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Increspature: Poesie
Increspature: Poesie
Increspature: Poesie
Ebook253 pages40 minutes

Increspature: Poesie

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Poesia elementare. Poesia di ricerca.
Poesia degli incanti, pulsazione di metafora vivente.
Poesia agli incroci dei segni, agli incontri delle emozioni.
Poesia intimista e romantica, nella nube che siamo.
Ascolto degli eventi, dei fenomeni.
“Lasciar parlare le cose”. Evento. Fotografia del momento.
Poesia di ricerca in prospettiva filosofica, fenomenologica, ermeneutica. Poesia dell’anima (Yoga, Zen, Mahamudra, Dzogchen, ...) e spirituale in senso lato.
Roberto Ciuffoletti, giornalista professionista. Nel 2003 ha tradotto e curato “Come inventammo l'aeroplano” di Orville Wright per Aquilegia Edizioni.
LanguageItaliano
Release dateSep 21, 2019
ISBN9788834187678
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    Increspature - Roberto Ciuffoletti

    Roberto Ciuffoletti

    Increspature

    Poesie

    UUID: 2532b6fa-91f2-11e9-b7bb-bb9721ed696d

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice delle sezioni

    1982, verso una stella

    1982-1983, Vipiteno-Sterzing

    1983-1984

    Una dodicesima casa

    C’è ancora un istante per parlare

    Aria

    Postfazione

    Ai miei genitori e ai miei insegnanti

    a Nietta, Nausicaa e Giotto

    Una poesia elementare, Un’emozione vibrante e debordante che ‘intende’.

    "C’è quello che viviamo, anzi quello che ‘si’ vive, come schiuma emozionale, e sempre contemporaneamente ‘dentrofuori’ del mondo, anzi ‘dentrofuorimondo’ tutto assieme contemporaneamente. La poesia è un ritrovare, un riavvicinarsi a questo strato... ".

    E allora la poesia riconosciuta, proiettata o progettata nelle ‘cure’ della vita quotidiana è anche un’etica. E nella scrittura, ma già in ogni intendere accorato, la poesia è anche filosofia. "Incanto, metafora, rappresentazione vivente. Sbocciare essenziale, effervescenza".

    ... scrivere le scintille esperienziali delle cose quotidiane, che si palesano proprio nelle situazioni apparentemente più insignificanti.

    (Qualche riga dalla Postfazione in fondo a queste pagine).

    1982, verso una stella

    Sono passati più di trent’anni da quando scrivevo queste poesie. Parlano dei miei quindici mesi in artiglieria da montagna (alpini) e del ritorno a casa.

    A volte il linguaggio è spigoloso. Non è un vezzo voluto, è stata colpa delle parole stesse, che si presentavano così, mentre si materializzavano, mentre il linguaggio emerge e dall’emozione cerca di alzarsi alla parola quotidiana e superficiale.

    Proprio così ho avuto l’impressione di trovarmi nel luogo della poesia.

    Le nuvole spumeggiano forte

    nel cielo trasparente scuro.

    Spumeggiano forte come occhi di ragazze innamorate.

    Lì penso a quello che diceva: ‘‘solo, tra mari e cieli’’.

    E ho voglia di lottare forte

    con le corde, le scotte,

    il vento.

    Le nuvole passano veloci sopra,

    mentre sull’altana sto ben sveglio.

    I pensieri corrono veloci a tutto,

    e ho sete di te a non finire.

    All’imbrunire

    a ovest c’è un dolcissimo colore.

    Ancora di più sgorgano forti pensieri,

    piano.

    Al corpo di guardia,

    con luce giallastra,

    pochi mobili,

    si studia,

    si riposa,

    si scrive.

    Seduto sul muretto,

    ai muli.

    Di fronte passa una coppia anziana,

    si ferma al ponticello con figlia e nipote.

    Non vedo bene i visi,

    ma tolgo il cappello

    perché gli sguardi s’incontrino.

    Sul muretto

    uno strano insetto nero,

    brutto, ma tutto indaffarato,

    ogni tanto s’impiglia nel filo di una vecchia ragnatela.

    E da quel muretto

    lo sguardo spazia felice

    lontanissimo

    mentre le rondini fanno voli pazzi.

    Un vecchietto

    fa movimenti strani

    cammina stanco.

    La gente lo guarda così.

    Ma cinquant’anni fa

    le braccia oscillavano più del necessario

    le ragazze lo seguivano con lo sguardo.

    Nella geometria delle brande allineate

    pantaloni verdi a sbuffo.

    Parlano di avvenimenti lontani,

    poster di dive, lettere amate,

    di corse, di morte.

    Con questi stessi pantaloni

    scrivo appoggiato alla branda

    in un tiepido

    e felice giorno di pace.

    Per i corridoi, nell’Aula Studio,

    sto, e passo tranquillo.

    Di tanto in tanto,

    passando alla finestra,

    un tuffetto al cuore.

    Ho le mani forti

    e il cuore immenso.

    E dentro c’è un lago di caffelatte

    che vive profondamente come il mare.

    Solo, cammino piano e con forza,

    cercando spesso nelle mie mani

    quello che le rende mani da papà.

    Col viso dolcissimo e deciso

    una ragazza squaw.

    Voglio essere io, ancora,

    che batte le pietre,

    che segue i bisonti.

    Chiedono al mio compagno

    lui... un’incertezza nel parlare, e poi l’altra,

    e in mezzo una breve corsa felice

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