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Mastro delle pietre
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Ebook99 pages1 hour

Mastro delle pietre

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Fantasy - romanzo breve (65 pagine) - Tutte le pietre hanno il loro potere, bisogna però conoscerne il segreto e sapere come e quando usarlo. Soltanto un uomo sa farlo. Per questo lo chiamano: Mastro delle pietre

Tutto inizia con un agguato a un uomo sbagliato..
Quattro banditi tentano di rapinare un viandante e restano sbalorditi dal contenuto della cassetta che l’uomo porta con sé. E’ colma di ogni genere di pietra, da quelle che sembrano normali ciottoli, a quelle dure sino alle preziosissime. Purtroppo per loro non ne conoscono il potere.
Perché l'uomo chiamato Eterno è un Mastro delle Pietre. Conosce i poteri di tutte le pietre della Terra e sa come e quando usarli. Ha un appuntamento e non vuole avere intralci. Lascia  i quattro accecati dalla pietra Adularia e raggiunge il castello di Lagopesole, infestato da un demone. Non è stato però il duca a chiamare il Mastro, ma la duchessa, che pare morta.
Eterno scopre che l'anima le è stata rubata da un demone e portata allo Scoglio delle Sirene, un luogo di cui si teme anche di pronunciarne il nome. Il Mastro però deve raggiungerlo per riprendere l’anima della duchessa  e il bambino che aspetta. Poiché nessuno osa aiutarlo, Eterno costringe i quattro sfortunati briganti ad accompagnarlo.
E incontra le Sirene. Bellissime e infide.
Le Sirene tentano Eterno. Quando svelano la loro terribile natura, pare tardi per lui. Nella battaglia intervengono a dargli man forte i quattro banditi e grazie a una tremenda pietra il Mastro prevale.
Ma solo solo ora inizia il vero incubo.. 
Quando si scrive una storia, è importante l’inizio per catturare il lettore, e, forse, più ancora la fine per lasciargli il sapore di una bella storia, come lasciarsi per ultima la ciliegina sulla torta.
Bene, per voi ho serbato la ciliegina.
Leggere per credere.


Donato Altomare nasce a Molfetta nel 1951 e vi risiede. Laureato in Ingegneria Civile esercita la libera professione. Sposato, ha tre figli. Narratore, saggista, poeta, ha vinto due volte il Premio Urania di Mondadori e cinque volte il Premio Italia, e una volta il Premio della critica Ernesto Vegetti, oltre a molti altri premi per la narrativa e la poesia. Autore essenzialmente del fantastico. Numerosissime le sue antologie, i suoi romanzi e i suoi racconti editi in Italia e all’estero. Sono state tenute tesi di laurea su di lui. È l’attuale Presidente della World Science Fiction Italia, l’associazione degli operatori della fantascienza e del fantastico.
LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateSep 10, 2019
ISBN9788825409765
Mastro delle pietre

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    Mastro delle pietre - Donato Altomare

    9788865306031

    Introduzione

    di Alessandro Iascy e Giorgio Smojver

    In questo numero della collana Heroic Fantasy Italia siamo lieti di presentarvi un romanzo breve di uno dei più abili narratori del fantastico italiano: Donato Altomare.

    Due volte vincitore del prestigioso Premio Urania, nel nel 2001 con il romanzo Mater Maxima, e nel 2008 con il romanzo Il dono di Svet, Altomare si è spesso cimentato, con ottimi risultati, anche nella fantasia eroica tra le cui opere spiccano L'artiglio (2010, Edizioni della Vigna) e le avventure del Cavaliere di Tau (di prossima pubblicazione per l'editore Watson).

    Quella che vi presentiamo è l'avventura di Eterno, mastro delle pietre. Si tratta di un eroe un po' diverso dai soliti proposti dall'Heroic Fantasy.

    Eterno non combatte a suon di spada o ascia ma utilizza la magia racchiusa nelle sue pietre rare. Ben oltre le singole pietre magiche, comuni nei fantasy, a esempio quelli di Terry Brooks, Altomare si collega alla convinzione diffusa nell'antichità, nel medio evo e nel rinascimento che le pietre rare avessero proprietà straordinarie. Il creato era diviso in tre grandi regni, animale, vegetale e minerale, e anche questo aveva il suo ciclo vitale, se pure più lento, e interagiva con la vita umana. Non era considerata una superstizione, ma una scienza: uomini tra i più colti del Medio Evo, Isidoro di Siviglia, Alberto Magno e Ruggero Bacone, scrissero libri sulle meravigliose virtù delle pietre, i Lapidarii un vero genere letterario. Era una magia naturale e non blasfema come quella basata sull'evocazione dei demoni.

    Eterno non è né un guerriero violento, né un giovane avventato come la maggior parte degli eroi del Fantasy. È un uomo maturo, equilibrato e perfettamente conscio del valore della sua scienza che consente di fronteggiare demoni e creature mitiche.

    A impreziosire questo romanzo breve è anche l'ambientazione scelta dall'autore che ne fa un piccolo gioiello della fantasia eroica mediterranea: l'eroe viene convocato nel castello di Lagopesole, in provincia di Potenza, località nota per il suo passato svevo, legata alle figure di Federico II e di suo figlio Manfredi. Le colline spoglie, le creste rocciose, gli scogli a picco sul mare della Basilicata sono uno scenario ideale. Qui il Duca Grifone gli chiederà di liberare l'anima dell'amata moglie prigioniera di un demone. Ma non vi anticipiamo altro. Godetevi la lettura di questo divertente romanzo ricco di magia e orrori sovrannaturali dalla penna di uno dei più bravi narratori del fantastico italiano.

    I

    Si trovò circondato.

    Per modo di dire, visto che erano soltanto in tre o quattro, non di più.

    Da molto si era accorto d’essere seguito, ma non se ne era preoccupato. Avrebbe potuto seminarli cambiando strada e inerpicandosi sulle calve colline quasi del tutto prive di vegetazione, ma avrebbe allungato il tragitto e non poteva permetterselo. Doveva raggiugere il Castello di Lagopesole prima di sera, assolutamente.

    – Non lo sai che è molto pericoloso viaggiare da solo in queste terre?

    Chi aveva parlato era uno strano vecchio. Aveva in capelli e la barba bianchissimi, ma la pelle del viso e delle braccia liscia, oltre a mostrare una muscolatura da far invidia. Montava un pezzato che aveva visto tempi migliori. Probabilmente era il capo di quella combriccola di tagliagole, ne vedeva soltanto tre, che lo stavano guardando con un truce sorriso sulle labbra.

    – Ho più volte percorso questa strada e non ho mai incontrato pericoli d’alcun genere, anche se ci sono però abituato ai pericoli. In un certo senso fanno parte del mio lavoro.

    Il giovane vecchio strinse le labbra e annuì: – Sei un mercenario? Non si direbbe, non sei giovane e non hai armi da mercenario.

    – Il mio nome è Eterno. E sono Mastro delle Pietre.

    Nessuna reazione. Dovevano essere davvero ignoranti per non conoscerlo o, almeno, per non aver sentito mai parlare di lui.

    – Lavori la pietra? Sei un mastro scalpellino? O addirittura uno scultore?

    – No, né credo tu possa capire, ma ora lasciatemi andare in pace, il mio tempo è molto prezioso.

    Il giovane vecchio lo fissò con un'espressione tra l’incredulo e il divertito: – Ma… ma non l’hai capito? Noi ti vogliamo depredare.

    – Di cosa? Delle mie pietre?

    – Vuoi dire che hai pietre?

    – Esatto.

    – Pietre… preziose?

    – Anche.

    – Preziose… quanto? – Ripeté il predone con un lampo di cupidigia negli occhi.

    – Il mio concetto di ‘prezioso’ è alquanto differente dal tuo.

    Il bandito da strada non gli diede più ascolto. Fece un cenno e da dietro un grosso albero comparve il quarto uomo, un arciere con l’arco teso e la freccia incoccata. Aveva fatto di tutto per nascondersi, ma in modo maldestro e lui aveva intuito la sua presenza. Dall’altra parte del sentiero si avvicinarono gli altri due tagliagole con un ghigno quasi ridicolo.

    – Il mio nome è Giove. – Continuò a dire il capo.

    – Come il padre degli dèi dei pagani?

    Risata stridula: – No. Gio…vane Ve…cchio. Giove.

    – Capisco.

    – Sono il capo – atteggiandosi. – Obbedisci e non fare pazzie. Ti prenderemo tutto, ma ti lasceremo la vita, non siamo assassini. Ora scendi da quello splendido cavallo, che presto sarà mio, e allontanati con calma, nulla vale la propria vita.

    – Se non siete assassini e quindi non mi uccidereste, perché dovrei temervi?

    L’altro sgranò gli occhi, forzò un sorriso e si guardò intorno quasi ad accertarsi della presenza degli altri, poi mormorò: – A meno di non essere costretti.

    Eterno diede un’occhiata all’uomo con l’arco teso che lo tenevano sotto mira, poi agli altri due, entrambi con la destra poggiata sull’elsa della spadaccia che lo fissavano con aria tracotante e con calma smontò. Senza mai dare le spalle ai quattro masnadieri fece alcuni passi indietro allontanandosi. Il capo attese che fosse abbastanza lontano, poi scese anche lui dal pezzato e si avvicinò al suo bagaglio. Trascurò la sacca che certo doveva contenere vesti e cibo per portare tutta la sua attenzione su una cassetta di legno che pendeva a sinistra del superbo castrato marrone.

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