Gli antichi mestieri d'Abruzzo
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Anteprima del libro
Gli antichi mestieri d'Abruzzo - Cristiano Vignali
2018)
Introduzioni
- Saperi da salvare e valorizzare, di Antonio Bini
- Materiale e immateriale: i due volti del patrimonio culturale delle aree interne, di Gianfranco Spitilli
- Antichi mestieri, imprese del futuro, di Rita Salvatore
- Memorie e tradizioni per lo sviluppo, di Everardo Minardi
Risorse, saperi, memorie: la pietra, il ferro, il legno, la ceramica, i tessuti e le pietre preziose
di Cristiano Vignali
La pietra
- Una risorsa preziosa capace di identità e valore all’Abruzzo, ieri e oggi
- La scuola degli scalpellini in Abruzzo
- Lo scultore Antonio Di Campli: un protagonista della pietra della Maiella
- Un artigiano della pietra: Eugenio Toppi
- La statua di Achille: l’esperienza di Tonino Santeusanio
- I cavatori abruzzesi: la testimonianza del presidente dell’Associazione dei Cavatori
- Un altro scalpellino, un giovane: Antonello Palmerio,
Il ferro
- La lavorazione del ferro battuto in Abruzzo: l’influenza etrusca
- Dal Medioevo fino agli inizi del Novecento
- Le stele italiche a Penna S. Andrea
- I campanacci della transumanza: scoprirne il valore attraverso uno studioso australiano
- La campana della Maiella: ciò che fa la famiglia Di Renzo
- La tradizione del ferro battuto vive, con Nicodemo Donatelli
- Dal fabbro all’imprenditore, dalla bottega all’azienda, dall’artigiano all’artista: a Guardiagrele
La ceramica
- Sulle origini della lavorazione della Ceramica a Castelli
- L’antica tecnica della produzione ceramica di Rapino
- Intervista a Diego Troiano, direttore del Museo dell’Artigianato ceramico abruzzese (MACA) di Pianella
- Vincenzo Di Simone sulla tecnica antica di lavorazione della ceramica castellana
- Antonio Simonetti sulle nuove sfide del XXI secolo dell’arte ceramica castellana
- Brevi cenni storici sulla ceramica di Rapino
- Intervista al Maestro Giuseppe Liberati, della scuola ceramista di Rapino (Ch)
- I fischietti smaltati e maiolicati di Rapino
Il legno
- A proposito della lavorazione del legno in Abruzzo
- La falegnameria artigianale in Abruzzo: un laboratorio esemplare a Chieti
- Un Geppetto
a Pretoro: Mastro Antonio Palmerio
- L’arte del restauro dei mobili antichi: una giovane architetto al lavoro a Pescara
- Un ebanista abruzzese del XXI secolo: un’esperienza inattesa a Chieti
- Mercedes Affaitati: una inedita impagliatrice abruzzese
I tessuti
- Brevi cenni storici sulla lavorazione dei tessuti in Abruzzo
- L’arte della lavorazione artigianale della lana: il Lanificio Merlino
a Taranta Peligna
- La lavorazione del Tombolo di Scanno
- La lavorazione del merletto a Tombolo, una delle più alte forme di artigianato tradizionale in Abruzzo
- Intervista a Luigi Di Tella del Museo del Tombolo di Pescocostanzo
Gli ori della tradizione
- La Presentosa, gioeliello abruzzese. La presentazione dell’antropologa Adriana Gandolfi
- La produzione artigianale della Presentosa in filigrana. L’esperienza del Maestro orafo Maurizio D’Ottavio
- La Presentosa ad osso di seppia di Scanno. Incontro con Francesco Rotolo
Il restauro
- L’importanza del restauro delle opere d’arte in Abruzzo, oggi. L’esperienza di Gastone Costantini
Conclusioni
La conservazione, il potenziamento e la rinascita delle antiche arti e dei mestieri come possibilità di sviluppo per il territorio abruzzese, di Cristiano Vignali
Conoscenze e competenze per la rinascita delle antiche arti e dei mestieri di Abruzzo, di Everardo Minardi
Introduzioni
Saperi da salvare e valorizzare
di Antonio Bini
Non è necessario andare con la memoria a quella che fu la straordinaria realtà emergente dalla storica Mostra d’arte antica abruzzese
, allestita a Chieti nel 1905 - e ricordata dalla cartolina pubblicitaria di Basilio Cascella - per capire quanto sia rimasto di secolari tradizioni artigianali; questo, secondo alcuni studi, sarebbe anche riflesso di varie influenze artistiche e culturali legate all’emigrazione in Abruzzo nel XVI secolo di tribù ebree, colonie albanesi, milanesi e veneziane
(cfr. V. Balzano, L’Arte abruzzese, ed. Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1910), con la conseguenza che alcuni caratteri della loro arte venissero assorbite nelle pratiche locali.
È, infatti, sufficiente un più vicino riferimento, rappresentato dalla mappa dell’artigianato realizzata - per conto della Regione Abruzzo - dall’Istituto Geografico De Agostini - in occasione della celebrazione dell’Anno Europeo dell’Artigianato (1983) per rendersi subito conto di quante attività risultino nel frattempo scomparse o fortemente ridimensionate, in una mutata geografia regionale, laddove solo pochi anni fa molti paesi venivano identificati anche con le specializzazioni artigianali espressione della cultura creativa e produttiva del territorio.
L’emigrazione e l’abbandono di gran parte delle aree interne della regione hanno contribuito non poco alla perdita di consistenti e durature tradizioni artigianali.
Mettere sotto la lente di ingrandimento l’esistenza di attività legate all’artigianato artistico tradizionale significa porre in evidenza la residua presenza di artigiani - continuatori di antiche tradizioni - che resistono alla omologazione consumistica e industriale, accentuata dall’invasione di produzioni industriali che poco o nulla hanno a che fare con il passato. Un patrimonio di saperi, di conoscenze, di manualità e di tecniche che andrebbe meglio conosciuto, tutelato, valorizzato e soprattutto tramandato, anche favorendo un più adeguato sviluppo di botteghe-scuola, con modalità burocratiche semplificate, che non finiscano per appesantire l’attività degli artigiani.
Un intervento pubblico nel settore dovrebbe orientarsi prioritariamente su strategie dirette a sostenere e valorizzare le attività artigianali esistenti in aree marginali o a rischio di estinzione, nell’obiettivo di concorrere – insieme ad altre misure - a salvare e incoraggiare le economie locali, presupposto stesso che può concorrere a favorire le condizioni per il mantenimento delle residue comunità.
In un quadro problematico, vanno guardate con speranza le esperienze di giovani artigiani di valore che resistono in situazioni di grandissima difficoltà, come nel caso della tessitrice e archeologa dei tessuti Assunta Perilli, che non ha smesso di operare nella sua Campotosto, nonostante le distruzioni dei terremoti 2009 e 2016, o che avviano nuove attività in paesi spopolati come Calascio, dove l’orafo Giampiero Verna ha da qualche anno aperto la sua bottega, con annesso piccolo museo.
Oggi l’artigianato artistico tradizionale costituisce una realtà ancora significativa e di altro valore culturale, economico e sociale, come si può evincere dalla annuale Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese, con sede in Guardiagrele, che si avvia ai cinquant’anni di attività, nel solco della secolare tradizione legata all’orafo e incisore Nicola Gallucci, meglio noto come Nicola da Guardiagrele (1385-1462), anche con una lodevole attenzione alle innovazioni creative espresse da giovani artigiani.
Credo sia anche necessario favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza del valore - non solo locale - dell’artigianato, apprezzato anche da studiosi stranieri.
A titolo indicativo, alludo all’articolo The Majolica di Castelli, di autore anonimo, pubblicato sulla rivista New England Magazine (n. 2/1878), come pure ad opere tipo quella di Charles Holme, Peasant Art in Italy, (ed. The Studio, London-Paris-New York, 1913), con circa 500 immagini, in cui sono riportati numerosi esempi di artigianato tessile, con una presenza di gran lunga superiore, proporzionalmente, a quella di altre regioni italiane; senza poi dimenticare l’appassionata ricerca della pittrice e antropologa inglese Estella Canziani, dal titolo Through the Appennines and the lands of the Abruzzi (ed. Hedder & Sons, Cambridge, 1924).
La preziosa pubblicazione della Canziani richiese dieci anni di lavoro per la realizzazione di numerosi acquerelli e schizzi, in cui oltre a paesaggi, illustrò minuziosamente tanti articoli dell’artigianato orafo e della ceramica presenti nelle case visitate in vari paesi d’Abruzzo, ricostruendo spesso il loro significato simbolico.
Non si può fare a meno di sottolineare anche il valore documentale di tali opere, soprattutto laddove si è perduta traccia o memoria di alcune lavorazioni. Va anche segnalato che alcuni originali degli acquerelli della Canziani sono esposti presso il Museum & Art Gallery di Birminghan.
Anche da questi richiami sarebbe peraltro auspicabile una maggiore considerazioni da parte degli stessi abruzzesi per il patrimonio culturale rappresentato dall’artigiano artistico tradizionale della regione.
Materiale e immateriale: i due volti del patrimonio culturale delle aree interne
di Gianfranco Spitilli
Dai metalli alla pietra, dalla terra modellata e cotta alla lavorazione del legno e delle fibre tessili, quanto proposto in questo libro percorre, a partire dalla materia, un itinerario nell’universo immateriale dei saperi che ne sono alla base, e che si trasmettono anche oggi in particolari contesti dell’Abruzzo interno, dove la relazione con il mondo agricolo e pastorale è ancora viva o dove tali antichi mestieri sono stati riconvertiti in una chiave più prettamente commerciale, legata alla circolazione di prodotti nell’ambito del turismo.
Si tratta di quel Patrimonio Culturale Immateriale – che nella formulazione anglofona si traduce in ICH, Intangible Cultural Heritage – di cui l’Unesco e il Consiglio d’Europa hanno definito via via nei decenni i contorni e il quadro normativo, promuovendone la salvaguardia, la trasmissione e la valorizzazione in accordo con gli Stati che ne hanno ratificato e assunto, a loro volta, le convenzioni e i principi che ne sono alla base.
Dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale di Parigi del 2003, fino alla Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali di Parigi, nonchè alla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società di Faro, entrambe del 2005, il cammino è stato lungo, a tratti tortuoso, partito dai primi protocolli della seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento - dalle Convenzioni elaborate negli anni Settanta e alla fine degli anni Ottanta - per giungere poi alla Dichiarazione di Istanbul sul Patrimonio Immateriale del 17 settembre 2002; in essa per la prima volta, in modo chiaro, si riconosce che l’eredità del patrimonio immateriale costituisce un insieme di pratiche e abitudini vive e costantemente rinnovate, saperi e rappresentazioni che permettono all’individuo e alla comunità – a tutti i livelli – di esprimere il loro modo di vedere il mondo attraverso sistemi di valori e principi etici
; rimarcando, inoltre, che dovrebbe prevalere un approccio onnicomprensivo all’eredità culturale tale da far emergere i motivi profondi e la loro stretta interdipendenza nella dinamica del legame fra il patrimonio immateriale e materiale
.
Un percorso di riconoscimento e applicazione tuttora denso di complessità e di potenziali equivoci, di pericolose improvvisazioni, di dannose ed estemporanee operazioni, frettolose e retoriche. Il primo passo è, perciò, quello della conoscenza, dell’inventario, della documentazione diretta delle due forme interrelate di patrimonio culturale, dalla materia all’oralità dei saperi che la trasformano, incontrando persone e territori, esperienze di vita e di professioni tramandate da secoli, come questo volume cerca di fare; una dimensione conoscitiva che possa, utilmente, evitare stereotipi e