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Doctor Who - Guerra e magia
Doctor Who - Guerra e magia
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Doctor Who - Guerra e magia

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Il TARDIS arriva in Gallia nel 451 d.C., alla vigilia della battaglia tra le forze di Attila re degli Unni, e quelle dell’Impero Romano ormai in rovina. Tuttavia, il Dottore scoprirà presto che entrambi gli schieramenti sono aiutati da creature sinistre e soprannaturali.
Mentre Graham stringe alleanze nell’accampamento romano e Ryan deve vedersela con la misteriosa Legione di Fumo, il Dottore e Yasmin vengono arruolate come streghe personali di Attila.
Eppure, il Dottore sospetta che ci sia la tecnologia dietro tutta questa faccenda. Nel frattempo, una terribile guerra sta per scoppiare tra la razza umana e una spaventosa minaccia aliena.
Una storia originale con il Tredicesimo Dottore, Yasmin, Ryan e Graham, interpretati da Jodie Whittaker, Mandip Gill, Tosin Cole e Bradley Walsh.
LanguageItaliano
PublisherArmenia
Release dateOct 2, 2019
ISBN9788834435960
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    Doctor Who - Guerra e magia - Steve Cole

    Chowdhury

    Capitolo Uno

    Il TARDIS rotolò come un dado truccato sul tavolo da gioco della notte. Il suo peculiare stridio risuonò attraverso il cielo, mentre il lampeggiante collocato sul suo involucro a forma di cabina della polizia emetteva un bagliore intenso.

    Un’aura dorata e soprannaturale permeava la coltre di nubi e il TARDIS ci passò in mezzo.

    Urlando.

    Whoaaaaaaaaa! Il Dottore si allontanò con una piroetta dalla consolle fumante del TARIDS, soffiando sulle dita scottate. Accidenti! Al TARDIS non è piaciuto per niente.

    Già, l’ho notato! disse Graham, aggrappandosi a una sporgenza di cristallo, mentre l’intera sala comandi si inclinava improvvisamente. Il consueto bagliore arancione si era tramutato in uno sconvolgente turbinare di rosso e viola, facendo sprofondare la stanza in un trambusto di ombre in continuo movimento; una sirena risuonava lamentosamente da qualche parte in profondità, come se fosse arrivata la fine del mondo. Graham si guardò disperatamente intorno per controllare che Ryan e Yaz stessero bene. Quando vide un groviglio di membra agitarsi intorno al pannello di controllo, emise un sospiro di sollievo.

    Cosa succede? gridò Ryan.

    Ci siamo imbattuti in qualcosa, diecimila metri sopra la superficie del pianeta che si trova sotto di noi. Impegnata a lottare contro le raffiche di vento, il Dottore sembrava una specie di mimo che tentava di raggiungere il pannello di controllo. I capelli biondi le impedivano di vedere, mentre le code dell’impermeabile azzurro sventolavano come se stesse per decollare. Una cintura di energia. Chiedimi di che tipo.

    Di che tipo? chiese Yaz.

    Non ne ho idea! Proprio nessuna! Non è fantastico? Il Dottore mostrò un sorriso che si estendeva da un orecchio all’altro. Quando raggiunse la consolle, si mise ad armeggiare con i comandi. Subito dopo le folate si fecero meno violente e il pavimento prese a raddrizzarsi.

    Graham esalò un lungo sospiro, visibilmente sollevato. Wow, Louise. C’è mancato poco.

    Siamo atterrati sentenziò il Dottore, fissando contrariata i comandi. Nel suo tono c’era un senso di accusa e meraviglia. Prima o poi capirò come far volare questo coso…

    Ne sei sicura? Respirando a fatica, Yaz aiutò Ryan a rimettersi in piedi, lasciando che si appoggiasse a lei. Tuttavia Ryan, come sempre restio ad accettare l’aiuto degli altri, si scansò e afferrò la consolle. Con elaborata noncuranza, si puntellò sui gomiti e si rialzò.

    Graham finse di non notarlo, per non metterlo in imbarazzo. State tutti bene?

    Ryan annuì e Yaz si scostò una lunga ciocca di capelli neri dal viso. Quindi, una cintura di energia… non è un buon segno per il TARDIS?

    Non è un buon segno per chiunque si trovi nei paraggi rispose il Dottore, cercando di assimilare qualunque strana informazione il TARDIS volesse rivelare. Per fortuna, ci troviamo nel 451 d.C. e gli esseri umani non hanno ancora scoperto come volare, quindi i nostri progenitori dovrebbero stare bene."

    È il momento della lezione di storia! ridacchiò Ryan. Ehi, Dottore… adoro questa parte… in che punto della Terra ci troviamo?

    La Gallia rispose lei, raggiante.

    Gallia? Come sarebbe a dire?

    È un posto, caro mio intervenne Graham. Mai sentito parlare di Asterix, nei fumetti? Yaz e Ryan si scambiarono uno sguardo inebetito e Graham si accigliò. Dai, andiamo! Asterix il Gallo, il piccolo e allegro eroe guerriero inventato da Goscinny e…

    Ryan scrollò il capo.

    Ho fornito io l’ispirazione a Goscinny e Uderzo, sapete? intervenne il Dottore, passandosi una ciocca di capelli sopra il labbro, come se si trattasse di un bel paio di baffi biondi. Ne sono praticamente certa aggiunse, strizzando l’occhio a Graham.

    Lasciamo perdere tagliò corto Graham, rivolgendo un’occhiata sprezzante a Ryan e Yaz. Io conosco la Gallia e voi no, quindi ho vinto io. Si tratta della vecchia Francia. Vero, Dottore?

    Non sbagli un colpo, eh? sogghignò il Dottore, soffiando via i capelli dal volto e strofinandosi le mani gongolante. La Gallia si trova esattamente qui fuori, appena oltre le porte del TARDIS! Proprio in questo momento. Estrasse il cacciavite sonico e lo agitò su una crepa che si era aperta nel pannello di controllo. "E la Gallia non è la Francia! È Belgio, Lussemburgo, un pezzetto di Svizzera e di Italia settentrionale, ein bisschen di Germania e di Olanda… sebbene, in realtà, il punto in cui siamo atterrati si trova davvero nella vecchia Francia. Quindi, non ein bisschen, ma un peu. La crepa nel pannello si allargò e lei vi inserì la mano, digrignando i denti mentre tastava al suo interno. Ci troviamo in campagna continuò. Da qualche parte tra Orléans e Chalons."

    "Un bel viaggio on the road in Europa! esultò Ryan. Allora, cosa aspettiamo a uscire?"

    Dobbiamo proprio? disse Yaz, gettando uno sguardo alle porte bianche del TARDIS. A volte, le sembrava che fremessero, come se fossero impazienti di spalancarsi. Voglio dire, l’energia in cui ci siamo imbattuti, così tanti anni nel passato… Non può essere naturale, vero?

    Di certo non è naturale per la Terra confermò il Dottore, estraendo un bastone cilindrico ancora fumante. Era fatto di cristallo e intrecciato di cavi elettrici. Guardate! Attraversare la cintura di energia ha quasi fulminato i generatori del campo di forza.

    Quindi, ammetti che si tratta di energia aliena disse Ryan.

    Ci scommetto mormorò Graham. Però, a dieci chilometri di altezza, almeno non potrà aver danneggiato chi si trovava sulla superficie.

    Ryan gli rivolse un’occhiata dubbiosa. E cosa mi dici degli uccelli?

    Gli uccelli non volano così in alto intervenne Yaz.

    Dillo agli avvoltoi di Rueppell! disse il Dottore. A pensarci bene, a quell’altezza non potrebbero sentirti commentò, ridacchiando per la sua stessa battuta. Si librano lassù per ore, riuscendo a respirare l’ossigeno di cui hanno bisogno malgrado l’aria tanto rarefatta. Poi, assunse improvvisamente un’espressione seria. È incredibile come le creature siano in grado di adattarsi all’ambiente in cui vivono.

    Ryan annuì. Sono pronto ad adattarmi disse, avviandosi verso l’uscita. Andiamo a fare il nostro tour!

    Ehi! esclamò Yaz, scattando per precederlo.

    Oh, andiamo li richiamò Graham, mentre i due scomparivano oltre le porte. Non c’è bisogno di precipitarsi fuori!

    Tienili d’occhio, Graham borbottò il Dottore, facendo scorrere il cacciavite sonico sul bastone rovente che aveva estratto dalla consolle. Vi raggiungerò immediatamente, non appena avrò risolto questa faccenda. Beh, potete sempre contare su di me, vero? aggiunse, con un sorriso smagliante.

    Certo, capo convenne Graham. Sempre. Fece un respiro profondo e scese la rampa, preparandosi a raggiungere gli altri in quel territorio ignoto.

    Capitolo Due

    Non sembrava affatto un bel posto per piazzare la tenda. La radura era troppo piccola, troppo lontana dall’acqua e lo spazio tra gli alberi era eccessivamente ridotto per poter accendere il fuoco. Non c’era neppure abbastanza foraggio per il cavallo, anche se migliaia di valenti soldati avevano calpestato il fango di quelle terre con stivali, zoccoli e ruote dei carri… Dio solo sapeva come quell’area remota avesse potuto garantire cibo sufficiente a sopravvivere.

    Bittenmane avanzò barcollando, rischiando quasi di inciampare, poi il suo cavaliere mise una mano sull’ampio collo dell’animale. Stai pronto mormorò. Era un miracolo che il cavallo riuscisse ancora a sostenerlo. Sapeva che anche Bittenmane, come lui, doveva essere ormai allo stremo, con il sangue che gli colava dalle ferite lungo i fianchi. Siamo ancora in piedi, pensò, anche se quella notte abbagliante non offriva loro alcun riparo.

    Lanciò uno sguardo amareggiato alle cime degli alberi alle sue spalle, al cielo che pareva divampare di mille braci. Si era ormai abituato a quello spettacolo innaturale e lo detestava. Poi, osservò le teste mozzate dei vecchi nemici appese alla sua sella e sorrise tetramente. Almeno, te la stai cavando meglio di questi poveri imbecilli.

    La stanchezza lo opprimeva come un macigno, ma dormire era fuori discussione per quella notte. Si sforzò di concentrarsi su quella curiosa tenda blu davanti a lui, in quel punto così inconsueta. Certo, era un riparo assai misero: troppo lungo e stretto, come si faceva a dormire decentemente lì dentro? E poi, dov’era il carro che aveva trasportato la tenda e l’animale che lo trainava? Qualcosa aveva emesso lo strano rumore che lo aveva spinto a perlustrare la zona; temeva che si trattasse di un mostro terribile, una creatura irsuta, in grado di sputare fuoco, evocata dalla strega dei Romani… una strega evidentemente molto più potente della sua. La sua strega affermava che la battaglia l’aveva indebolita e che non aveva il tempo di recuperare le forze, ma lui non si fidava delle sue parole.

    La morte non è che un luogo di incontro gli aveva detto in tono sicuro, con il volto deforme attraversato da uno strano sogghigno. Ci incontreremo di nuovo nella prossima vita.

    Rabbrividì nel ricordare le sue parole, che sembravano più una minaccia che una consolazione. Sperò quasi che quell’infida megera fosse finita impalata su una spada romana e che i demoni che l’avevano condotta da lui la tormentassero nell’aldilà.

    Decise che non c’era traccia di mostri da quelle parti e si domandò se quella botta alla testa gli avesse fatto perdere il senno. Tuttavia, Bittenmane teneva le orecchie basse; inoltre, quella tenda non gli piaceva per niente. Così, quando ne vide aprirsi l’ingresso, sfoderò la spada in un attimo e spinse Bittenmane nel fitto fogliame ai margini della radura.

    Una donna uscì dalla tenda, avviandosi con il passo sicuro di chi apparteneva a una stirpe nobile. Rimase a fissarla incredulo: la sua pelle d’ebano e il profumo che emanava gli fecero venire in mente terre esotiche del lontano oriente. Era straordinariamente bella: i lunghi capelli corvini e gli occhi scuri contrastavano con i suoi denti bianchi come perle. Avrebbe potuto benissimo essere Zenobia, la regina perduta di Palmira, reincarnata sotto quel cielo magico. La donna si lasciò sfuggire un’esclamazione di sgomento quando scorse la tinta innaturale del cielo; sgranò gli occhi, come se Dio la stesse salutando dall’alto delle nuvole.

    Un istante dopo, le mani dell’uomo si strinsero sull’elsa della spada quando scorse un giovane uscire dietro di lei. Portava i capelli raccolti ed era di carnagione scura, i Romani lo avrebbero chiamato etiope. Sembrava forte, ma non aveva cicatrici; il suo volto era imberbe come quello di un bambino. Forse gli uomini non combattevano in Africa? Non indossava alcuna armatura, solo delle strane pelli flosce. Anche lui parve folgorato alla vista del cielo. Forse si trattava di un eunuco, che scortava la donna.

    La teoria si dimostrò completamente sbagliata quando una terza figura emerse dalla grande tenda blu. Come facevano a starci tutte quelle persone? L’ultimo arrivato era un uomo bianco dall’aspetto decisamente maturo, con il volto segnato dalle rughe e un mantello fatto di uno strano tipo di cuoio. Mise una mano sulla spalla degli altri due e si unì a loro, fissando a sua volta il cielo innaturale che sbucava tra gli spessi rami degli alberi.

    Non mi meraviglia che il TARDIS abbia subito qualche scossone disse l’uomo più anziano. Siamo passati attraverso quella cosa?

    Che cos’è? sussurrò la donna.

    Mi dà i brividi mormorò l’Etiope. Scommetto che il Dottore lo troverà bellissimo.

    Naturalmente affermò l’anziano.

    Dovevano essere Romani, eppure blateravano nella sua stessa lingua. Forse si trattava di spie. Anche se non era così, le loro ciance avrebbero finito per attirare i soldati di Roma. In ogni caso, dovevano morire.

    Sollevò la spada e punzecchiò i fianchi di Bittenmane con entrambi gli stivali; il cavallo barcollò in avanti, verso gli stranieri.

    I tre distolsero contemporaneamente lo sguardo dal cielo e videro la morte che cavalcava loro incontro. Aprirono la bocca ed emisero un grido. Lui sollevò la spada e si preparò a mettere a tacere le loro voci con un solo fendente. Tuttavia, all’ultimo momento, un’altra donna, esile e pallida, apparve improvvisamente tra lui e i suoi bersagli. I suoi occhi erano duri come l’acciaio e sul petto lampeggiò per un istante un arcobaleno.

    No disse, in tono perentorio.

    Quella parola sembrò colpire Bittenmane come un’ascia. Il cavallo si impennò, incurvò la schiena e disarcionò il suo cavaliere. Il guerriero colpì il terreno con una spalla, ma riuscì a rotolare su un fianco e a rimettersi immediatamente in piedi.

    Dietro di me… disse la donna ai suoi seguaci.

    Il guerriero si lanciò in avanti, agitando la spada verso di lei. La lama fendeva l’aria producendo un sibilo minaccioso…

    Poi, il suo corpo fu pervaso da un grande senso di calore e fu scagliato all’indietro, come un sacco di legna. Cosa mi ha colpito? Quel pensiero allarmante durò appena un attimo, giusto il tempo di schiantarsi contro il tronco di un albero. L’impatto fece vibrare la sua intera spina dorsale. Rimase a terra supino, tremante e terrorizzato, con gli occhi spalancati, come a cercare di individuare qualche spettro. Bittenmane nitrì nervosamente, ma la ragazza dalla pelle scura prese ad accarezzarlo dolcemente sul manto castano. All’improvviso, si allontanò disgustata alla vista delle teste che pendevano dalle briglie. Stava cercando di allontanare gli spiriti maligni oppure di evocarli?

    Il guerriero guardò l’uomo bianco raccogliere la sua spada, afferrandola goffamente con entrambe le mani, come se faticasse a reggerne il peso. Il ragazzo nero era al suo fianco e tutti e due guardavano la donna con il vestito arcobaleno, come schiavi in attesa di istruzioni. Notò che nella mano destra la donna reggeva un specie di bacchetta metallica.

    Caspita! esclamò la donna, alzando gli occhi al cielo come se nulla fosse. Non è meraviglioso?

    Ve l’avevo detto borbottò il ragazzo dalle pelle scura.

    Dunque, si trattava di un’altra strega. Maledetto quel mondo moderno e le sue stregonerie infinite! Quella donna però era diversa dalle megere Tenctrama. Sembrava più un vortice sceso dalle cime montuose, bello e pericoloso, lì in mezzo agli altri eppure così distante allo stesso tempo.

    La donna avanzò a grandi passi verso di lui e il guerriero tentò automaticamente di rialzarsi. No, non provarci neppure. Non ti ho fatto male, vero? Colpa mia. La strega sembrava preoccupata e lo salutò con un gesto della mano. Il mio generatore di forza… ehm, intendo dire, il mio scudo di aria… non funziona molto bene disse, riponendolo in una tasca del suo strano abito. Molto carino da parte tua cercare di aggiustarlo con la tua vecchia spada, ma le batterie hanno bisogno di un po’ di tempo per ricaricarsi. Come tutti noi, del resto. Allora, come ti chiami?

    Mi chiamo… Bleda.

    Lei si inginocchiò accanto a lui, fissandolo con i suoi intensi occhi verdi, come se fosse un tesoro. Gli premette le mani sulle guance, come uno sciamano guaritore. Erano incredibilmente bianche e morbide! Tipico degli incantatori: non aveva mai lavorato né faticato un solo giorno in tutta la vita. Come ti sei fatto questo brutto taglio sulla guancia?

    Sono un soldato rispose, scrollando le spalle. Ogni ferita è un segno del mio valore.

    "Beh, mi piacciono gli ottimisti, Bleda. Ma su questa ferita c’è scritto infetta a caratteri cubitali. Sorrise, ma i suoi occhi tradivano preoccupazione. Che ne dici se ripulisco questo graffio mentre scambiamo quattro amorevoli chiacchiere a proposito del cielo in fiamme?

    Non mi farò prendere in giro da una strega romana.

    Non sono una strega. E non sono nemmeno romana.

    Però sembri romana.

    Avresti dovuto vedere la mia ultima faccia sogghignò. Sono il Dottore. Loro sono Ryan, Graham e Yasmin. Se smetti di cercare di ucciderla, magari ti permetterà di chiamarla Yaz. Estrasse un vasetto dalla tasca e lo aprì. Vediamo, questo gioiellino è un collagene sintetico intelligente, in grado di potenziare le facoltà rigenerative del tuo corpo un migliaio di volte. Tra tremila anni, si potrà acquistare in qualsiasi farmacia! Solo su Titano, comunque.

    Ah! esclamo Ryan, il ragazzo. Lo ha preso su Titano.

    L’eritema di Graham sussurrò la ragazza.

    Lo fate sembrare peggio di quello che è! protestò Graham. A tutti può venire uno sfogo…

    In ogni caso, non viene da Roma. La sciamana intinse un dito nell’unguento del barattolo e lo premette sulla sua guancia. La ferita pizzicò un istante, poi il dolore svanì. Nessuno di noi viene da Roma. Almeno, non recentemente.

    Tre di noi sono Britanni aggiunse Graham.

    Perché vi trovate nella Gallia, allora? Per vendere i vostri trucchi? rispose l’uomo, accennando al cielo con un gesto della testa. Roma ha i suoi stregoni.

    Quindi, le tue conclusioni derivano dall’osservazione piuttosto che dalla superstizione disse la sciamana, rimettendo a posto il vasetto. Credi alla magia perché l’hai vista manifestarsi con i tuoi occhi.

    Non si può combattere una battaglia senza le Tenctrama, di questi tempi.

    Tenctrama? Cosa sarebbero, una specie di armi? Persone?

    Una volta erano persone, ma ormai sono sopravvissute pochissime streghe.

    L’Impero Romano combatte usando la magia? disse Graham, conficcando la punta della spada nel terreno e appoggiandosi all’elsa. Devo essermi perso la lezione di storia in cui lo hanno spiegato.

    Non credo che ciò che sta accadendo rientri nella storia ufficiale. C’è qualcosa di terribilmente sbagliato… La strega estrasse un’altra bacchetta dal suo mantello. La punta metallica dell’oggetto ronzò mentre lo agitava selvaggiamente verso il cielo, come uno sciamano avrebbe fatto con delle ossa. Già, c’è qualcosa di estremamente alieno sull’energia sopra le nostre teste. E al cacciavite sonico non piace per nulla…

    Non c’era da meravigliarsi che la pelle degli stranieri sembrasse tanto delicata. Era l’azione a temprare il fisico di un uomo, non le parole senza senso! Eppure, la sua ferita sembrava ormai in via di guarigione; anche se

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