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Perché non lei
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Perché non lei

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About this ebook

C'è forse qualcosa di più semplice e allo stesso tempo complesso dell'amore? All'apparenza certamente no. Ma leggendo tra le righe di ogni storia, di tutte le storie, è possibile vedere, a volte addirittura sentire, il dolore, i dubbi, le insicurezze di chi sa di amare ma non ha il coraggio di ammetterlo. A Nicoletta accade proprio questo: l'incontro con Andrea, pittrice di successo, donna forte e fragile allo stesso tempo, la turba così profondamente da sconvolgerla con una forza per lei inconsueta. La caparbietà dell'una contro i timori dell'altra. Le certezze di una vita contro l'ignoto. E, su tutte, una domanda: perché non lei?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateSep 10, 2019
ISBN9788831635967
Perché non lei

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    Perché non lei - Marisa Giaroli

    Alice

    CAPITOLO 1

    Sono i giorni di novembre tradizionalmente conosciuti come l’Estate di San Martino, ma la mattina è umida e fredda, come lo sono le giornate in autunno nella Valle Padana.

    A mezzogiorno la piazza centrale della città è semideserta e le poche persone che vi transitano lo fanno velocemente, perché quello è un punto dove il vento non scherza. A una estremità è riapparso l’uomo delle caldarroste e il profumo invitante si diffonde nell’aria.

    In un antico palazzo, situato in un angolo del piazzale, c’è una nota galleria d’arte che in questi giorni espone la personale di una pittrice. L’artista è seduta all’interno della sala e sfoglia svogliatamente una rivista. Durante la mattina sono entrate solo due persone a visitare la mostra.

    L’idea di esporre in quel luogo, soprattutto in quei giorni, è stata di un critico d’arte suo amico. Ricorda ancora le sue parole: «È una città che vanta un passato carico di storia, che ha avuto un grande impulso artistico e culturale sotto gli Estensi. È una buona piazza per gli artisti e per di più questa è una zona ricca d’industrie e con una notevole attività turistica».

    Lei si era lasciata convincere, anche perché da qualche tempo desiderava visitare quella città e conoscerne l’aspetto artistico e monumentale.

    Un’ombra, ferma davanti alla vetrina, distoglie la pittrice dalla lettura. È una giovane donna.

    La sconosciuta indossa un cappotto grigio sotto il quale s’intravedono calzoni di velluto nero. Non sembra interessata alle tre tele adagiate su un cavalletto, perché si toglie i guanti di pelle e inizia a specchiarsi, poi cerca di avvolgere la testa in un foulard per proteggersi dal vento. C’è qualcosa di allegro in quei gesti e la pittrice, incuriosita, rimane a osservarla.

    La massa morbida dei lunghi capelli biondi della sconosciuta scompare sotto la seta dai colori vivaci.

    Si specchia ancora e, soddisfatta, si allontana.

    L’artista ci rimane veramente male. Si alza scocciata. Quella donna è stata scortese, avrebbe potuto almeno dare un’occhiata ai quadri in vetrina. Risentita, decide di chiudere e di andare a pranzo.

    Per quel giorno ha finito. La mostra rimarrà aperta due settimane, ma lei intende fermarsi solo per la prima, lasciando poi al proprietario della galleria l’impegno di curare i suoi interessi. Si sono suddivisi i turni: lei ha preferito la mattina, perché desidera dedicare il pomeriggio a esplorare la città. Per quel giorno ha programmato una visita al museo d’arte moderna.

    ***

    La mattina successiva, quasi alla stessa ora, la sconosciuta passa di nuovo davanti alla vetrina. Con una mano regge una cartella di pelle chiara e nell’altra ha dei libri. La pittrice la riconosce immediatamente per il foulard, che ora porta al collo. I capelli sono trattenuti da un laccio e la coda bionda scende fino alle spalle, lasciando scoperto un viso fine, dai lineamenti delicati. Il labbro superiore sporge leggermente in avanti.

    Deve essere un’insegnante pensa la pittrice incuriosita. Vediamo se si specchia anche oggi!.

    No. Non lo fa. Il suo sguardo va da una tela all’altra, infine si ferma su una in particolare: un’opera di dimensioni contenute, ma che rivela una preparazione e una tecnica di alto livello.

    Si sente attratta, senza una ragione ben precisa, da ciò che è impresso sulla tela: una donna in piedi sopra uno scoglio. La figura sembra in procinto di andarsene perché il corpo è in parte rivolto verso la terra, ma il capo è girato verso il mare. Sembra in attesa di qualcosa, forse di una nave… o di un uomo pensa la donna. Chiude gli occhi un attimo, li riapre lentamente e per alcuni lunghi istanti rimane come rapita.

    Alla fine fa un lungo sospiro e scompare.

    La pittrice rimane un momento con lo sguardo fisso nel vuoto lasciato dalla sconosciuta. Prende poi una sigaretta e, mentre l’accende, non avverte più quel sentimento di antipatia del giorno precedente ma al contrario è pervasa da una forte curiosità nei confronti di quella persona singolare.

    Avverte un vago desiderio di conoscerla.

    Visto che il quadro ha destato il suo interesse, tornerà sicuramente a vederlo: deve fare in modo di parlarle. Rimane pensierosa per alcuni istanti poi, sorridendo, va verso la vetrina, toglie la tela e la appende a una parete. Un po’ in disparte.

    Il giorno dopo è sabato, la sconosciuta non si fa vedere e la pittrice rimane delusa.

    ***

    È domenica pomeriggio e Nicoletta, per tutti Nichi, è seduta su una poltrona del soggiorno. Giuseppe, l’uomo col quale convive da cinque anni, è partito per Udine, dove lavora da qualche tempo.

    Quel giorno, a pranzo dai genitori di lei, aveva spiegato, scrutando il cielo dalla finestra: «È meglio che mi prepari, mi attende un lungo viaggio».

    «Fai bene a metterti in strada finché c’è luce» era intervenuto il padre di Nichi «perché le previsioni danno nebbia in quella zona».

    Arrivati nel loro appartamento, lui aveva notato il lieve velo di tristezza sul volto della compagna. L’aveva stretta tra le braccia e, baciandola, aveva detto: «Ho già chiesto una settimana di ferie a gennaio. Andremo a Cortina. Ti piace l’idea?».

    Sì, le piaceva e, mentre lui finiva di vestirsi, lei era già con la mente sulle piste innevate.

    Ma ora è sola. Non ha compiti da correggere e non ha voglia di ascoltare musica. È sola e in attesa, come la donna di quel quadro. All’istante decide di andare alla galleria. La malinconia è sparita! I suoi passi sono veloci, mentre avanza sul marciapiede.

    Incredula, con il naso incollato alla vetrina, guarda il quadro che ora sostituisce quello che aveva suscitato il suo interesse. Rimane alcuni istanti incerta, infine spinge con decisione la porta a vetri e viene investita da una ventata d’aria calda.

    È un giorno festivo e ci sono molti visitatori ma Nichi neppure li vede, presa com’è dalla sua ricerca: in un attimo con lo sguardo fa il giro delle pareti.

    La pittrice, che è presente, vedendola entrare ha avuto un brivido di piacere; le sorride e le si avvicina.

    «Credo che ciò che cerca sia da quella parte» sussurra con voce morbida, calda.

    La visitatrice trasalisce, si gira sorpresa per quell’accoglienza e rimane per un momento in silenzio a fissare la donna che ha parlato. Ne incontra gli occhi neri, lucenti, e lo sguardo divertito. La pittrice indossa un paio di pantaloni grigi con un maglione azzurro; è prestante, ma leggermente più bassa di lei.

    «Ho notato il suo interesse nei giorni scorsi» spiega la voce calda.

    Nichi annuisce e la segue verso la parete dov’è appeso il quadro che stava cercando.

    A pochi metri, il proprietario della galleria d’arte le osserva. Conosce Nichi perché è una delle insegnanti di sua figlia. Quando è entrata, le ha rivolto solo un cenno di saluto, senza smettere di conversare con alcuni visitatori e probabili acquirenti. Deve fare lui gli onori di casa, perché la pittrice preferisce restare nell’anonimato. Dopo qualche minuto, l’uomo si scusa con i suoi interlocutori e le raggiunge.

    «È un piacere vederla. Come sta signorina?».

    «Bene, grazie. Può dedicarmi qualche minuto?».

    «Certamente».

    «Vorrei acquistare questo quadro. Per favore, può dirmi quanto costa?».

    Al gallerista dispiace dover rispondere che non è in vendita e mentre lo fa lancia un’occhiata alla pittrice. Chissà che non abbia cambiato idea.

    Andrea, che non si è allontanata, si presenta: «Sono io la pittrice. Molto lieta, mi chiamo Andrea Albertini».

    Nichi si volta verso di lei, la scruta un attimo, poi le stringe la mano e si presenta:

    «Buongiorno, sono Nicoletta Fabbri. Nichi per gli amici e Coda di Cavallo per i miei studenti».

    Sorride divertita, anche gli altri due lo fanno. Poi il gallerista torna alle persone che ha lasciato.

    «Nicole, Nicole…» ripete Andrea. «Bel nome».

    Lo sguardo della professoressa si stacca da quel volto espressivo e si posa sul quadro.

    «Desidero acquistarlo» ripete.

    «Perché?».

    Gli occhi della visitatrice vagano con interesse sulle tele appese alla parete, poi si fermano nuovamente su quella che ha scelto.

    «Perché vuole comprarlo?» incalza la pittrice.

    Nichi si scuote e sorride. Avverte una corrente, un flusso di simpatia verso di lei.

    «Ci si può sincronizzare con un quadro?» domanda a sua volta.

    «Sì, certo, si può».

    Andrea ha colto anche la sfumatura d’intesa con cui la domanda è stata posta.

    La conversazione tra loro continua, si snoda piacevolmente spaziando dall’arte, alla scuola, alla città. Mentre l’ascolta, l’artista cerca di cogliere alcuni aspetti di quella giovane donna: lo sguardo che brilla di una luce calda, il sorriso che illumina il volto. Si è tolta la pelliccia di persiano nero rivelando la grazia del suo corpo: indossa un paio di calzoni di lana color avorio e una maglia che dà risalto ai suoi occhi nocciola cangianti. Attorno c’è un gran mormorio, ma non ne sono disturbate.

    «Mi piacerebbe portare i miei alunni a visitare la sua mostra» afferma pensierosa l’insegnante. Mentre lo fa, prende una sigaretta dal pacchetto e la pittrice si allunga per accenderla. La guarda negli occhi sopra la fiamma.

    «Buona idea! Hanno così pochi stimoli i giovani d’oggi!».

    «Di stimoli ne hanno eccome!».

    «Sì, ma è un’altra cosa visitare mostre, andare a teatro, ascoltare della buona musica, leggere un libro…».

    «Io cerco di educarli» sottolinea la professoressa in tono molto particolare.

    L’artista ne è convinta.

    «Lunedì la galleria è chiusa. Le andrebbe bene martedì mattina?».

    «Devo parlarne prima con la preside, ma penso che non ci saranno difficoltà».

    «Le lascio il numero del mio cellulare, per ogni eventualità».

    Nichi scrive il numero e poi alza la testa ed esprime la sua perplessità: «Martedì ho lezione alle prime due ore e la galleria apre alle dieci».

    «Se dovesse servire, la galleria sarà aperta alle otto» la rassicura Andrea.

    Nichi ringrazia e riprende la pelliccia. «A presto» dice prima di allontanarsi.

    ***

    Quando, il giorno stabilito, insegnante e studenti fanno il loro ingresso in galleria, la pittrice li accoglie con un sorriso aperto. La presenza della preside sembra intimidire i maschi, al contrario le ragazze appaiono più disinvolte. In breve tempo, tutta la scolaresca è immersa in una chiacchierata sull’arte e sui pittori più importanti. Tra studenti e artista l’intesa è perfetta, anche la preside appare molto contenta e, di tanto in tanto, annuisce e scambia occhiate soddisfatte con la docente.

    Le due ore trascorrono veloci. Troppo, sia per i ragazzi sia per Andrea.

    «Le andrebbe di venire al nostro liceo per un ciclo di conferenze?» le propone la preside.

    «La sua proposta m’interessa» risponde, ma i suoi occhi sono pensierosi.

    «Lei è molto brava con i ragazzi».

    «Ho insegnato per un certo periodo».

    «L’ho immaginato. Se non sono indiscreta, perché ha smesso?». La pittrice riflette un attimo prima di rispondere: «Mi piace dormire la mattina!».

    La scolaresca esplode in una risata e applaude per il modo in cui l’ha detto. Tornata la calma, l’artista precisa alla responsabile dell’istituto che una serie d’impegni la terrà lontana dall’Italia fino alla metà di gennaio.

    «Appena sarà libera, mi telefoni e ci accorderemo».

    ***

    La galleria si trova sul percorso che solitamente Nichi fa per rientrare a casa, così due giorni dopo si ferma per ringraziare nuovamente l’artista per il tempo che ha dedicato ai suoi ragazzi. Andrea non c’è e l’insegnante ne approfitta per passare in rassegna nuovamente le tele. Accanto a lei, il proprietario della galleria inizia a parlare dell’artista, elencandole le città in cui ha già esposto.

    «È un tempo da neve» osserva al termine del giro della sala.

    «Speriamo di no!» esclama la ragazza; è preoccupata per Giuseppe, che deve rientrare in città l’indomani.

    L’insieme della pittura di Andrea le piace e decide di acquistare un quadro. La scelta cade su di una tela che raffigura il deserto con due cammelli cavalcati da due guerrieri.

    Mentre firma l’assegno, il proprietario della galleria chiede informazioni sul rendimento scolastico della figlia.

    «Va bene se lo consegno oggi pomeriggio?».

    Nichi ci pensa un attimo e poi conferma l’appuntamento.

    ***

    «Realmente non vuole nulla? È un bel dipinto. E poi non lo voleva vendere!».

    La discussione va avanti da un po’, da quando Andrea si è presentata alla porta con i due quadri.

    Per Nichi è stata una vera sorpresa, perché aspettava il fattorino o il proprietario della galleria.

    «Non è esatto. Ho deciso di non venderlo quando mi sono accorta che le piaceva» spiega la pittrice.

    «Perché me lo vuole donare?» chiede Nicole, che non riesce a nascondere lo stupore.

    Andrea lascia vagare lo sguardo nella stanza e alla fine, sorridendo amabilmente, domanda: «Ci si può sincronizzare con una persona?» e, prima che l’altra possa rispondere, aggiunge: «Oggi molte persone acquistano quadri solo per investire».

    Coda di Cavallo annuisce, poi ritorna con lo sguardo sul dipinto che l’artista le ha regalato e sottolinea: «È davvero molto suggestivo. Grazie».

    «Non è la mia tela migliore. È anche vero che ognuno di noi valute le cose con la propria sensibilità».

    «Sì, penso che sia così. Le andrebbe un caffè?».

    La pittrice annuisce.

    La padrona di casa è andata in cucina e lei fa girare lo sguardo. Non è molto grande per essere un soggiorno, però è arredato con gusto e ci sono dei fiori, un mazzo al centro della tavola e alcune piante nei vasi.

    Il gallerista le ha spiegato che Nicole convive con un uomo che lavora in un’altra città. Provengono entrambi da ottime famiglie, molto conosciute perché tutti docenti universitari.

    «Spero di non essere arrivata in un momento inopportuno» osserva Andrea.

    «No. Tranquilla, stavo correggendo dei compiti» la rassicura Nichi. «Vieni, possiamo bere qui il caffè e… potremmo anche darci del tu!».

    La cucina è grande quasi quanto il soggiorno, ma ha più luce. Sul tavolo ci sono parecchi fogli sparpagliati: Nichi libera un po’ di spazio e invita la sua ospite a sedersi.

    «Senza zucchero» l’anticipa la pittrice.

    «Vuoi un po’ di panna?».

    Andrea scuote il capo. Nichi si siede di fronte a lei e, girando il cucchiaino, osserva: «Hai un nome che solitamente è maschile».

    «Mi è sempre piaciuto il mio nome, anche se fin da piccola le persone cui lo dicevo rimanevano perplesse e mi chiedevano se fossi una bambina o un bambino, facendomi notare che è un nome da maschietto. E io rispondevo: E con ciò?. Accadeva solo in Italia, quando mi trovavo dai nonni

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