alla Locanda dell’Impiccato? Chissà… Magari mi avete aiutata solo per consegnarmi nelle mani di un potenziale nemico!

    Schietta, diretta, diffidente. Doti degne di stima.

    Ho forse indovinato?!

    Preferisci che ti risponda con una menzogna oppure con una verità che non saresti in grado di accertare?

    Lilian lasciò cadere lo sguardo sulla maniglia della portiera. Quanti di voi l’avrebbero aperta per poi saltare giù dalla vettura e allontanarsi di corsa?

    No, cara. Anche se i tuoi problemi riguardassero una guerriglia urbana tra malavitosi, io ne sarei del tutto estranea, rivelai. La mia parola d’onore è il massimo che posso concederti.

    Siete un’‘informatrice’?, azzardò a quel punto.

    Intendi una spia al servizio di persone potenti?

    Sì, insomma… Una donna dotata di particolari abilità, incaricata di prevenire o provocare scandali giudiziari. Vi basterebbe appurare i nomi dei medici che frequentano la locanda per compromettere la reputazione di molte rispettabili famiglie e salvaguardare il prestigio dei rivali.

    Ipotesi assai intrigante.

    Fin troppo elaborata, però. È chiaro che mi state prendendo in giro! Fermate la carrozza!

    L’accontentai. Un battito di mani, uno stridio di zoccoli sul lastricato ed eccoci ferme in prossimità di un lampione semispento.

    Dopodiché, aprii la portiera e la invitai a uscire: Come ritieni opportuno. La cosa migliore è che ti costituisca alla polizia…

    Lei impallidì all’istante: No, sarebbe la soluzione peggiore! Anche se ne ignoro il motivo… so che è così!

    Allora ti restano due scelte soltanto: rassegnarti all’oblio o intraprendere un’indagine. D’altronde, sostieni che è il cuore a suggerirtelo.

    Io… Dovrei introdurmi in un covo di ladri di cadaveri e cercare di scoprire l’identità del criminale che mi dava la caccia?! Va oltre ogni mia possibilità! Sono già fortunata a essere sopravvissuta a chissà quale pericolo…

    Fai male a sottovalutare il tuo potenziale. Molti tendono a usufruire di una minima parte delle loro effettive capacità, tuttavia, non è mai tardi per scoprire cosa si è realmente in grado di fare. Se decidi di entrare nella locanda insieme a me, nessuno oserà toccarti. Di questo puoi stare sicura.

    Volete concedermi la vostra protezione?

    Il minimo indispensabile. In caso contrario, rischierei di addossarti ulteriori pericoli.

    La ragazza mi fissò accigliata: Perché tanto interesse? Dubito si tratti di semplice empatia.

    A ognuno le proprie ‘consapevolezze’. Nell’aiutare te, dimostrerei di essere meno insensibile di quanto si possa pensare…

    Che ci crediate o no, anziché angosciarsi, la nostra giovane sventurata prese in seria considerazione l’offerta.

    Prima che iniziate a commentare, sfido chiunque a ritrovarsi nella sua esatta circostanza.

    Le sensazioni che lei stessa definiva inspiegabili divennero certezze: oltre ad essere sicura di essere priva di alternative, sentiva che quella era la pista giusta da seguire.

    Alla fine, diede sfogo all’impulso che le ardeva nel petto: Accetto la vostra proposta. Ciò non significa che mi fiderò ciecamente di voi.

    Buon per te.

    Nessuna delle due parlò per il resto del viaggio.

    *

    Lilian dovette reggersi forte mentre la carrozza, sobbalzando di continuo, attraversava vicoli malmessi e scarsamente illuminati.

    Nel momento stesso in cui il cocchiere ordinò ai cavalli di fermarsi, si affacciò dal finestrino e riconobbe subito la meta di nostro interesse. Di tutti gli edifici intravisti durante il tragitto, la Locanda dell’Impiccato era senza dubbio il più squallido: gli infissi erano scheggiati, i vetri delle finestre rovinati e, proprio sopra l’ingresso, cigolava un’insegna raffigurante un cappio.

    Scese dalla carrozza, ci accingemmo a entrare.

    La ragazza, tesissima, manteneva una certa distanza da me e, al contempo, continuava a guardarsi intorno, pronta a qualsiasi eventualità. Fortuna che capogiri, nausea e tremori avevano smesso di tormentarla. 

    Una volta all’interno del locale, illuminato da lampade a olio, venne colpita dall’asfissiante odore di alcol. L’occhio le cadde prima sulle teste di cervi e cinghiali appese alle pareti, poi sul gran numero di poveracci riversi sui tavoli. Chi dormiva russava forte, chi era in preda alla sbornia, invece, canticchiava motivetti stonatissimi. Al centro della sala, stavano radunati altri ubriaconi in compagnia di donne troppo scollate per essere semplici cameriere: da come esultavano festosi, sembrava che stessero assistendo ad uno spettacolo entusiasmante.

    Tuttavia, fu una tenda nera vicina alle scale che conducevano ai piani superiori ad attirare la curiosità di Lilian.

    Seguimi, mormorai, nell’indicare quel punto. Spero tu sia forte di stomaco.

    Nonostante l’inquietudine, lasciò che la guidassi e, superato il tendaggio, soffocò un grido di orrore. Mai avrebbe potuto immaginare una scena del genere. Sopraffatta dal disgusto, indietreggiò sino all’angolo

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