Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Legati dall'onore
Legati dall'onore
Legati dall'onore
Ebook320 pages13 hours

Legati dall'onore

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Nata in una delle principali famiglie mafiose di Chicago, Aria Scuderi fatica a trovare la sua strada in un mondo in cui non c’è nessuna possibilità di scelta.

Aria aveva solo quindici anni quando i suoi genitori l’hanno promessa a Luca “la Morsa” Vitiello, il figlio maggiore del Capo della mafia di New York, per assicurare la pace tra le due famiglie. Ora che lei è diciottenne, il giorno che ha temuto per anni, quello del matrimonio con Luca, si sta avvicinando minaccioso. Aria è terrorizzata all’idea di sposare un uomo che conosce a malapena, soprattutto uno che ha ottenuto il soprannome la Morsa per aver strangolato una persona a mani nude. Luca potrà anche essere uno degli uomini più ricercati di New York, grazie al suo bell’aspetto, alla ricchezza e al carisma da predatore che irradia potere, ma le ragazze dell’alta società che si gettano ai suoi piedi non sanno ciò che Aria sa: la sua nomea di cattivo ragazzo non è solo un gioco, perché sangue e morte si annidano dietro gli affascinanti occhi grigi e l’arrogante sorriso di Luca. Nel mondo di Aria, un bell’aspetto esteriore spesso nasconde un mostro all’interno; un mostro che può tanto facilmente ucciderti quanto baciarti.

L’unico modo per sfuggire al matrimonio sarebbe scappare e lasciarsi tutto alle spalle, ma Aria non riesce a sopportare il pensiero di non rivedere mai più la sua famiglia. Nonostante la paura, decide di procedere con il matrimonio. Aria è cresciuta tra predatori come Luca e sa che persino i più freddi bastardi hanno un cuore, e lei ha tutte le intenzioni di farsi strada in quello di Luca.
LanguageItaliano
PublisherHope Edizioni
Release dateSep 6, 2019
ISBN9788855310796
Legati dall'onore

Related to Legati dall'onore

Titles in the series (2)

View More

Related ebooks

Contemporary Romance For You

View More

Related articles

Reviews for Legati dall'onore

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Legati dall'onore - Cora Reilly

    Cora Reilly 

    Legati dall'onore

    Mafia Chronicles Vol. 1

    1

    Titolo: Legati dall'onore - Mafia Chronicles Vol. 1

    Autrice: Cora Reilly

    Copyright © 2019 Hope Edizioni

    Copyright © 2014 by Cora Reilly 

    www.hopeedizioni.it

    info@hopeedizioni.it

    ISBN: 9788855310796 

    Progetto grafico di copertina a cura di Angelice Graphics

    Immagini su licenza Bigstockphoto.com

    Fotografo: LightField Studios | Cod. immagine: 273644302

    Traduttrice: Raffaella Patriarca

    Impaginazione digitale: Elisa Fasolo

    Questo libro è concesso in uso esclusivamente per il vostro intrattenimento personale. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta in qualunque forma o con qualsiasi mezzo elettronico o meccanico, compresi i sistemi di memorizzazione e recupero delle informazioni, senza il permesso scritto dell’autore, tranne nel caso di brevi citazioni contenute in una recensione. Se state leggendo questo libro e non lo avete comprato, per favore, scoprite dove potete comprarne una copia. Vi preghiamo di rispettare il duro lavoro dell’autore. Questo libro è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono frutto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, vive o morte, avvenimenti o luoghi è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati.

    Prima edizione settembre 2019

    Indice

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Biografia

    Hope edizioni

    Prologo

    1

    Le dita mi tremarono come foglie al vento mentre le sollevai verso di lui, il cuore che batté all’impazzata. La mano di Luca, ferma e forte, afferrò la mia e m’infilò l’anello al dito.

    Oro bianco con trenta piccoli diamanti.

    Ciò che per altre coppie simboleggiava amore e devozione, per me non era altro che un’attestazione del suo possesso nei miei confronti. Un promemoria giornaliero della gabbia dorata in cui sarei rimasta intrappolata per il resto della vita. Finché morte non ci separi non era una promessa vuota come per molte altre coppie che avevano stretto il sacro legame del matrimonio. Per me non c’era via d’uscita da questa unione. Sarei stata di Luca fino all’amara conclusione. Le ultime parole del giuramento di affiliazione alla mafia avrebbero potuto benissimo fare da chiusa alla mia promessa matrimoniale: «Entro vivo e ne uscirò morto.»

    Avrei dovuto darmela a gambe quando ne avevo ancora la possibilità. In quel momento, mentre novecento volti delle Famiglie di New York e di Chicago ci fissavano, la fuga non era più un’opzione. Tantomeno il divorzio. Nel nostro mondo, la morte era l’unica soluzione accettabile per la fine di un matrimonio. Persino se fossi riuscita a sottrarmi agli occhi vigili di Luca e a quelli dei suoi scagnozzi, la rottura del nostro accordo avrebbe significato guerra. Niente di quello che mio padre poteva dire avrebbe impedito alla famiglia di Luca di vendicarsi per averle fatto perdere la faccia.

    I miei sentimenti non avevano alcuna importanza, da sempre. Ero cresciuta in un ambiente in cui non si poteva decidere nulla, soprattutto se eri una donna.

    In questo matrimonio non c’era posto per l’amore, la fiducia o la possibilità di scelta. Era incentrato sul dovere e sull’onore, su ciò che era necessario fare. Un legame per assicurare la pace.

    Non ero una stupida. Sapevo cos’altro c’era in ballo: denaro e potere. Entrambi avevano cominciato a diminuire da quando la Bratva, la Triade e altre piccole organizzazioni criminali avevano cercato di espandere la loro influenza nei nostri territori. Le Famiglie italiane di tutti gli Stati Uniti erano state obbligate a mettere da parte le proprie controversie e lavorare insieme per battere i nemici comuni. Avrei dovuto sentirmi onorata di sposare il figlio maggiore della Famiglia di New York. Era quello che mio padre e i parenti maschi avevano cercato di dirmi sin dal mio fidanzamento con Luca. Ne ero consapevole e, nonostante avessi avuto il tempo per prepararmi a questo momento, la paura mi teneva imprigionata nella sua morsa inesorabile.

    «Può baciare la sposa» sancì il sacerdote.

    Sollevai la testa. Tutti gli sguardi, sotto il tendone, mi scrutavano, in attesa di un segno di debolezza. Papà sarebbe stato furioso se avessi lasciato intravedere il mio terrore e la famiglia di Luca l’avrebbe usato contro di noi. Io, però, ero cresciuta in un mondo in cui una maschera perfetta era l’unica protezione che le donne potevano permettersi e non ebbi alcun problema ad atteggiare il mio volto in un’espressione serena. Nessuno avrebbe saputo quanto desideravo fuggire. Nessuno tranne Luca. Non potevo nascondermi da lui, poco importava con quanto impegno ci provassi. Continuai a tremare. Quando il mio sguardo incrociò i freddi occhi grigi del mio futuro marito, capii che sapeva. Quanto spesso aveva instillato la paura negli altri? Riconoscerla doveva essere la sua seconda natura.

    Luca si chinò per colmare i venticinque centimetri di distanza con cui mi sovrastava. Sul suo volto non c’era traccia di esitazione, timore o dubbio. Le labbra mi tremarono contro la sua bocca, mentre i suoi occhi sprofondavano nei miei. Il loro messaggio era chiaro: Sei mia.

    Capitolo 1

    1

    Tre anni prima

    Ero raggomitolata sulla chaise longue della biblioteca, immersa in una lettura, quando bussarono alla porta. Avevo la testa di Liliana appoggiata in grembo, lei non si mosse di un millimetro quando l’uscio si aprì e nostra madre fece il suo ingresso, i capelli biondo scuro raccolti in uno chignon. Mamma era pallida, il volto segnato dalla preoccupazione.

    «È successo qualcosa?» domandai.

    Lei sorrise, ma si capiva che fingeva. «Tuo padre vuole parlarti nel suo ufficio.»

    Mi alzai, sollevando delicatamente la testa di Lily e riappoggiandola, con cura, sulla chaise longue. Lei si mosse, raccogliendo le gambe al petto. Era piccola per avere undici anni, ma io non potevo certo dirmi alta con i miei centosessantacinque centimetri. Nessuna delle donne della nostra famiglia lo era. Mentre uscivo, mamma evitò il mio sguardo.

    «Sono nei guai?» Ignoravo cosa potevo aver fatto di sbagliato. Di solito, Lily e io eravamo quelle obbedienti, era Gianna a infrangere sempre le regole e a finire in punizione.

    «Sbrigati. Non fare aspettare tuo padre» rispose semplicemente mamma.

    Avevo un nodo allo stomaco quando arrivai davanti all’ufficio di papà. Mi presi un istante per calmare i nervi, poi bussai.

    «Avanti.»

    Entrai, imponendomi di non lasciar trasparire qualcosa dallo sguardo. Papà sedeva dietro la scrivania di mogano, nella sua spaziosa poltrona di pelle nera, alle sue spalle degli scaffali, anch’essi in legno pregiato, pieni di libri che non aveva mai letto, ma che nascondevano un’entrata segreta al seminterrato diretta a un corridoio che conduceva all’esterno della proprietà.

    Lui sollevò gli occhi da una pila di fogli, i capelli grigi lisciati all’indietro. «Siediti.»

    Sprofondai in una delle sedie di fronte alla scrivania, le mani riposte in grembo, cercando di non mordermi il labbro inferiore. Papà lo odiava. Aspettai che iniziasse a parlare. Aveva un’espressione strana mentre mi osservava. «La Bratva e la Triade stanno cercando di impossessarsi dei nostri territori. Si fanno più spregiudicati ogni giorno che passa. Siamo più fortunati della Famiglia di Las Vegas, che deve vedersela anche con i messicani, ma non possiamo più ignorare la minaccia dei russi e dei taiwanesi.»

    Ero confusa. Papà non parlava mai di affari con noi. Le ragazze non avevano bisogno di conoscere i dettagli della criminalità organizzata. Sapevo bene di non doverlo interrompere.

    «Dobbiamo mettere da parte i nostri dissidi con la Famiglia di New York e unire le forze, se vogliamo rispondere alla Bratva e alla Triade.» Fare pace con loro? Papà, e ogni altro membro dell’Organizzazione di Chicago, li odiava. Si erano fatti fuori l’un l’altro per decenni e, solo di recente, avevano deciso di ignorarsi per sterminare i membri di altri gruppi criminali, come la Bratva e la Triade. «Esiste solo un legame forte. Se non altro, la Famiglia l’ha capito bene.»

    Mi accigliai.

    «Nato nel sangue. Giurato con il sangue. È questo il loro motto.»

    Annui, ma ero sempre più confusa.

    «Ieri ho incontrato Salvatore Vitiello.» Papà che si vedeva con il Capo dei Capi, il boss della mafia di New York? Erano dieci anni che non si incontravano e l’ultima volta non era finita bene. Se ne parlava ancora come del giovedì di sangue. E papà era soltanto il consigliere, il consulente di Fiore Cavallaro, che governava l’Organizzazione e il crimine nel Midwest.

    «Ci siamo trovati d’accordo sul fatto che se vogliamo dare una possibilità alla pace, dobbiamo diventare una famiglia.» Il suo sguardo m’inchiodò al mio posto e, d’un tratto, non volli sapere cos’altro intendeva dirmi. «Cavallaro e io abbiamo concordato che sposerai suo figlio maggiore, Luca, il futuro Capo dei Capi della Famiglia.»

    Fui sul punto di cadere a terra. «Perché io?»

    «Nelle ultime settimane Vitiello e Fiore si sono sentiti spesso al telefono e lui voleva la ragazza più bella per Luca. Ovviamente non possiamo dargli la prole di uno dei nostri picciotti. Fiore non ha figlie, ma ha detto che tu sei la più bella giovane disponibile.» Gianna era altrettanto affascinante, solo più giovane. Probabilmente era stato questo a salvarla.

    «Ci sono così tante ragazze incantevoli» replicai. Non riuscivo a respirare. Papà mi fissava come se fossi la sua proprietà più preziosa.

    «Non ci sono molte italiane con dei capelli come i tuoi. Fiore li ha definiti tessuti nell’oro» sghignazzò papà. «Sei la nostra porta d’ingresso nella Famiglia di New York.»

    «Ma… ho quindici anni. Non posso sposarmi.»

    Fece un gesto di noncuranza. «Se dovessi accettare, si farà. Che cosa ce ne importa delle leggi?»

    Mi aggrappai ai braccioli della sedia con tale forza da farmi sbiancare le nocche, ma non provavo alcun dolore. Il torpore si stava impossessando del mio corpo.

    «Comunque, ho detto a Salvatore che per il matrimonio dovrà aspettare finché tu non compirai diciotto anni. Tua madre è stata irremovibile sul fatto che tu fossi maggiorenne e che finissi la scuola. Fiore si è lasciato intenerire dalle sue suppliche.»

    Così, il Capo aveva detto a papà che il matrimonio doveva aspettare. Lui, invece, mi avrebbe buttato all’istante fra le braccia del mio futuro sposo. Mio marito. Fui travolta da un’ondata di nausea. Sapevo solo due cose su Luca Vitiello: sarebbe diventato il Capo della criminalità organizzata di New York, non appena suo padre si fosse ritirato o fosse morto, ed era stato soprannominato la Morsa per aver strangolato un uomo a mani nude. Non conoscevo la sua età. Mia cugina Bibiana aveva dovuto sposare un uomo trent’anni più grande di lei. Luca non poteva essere così vecchio dato che suo padre non si era ancora ritirato. Se non altro, era quello che speravo. Era un uomo crudele?

    Aveva strangolato una persona. Diventerà il Capo della mafia di New York.

    «Papà» bisbigliai. «Ti prego, non obbligarmi a sposarlo.»

    L’espressione di mio padre s’indurì. «Tu diventerai la moglie di Luca Vitiello. Ho suggellato la promessa stringendo la mano a suo padre Salvatore. Sarai una buona compagna e, quando lo incontrerai per la festa di fidanzamento, ti comporterai come una signora ubbidiente.»

    «Festa di fidanzamento?» ripetei. La mia voce suonava distante, come se un velo mi coprisse le orecchie.

    «Naturalmente. È un buon modo per costruire legami tra le nostre famiglie e darà a Luca la possibilità di vedere cosa ci guadagnerà da questo accordo. Non vogliamo deluderlo.»

    «Quando?» domandai, schiarendomi la voce, ma il groppo in gola non se ne andò. «Per che giorno è prevista la promessa di matrimonio?»

    «Agosto. Non abbiamo ancora stabilito una data.»

    Mancavano due mesi. Annuii come intontita. Adoravo leggere i romanzi d’amore e, ogni volta che i protagonisti si sposavano, fantasticavo su come sarebbe stato il loro matrimonio. Lo immaginavo pieno di amore ed eccitazione. Sogni vuoti di una ragazza stupida.

    «Quindi ho il permesso di continuare la scuola?» Ma poi, che importanza aveva se mi diplomavo? Non sarei mai andata all’università. Tutto ciò che mi avrebbero consentito sarebbe stato scaldare il letto di mio marito. Il groppo in gola m’impedì di respirare e gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma m’imposi di non piangere. Nostro padre odiava che perdessimo il controllo.

    «Sì. Ho detto a Vitiello che frequenti una scuola cattolica femminile e gli ha fatto piacere.» Ovvio. Non poteva rischiare che mi avvicinassi ai ragazzi. 

    «È tutto?»

    «Per il momento.»

    Lasciai l’ufficio come in trance. Avevo compiuto quindici anni quattro mesi prima. Quel compleanno mi era sembrato un enorme passo avanti verso il futuro, ero così eccitata. Che sciocca! La mia vita era già finita prima ancora di iniziare. Tutto era già stato deciso al posto mio.

    ***

    Non riuscivo a smettere di piangere. Avevo la testa appoggiata sul grembo di Gianna, che mi accarezzava i capelli. Aveva tredici anni, era più giovane di me di diciotto mesi soltanto, ma quel giorno, quei diciotto mesi, facevano la differenza tra la libertà e la vita in una prigione priva di amore. Cercavo con tutta me stessa di non avercela con lei. Non era colpa sua.

    «Potresti provare a parlare di nuovo con papà. Forse cambierà idea» bisbigliò.

    «Non lo farà.»

    «Magari mamma riuscirà a convincerlo.»

    Nostro padre non avrebbe permesso a una donna di prendere una decisione al posto suo. «Qualsiasi cosa faccia o dica chiunque, non cambierà la situazione» ammisi tristemente. Non vedevo mamma da quando mi aveva mandata nell’ufficio di papà. Probabilmente non riusciva ad affrontarmi, sapendo a cosa mi aveva condannata.

    «Ma Aria…»

    Sollevai la testa e mi asciugai le lacrime dal viso. Gli occhi cerulei di Gianna mi fissavano angosciati, la stessa sfumatura azzurra di un cielo estivo dei miei. I miei capelli, però, erano biondo chiaro, mentre i suoi rossi. Talvolta papà la chiamava strega e non era un vezzeggiativo. «Ha dato la sua parola al padre di Luca con una stretta di mano.»

    «Si sono incontrati?»

    Era quello che mi chiedevo anch’io. Perché aveva trovato il tempo di vedersi con il Capo della Famiglia di New York e non quello di dirmi della sua intenzione di vendermi come una sgualdrina? Mi scossi di dosso la frustrazione e la disperazione che mi stavano dilaniando.

    «Così mi ha detto.»

    «Ci dev’essere qualcosa che possiamo fare» sbottò Gianna.

    «No, non c’è.»

    «Ma non hai nemmeno incontrato quel tizio. Non sai neanche che faccia abbia! Potrebbe essere brutto, grasso e vecchio.»

    Oh Dio. Mi augurai che fossero le sole caratteristiche di Luca di cui dovermi preoccupare. «Cerchiamolo su Google. Ci saranno delle sue foto in Rete.»

    Gianna balzò in piedi e prese il mio laptop dalla scrivania, poi venne a sedersi accanto a me, i nostri fianchi premuti l’uno contro l’altro.

    Trovammo diversi articoli e immagini del mio futuro marito. Aveva le iridi grigie più fredde che avessi mai visto. Potevo immaginare fin troppo bene come quegli occhi fissassero le sue vittime prima che una pallottola si piantasse nelle loro teste.

    «È il più alto di tutti» osservò Gianna stupita. Lo era sul serio. In ogni foto sovrastava di diversi centimetri chiunque gli stesse accanto ed era muscoloso. Forse per questo la gente, alle sue spalle, lo aveva soprannominato il Toro. Si trattava del nomignolo usato negli articoli in cui veniva definito l’erede di Salvatore Vitiello, uomo d’affari e proprietario di locali notturni. Uomo d’affari. Forse dall’esterno. Sapevano tutti chi fosse davvero, ma ovviamente nessuno era tanto stupido da scriverlo.

    «È con una ragazza diversa in ogni foto.»

    Rimasi a fissare il viso privo di emozione del mio futuro marito. Il giornale lo descriveva come lo scapolo più ambito di New York, erede di centinaia di milioni di dollari. Rampollo di un impero di morte e sangue, ecco che cosa avrebbero dovuto scrivere.

    Gianna sbuffò. «Mio Dio, le ragazze gli si buttano addosso. Suppongo che sia bello.»

    «Possono prenderselo» replicai amaramente. Nel nostro mondo, un bell’aspetto esteriore nascondeva spesso un mostro. Le giovani dell’alta società vedevano la sua bella faccia e la sua ricchezza. Pensavano che l’aria da cattivo ragazzo fosse un gioco. Adulavano il suo carisma da predatore perché irradiava potere. Ma quello che non sapevano era che sotto quel sorriso arrogante si celavano sangue e morte.

    Mi alzai bruscamente. «Devo parlare con Umberto.»

    Umberto aveva quasi cinquant’anni ed era un fedele picciotto di mio padre. Faceva anche da guardia del corpo a me e a Gianna. Sapeva tutto di tutti. Mamma lo definiva un pettegolo. Ma se c’era qualcuno che poteva dirmi qualcosa in più su Luca, era lui.

    ***

    «È diventato un uomo d’onore a undici anni» disse Umberto mentre, come ogni giorno, affilava un coltello su una mola. L’aroma di pomodoro e origano riempiva la cucina, ma non mi era di conforto come accadeva di solito.

    «A undici anni?» replicai, cercando di controllare il tono di voce. La maggior parte delle persone non diventavano membri della mafia fino al sedicesimo compleanno. «Per via di suo padre?»

    Umberto sorrise, rivelando un incisivo dorato. Interruppe quello che stava facendo. «Pensi che per lui sia stato più facile perché è il figlio del Capo? Ha ucciso il suo primo uomo a undici anni, ecco perché lo hanno affiliato in anticipo.»

    Gianna ansimò. «È un mostro.»

    Umberto si strinse nelle spalle. «È ciò che deve essere. Per governare New York non puoi essere una fighetta.» Ci rivolse un sorriso di scuse. «Una mammoletta.»

    «Com’è successo?» Non ero sicura di volerlo sapere davvero. Se Luca aveva ucciso il suo primo uomo a undici anni, quanti altri ne aveva ammazzati nei nove successivi?

    Umberto scosse la testa rasata, grattandosi la lunga cicatrice che gli scendeva dalla tempia al collo. Era magro e non sembrava un granché, ma mamma mi aveva detto che in pochi erano più veloci di lui con il coltello. Non lo avevo mai visto combattere. «Non lo so. Non sono così intimo con quelli di New York.»

    Osservai la nostra cuoca mentre preparava la cena, mi sforzavo di concentrarmi su qualcosa che non fosse il nodo allo stomaco e la paura che mi schiacciava. Umberto mi scrutò con attenzione. «È un buon partito. Molto presto sarà l’uomo più potente della costa Est. Ti proteggerà.»

    «E chi mi salverà da lui?» sibilai.

    Non disse nulla perché la risposta era chiara: nessuno avrebbe potuto tutelarmi da Luca, dopo il matrimonio. Né Umberto né mio padre, se non lo riteneva necessario. Nel nostro mondo, le donne appartenevano al marito. Erano una sua proprietà di cui poteva disporre come voleva.

    Capitolo 2

    1

    Gli ultimi due mesi erano trascorsi alla velocità della luce, poco importava quanto desiderassi che il tempo rallentasse per permettermi di prepararmi. Mancavano solo due giorni alla mia festa di fidanzamento. Mamma era impegnata a dare ordini alla servitù, assicurandosi che la casa fosse immacolata e nulla andasse storto. Il ricevimento avrebbe ospitato poche persone. Ci sarebbero state solo la nostra famiglia, quella di Luca e quelle dei rispettivi capi di New York e Chicago. Umberto diceva che era per motivi di sicurezza. La tregua era ancora troppo recente per rischiare di riunire centinaia di ospiti.

    Io avrei preferito che la festa fosse annullata. Per quello che mi importava, non era necessario che incontrassi Luca fino al giorno del matrimonio. Fabiano saltava sul mio letto, il faccino imbronciato. Aveva solo cinque anni e possedeva fin troppa energia. «Voglio giocare!»

    «Mamma non ama che corri per casa. Deve essere tutto perfetto per gli ospiti.»

    «Ma non sono nemmeno qui.» Grazie a Dio. Luca e il resto degli invitati newyorkesi sarebbero arrivati l’indomani. Ancora una notte prima d’incontrare il mio futuro marito, un uomo che uccideva a sangue freddo. Chiusi gli occhi.

    «Piangi ancora?» chiese Fabiano, che saltò giù dal letto e mi raggiunse, infilando la mano nella mia. I suoi capelli biondo scuro erano un disastro. Cercai di lisciarglieli, ma lui si tirò indietro.

    «Che cosa vuoi dire?» Avevo cercato di nascondergli le mie lacrime. Perlopiù piangevo di notte, al riparo dell’oscurità.

    «Lily dice che ti disperi in continuazione perché Luca ti ha comprata.»

    M’irrigidii. Avrei dovuto dire a Liliana di smettere di raccontare certe cose. Mi avrebbe solo messa nei guai. «Non è così.» Bugiarda. Bugiarda.

    «È come se lo avesse fatto» commentò Gianna dalla soglia, spaventandomi.

    «Shh. Se ti sentisse papà!»

    Lei si strinse nelle spalle. «Lo sa che odio il modo in cui ti ha venduta, come una vacca.»

    «Gianna» l’ammonii con un cenno della testa verso il piccolino. Fabiano mi guardò. «Non voglio che tu te ne vada» mi disse.

    «Starò qui per un sacco di tempo, Fabi.» Mio fratello sembrò soddisfatto della risposta e la preoccupazione sparì dal suo volto, sostituita da un’espressione che non prometteva niente di buono. «Prendimi» urlò e sfrecciò via, spingendo Gianna di lato mentre la superava.

    Lei si lanciò al suo inseguimento. «Ti riempirò di calci nel sedere, mostriciattolo!»

    Mi precipitai in corridoio. Liliana mise la testa fuori dalla sua stanza e poi, anche lei, cominciò a rincorrere mio fratello e mia sorella. La mamma mi avrebbe tagliato la testa se avessero distrutto un altro cimelio di famiglia. Scesi le scale di corsa. Fabiano era ancora primo. Era veloce, ma Liliana lo aveva quasi raggiunto, mentre Gianna e io eravamo troppo lente a causa dei tacchi che nostra madre ci obbligava a indossare per fare pratica. Mio fratello si fiondò nel corridoio che conduceva all’ala ovest della casa e noi lo seguimmo a ruota. Volevo gridargli di fermarsi. L’ufficio di papà era in questa parte dell’abitazione. Se ci avesse scoperti a giocare qui, saremmo stati in guai seri. Fabiano avrebbe dovuto comportarsi da uomo. Ma quale bambino di cinque anni lo faceva?

    Superammo lo studio di mio padre e mi sentii sollevata, ma poi tre uomini svoltarono l’angolo in fondo al corridoio. Aprii la bocca per gridare a mio fratello di fare attenzione, ma era troppo tardi. Lui riuscì a fermarsi, ma Liliana andò a sbattere a tutta velocità contro l’uomo al centro. La maggior parte delle persone avrebbe perso l’equilibrio, ma la maggior parte delle persone non era alta quasi due metri con i muscoli di un toro.

    Mi bloccai di colpo, anche il tempo sembrò fermarsi stridendo. Gianna, di fianco a me, sussultò, ma il mio sguardo era inchiodato sul mio futuro marito. Lui guardava in basso, verso la testa bionda della mia sorellina, la teneva ferma con le sue mani forti. Le stesse che aveva usato per schiacciare la gola di un uomo.

    «Liliana» dissi con voce resa acuta dalla paura. Non chiamavo mai mia sorella con il suo nome per esteso, a meno che non finisse nei guai o ci fosse qualcosa che non andava. Avrei voluto saper nascondere meglio il mio terrore. Ora fissavano tutti me, incluso Luca. I suoi freddi occhi grigi mi scrutarono dalla testa ai piedi, soffermandosi sui miei capelli.

    Mio Dio, quanto era alto! Gli uomini accanto a lui erano più di un metro e ottanta, ma Luca li sovrastava. Le sue dita erano ancora posate sulle spalle di mia sorella. «Liliana, vieni qui» le ordinai con fermezza, tendendo una mano. Volevo che si allontanasse da lui. Indietreggiando a passi incerti, mia sorella si rifugiò nelle mie braccia, affondando il viso nella mia spalla. Il mio futuro marito inarcò un sopracciglio scuro.

    «È Luca Vitiello!» esclamò Gianna a beneficio di tutti, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere il proprio disgusto. Fabiano emise un verso, come un gatto selvatico inferocito e si buttò su Luca, cominciando a colpirgli le gambe e lo stomaco con i suoi pugnetti. «Lascia in pace Aria! Non l’avrai!»

    In quell’istante, il mio cuore cessò di battere. L’uomo accanto a Luca fece un passo avanti. Sotto la giacca s’intravedeva la

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1