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Le mogli di Nerone
Le mogli di Nerone
Le mogli di Nerone
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Le mogli di Nerone

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Questo è un racconto sulle mogli dei Cesari, l’autore non entra nella complessa problematica storica ma ripercorre la tradizione. I giudizi morali sono gli stessi. La galleria dei buoni e cattivi è la stessa. Ciò che cambia, e non è poco, è l’introduzione di un punto di vista femminile. I libri di storia sono sempre scivolati troppo rapidamente sulle donne. Le figure delle tre mogli di Nerone possono apparire persino un po’ stereotipate, ma sono bellissime e forniscono un affresco straordinario non solo dell’epoca ma della logica stessa del potere. Ottavia è il ritratto dell’innocenza, della povera vittima indifesa, subito condannata al ruolo di capro espiatorio. La sua storia suscita ammirazione, per la bellezza e il fascino giovanile, ma soprattutto commozione per il sacrificio. Poppea è la donna bellissima, dalla sconfinata sete di potere. Il suo obiettivo non è solo quello di raggiungere l’apice imperiale, ma di sottomettere a sé l’imperatore. Le scene sui suoi pianti e sulle sue sceneggiate sono indimenticabili. Sabina Messalina, la terza, è donna di mondo. Non disdegna certo le ambizioni imperiali, ma quando ne viene estromessa si impegna al massimo per diventare avvocato di successo, un vero principe del Foro.
LanguageItaliano
Release dateJul 18, 2018
ISBN9788861550155
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    Le mogli di Nerone - Carlo Monaco

    Carlo Monaco

    Le mogli di

    Nerone

    Collana Saggi n.3

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.

    commerciale@giraldieditore.it

    info@giraldieditore.it

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    ISBN 978-88-6155-015-5

    In copertina: rielaborazione photoshop di un fotogramma tratto dal film Mio figlio Nerone (regia di Steno, con Brigitte Bardot nel ruolo di Poppea, 1956)

    Proprietà letteraria riservata

    © Giraldi Editore, 2018

    Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo

    Questa è una storia di fantasia, i personaggi potranno evocare immagini o associazioni di idee, è uno degli scopi della narrativa, ma non hanno nulla a che fare con la realtà.

    Ogni coincidenza con nomi o fatti è da considerarsi casuale e non voluta.

    Per quanto riguarda l’orrore, quello del mondo reale, nessun libro potrà mai eguagliarlo.

    L’orrore ci accompagna tutti i giorni, ne siamo talmente assuefatti da non riuscire neanche a riconoscerlo, è tutto intorno a noi, ci intingiamo i biscotti tutte le mattine, prima di uscire nel mondo.

    Introduzione

    Sulla cattiveria di Nerone è stato detto tantissimo, forse troppo, fino a trasformarla in un vero mito: quello della violenza, della corruzione e della perversione morale del potere. Intendiamoci, il quadro fornitoci soprattutto da storici come Tacito, Svetonio e altri, contiene molti elementi di verità e Nerone non fu certo né uno stinco di santo né un difensore dei diritti umani. Ma ci sono anche altri elementi di cui bisogna tener conto.

    Prima di tutto c’è da fare una considerazione di filosofia politica. Il potere non è mai intrinsecamente buono. Qualunque persona che giunge a esercitarlo in modo illimitato e assoluto diventa un tiranno e un perverso. La storia, di questi despoti corrotti dalle logiche del potere, ci fornisce una intera e affollata galleria. Nerone non è solo e forse non è neppure il prototipo peggiore. A chi volesse approfondire questo argomento consiglierei di leggere Massa e potere di Elias Canetti.

    E poi, c’è la storia effettiva della prima età imperiale romana, che non fu storia di crisi e di decadenza. È vero che sotto la dinastia giulio-claudia non ci fu una epopea di eventi eroici e di clamorose conquiste, tuttavia vennero assicurati all’impero una relativa pace, la floridezza dei commerci, l’incremento della civiltà in molte province e un notevole progresso della cultura latina. I primi cinque anni del regno di Nerone vennero battezzati come quinquennio felice. Qualche poeta cantava addirittura, come aveva fatto Virgilio con Augusto, un vero ritorno all’età dell’oro. E un filosofo come Seneca, diventando ministro dell’imperatore, riteneva di poter improntare quel governo allo spirito della più umana e comprensiva filosofia. Nerone, prima di rimanere avviluppato nelle peggiori trame di potere, godette anche di una larga sintonia con gli interessi e le aspirazioni dell’aristocrazia senatoria. Fu proprio quando entrò in conflitto aperto con gli interessi dei senatori che cominciarono le congiure e le ribellioni e che il suo spirito populista lo portò fino alla follia.

    Ciò che veramente mancò a Nerone, e in genere ai successori di Augusto, fu la capacità di trovare un rapporto profondo con il mondo della cultura. Come, invece, aveva saputo fare Augusto ai tempi di Mecenate. Augusto non avrebbe mai messo a morte un grandissimo saggio come Seneca. Nerone lo fece e si trovò fatalmente su una strada disastrosa.

    La più vistosa conseguenza di questa divaricazione tra cultura e potere fu che gli imperatori ebbero, come si suol dire, cattiva stampa. E subito storiografi e letterati, insomma i giornalisti di allora, cominciarono a dipingerli come mostri di perversione. Furono gli intellettuali a costruire quella famosa galleria di imperatori buoni e di imperatori cattivi, consegnandola alla storia, fino alle scuole dei nostri giorni. I buoni erano quelli che assecondavano le posizioni aristocratiche del Senato, i cattivi coloro che le combattevano. Le poche voci favorevoli all’imperatore non avevano certo l’autorevolezza di un Tacito, un grandissimo letterato che avrebbe scritto, un secolo più tardi, il più grande atto di accusa contro il suo imperatore.

    Per esempio, è chiaro che Nerone si proponeva di realizzare un intenso programma di ellenizzazione del costume e della cultura, sostituendo all’educazione forense e militare della gioventù romana, una formazione artistica, ginnica e atletica, di cui volle dare personalmente l’esempio. Che questo programma sia fallito è chiaro, ma il programma in sé non era quella cosa caricaturale e da circo che ci viene raccontata dagli storici. Basti pensare che, qualche secolo dopo, fu proprio questo stesso programma che venne assunto e realizzato meravigliosamente dal grande imperatore Adriano.

    Ciò premesso, devo dire che in questo racconto sulle mogli dei Cesari non si entra nella complessa problematica storica. Il racconto è quello della tradizione. I giudizi morali sono gli stessi. La galleria dei buoni e cattivi è la stessa. Ciò che cambia, e non è poco, è l’introduzione di un punto di vista femminile. I libri di storia sono sempre scivolati troppo rapidamente quando si parla di donne. Anzi, si potrebbe dire che le hanno quasi sempre ignorate o deformate. Svetonio dedica i suoi libri agli uomini illustri, classificando come tali anche effimeri golpisti militari. Il primo libro in materia, intitolato Sulle donne famose, lo ha scritto Boccaccio. Ma il gusto boccaccesco, si sa, non era particolarmente propenso alla ricerca storica.

    Le figure delle tre mogli di Nerone possono apparire persino un po’ stereotipate, ma sono bellissime e forniscono un affresco straordinario non solo dell’epoca ma della logica stessa del potere. Ottavia è il ritratto dell’innocenza, una povera vittima indifesa, subito condannata al ruolo di capro espiatorio. La sua storia suscita ammirazione, per la bellezza e il fascino giovanile, ma soprattutto commozione per il sacrificio. Poppea è la donna bellissima, dalla sconfinata sete di potere. Il suo obiettivo non è solo quello di raggiungere l’apice imperiale, ma di sottomettere a sé l’imperatore. Le scene relative ai suoi pianti e alle sue sceneggiate sono indimenticabili. Sabina Messalina, la terza, è donna di mondo. Non disdegna certo le ambizioni imperiali, ma quando ne viene estromessa si impegna al massimo per diventare avvocato di successo, un vero principe del Foro.

    Devo confessare, infine, il mio debito, verso uno scrittore francese, Jacob Beorgas de Serviez, che nel 1720 pubblicò un corposo libro sulle vite delle mogli dei Cesari e che avrebbe voluto completarlo con una gigantesca rassegna di tutti gli imperatori romani e rispettive mogli, da Augusto fino alla caduta dell’Impero romano d’oriente in mano ai turchi. Ma non riuscì a completare il suo grande disegno.

    Buona lettura!

    OTTAVIA

    Prima moglie di Nerone

    Una gran donna

    L’imperatore Claudio era un principe stupido e imbecille. Lo dice perfino Seneca. C’era in lui più della bestia che dell’uomo. Sua moglie Messalina Valeria (da non confondersi con Statilina Messalina, che sarà la terza moglie di Nerone) era una donna totalmente invereconda. Era così impudente da vantarsi pubblicamente dei suoi delitti. Pertanto, dall’unione di questi due bei tipi era proprio impensabile che potesse nascere un buon frutto. Si poteva solo prevedere che da un tal matrimonio nascesse un mostro.

    Invece, da Claudio e da Messalina nacque un vero tesoro. La chiamarono Ottavia. Le sue virtù presto la resero più apprezzabile della sua stessa nascita. Ottavia seppe mantenersi saggia, pur

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