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zen blues
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Ebook136 pages1 hour

zen blues

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About this ebook

Un viaggio tra magia e realtà, un inno all'arte e alla consapevolezza.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 29, 2019
ISBN9788831637237
zen blues

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    Book preview

    zen blues - pinna giorgio

    Indice

    Introduzione

    1 - Il Blues

    2 - Lo Zen

    3 - L'uomo di Blues

    4 - Il maestro zen

    5 - Vivi l'esperienza diretta

    6 - Lo Haiku e le tre note

    7 - La sicurezza e l'ignoto, il vuoto e la forma, le note e il silenzio

    8 - L'ascolto e la condivisione

    9 - Suona il tuo blues

    10 - Puoi studiare il Jazz; ma il Blues, puoi solo averlo

    11 - ImprovvisaZen

    12 - Dal rumore della testa, alla musica del cuore

    13 - Il ritmo del respiro

    Ringraziamenti

    Note sull'autore

    Giorgio Pinna

    Zen Blues

    Giorgio Pinna

    Zen Blues

    Dal sacro al profano

    Youcanprint

    Titolo | Zen Blues. Dal sacro al profano

    Autore | Giorgio Pinna

    ISBN | 978-88-31637-23-7

    Questo libro è stato realizzato con PAGE di Youcanprint

    © Tutti i diritti riservati all'Autore

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'Autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'Autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'Autore.

    Youcanprint

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Introduzione

    Cari lettori, ciò che avete tra le mani è qualcosa di molto raro, questa è la mia seconda creazione Zen Blues. Un vero è proprio cocktail di dualità ed essenza, tra materia e spirito, che vi porterà dai testi Blues del Mississippi alle poesie dei maestri Zen giapponesi. Come si può mettere la parola Blues vicino alla parola Zen nella stessa copertina di un unico libro, direte voi? Bene, ora ve lo spiego.

    Da un po' di tempo a questa parte sentivo l'esigenza di scrivere qualcosa che parlasse della magia di questo antico stile musicale; il Blues, infatti, per me è stata la musica che mi ha fatto crescere, che mi ha stimolato ed educato a esprimere la mia creatività. Ultimamente però appassionandomi anche di spiritualità e per l'appunto dello stile di vita Zen, mi sono accorto di come questi due modelli, anche se in apparenza differenti e incompatibili, potessero invece avere molte cose in comune. Effettivamente se guardiamo in profondità dentro queste due parole possiamo anche definire con una flessibile inventiva la prima, il Blues, come le radici della musica, e la seconda, lo Zen, come le radici della spiritualità. Per questo motivo ho voluto creare un piccolo ed essenziale libro che parlasse di questo immaginario intreccio tra il blues e lo zen, due stili di vita, se così possiamo chiamarli, all'apparenza differenti ma che in realtà hanno molte più cose in comune di quanto si possa immaginare a uno sguardo superficiale.

    Il testo non sarà affatto serio e troppo concentrato sui particolari, ma si svolgerà in leggerezza fra racconti di esperienza personale, riflessioni intime, citazioni e aneddoti di Musicisti e Maestri illuminati, per fornire nuovi e freschi spunti sulla musica e sulla religiosità!

    Questo libro non è indirizzato solo a chi come me suona uno strumento oppure esclusivamente agli appassionati di Blues, ma anche a quelle persone che non sono esperte in questi argomenti, a chi già si interessa di spiritualità o anche a chi apprezza la via del Dao, dello Zen e a tutti i ricercatori della verità.

    Buona lettura.

    1 - Il Blues

    Bene, per iniziare questo percorso tra la musica cosiddetta del diavolo e uno dei più religiosi stili di vita, occorre iniziare con il comprendere in modo almeno essenziale che cosa sia il Blues.

    Il Blues per definizione teorica, è uno stile musicale che si struttura solitamente in tre accordi, ovvero nella classica progressione armonica di prima-quarta-quinta o tonica-sottodominante-dominante. Questa struttura fu scritta per la prima volta nel 1910 dal famoso musicista e compositore W. C. Handy, il quale a sua volta, la sentì alla stazione ferroviaria di Tutwiler in Mississippi nel 1903, suonata da un vagabondo nero che cantava e produceva le note sfregando la lama di un coltello sopra le corde della sua chitarra: Quella era la musica più strana e affascinante che avessi mai sentito, scrisse più tardi Handy nella sua autobiografia. 

    Volendo però prendere in considerazione una visione maggiormente pratica e pragmatica, il Blues viene spesso associato al sentimento, in particolare a quello della tristezza. Vi è mai capitato di essere stati lasciati dalla vostra ragazza o dal vostro ragazzo? Di essere stati sfruttati da persone maligne? Di aver perso un caro amico o essere rimasti a piedi con la macchina in un luogo deserto durante una giornata di pioggia, per giunta, senza telefono e soldi nel portafogli? A me si e se anche a voi vi è capitata anche una sola di queste cose, vi posso assicurare che voi avete già conosciuto il Blues direttamente. Con questo voglio dire in effetti che la parola blues deriva dall'espressione "to have the blue devils che significa letteralmente avere i diavoli blu". Questa espressione rappresentava all'origine, uno stato allucinatorio che affliggeva e tormentava gli alcolisti in astinenza, ma in seguito venne usata per descrivere lo stato d'animo di tristezza, depressione o agitazione, che tutt'oggi affliggono l'animo umano.

    Tutte queste emozioni infatti hanno permesso che questa musica potesse essere creata. Ebbene sì, bisogna ringraziare la sofferenza a volte, se come in questo caso, ci regala delle perle preziose come il Blues. Così preziosa che è stata la corrente musicale che più ha influenzato tutta la musica moderna, che ascoltiamo e conosciamo oggi.

    Senza il blues non sarebbe esistita la musica soul, il jazz, il country, il rock'n'roll, il rock, il pop e molti altri stili musicali. Quindi dobbiamo essere molto grati e devoti alla sofferenza e ai patimenti che hanno reso possibile la nascita del Blues; in effetti tra i primi ideatori di questa nuova musica, già prima del anno 1900, esisteva il luogo comune di dire che il musicista cantava o suonava la sua canzone per liberarsi dal Blues. Ma andiamo a vedere perché la sofferenza è così necessaria per la parola Blues.

    Il periodo storico è un po' incerto, ma tutta via la nascita di questa musica e da collocare all'incirca tra l'anno 1800 al 1865 nel Sud degli Stati Uniti d'America. Infatti questo periodo segnò un'epoca molto buia per la storia di questo Paese, che lo ha visto complice del commercio e dell'importazione di schiavi provenienti dall'Africa, che venivano adoperati o, meglio, sfruttati senza ritegno a favore dei proprietari terrieri americani, che li usavano come servitori e raccoglitori nelle piantagioni delle colonie. Questi schiavi erano impiegati principalmente nelle zone del Sud, rese più fertili dal Fiume Mississippi, e richiesti per le piantagioni di cotone, riso, caffè, zucchero e tabacco. In seguito, per fortuna anche grazie ad Abraham Lincoln, con l'XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti nel 1865 e a seguito della guerra civile fu abolita la schiavitù.

    Come si suol dire però, dove c'è tanto buio c'è anche tanta luce e per me quella luce è il Blues, chi si sarebbe mai potuto aspettare che da un'agonia come quella che hanno dovuto passare gli schiavi africani potesse nascere una musica così meravigliosa e importante? Inoltre questa musica ha permesso a questa povera gente, anche se solo per pochi istanti, di evadere da quella crudele sofferenza o per lo meno di renderla meno amara. Il Blues nasce quindi come uno sfogo o un canto di protesta e ribellione verso le ingiustizie.

    Uno degli antenati del Blues infatti è senza dubbio lo spiritual, ovvero una forma di canto religioso che si riferiva nei testi alla condizione umana nel rapporto con Dio. In seguito questi canti diventarono dei canti di lavoro conosciuti anche come Work Songs o Field Hollers; in queste canzoni il testo iniziava a essere più personale e raccontava una vera e propria storia ed esperienza intima nel cantante.

    I cosiddetti canti di lavoro erano spesso intonati per scandire il ritmo lavorativo nelle piantagioni, nelle miniere o anche nei primi cantieri ferroviari. Questi come anche il Blues avevano la caratteristica di essere antifonali, ovvero di essere sviluppati con il modo chiamato anche botta e risposta, ovvero chi scandiva il ritmo cantava da solo il primo verso e gli altri lavoratori lo seguivano ripetendolo insieme in coro. Un altro fattore importante da sapere è che prima della nascita del Blues, l'utilizzo dell'intervallo di quinta diminuita o tritono era considerato erroneo ed estremamente dissonante nell'armonia classica di quei tempi, infatti fin dal periodo medioevale questo intervallo nella scala diatonica era considerato "diabolus in musica" e per un certo periodo di tempo venne addirittura proibito dalla Chiesa, perché si credeva evocasse il diavolo.

    Questo è proprio uno degli intervalli sul quale il Blues tuttora si struttura, infatti questa dissonanza era volutamente ricercata tra i padri fondatori di questa musica, poiché secondo loro doveva avere in ogni sua parte delle sonorità tristi e malinconiche ed evocare stati d'animo come la rabbia, la disperazione, la ribellione o l'abbandono. Allo stesso tempo però queste note modulate in una misteriosa chiave tra maggiore e minore, avevano anche un profondo potere di guarigione interiore.

    Sicuramente è stato proprio grazie a queste note così calanti, dissonanti, ipnotiche, coinvolgenti e così provocanti, che venne etichettata come la musica del diavolo.

    Fattori molto importanti erano anche il ritmo e gli strumenti con cui poté evolversi, che sembravano avere influenze dalla musica islamica dell'Africa occidentale. Uno di questi era il diddley bow uno strumento casalingo composto da una corda tesa su un'asse di legno, che veniva pizzicata e modulata con un coltello o un collo di bottiglia. Oppure il banjo, ossia una sorta di fusione tra una chitarra a quattro corde e un tamburo, che, nella forma del suo antenato banjar dell'Africa, era ricavato da una zucca su cui vi era fissata una pelle di animale e corde in budello. Non erano da meno però anche gli strumenti casalinghi come il Washboard, una normalissima asse da lavare i panni che veniva percossa come una batteria o il

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