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Gli antichi mestieri d'Abruzzo
Gli antichi mestieri d'Abruzzo
Gli antichi mestieri d'Abruzzo
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Gli antichi mestieri d'Abruzzo

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About this ebook

Gli Antichi Mestieri d'Abruzzo è frutto della ricerca antropologica e

storica del Giornalista Cristiano Vignali e del Prof. Everardo Minardi in

collaborazione con altri studiosi sia accademici, sia non universitari, sul

territorio locale abruzzese. In particolare, si studiano gli antichi

mestieri ed arti che ancora permangono nelle "isole mondo" dell'Abruzzo

interno. La ricerca dopo aver esaminato e descritto la situazione, cerca di

individuare una possibilità di sviluppo odierna di queste realtà economiche

locali che affondano le loro origini nei secoli e nei millenni fino all'Età

del Ferro. L'opera può avere una valenza turistica al fine della

valorizzazione del cosiddetto turismo esperenziale, cioè "fai da te".
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateAug 26, 2019
ISBN9788831634397
Gli antichi mestieri d'Abruzzo

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    Gli antichi mestieri d'Abruzzo - Cristiano Vignali

    2018)

    Introduzioni

    - Saperi da salvare e valorizzare, di Antonio Bini

    - Materiale e immateriale: i due volti del patrimonio culturale delle aree interne, di Gianfranco Spitilli

    - Antichi mestieri, imprese del futuro, di Rita Salvatore

    - Memorie e tradizioni per lo sviluppo, di Everardo Minardi

    Risorse, saperi, memorie: la pietra, il ferro, il legno, la ceramica, i tessuti e le pietre preziose

    di Cristiano Vignali

    La pietra

    Una risorsa preziosa capace di identità e valore all’Abruzzo, ieri e oggi

    La scuola degli scalpellini in Abruzzo

    Lo scultore Antonio Di Campli: un protagonista della pietra della Maiella

    Un artigiano della pietra: Eugenio Toppi

    La statua di Achille: l’esperienza di Tonino Santeusanio

    I cavatori abruzzesi: la testimonianza del presidente dell’Associazione dei Cavatori

    Un altro scalpellino, un giovane: Antonello Palmerio,

    Il ferro

    La lavorazione del ferro battuto in Abruzzo: l’influenza etrusca

    Dal Medioevo fino agli inizi del Novecento

    Le stele italiche a Penna S. Andrea

    I campanacci della transumanza: scoprirne il valore attraverso uno studioso australiano

    La campana della Maiella: ciò che fa la famiglia Di Renzo

    La tradizione del ferro battuto vive, con Nicodemo Donatelli

    Dal fabbro all’imprenditore, dalla bottega all’azienda, dall’artigiano all’artista: a Guardiagrele

    La ceramica

    Sulle origini della lavorazione della Ceramica a Castelli

    L’antica tecnica della produzione ceramica di Rapino

    Intervista a Diego Troiano, direttore del Museo dell’Artigianato ceramico abruzzese (MACA) di Pianella

    Vincenzo Di Simone sulla tecnica antica di lavorazione della ceramica castellana

    Antonio Simonetti sulle nuove sfide del XXI secolo dell’arte ceramica castellana

    Brevi cenni storici sulla ceramica di Rapino

    Intervista al Maestro Giuseppe Liberati, della scuola ceramista di Rapino (Ch)

    I fischietti smaltati e maiolicati di Rapino

    Il legno

    A proposito della lavorazione del legno in Abruzzo

    La falegnameria artigianale in Abruzzo: un laboratorio esemplare a Chieti

    Un Geppetto a Pretoro: Mastro Antonio Palmerio

    L’arte del restauro dei mobili antichi: una giovane architetto al lavoro a Pescara

    Un ebanista abruzzese del XXI secolo: un’esperienza inattesa a Chieti

    Mercedes Affaitati: una inedita impagliatrice abruzzese

    I tessuti

    Brevi cenni storici sulla lavorazione dei tessuti in Abruzzo

    L’arte della lavorazione artigianale della lana: il Lanificio Merlino a Taranta Peligna

    La lavorazione del Tombolo di Scanno

    La lavorazione del merletto a Tombolo, una delle più alte forme di artigianato tradizionale in Abruzzo

    Intervista a Luigi Di Tella del Museo del Tombolo di Pescocostanzo

    Gli ori della tradizione

    La Presentosa, gioeliello abruzzese. La presentazione dell’antropologa Adriana Gandolfi

    La produzione artigianale della Presentosa in filigrana. L’esperienza del Maestro orafo Maurizio D’Ottavio

    La Presentosa ad osso di seppia di Scanno. Incontro con Francesco Rotolo

    Il restauro

    L’importanza del restauro delle opere d’arte in Abruzzo, oggi. L’esperienza di Gastone Costantini

    Conclusioni

    La conservazione, il potenziamento e la rinascita delle antiche arti e dei mestieri come possibilità di sviluppo per il territorio abruzzese, di Cristiano Vignali

    Conoscenze e competenze per la rinascita delle antiche arti e dei mestieri di Abruzzo, di Everardo Minardi

    Introduzioni

    Saperi da salvare e valorizzare

    di Antonio Bini

    Non è necessario andare con la memoria a quella che fu la straordinaria realtà emergente dalla storica Mostra d’arte antica abruzzese, allestita a Chieti nel 1905 - e ricordata dalla cartolina pubblicitaria di Basilio Cascella - per capire quanto sia rimasto di secolari tradizioni artigianali; questo, secondo alcuni studi, sarebbe anche riflesso di varie influenze artistiche e culturali legate all’emigrazione in Abruzzo nel XVI secolo di tribù ebree, colonie albanesi, milanesi e veneziane (cfr. V. Balzano, L’Arte abruzzese, ed. Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo, 1910), con la conseguenza che alcuni caratteri della loro arte venissero assorbite nelle pratiche locali.

    È, infatti, sufficiente un più vicino riferimento, rappresentato dalla mappa dell’artigianato realizzata - per conto della Regione Abruzzo - dall’Istituto Geografico De Agostini - in occasione della celebrazione dell’Anno Europeo dell’Artigianato (1983) per rendersi subito conto di quante attività risultino nel frattempo scomparse o fortemente ridimensionate, in una mutata geografia regionale, laddove solo pochi anni fa molti paesi venivano identificati anche con le specializzazioni artigianali espressione della cultura creativa e produttiva del territorio.

    L’emigrazione e l’abbandono di gran parte delle aree interne della regione hanno contribuito non poco alla perdita di consistenti e durature tradizioni artigianali.

    Mettere sotto la lente di ingrandimento l’esistenza di attività legate all’artigianato artistico tradizionale significa porre in evidenza la residua presenza di artigiani - continuatori di antiche tradizioni - che resistono alla omologazione consumistica e industriale, accentuata dall’invasione di produzioni industriali che poco o nulla hanno a che fare con il passato. Un patrimonio di saperi, di conoscenze, di manualità e di tecniche che andrebbe meglio conosciuto, tutelato, valorizzato e soprattutto tramandato, anche favorendo un più adeguato sviluppo di botteghe-scuola, con modalità burocratiche semplificate, che non finiscano per appesantire l’attività degli artigiani.

    Un intervento pubblico nel settore dovrebbe orientarsi prioritariamente su strategie dirette a sostenere e valorizzare le attività artigianali esistenti in aree marginali o a rischio di estinzione, nell’obiettivo di concorrere – insieme ad altre misure - a salvare e incoraggiare le economie locali, presupposto stesso che può concorrere a favorire le condizioni per il mantenimento delle residue comunità.

    In un quadro problematico, vanno guardate con speranza le esperienze di giovani artigiani di valore che resistono in situazioni di grandissima difficoltà, come nel caso della tessitrice e archeologa dei tessuti Assunta Perilli, che non ha smesso di operare nella sua Campotosto, nonostante le distruzioni dei terremoti 2009 e 2016, o che avviano nuove attività in paesi spopolati come Calascio, dove l’orafo Giampiero Verna ha da qualche anno aperto la sua bottega, con annesso piccolo museo.

    Oggi l’artigianato artistico tradizionale costituisce una realtà ancora significativa e di altro valore culturale, economico e sociale, come si può evincere dalla annuale Mostra dell’Artigianato Artistico Abruzzese, con sede in Guardiagrele, che si avvia ai cinquant’anni di attività, nel solco della secolare tradizione legata all’orafo e incisore Nicola Gallucci, meglio noto come Nicola da Guardiagrele (1385-1462), anche con una lodevole attenzione alle innovazioni creative espresse da giovani artigiani.

    Credo sia anche necessario favorire una maggiore conoscenza e consapevolezza del valore - non solo locale - dell’artigianato, apprezzato anche da studiosi stranieri.

    A titolo indicativo, alludo all’articolo The Majolica di Castelli, di autore anonimo, pubblicato sulla rivista New England Magazine (n. 2/1878), come pure ad opere tipo quella di Charles Holme, Peasant Art in Italy, (ed. The Studio, London-Paris-New York, 1913), con circa 500 immagini, in cui sono riportati numerosi esempi di artigianato tessile, con una presenza di gran lunga superiore, proporzionalmente, a quella di altre regioni italiane; senza poi dimenticare l’appassionata ricerca della pittrice e antropologa inglese Estella Canziani, dal titolo Through the Appennines and the lands of the Abruzzi (ed. Hedder & Sons, Cambridge, 1924).

    La preziosa pubblicazione della Canziani richiese dieci anni di lavoro per la realizzazione di numerosi acquerelli e schizzi, in cui oltre a paesaggi, illustrò minuziosamente tanti articoli dell’artigianato orafo e della ceramica presenti nelle case visitate in vari paesi d’Abruzzo, ricostruendo spesso il loro significato simbolico.

    Non si può fare a meno di sottolineare anche il valore documentale di tali opere, soprattutto laddove si è perduta traccia o memoria di alcune lavorazioni. Va anche segnalato che alcuni originali degli acquerelli della Canziani sono esposti presso il Museum & Art Gallery di Birminghan.

    Anche da questi richiami sarebbe peraltro auspicabile una maggiore considerazioni da parte degli stessi abruzzesi per il patrimonio culturale rappresentato dall’artigiano artistico tradizionale della regione.

    Materiale e immateriale: i due volti del patrimonio culturale delle aree interne

    di Gianfranco Spitilli

    Dai metalli alla pietra, dalla terra modellata e cotta alla lavorazione del legno e delle fibre tessili, quanto proposto in questo libro percorre, a partire dalla materia, un itinerario nell’universo immateriale dei saperi che ne sono alla base, e che si trasmettono anche oggi in particolari contesti dell’Abruzzo interno, dove la relazione con il mondo agricolo e pastorale è ancora viva o dove tali antichi mestieri sono stati riconvertiti in una chiave più prettamente commerciale, legata alla circolazione di prodotti nell’ambito del turismo.

    Si tratta di quel Patrimonio Culturale Immateriale – che nella formulazione anglofona si traduce in ICH, Intangible Cultural Heritage – di cui l’Unesco e il Consiglio d’Europa hanno definito via via nei decenni i contorni e il quadro normativo, promuovendone la salvaguardia, la trasmissione e la valorizzazione in accordo con gli Stati che ne hanno ratificato e assunto, a loro volta, le convenzioni e i principi che ne sono alla base.

    Dalla Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale di Parigi del 2003, fino alla Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali di Parigi, nonchè alla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore dell’eredità culturale per la società di Faro, entrambe del 2005, il cammino è stato lungo, a tratti tortuoso, partito dai primi protocolli della seconda metà degli anni Cinquanta del Novecento - dalle Convenzioni elaborate negli anni Settanta e alla fine degli anni Ottanta - per giungere poi alla Dichiarazione di Istanbul sul Patrimonio Immateriale del 17 settembre 2002;  in essa per la prima volta, in modo chiaro, si riconosce che l’eredità del patrimonio immateriale costituisce un insieme di pratiche e abitudini vive e costantemente rinnovate, saperi e rappresentazioni che permettono all’individuo e alla comunità – a tutti i livelli – di esprimere il loro modo di vedere il mondo attraverso sistemi di valori e principi etici; rimarcando, inoltre, che dovrebbe prevalere un approccio onnicomprensivo all’eredità culturale tale da far emergere i motivi profondi e la loro stretta interdipendenza nella dinamica del legame fra il patrimonio immateriale e materiale.

    Un percorso di riconoscimento e applicazione tuttora denso di complessità e di potenziali equivoci, di pericolose improvvisazioni, di dannose ed estemporanee operazioni, frettolose e retoriche. Il primo passo è, perciò, quello della conoscenza, dell’inventario, della documentazione diretta delle due forme interrelate di patrimonio culturale, dalla materia all’oralità dei saperi che la trasformano, incontrando persone e territori, esperienze di vita e di professioni tramandate da secoli, come questo volume cerca di fare; una dimensione conoscitiva che possa, utilmente, evitare stereotipi e

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