Ti amo un sacher
By Anna Le Rose
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Ti amo un sacher - Anna Le Rose
Anna Le Rose
TI AMO
UN SACHER
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.
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info@giraldieditore.it
www.giraldieditore.it
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ISBN 978-88-6155-721-5
Proprietà letteraria riservata
© Giraldi Editore, 2017
Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo
Ogni riferimento a fatti e persone realmente esistenti è puramente casuale o utilizzato dall’autore ai fini della creazione narrativa.
A zio Cosimo,
uno dei miei primi e più attenti lettori.
Zio, leggilo seduto su una nuvola,
così se riderai farai il solletico al cielo,
riderà anche lui e noi lo vedremo da qui.
Si alza il vento, bisogna tentare di vivere.
Paul Valéry
1
Diamante
Fidati di me, fidati di me davvero
Ci gira la testa ma ti giuro non cadremo
Fidati di me fino a quando ci riesco
A farti ridere
Per tutto il tempo in cui ti tengo
Stretto a me
Oltre i sogni infranti
Di chi ha perso tanto
Troverai il tuo posto
Diverrai diamante.
Diamante – Levante
Mi chiamo Diamante, ho 35 anni e vivo a Bologna in un monolocale in periferia molto mono e poco locale. Ho un’amica in silicone che si chiama Eloisa. No, aspettate, non è come sembra; è un gufo comprato da Tiger che cambia colore quando lo accendi. Ho anche due amiche vere però, in carne e ossa: Caterina e Alice, che mentre guardava i gatti che guardavano nel sole, ha guardato pure il veterinario e se n’è scappata con lui a Pamplona a curare tori lasciandomi Dionigi in comodato d’uso, un gattone nero che ingurgiterebbe solo sofficini agli spinaci.
Tre giorni fa mi hanno licenziata o, meglio, non mi hanno rinnovato il contratto e quindi ora sono una copywriter disoccupata, ma per terapia motivazionale da oggi diremo freelance, che suona anche abbastanza figo: copywriter freelance. Una cosa very cool e molto amazing che ho festeggiato tingendomi i capelli di fucsia, perché essendo una – ripetiamolo insieme – copywriter freelance posso, devo, mostrarmi su Instagram al top delle mie potenzialità creative per fare i big like.
Non serve a niente questa terapia motivazionale. Piango da tre giorni, i capelli fucsia mi stanno di merda, preparo dolci e sto mangiando schifezze come se dovessi partire per la Patagonia e andare in letargo per almeno cinque mesi. Il che non sarebbe nemmeno una pessima idea, a pensarci bene. Non farei danni almeno e certamente dimagrirei anche, stando a quella dieta secondo la quale per dimagrire dovresti dormire in modo da non occupare il tempo a riempire quel tempio sconsacrato del tuo corpo di calorie che non danno neanche calore.
Mi chiamo Diamante e mannaggia alla miseria non splendo neanche un po’. Questo però è il mio diario glitterato, non si sa mai che in Patagonia trovino le mie memorie e ne facciano un film.
2
Nuova ossessione
Tutto si muove, non riesco a stare fermo
Tremando ti cerco in tutti i canali
È alta tensione ma senza orientamento
Sbandando ti seguo in tutti i segnali
Fuori controllo e ormai mi pulsi dentro
Sento il contagio di un’infezione
Senza ragione disprezzo ogni argomento
Ogni contatto, ogni connessione
Ti cerco perché sei la disfunzione
La macchia sporca, la mia distrazione
La superficie liscia delle cose
La pace armata, la mia ostinazione
Nuova ossessione – Subsonica
Caterina è in crisi: ha conosciuto un tipo che vive secondo il principio per cui le persone esistono – se va bene – a giorni alterni. Il lunedì respira, il martedì no, il mercoledì si sveglia tardi ma è vivo, il giovedì viene rapito dagli alieni che il venerdì lo rilasciano senza chiedere il riscatto e lasciandogli evidenti segni nella memoria a breve termine.
Diamante, ti prego, sto male.
Dimmi Cate, cagotto, mestruazioni o stronzo?
Ieri siamo stati benissimo. Mi ha portato a cena in un posto meraviglioso e dopo è stato meglio di Juri Chechi ad Atlanta ’96. Oggi morto.
Cate, senti a me
, anzi, sentitemi tutte. Tutti, va’.
Ogni cosa, tangibile o astratta, ha una parola che la definisce. C’è un momento semantico in cui tutto quadra e l’ordine ovarico viene ripristinato. Il balbettio cede il posto alla coroncina di santi, il vuoto cosmico si riempie di de vulgari eloquentia e quello che le ovaie non osavano dire, ora lo sciorinano in freestyle. È questo il bello della lingua.
Per noi.
Sì, per noi signore ovaie le parole sono importanti. Soprattutto quando abbiamo davanti un non poco raro esemplare di manzo che per precisione linguistica, da oggi, chiameremo trombeur de femmes.
La situazione è più o meno la seguente.
Lui si spertica in complimenti di ogni sorta, da la tua chioma è più morbida di un cucciolo di panda
a la tua unghia incarnita è la cosa più sexy che abbiano mai visto i miei occhi
. Ci inviterà ripetutamente a cena nonostante i nostri fantasiosi no, ci farà trilioni di complimenti sul nostro lavoro anche se non ha capito esattamente cosa facciamo, ci whatsapperà a sorpresa quando la sindrome premestruale sembra avere la meglio e ci telefonerà magicamente proprio nell’attimo in cui stiamo per affondare il cucchiaio nella Nutella, impedendoci la strage di quegli innocenti dei nostri sensi di colpa.
Superata la fase stupore e meraviglia, ovvero quella del pop-corn ovarico, capiremo presto che il testosterone whatsappante altro non è che un trombeur de femmes.
Sì, proprio quel genere di uomo che abbiamo sempre vietato alle nostre amiche o che abbiamo dovuto contrastare a suon di tequila bum bum consentendo alla nostra memoria a breve termine di non fare troppi danni e che invece ora, vibrazione dopo cinguettio, si è insinuato nella nostra vita mettendo a dura prova orgoglio e ceretta.
Cosa fare?
Ricordiamolo: le parole sono importanti. Trombeur de femmes. Trombatore seriale. David Scoperfield.
Una volta appurato il caso, il da farsi ci apparirà scontato, chiaro, lapalissiano. E naturalmente agiremo esattamente al contrario di ciò che ci siamo imposte.
Le dinamiche sono sostanzialmente sempre le stesse.
FASE 1 – L’approccio entusiasta.
Sei la più figa del globo terracqueo, sei magrissima, bellissima, quando parli mi sembra di sentire la Filarmonica di Forlimpopoli, sono certo che cucini meglio di mia madre, il tuo lavoro è il più pazzesco che abbia mai sentito e gli shorts ti stanno meglio che a Scarlett.
FASE 2 – Le conferme da social network e messaggeria.
Se fino a ieri a piovere erano solo polpette, ed evidentemente le abbiamo mangiate tutte, da oggi i like saranno i protagonisti della più scoppiettante storia che la letteratura mondiale abbia mai concepito. Ogni foto sarà un campo in cui seminare fiori, ogni post sarà l’aforisma del secolo, ogni canzone sarà la vostra. Seguiranno whatsappose affermazioni e richieste più o meno chiare.
FASE 3 – L’invito.
A cena, a pranzo, per l’aperitivo, a un evento, al picnic dei nipoti di zia Carolina, alla circoncisione del figlio del vicino di commare Isidora, alla presentazione del libro del cugino del compare di Fosco, la fantasia, in questa fase, non avrà limiti. Aspettatevi di tutto.
FASE 4 – L’invito ripetuto.
Avevate detto di no per tirarvela un po’? A lui non importa. È un cliché vecchio come i biscotti che avete nascosto per i momenti di crisi. Ripartirà in quarta, certo che cederete come la mozzarella che si scioglie sulla pizza. Lui ha l’asso nella manica. L’occasione alla quale non potrete dire di no perché vi lusingherà così tanto che se non c’andate per lui, c’andrete per voi stesse. Ma a lui non interessa, perché tanto sarete lì, belle e brillanti, sicure di voi e ammalianti come Amelia la strega che ammalia.
FASE 5 – Mo ce provo.
Lo sapevate. Non fate le ingenue. Sapevate che, accettando l’invito, il polpo d’amor