Gli indiani non muoiono solo nel west
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Book preview
Gli indiani non muoiono solo nel west - Fabrizio Lanzi
scritto?.
1
Quando quella mattina Christian vide quello che restava del corpo senza vita di
Hamed, si sentì male e cominciò a vomitare una, due, tre volte, consecutivamente,
non aveva neanche la forza di urlare per chiedere aiuto. Quello che gli si presentava
davanti era un corpo martoriato, pieno di sangue, il cranio aperto in due, lo stomaco
completamente schiacciato, fegato, cuore e budella in mezzo alla paglia e il bestiame
che continuava a pestarlo, tanto da renderlo, almeno ai suoi occhi, irriconoscibile.
Non era così che si era immaginato questa sua prima esperienza fuori casa da solo:
per scherzare, a suo padre, prima di partire, aveva detto "parto ragazzo, tornerò
uomo. Non ti riconosceremo più, Rispose il padre.
Riuscì quasi nell'intento, visto lo spavento che si prese diventò bianco come un albino,
ebbe appena la forza di non svenire alla vista di quel corpo. Passarono alcuni istanti
interminabili, prima di riuscire ad emettere quel suono, che alle orecchie delle persone
potesse sembrare una sorta di richiesta di soccorso.
Il sole non ha ancora illuminato del tutto il cielo sopra la fattoria di Simon, le stelle, nascoste dalle nubi scure che nella notte hanno portato un po’ di pioggia, si stanno
piano piano allontanando, i primi suoni della natura cominciano a farsi largo nell'aria,
in quella campagna verdeggiante, tra pioppi e prati coltivati, alla periferia di Bristol,
una pianura sconfinata nel centro della Gran Bretagna, dove la nebbia e le piogge
giornaliere sono una costante.
Sono le 5,15 del mattino, di un giorno di fine giugno, la temperatura esterna segna 15
gradi, che per l’Inghilterra è una temperatura più che accettabile, la piccola radio
sveglia nera della Sony che Christian si è portato da casa si accende e nella stanza si
diffondono le note della canzone dei Beatles Yellow Submarine
. Un fascio di luce
bianca si innalza sul soffitto, proiettando l'ora esatta. La sua luce è così forte che, oltre ad illuminare il comodino in faggio dove la sveglia è appoggiata, si riesce a vedere
anche sul lato opposto della finestra, dove fa sfoggio di sé un grosso armadio dei
primi del novecento. Lo specchio è opacizzato, un cassettone barcolla e un anta non
si chiude bene. Accanto, una cassapanca color noce scuro piena di crepe, che Cristian
utilizza come scarpiera.
La vernice scrostata sul muro da’ l'indicazione del tempo passato dall'ultima volta che
qualcuno aveva vissuto in quella stanza.
Tanti anni prima quella era stata la camera padronale dei nonni di Simon che sfruttavano il calore emanato dalle mucche nella stalla sottostante per avere i muri
caldi anche d'inverno, ma dalla loro morte, avvenuta decenni prima, nessuno l'aveva
più utilizzata prima del suo arrivo.
Dal buco del vecchio scuro in legno, mangiato dalle tarme e dal tempo, si comincia ad
intravedere la luce del nuovo giorno che si avvicina, un giorno che doveva essere
come tanti altri ma che invece sconvolgerà l'intera comunità.
Passa qualche secondo prima che Christian riesca a spegnere la radio, visto che in
quel momento non era nel suo letto, ma bensì in bagno per lavare alcuni indumenti
che aveva sporcato e, nel frattempo, la canzone è già arrivata al terzo ritornello.
Come tutte le mattine, il gallo canta, ed è consapevole che sarà uno dei suoi maggiori
sforzi nella giornata. Le mucche aspettano rumoreggiando tutte in coro l'arrivo di
Hamed, il contadino indiano che le deve mungere, anche se in verità nei quindici giorni
prima, cioè da quando Christian è arrivato in fattoria, non le aveva mai sentite
lamentarsi così forte. Anzi a pensarci bene non le aveva mai sentite, visto che a
quell'ora avrebbero dovuto essere in piena mungitura. Persino il vecchio Blatter, il
Setter da caccia di Simon, ululava in maniera strana, forse anch'esso disturbato
dall'eccessivo rumore prodotto dal bestiame.
Christian che viveva e studiava a Londra, era arrivato da quindici giorni e, doveva
restarci per altri quindici.
Quando il professor Darenty, in quella fredda e lontana mattina di marzo, gli
comunicò il luogo di destinazione per il suo stage, Il ragazzo non ne fu molto contento,
lui era abituato a vivere in città, circondato da case tutte uguali, cemento e asfalto a
perdita d'occhio e, l'unica cosa che assomigliava a un campo, era il prato in una aiuola
dentro una rotonda. Era abituato a dormire nella sua stanza bella e isolata da qualsiasi
rumore, con il poster di Alan Shearer in bella vista sul quel