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Filosofia per tutti: Il modo migliore di prendere la vita
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Filosofia per tutti: Il modo migliore di prendere la vita
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Filosofia per tutti: Il modo migliore di prendere la vita

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About this ebook

“Chi afferma che l'ora del filosofare non è ancora giunta o che è già trapassata assomiglia a chi dicesse che non è ancora giunta o che è già finita l'ora della felicità. Perciò tanto il giovane quanto il vecchio conviene che filosofi”. Così scrisse Epicuro. E aveva ragione. Giovani e vecchi, uomini e donne, credenti e non, istruiti o ignoranti, tutti, ma proprio tutti, devono imparare a filosofare.
Dunque, filosofare non è una materia per specialisti ma per tutti. Tuttavia per imparare occorrono strumenti adatti. Per ciò è stato realizzato il presente libro, per offrire a tutti la possibilità di un concreto avviamento allo studio della filosofia. Uno strumento prezioso e in qualche misura raro. Ci sono molti libri di filosofia scritti da specialisti e per specialisti. Altri, rivolti a un pubblico più vasto, sono spesso superficiali e banali. E poi ci sono i manuali scolastici che, benché pregevoli, non sono stati quasi mai di grande aiuto per l’apprendimento.
In questo libro, che aspira davvero a essere tascabile o a definirsi manuale, l’autore mette a frutto la sua lunga e ricca esperienza di insegnante, di studioso, di divulgatore, per provare a vincere una difficile sfida. Fornire uno strumento nuovo che sia davvero adatto a incoraggiare e avviare tutti verso la conoscenza della filosofia. Che è una storia di scienza e di saggezza. Essa è ancora viva nel nostro mondo, dopo venticinque secoli di presenza. Viva e giovane.
LanguageItaliano
Release dateMay 16, 2015
ISBN9788861556089
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    Filosofia per tutti - Carlo Monaco

    Carlo Monaco

    FILOSOFIA PER TUTTI

    Il modo migliore di prendere la vita

    Collana I Saperi n. 2

    Copyright © 2014 Giraldi Editore

    I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati.

    commerciale@giraldieditore.it

    info@giraldieditore.it

    www.giraldieditore.it

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    ISBN 978-88-6155-608-9

    Proprietà letteraria riservata

    © 2014

    Edizione digitale realizzata da Fotoincisa BiCo

    Indice

    Premessa 5

    1. Filosofia e linguistica 

    1.1. Che cos’è la filosofia? 

    1.2. Da dove si comincia? 

    1.3. La parola orale è meglio di quella scritta? 

    1.4. Cos’è l’ermeneutica? 

    2. Filosofia e geografia 

    2.1. Occidente e Oriente 

    2.2. I luoghi della filosofia 

    2.3. Le piazze e le scuole 

    3. Storia della filosofia 

    3.1. La filosofia antica 

    3.2. La filosofia medioevale 

    3.3. La filosofia moderna 

    3.4. La filosofia contemporanea 

    4. Il mondo della logica 

    4.1. La Verità 

    4.2. Il dubbio 

    4.3. Fatti e valori 

    5. Filosofia e scienza 

    5.1. Discorso sul metodo: il razionalismo 

    5.2. Discorso sul metodo: l’empirismo 

    5.3. Il metodo sperimentale 

    5.4. Le scienze umane 

    6. Cos’è la metafisica? 

    6.1. Essere e divenire 

    6.2. Idealismo e materialismo 

    6.3. Unità e pluralità 

    7. Etica 

    7.1 La scienza del bene e del male 

    7.2. Libertà vo’ cercando 

    7.3. Seguir virtute 

    7.4. L’utilitarismo 

    8. La politica 

    8.1. Il mondo reale 

    8.2. I modelli desiderabili 

    8.3. La società possibile 

    9. La filosofia estetica 

    9.1. È bello quel che è bello? 

    9.2. De gustibus… 

    10. Filosofia e teologia 

    10.1. Si può dimostrare razionalmente l’esistenza di Dio? 

    10.2. Sull’immortalità dell’anima: sogni o realtà? 

    11. Teleologia: Il fine o la fine? 

    11.1. Ricchezza e miseria dello storicismo 

    11.2. Escatologia ovvero discorso sulle cose ultime 

    11.3. Nichilismo e speranza 

    Appendice. Cento grandi filosofi

    Premessa

    La filosofia è giovane. Ha solo 25 secoli di vita. La più convincente traduzione italiana della parola greca filosofia è desiderio di saggezza. Essa contiene, già nella formulazione di Platone, un bisogno inesauribile di saggezza. Un modello nel quale si condensano sia le conoscenze scientifiche che le scelte di vita. Saggio è colui che conosce la realtà ma soprattutto colui che nello stesso tempo sa vivere nel modo migliore.

    Così è nata la filosofia e così deve essere considerata ancora oggi. La ricerca dell’oggetto di studio, l’intreccio tra teoria e pratica, il rapporto con le religioni e con le scienze, l’aspirazione al bene e alla giustizia, i caratteri dell’attività poietica: ecco i nodi principali messi al centro della riflessione dai filosofi di ogni epoca.

    Nel presente libro si forniscono quadri ampi dei problemi e delle risposte ai temi filosofici. L’analisi storica non ne costituisce la struttura portante, ma solo il presupposto di riferimento. La divisione della materia e il filo conduttore delle diverse vie seguite dalla filosofia seguono le tracce di un’antica sistematicità di origine aristotelica, che parte dalla logica come strumento di ricerca per svilupparsi lungo le vie dei modelli teorici di conoscenza, dell’attività morale e politica, e della creazione estetica.

    Non si prescinde mai dalla molteplicità dei punti di vista e dalla laicità della ricerca stessa.

    Così impostato il libro mostra una sua assoluta originalità e si distingue sia rispetto alla pubblicistica di carattere scolastico e accademico, sia da una saggistica sempre più diffusamente incline alla semplificazione o addirittura alla banalizzazione.

    L’autore, mettendo a frutto la sua ricca esperienza didattica e divulgativa, sviluppa i vari temi con un’accurata selezione di essenzialità e scrive in uno stile comprensibile e mai banale. Il libro risulta accessibile a tutti coloro, studenti e adulti, che desiderano entrare nel mondo della filosofia e nella molteplicità delle strade da essa aperte, pur senza esserne specialisti.

    Insomma in questo libro la buona filosofia è alla portata di tutti.

    1. FILOSOFIA E LINGUISTICA

    1.1. Che cos’è la filosofia?

    Ogni scienza specifica, dalla matematica alla psicologia, ha una sua carta di identità, nella quale vengono definiti il proprio oggetto e il metodo di studio. La filosofia no. Per definire in modo compiuto la natura della filosofia servirebbero molti volumi. Oppure si può essere brevi solo parlando in modo sommario e allusivo.

    Un antico poeta persiano vedeva l’universo simile a un grande manoscritto, del quale però sono andate perdute la prima e l’ultima pagina. Non è possibile sapere come quel libro cominciasse né come probabilmente finirà. Filosofia è proprio la ricerca di quelle pagine, la prima e l’ultima, e la storia della filosofia ci fornisce i risultati di questa ricerca.

    Qualcuno ha definito la vita come un grande mercato. C’è chi va al mercato per realizzare affari e chi per divertirsi. Il filosofo va al mercato della vita per osservare e capire esattamente tutto ciò che vi accade.

    Nel mondo mediterraneo il primo che usò la parola filosofia fu Pitagora, vissuto tra la Grecia e la Calabria nel VI secolo a.C. Egli riteneva che il principio costitutivo di tutta la realtà fosse il numero e che perciò la matematica dovesse essere alla base di ogni conoscenza. L’universo è strutturato come un rigoroso libro di matematica e si muove in modo armonico, generando un grande concerto musicale.

    A partire da quella riflessione si cominciò a definire filosofi coloro che stanno a metà strada tra la sapienza e l’ignoranza. Sapiente è colui che sa tutto. Egli ha già tutto. Non ha bisogno di compiere alcuna ricerca. Se esiste davvero, certo il sapiente è un dio. Ignorante è, al contrario, chi non sa nulla e non avverte neppure il bisogno di conoscere. Paragonati agli animali, gli ignoranti sono come un gregge di pecore. I filosofi sono ignoranti ma desiderosi di sapere. Avvertono la vita come una mancanza di sapienza, ma si impegnano nella ricerca di essa, in modo costante e mai del tutto appagato. Amano la sapienza e cercano di possederla, come un amante che desidera l’amata. Non ci riescono del tutto, ma non si arrendono mai. Potenzialmente sono filosofi tutti gli uomini, ma pochi sono davvero coloro che fanno della ricerca filosofica la regola primaria della propria vita.

    Quasi contemporaneo di Pitagora fu Eraclito, un pensatore vissuto a Efeso in Asia Minore. I suoi contemporanei lo definirono oscuro a causa delle serie difficoltà interpretative dei suoi aforismi. Anche lui usa la parola filosofia. Ammette come necessità che i filosofi siano indagatori di molte cose, ma essi non devono disperdersi. La ricerca non deve smettere di tendere verso il principio unitario di tutta la realtà e di tutta la conoscenza, l’archè. Questo principio basilare di ogni cosa non può essere trovato tra gli elementi del mondo naturale e neppure nella matematica. Non può essere né l’acqua, né l’aria, né la terra, né il fuoco. Esso, secondo Eraclito, va cercato nel logos, cioè nella parola carica di messaggi ordinati e significanti.

    Con Platone, vissuto tra il V il IV secolo a.C., il percorso della filosofia si dispiega in tutte le sue strade, lasciando impronte incancellabili su tutto il pensiero successivo fino ai nostri giorni. Secondo Platone la chiave che spiega il passaggio dall’ignoranza alla scienza è l’eros, l’amore, inteso come desiderio dell’anima di liberarsi dalla prigionia corporea per tornare in quel mondo iperuranico dove esisteva e viveva, libera e immortale, già prima della nascita di ciascuna persona. È l’eros che ci spinge a liberarci dalle catene della schiavitù umana e a cercare e a possedere tutto intero il bello e il bene. Filosofo non è colui che vede le ombre del mondo che ci circonda come se fossero la vera realtà, e neppure colui che dedica tutta la sua vita alla ricerca di ricchezze e all’accumulazione di beni materiali e di cose limitate. Filosofo è invece colui che cerca di capire, cioè di possedere, ciò che è sempre allo stesso modo, le essenze eterne o idee.

    Aristotele, l’altro genio dell’antica filosofia greca, vissuto nel IV secolo a.C., preferisce la strada della concretezza, quella che porta verso la nascita e lo sviluppo di tanti saperi scientifici settoriali. Ma essi, pur nella loro diversità, mantengono una profonda unità di metodo e di senso. Tutto il sapere è riferibile a tre precise capacità umane: il theorein, il prassein (o prattein) e il poiein. Teorico è il modo di vedere la realtà come in uno specchio, attratti solo dalla curiosità di capirla ma rimanendone distaccati. Teorico è il lavoro di ricerca scientifica, perché si propone di descrivere la realtà quale essa è effettivamente, quando si applica al mondo della logica o a quello della natura, ma anche quando cerca di costruire una filosofia prima, cioè una scienza dell’essere in quanto tale. Pratica è la capacità umana di agire, di fare delle cose, sia in senso tecnico-lavorativo che morale e politico. Poetica è l’attività creativa, propria dell’arte in tutte le sue manifestazioni, quella che fa emergere dal nulla immagini, suoni, parole, forme. Se una è la ragione che opera nell’uomo, tre sono invece le forme in cui essa si manifesta: ragion pura cioè teoretica, ragion pratica e ragion poetica.

    Gli antichi greci, dunque, hanno inventato la filosofia come ricerca unitaria di verità. Nella filosofia essi riuscivano a far coesistere la scienza, l’amore, la poesia e l’invenzione politica. Ma nel corso dei secoli successivi, e fino ai nostri giorni, questa unitarietà spesso è stata messa in discussione o si è persa. La filosofia è andata modificando o restringendo il suo oggetto di studio. Qualcuno si è spinto, nel mondo contemporaneo, fino al punto di proclamare la morte della filosofia.

    Già nell’età ellenistico-romana la filosofia aveva abbandonato i terreni della metafisica e della politica e si era concentrata sulla logica, sulle scienze naturali e soprattutto sulla morale, intesa come ricerca individuale di piacere o di serenità.

    Nel mondo cristiano delle origini la filosofia fu vista più come nemico da combattere che come logos con cui confrontarsi. "Badate a non farvi ingannare dalla filosofia" ammoniva San Paolo. Eppure, anche tra ritardi e contraddizioni, molti pensatori cristiani si avvicinarono alla filosofia in modo più sincero e aperto, convinti che la verità divina non potesse essere radicalmente diversa da quella della ragione naturale. E tuttavia persino San Tommaso d’Aquino, il pensatore cristiano medioevale più vicino allo spirito della filosofia, non poteva negare il ruolo ancillare, cioè servile, della filosofia rispetto alla teologia.

    Nell’Europa moderna la filosofia sembra rinascere in tutto il suo antico splendore. Cartesio ne diventa l’alfiere, convinto che bisogna dubitare di tutto e che bisogna riconoscere come vere solo le idee che risultino evidenti, cioè chiare e distinte, alla nostra mente. La filosofia per lui è come un grande albero "le cui radici sono la metafisica, il tronco la fisica, e i rami tutte le altre scienze". Sulla sua scia l’olandese Spinoza scrive il suo capolavoro, Ethica, in cui, facendo uso di un rigoroso stile matematico, parla di tutto: di Dio, del mondo, dell’uomo, della schiavitù umana e della libertà. Sembra di risentire l’antico respiro di Platone.

    Ma un tale ritorno di fiamma filosofica non dura molto a lungo. A metterla in crisi ci pensano le singole scienze, che crescono e si moltiplicano. Ciascuna di esse rifiuta di essere considerata semplicemente come il ramo di un albero ma aspira a una totale autonomia. Da un altro lato la critica radicale, e per certi aspetti definitiva, alla possibilità di costruire una scienza metafisica, viene mossa da Kant. Quando si parla in termini razionali di Dio, dell’anima, del cosmo, si perdono i contatti con la realtà e si diventa sognatori o visionari.

    La riflessione a noi contemporanea appare divisa tra chi pare adeguarsi a un destino di marginalità della filosofia, ridotta entro confini limitati e angusti, se non addirittura morta e sepolta, e chi, non rassegnandosi alle nuove forme di pensiero debole, aspira a rifondare un nuovo nucleo unitario del sapere.

    La filosofia idealistica tedesca, soprattutto nella formulazione di Hegel, ritorna all’antica radice dello Spirito, la forza nascosta che agisce sotto le spoglie dell’uomo, del suo pensiero e della sua storia, che ne sono la fenomenologia, cioè la rivelazione. Ma l’unità hegeliana dello Spirito, che viene definita con il motto il vero è l’intero, rappresenta più una forma di religione immanentistica, una teologia mascherata, un aggiornamento del trascendentalismo cristiano, che non una nuova lettura unitaria del mondo e della vita. Il sapere logico e quello scientifico, ormai sviluppatisi in modo rigoglioso e autonomo, sono, per l’idealismo, estranei alla vera conoscenza, se non addirittura ostili.

    Una resa incondizionata rispetto alle possibilità di una nuova fondazione della filosofia viene proclamata dall’esistenzialismo, a partire già dai suoi precursori Pascal e Kierkegaard. Ogni uomo è solo. L’Io ha perso ogni rapporto con i suoi simili e con la realtà esterna. La condizione umana è quella di un naufragio, in cui ognuno è abbandonato al mare in tempesta. Da un tale stato di angoscia e di disperazione si può uscire in due modi: o con l’accettazione rassegnata della realtà come destino o con il totale abbandono nella scommessa di un Dio salvatore. Tutto il resto è vaneggiamento.

    Ma c’è da chiedersi se davvero non resti alla filosofia altro compito che la rassegnazione a questi esiti sostanzialmente nichilisti dell’intero percorso culturale di 25 secoli o il rifugio in ambiti fideistici più tranquillizzanti come ultima spiaggia dell’esistenza. Non credo che le cose stiano davvero così. La filosofia ha ancora importanti compiti da svolgere.

    C’è prima di tutto una insostituibile funzione critica, quella stessa che aveva evidenziato Kant. È vero, rispetto all’enorme quantità di cose scoperte o da scoprire, che la filosofia non ha un piccolo orticello suo proprio da coltivare. Tutto ciò che è conoscibile è diviso tra un numero crescente di scienze specialistiche. La filosofia, poi, non ha un suo metodo di studio specifico che risulti diverso da quello scientifico, altrimenti sconfinerebbe nella religione. Ma a quale sapere rigoroso, che non sia la filosofia, può essere affidato il compito di mettere in discussione le metodologie e i risultati propri di ciascun settore scientifico? Se le risposte alle domande devono essere univoche perché una è la verità, se una è la risposta che dobbiamo dare alle nostre ricerche di senso in tutte le situazioni della vita, come potremmo rassegnarci alla Babele inevitabile della frantumazione e della dispersione specialistica del sapere?

    In questa direzione si muove, ad esempio, la moderna filosofia della scienza, una scuola di pensiero che ha preso l’avvio con il Circolo di Vienna. Si trattava di un gruppo prodigioso di scienziati e di filosofi che si ritrovavano a Vienna. Il nazismo cercò di distruggerlo ma in realtà finì per disseminare i suoi esponenti in tutti i continenti. Al centro della loro ricerca c’è l’analisi del linguaggio, non solo di quello scientifico ma anche di quello comune. A poco a poco la filosofia giunge con Wittgenstein a definirsi come un insieme di giochi linguistici.

    Ma c’è anche un’insostituibile funzione etica della filosofia, a cui essa non può rinunciare e che neppure può delegare ad altri. In gioco ci sono i valori morali individuali e quelli sociali della collettività. I luoghi privati e pubblici nei quali le antinomie etiche si sviluppano devono rimanere aperti alla ricerca e al confronto permanente. È sembrato a molti, negli anni attorno al 1968, che una valida ricerca di funzione sociale potesse trovare un punto di incontro nel marxismo. Là potevano confluire le tante tendenze che cercavano un’interpretazione filosofica del destino degli uomini, in quanto non puramente individui ma membri della società. Poi il disegno mondiale costruito sotto il nome di Marx è crollato tragicamente e l’impianto ideologico di quel modello di pensiero, di derivazione hegeliana, è stato messo a nudo. Ma neppure dopo la crisi del marxismo la filosofia può rinunciare alla sua funzione critica. Oggi ancor più di ieri.

    Socrate, parlando in difesa di se stesso davanti ai giudici che lo avevano condannato a morte, nell’anno 399 a.C., dice tra l’altro, secondo il racconto di Platone: "supponiamo che voi, o giudici, mi diciate: o Socrate, noi ti lasciamo libero a patto che tu non perda più il tuo tempo nella filosofia e lasci perdere le tue ricerche e i tuoi insegnamenti. Io così risponderei: miei cari concittadini, io vi sono obbligato e vi amo, ma obbedirò alla voce interiore piuttosto che a voi. Non cesserò mai di filosofare".

    Fedele a Socrate la filosofia va avanti, anche in un mondo sempre più difficile, complesso e affascinante.

    1.2. Da dove si comincia?

    Quello dell’inizio è il problema più difficile della filosofia: inizio del discorso e inizio della realtà. Non c’è una strada a senso unico.

    Potrei cominciare nel modo stesso dei primissimi filosofi greci (Talete, Anassimandro, Empedocle...) dicendo che in principio (archè in greco) c’erano gli elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco, o almeno uno di essi. Ma sappiamo che ci sono anche altre vie tra cui scegliere il punto di partenza. Se dicessi, come è scritto nella Bibbia, che in principio Dio creò il cielo e la terra, comincerei da un unico essere, invisibile, immateriale, trascendente e assoluto. Se però volessi dar retta a Socrate o a Sant’Agostino dovrei evitare di partire da realtà esterne, siano esse materiali o spirituali, ed entrare, invece, in me stesso, alla ricerca di una verità interiore. Il Vangelo di Giovanni ci indica una quarta strada: in principio c’era il verbo, o il logos, cioè la parola.

    La strada della parola mi sembra molto attraente e convincente, se non altro per la semplice ragione che qualunque cosa io pensi non posso prescindere dalle parole con cui essa viene detta. Su questa strada almeno potrei evitare di confondere le parole con le cose che le rappresentano, il significante con il significato. Anche ammesso che le parole siano una rappresentazione fedele delle cose, quasi una fotografia, nessuno di noi confonderebbe la fotografia con la cosa fotografata.

    Dunque, in principio c’era la parola. Ma subito si aprono due strade: la parola di Dio o quella degli uomini? Chi vuole scegliere la parola di Dio rinunci a

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