Il bambino dalla nascita all'età prescolare
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Il bambino dalla nascita all'età prescolare - Fabio De Angelis
INDICE
IN OGNI BAMBINO RICOMINCIA LA VITA CON TUTTE LE SUE POSSIBILITÀ PIÙ PROMETTENTI
I - L'ACCRESCIMENTO
II - LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO ARTICOLATO
III - L'ALIMENTAZIONE
IV - DISTURBI DELLA NUTRIZIONE
V - MALATTIE INFETTIVE E VACCINAZIONI
VI - COMPITO SOCIALE DELLA PUERICULTURA
GLI ALBORI DELLA PERSONALITÀ
INTRODUZIONE
I - PRIMA ED IMMEDIATAMENTE DOPO LA NASCITA
II - IL LATTANTE
III - IL BIMBO SI MUOVE
IV - I MEZZI DI ESPRESSIONE
V - L'ETÀ PRESCOLASTICA
VI - VERSO LA FANCIULLEZZA
VITA SEGRETA DEL BAMBINO
I - LA FAMIGLIA E LA CASA
II - L'ORDINE EDUCATIVO
III -UNA VITA PER IL BAMBINO
IV - IL GIOOCO
V - LE BUONE ABITUDINI
VI - LA FAVOLA
Il bambino dalla nascita all’età prescolare
Fabio De Angelis
Prima edizione digitale 2019
IN OGNI BAMBINO RICOMINCIA LA VITA CON TUTTE LE SUE POSSIBILITÀ PIÙ PROMETTENTI
I - L'ACCRESCIMENTO
Il bambino dalla nascita all'età della scuola, cioè fra zero e sei anni, dà le più grandi gioie e le più gravi preoccupazioni, specie a genitori giovani ed inesperti.
Come alleverò il mio bambino è uno fra i tanti titoli di manuali e manualetti destinati alle madri. Disgraziatamente essi servono più spesso a far sorgere ansie e dubbi che non a risolverli.
Credo che sarebbe più opportuno scrivere un libretto che s'intitoli «Educare i genitori», considerando la necessità di preparare le coppie giovani al difficile compito di diventare genitori.
S'intende che un simile manuale dovrebbe fornire anzitutto alcuni elementi di eugenetica e di puericultura prenatale, partendo dagli esami prematrimoniali consigliabili, per arrivare ai doveri verso il nascituro, il neonato, il lattante e il bambino nell'età dei giuochi, ossia per tutta l'età prescolare.
Una delle prime domande che si pone ansiosamente la giovane madre riguarda la normalità dello sviluppo del suo bambino. Infatti le maggiori modificazioni nelle sue caratteristiche fisiche e lo sviluppo della sua attività motoria e psichica hanno luogo appunto nella prima infanzia.
Queste modificazioni si riassumono nell'accrescimento
. L'oggetto del nostro studio è dunque in continua evoluzione, e quando vogliamo renderci conto se il grado dello sviluppo raggiunto corrisponda al normale per l'età del bambino, o vogliamo valutare l'effetto utile della razione alimentare che gli abbiamo somministrata, dobbiamo ricorrere ad alcune misurazioni.
Il peso corporeo alla nascita varia intorno a una cifra media di 3300-3400 g. Questa classe di pesi presenta la massima frequenza; mentre tanto i pesi minori quanto quelli maggiori divengono sempre meno frequenti. Al di sotto di 2500 g si tratta d'immaturi
, anche quando la durata della gestazione sia stata normale. Al di sopra di 4500 g si parla di macrosomi
.
Nei giorni immediatamente successivi alla nascita si nota un calo di peso
che, verificandosi in condizioni normali, è detto calo fisiologico
. Esso è dovuto all'evacuazione della vescica e del retto, all'eliminazione di vapore acqueo attraverso la cute e ad ogni espirazione; mentre la scarsa ingestione di colostro, secreto nei primi giorni dalla mammella materna, non riesce a compensare le perdite. Soltanto dopo la calata del latte
il neonato riceve quantità di alimento sufficiente a superare le perdite, e il peso cresce, ritornando uguale al peso della nascita fra il 10° e il 15° giorno per aumentare poi in ragione di 30-25 g al giorno nel primo trimestre, di 25-20 g nel secondo, di 20-15 nel terzo e di 15-10 g nel quarto trimestre.
Se si segnano i pesi in un grafico, la curva del grafico assume un andamento complessivamente parabolico, per cui il peso della nascita (di circa 3 kg) si raddoppia verso i cinque mesi (raggiungendo i 6 kg); mentre si triplica a dodici mesi (arrivando a 9 kg) e si quadruplica a due anni (toccando i 12 kg). L'accrescimento in peso è dunque in tutto il primo anno di kg 6; mentre si riduce nel secondo anno a soli 3 kg.
La misura della statura
è spesso trascurata, ma può fornirci dati importantissimi.
Infatti mentre il peso può ridursi in rapporto con disturbi della nutrizione, la statura è una misura irriducibile e indica il grado di sviluppo raggiunto dall'impalcatura scheletrica del bambino. L'età che corrisponderebbe normalmente alla statura è detta anche età anatomica
e indica — nei casi di arresto della crescita derivante da cause esterne, ad esempio alimentari, che non siano state successivamente eliminate l'epoca in cui si è verificata la condizione che ha provocato l'arresto. Questo può corrispondere con l'inizio di un'alimentazione inadeguata.
Del resto la crescita in statura segue anch'essa un andamento parabolico. Partendo da 50 cm alla nascita, essa corrisponde a 3 cm al mese nei primi due mesi, a 2 cm negli otto mesi successivi e ad 1 cm negli ultimi mesi del primo anno, quindi in totale circa 24 cm. Nel secondo l'accrescimento della statura è complessivamente di 10 cm.
Si alternano così periodi in cui prevale la crescita in peso (come nel primo e verso l'ottavo anno) con periodi in cui invece è più rapida la crescita in statura e la figura del bambino diviene più snella (come nel secondo e nell'undecimo-dodicesimo anno).
A queste alternanze nella forma del corpo corrispondono modificazioni dell'equilibrio endocrino e neuro-vegetativo.
Tutto ciò che ho detto finora della crescita in peso e in statura va inteso in senso statistico, per grandi numeri, senza tener conto delle caratteristiche costituzionali del singolo individuo, che già si delineano nei primi anni di vita. Infatti per un bimbo longilineo il rapporto normale fra peso e statura è diverso che in un brevilineo e non vi è — nel vero senso della parola — una statura né un peso normale per tutti i bimbi di una data età, bensì piuttosto un rapporto peso-statura normale per un determinato tipo costituzionale, al quale il singolo bimbo si avvicina in grado maggiore o minore.
Certo queste valutazioni debbono essere fatte dal medico piuttosto che dai genitori, e meno che mai dalla madre, mentre allatta. Infatti la pesata quotidiana mette in evidenza oscillazioni del peso riferibili in parte al contenuto dell'intestino e della vescica (variabile da un giorno all'altro) e non soltanto alle variazioni inerenti a tessuti vivi. Si cerca di ridurre questo errore, consigliando di pesare il bambino al mattino a digiuno, possibilmente dopo che egli abbia evacuato. Ma anche con queste cautele, il giorno in cui il bambino non sia cresciuto o invece sia calato di peso, il conseguente paterna d'animo potrà provocare una riduzione della secrezione lattea e quindi un ulteriore calo di peso. È perciò buona regola determinare il peso corporeo una volta alla settimana, per evitare le oscillazioni quotidiane e misurare la statura una volta al mese.
Ma alla crescita in lunghezza e in peso corrisponde anche un aumento della superficie corporea attraverso la quale l'organismo irradia calore. Quest'area cresce più lentamente che non le altre dimensioni, per modo che ad 1 kg di peso corporeo corrispondono nel neonato 8,3 dm di superficie, a sei mesi soltanto 6 dm' (cioè 5/7) e nell'adulto 3 dm" (cioè 5/14, cioè quasi 1/3).
Ciò spiega la tendenza al raffreddamento tanto maggiore nel neonato (soprattutto nell'immaturo) che nel lattante a sei mesi e la diversità del fabbisogno alimentare per la produzione di calore e il mantenimento della temperatura corporea, tanto maggiore nel neonato, e gradatamente decrescente nelle età successive.
Alle variazioni delle misure finora considerate corrisponde anche un aumento del perimetro toracico, che arriva a superare la circonferenza cranica, verso la fine del primo anno.
La fontanella anteriore, che misura alla nascita cm 3 X 3, si viene restringendo fino a chiudersi interamente verso i diciotto mesi.
Ma allo sviluppo fisico corrisponde anche lo sviluppo delle funzioni sensitive, motorie e psichiche.
Appena il neonato viene alla luce, le palpebre sono tenute chiuse come accade in qualunque età al passaggio dal buio alla luce viva del giorno, Soltanto quando l'illuminazione è moderata il neonato comincia a socchiudere gli occhi, e si può mettere in evidenza il riflesso pupillare alla luce.
Mediante un campanello abbiamo potuto constatare, verso il quarto giorno, che le vibrazioni sonore vengono percepite, in quanto bastano a svegliare il neonato e a fargli compiere una successione di movimenti caratteristici del risveglio: abbassamento degli angoli della bocca, stiramento degli arti, apertura delle palpebre.
Nel corso del primo mese di vita il neonato piange senza lagrime: la secrezione lagrimale, connessa con fenomeni emotivi, è una secrezione psichica
, non ancora presente alla nascita. Essa si svilupperà dopo il primo mese.
Nelle prime settimane di vita i movimenti delle dita delle mani non appaiono coordinati, né diretti ad alcuno scopo.
Invece dal terzo mese in poi il bambino comincia ad afferrare un oggetto che gli venga presentato. Verso la stessa età il lattante regge il capo con qualche oscillazione, segue con lo sguardo un oggetto luminoso, sorride alla madre, dimostrando così di riconoscerla.
Verso i sei mesi il bambino si regge a sedere puntellandosi prima sulle braccia, poi liberamente; punta i piedi a otto mesi e compie i primi passi verso i dodici mesi.
Studi sul comportamento del lattante fino dai primi mesi .di vita di fronte a vari oggetti portati nel suo campo visivo e nell'orbita dei suoi