Storia degli Asburgo di Spagna
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Storia degli Asburgo di Spagna - Giacomo Carrus
Bibliografia
Introduzione
Rispetto alla Storia dell'Europa nell'età Moderna la storiografia ufficiale ha portato avanti per lungo tempo l'idea secondo la quale l'occidente europeo, nei secoli in questione, sia stato caratterizzato dallo sviluppo di monarchie assolute con caratteri fortemente 'nazionali', nettamente distinte dalle altre potenze straniere e raccolte attorno ad una pretesa omogeneità di popolo rappresentata dalla figura del sovrano assoluto. Tale idea è figlia di una storiografia novecentesca influenzata dal presente, o dal più recente passato, caratterizzato dal trionfo di quelle ideologie sovraniste e nazionaliste affatto recenti e dunque non appartenenti all'età Moderna. Piuttosto la loro nascita va inscritta nell'ambito di derive di pensiero appartenenti al XIX secolo che hanno fatto da 'culla' a quella che sarà l'esplosione dei nazionalismi reazionari che percorrerà l'Europa nella prima metà del '900, l'onda lunga dei quali ancora oggi, con rinnovato vigore, scuote il Vecchio Continente.
Per scardinare l'idea di un'Europa composta da tante realtà nazionali monolitiche ben distinte tra di loro e storicamente giustificate dalla loro Storia secolare si è scelto di analizzare i caratteri fondamentali di quella potenza della Storia Moderna che può essere considerata il padre putativo dell'Europa odierna: la cosiddetta monarchia 'spagnola' (per quanto di Spagna non si possa a rigore parlare prima del XVIII secolo) o, più correttamente, monarchia asburgica. Fu questa una realtà multiforme, composita, unita nella figura del sovrano ma costituita da una moltitudine di società, culture e civiltà differenti. Nessuna omogeneità di popolo, culturale o amministrativa. Il culmine della complessità, per lo meno da un punto di vista quantitativo in termini di territorio, fu raggiunto già nel suo primo secolo di storia sotto il regno di Carlo V, il sovrano a cui si attribuisce l'affermazione secondo la quale sul suo 'impero' non tramontasse mai il sole. Un sovrano che regnò su uno stuolo di territori che andavano dalle Americhe all'area germanica e dai Paesi Bassi alle coste dell'Africa, ognuno con le sue peculiarità culturali, amministrative e perfino, in certi casi, religiose, a comporre un grande 'mosaico' di realtà sostanzialmente differenti. Un 'mosaico' che segnò per circa tre secoli la Storia europea e del Nuovo Mondo.
Passando attraverso la disamina delle fasi iniziali di nascita e sviluppo del colosso asburgico, durante le quali prendono corpo le sue istituzioni fondamentali, abbiamo proceduto verso il momento in cui, con Filippo II, il baricentro del dominio degli Austrias si sposta verso occidente, Madrid costituendone il cuore pulsante. Emerge in questo momento storico una corrente di fondo in fin dei conti già presente, pur 'sommersa' sotto Carlo V. Una certa tendenza ad una visione 'castigliana' della politica estera.
Se negli anni a venire, in misura differente, ogni componente della monarchia dà il suo contributo allo sforzo complessivo dell'insieme, è anche vero che l'impressione rimane quella di una linea di politica estera di lungo respiro nel solco della Castiglia e dei suoi valori, per quanto istituzionalmente sia sempre forte e presente la volontà dei sovrani di mantenere intatta la caratteristica fondamentale della monarchia, vale a dire la già citata natura composita fondata sul rispetto dei fueros, l'insieme dei privilegi e delle consuetudini di ogni sua componente.
La difesa dei fueros sarà lo scudo che verrà alzato ogni qual volta si faranno tentativi in direzione di un maggior coordinamento e una maggior centralizzazione all'interno della monarchia asburgica, e contro questo scudo si infrangerà l'ultimo grande tentativo del conte-duca di Olivares di dare alla monarchia una natura, potremmo dire oggi, 'federativa' attraverso l'Union de las armas, un atto ancor più politico che militare, se è vero, come sosteneva Carl von Clausewitz, che la guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi.
Giacomo Carrus
La nascita del 'mosaico' asburgico
La Storia della monarchia composita asburgica ha inizio nella penisola iberica del XV secolo. Alla metà del secolo la regione si trovava divisa tra il regno del Portogallo, la Corona di Castiglia, i territori peninsulari della Corona d'Aragona e il Sultanato di Granada, l'ultimo dei regni di Taifas a resistere dopo l'avanzata dei regni cristiani nell'ambito del processo di reconquista che interessò i secoli precedenti.
Si può porre come data di nascita della monarchia composita il 1469, anno del matrimonio tra Isabella di Castiglia, sorellastra del re castigliano Enrico IV e, in quel momento, considerata l'erede legittima, e Ferdinando d'Aragona, figlio ed erede del re aragonese Giovanni II. Peraltro Isabella e Ferdinando dovettero richiedere la dispensa papale per poter unirsi in matrimonio in quanto vi era un problema di consanguineità. Nel 1412 con il Compromesso di Caspe la Corona d'Aragona passò nelle mani di un ramo cadetto della dinastia castigliana dei Trastàmara, e per questo motivo i due futuri sposi si trovavano ad essere cugini di secondo grado (il nonno paterno di Isabella era fratello del nonno materno di Ferdinando). La bolla papale che autorizzava il matrimonio arrivò ma si rivelò poi essere un falso prodotto per volere dell'arcivescovo di Toledo Alfonso Carrillo de Acuña in accordo con Giovanni II. Ad ogni modo ciò non fu affatto di impedimento per la celebrazione del matrimonio.
A questo punto però è utile interrogarsi sulle cause che spinsero i due giovani ad unirsi in matrimonio ponendo le basi per un'unione delle due Corone. Se guardando oggi la cartina della penisola iberica può sembrarci che la loro unione fosse un processo