Rosa Croce Santi illuminati e Mistici
By Paul Sedir
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e morì a 3 febbraio 1926 a Parigi, in questo libro
affronta il tema dei santi, illuminati e mistici che sono appartenuti all’ordine esoterico dei Rosa Croce.
“Anni fa, la psicologia ufficiale trattava santi e mistici da anormali. Trascinata dai William
James, dai Boutroux e dai Bergson, la medesima psicologia ufficiale spiegherà i Santi con l’io
subliminale e l’influenza di un universo invisibile.
Le due teorie sono egualmente precarie. I Santi non sono degli esaltati e tanto meno sono dei maghi. Sono uomini che cercano Dio nella sincerità dell’anima loro; per conseguenza Dio risponde loro - è obbligato a rispondere - ed essi.
Lo ascoltano nella misura in cui ciascuno
ne può afferrare la voce.”
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Rosa Croce Santi illuminati e Mistici - Paul Sedir
ROSA-CROCE
I Santi
Oggi voglio parlarvi dei santi, secondo un’ intenzione di giustizia. Vent’anni fa, la psicologia ufficiale li trattava da anormali. In venti anni, trascinata dai William James, dai Boutroux e dai Bergson, la medesima psicologia ufficiale spiegherà i Santi con l’io subliminale e l’influenza di un universo invisibile. Le due teorie sono egualmente precarie. I Santi non sono degli esaltati e tanto meno sono dei maghi. Sono uomini che cercano Dio nella sincerità dell’anima loro; per conseguenza Dio risponde loro - è obbligato a rispondere - ed essi Lo ascoltano nella misura in cui ciascuno ne può afferrare la voce.
Nella quantità dei santi cristiani, molti sono stati canonizzati, bisogna pur dirlo, non per ragioni del tutto spirituali, ma tutti rimangono ammirevoli per l’uno o l’altro carattere della loro personalità. Per la maggior parte, escono dal popolo, e soprattutto dal popolo delle campagne: pastori, contadini ignoranti. Dio ha voluto così perché essi dovevano dire e fare cose che sorpassano l’ umana capacità; bisognava che non vi fosse nulla in loro appartenente alla limitata saggezza umana.
Vorrei mostrarvi, soprattutto il loro cuore, i drammi segreti della loro coscienza e i fiori seminati dalle loro mani benedette sulle strade su cui si trascina l’umanità.
* * *
Ogni epoca, ogni organismo collettivo, sia esso un ordine religioso o un centro sociale, presenta bassifondi e cime. Passare dagli uni alle altre è compito della forza evolutiva che ciascuna creatura riceve nascendo; è il percorso della strada maestra, larga, piana, a dolce declivio. Ma questa strada è lunga; di tempo in tempo se ne stacca una scorciatoia che risparmia una curva, a condizione che il viandante frettoloso abbia buone gambe.
Non altrimenti, in montagna vi è la strada carrozzabile, poi la mulattiera, più ripida; e poi ancora la pista del contrabbandiere, che tira diritto, ma faticosa e pericolosa.
I santi prendono una di queste due direttrici; esploratori, scopritori, maestri di energia, dell’energia più alta e più pura; il mondo intero ricava dalla loro presenza qualcosa d’inestimabile; ed ognuno può ritrarne, con l’ammirazione cosciente e meditata, una forza addizionale e un esempio.
L’umanità comprende male questi esseri d’avanguardia; ci si chiede perché abbiano tanta furia. Vi sono tante cose interessanti attorno a noi, tanti piccoli piaceri, tante piccole bellezze.
La verità è che noi, la folla, amiamo soltanto ciò che sta al nostro livello, un po’ al di qua, un po’ al di là. Criminali e santi ci sono egualmente antipatici: i primi sgomentano quella onestà spicciola che spesso è soltanto la paura del carabiniere; i secondi ci irritano; sono irragionevoli, non sono come si deve; si preferisce un uomo abile che sa far fortuna rasentando con destrezza le insidie legali, un filantropo verboso, rispettabile, prudente, che non commette eccessi di zelo e non dimentica di farsi decorare.
Ora, i normali, gli equilibrati, i moderati non creano niente; sono la creta. Per spingere gli uomini bisogna essere matto; bisogna sentirsi, a volontà, la potenza di vedere il mondo diverso da quello che è, come dovrebbe essere. Bisogna allucinarsi, dicono i nostri psicologi, i quali non vogliono che l’allucinazione sia sempre reale. Nell’ esistenza vi sono mille pazzie in cui gettarsi: la pazzia dell’abnegazione, la pazzia dell’arte, la pazzia della scienza, quella di Dio. 1 più pazzi di tutti sono ì pazzi di Dio; e i veri saggi sono loro.
Ecco un aspetto del mistero del cuore dei santi.
Eccone altri.
Chi ci dice che un certo luminoso Annunziatore delle cose del Cielo non sia stato nella notte dei secoli anteriori, in qualche parte dell’universo, e forse proprio qui, un bandito spaventevole? L’immagine del mondo che cl facciamo è ben meschina. Questa terra ci pare brutta e crudele. Ma dietro di essa vi sono altre terre più immonde. Alcuni assassini ci sembrano mostri : furono santi sopra un astro più tenebroso? Dei santi ci sembrano veramente di una irreale purezza: forse sarebbero soltanto criminali su astri più sublimi.
Infatti, la scienza ci mostra nello spazio fisico vastità inconcepibili; ricordatevi i numeri che misurano le dimensioni e le distanze stellari. Perché non esisterebbero scale analoghe nell’ordine intellettuale, nell’ordine morale? Uso la forma dubitativa per non spaventarvi ; ma so che dei mondi evolvono, dove la vita ribolle migliaia di volte più splendida, più complessa della nostra; esistono degli esseri milioni di volte più belli, più intelligenti, più potenti, più puri dei nostri più grandi geni. E i più elevati fra questi esseri, tuttavia, sono lontani al pari di noi dal Regno eterno. E il Cristo li supera tutti infinitamente, come l’unità supera lo zero.
Per apprezzare i santi, cerchiamo di capire un terzo loro mistero: quello di rimanere, per via della nascita, creature del relativo e del pressappoco. Ricordate la sconvolgente parola dell’ apostolo Giacomo : Elia era un uomo come noi
. Come noi, essi cercano la felicità ; come noi, essi chiamano nemici
quelli che impediscono loro di raggiungere questa felicità. Ma, a differenza di noi, hanno posto la felicità nel possesso dell’ Ideale supremo. Come noi furono dei dormienti in una camera chiusa; come per noi, il Vigilante eterno, l’Amico, dovette aspettare sulla soglia. Ma essi, quando si rivoltavano sul loro giaciglio, un oscuro istinto li spingeva a gettare uno sguardo verso la porta, e un giorno, all’improvviso, i loro occhi abbagliati hanno incontrato l’insondabile sguardo del Sorvegliante, attraverso una fessura delle tavole. E quello sguardo li ha ridestati. Erano dormienti come noi ; si sono svegliati; si sono alzati; sono partiti. Mentre noi, noi ci riaddormentiamo.
Inesplicabile è l’oscuro istinto che turbò il loro sonno.
Ed ecco un quinto mistero.
Quasi sempre, all’inizio del risveglio mistico di questi discepoli c’è una donna, una figlia di Colei per mezzo della quale Adamo cadde; per mezzo di una figlia d’Eva, questi figli eletti di Adamo si riabilitano. Felice colui che riceve una simile ausiliatrice dalle mani prudenti del destino; fortunato deve stimarsi perché, a mezzo suo, conoscerà la sofferenza, la buona vera sofferenza per cui sì affonda dolcemente, che penetra e sovrabbonda e che, senza tregua, incide i nostri ascessi ; soltanto le sue dure mani scuotono il nostro torpore. Fortunato l’eletto perché, a causa di una donna, innalzerà i suoi sguardi; essa non gli dirà: Alza gli occhi sulle campagne tanto belle; gli dirà: Guardami, non guardare che me. Allora l’uomo vorrà guardare altrove. Se è nei campi, correrà verso le città ; se è in città, correrà verso le spiagge, dove il suo cuore sogna di ascoltare "il canto dei marinai,,; donde. scapperà verso la foresta, dove il suo cuore vorrà capire il canto degli uccelli. E poi, naturalmente, si mostrerà ingrato verso la donna sua benefattrice, perché l’avrà fatto soffrire; le scaglierà addosso degli anatemi. Ben pochi santi furono abbastanza puri per esimersi dal seguire questo tirocinio.
Ecco il sesto mistero del loro cuore.
Spesso, dopo aver veduto il mare o la foresta, ritornano indietro : non hanno capito il melodioso linguaggio ; errano, tergiversano per anni. Perché ? Qui ci vorrebbero lunghe investigazioni sul passato, sulle profondità, sulle spelonche dell’anima; bisognerebbe rendersi conto che lo slancio di una compassione, la giustezza di una veduta, il vigore di un gesto sono i pronipoti di mille vigliaccherie, di mille errori, di mille pigrizie; bisognerebbe sfilacciare la trama dei mille legami che attaccano ciascun individuo al resto del mondo. Poiché il sordo lavoro di tutte queste esitazioni riorganizza l’essere del futuro santo; come il bambino nel seno della madre, la sua volontà di Luce si muove, si volta, si rivolta e, d’improvviso, emerge a fiore di coscienza; scoppia il tuono del pentimento ; un uomo nuovo nasce : un uomo nuovo? Si, un mondo nuovo anche, una nuova terra, nuovi cieli, come dopo i grandi cataclismi apocalittici.
La conversione dei santi è quasi sempre improvvisa, perché sono chiamati a sbalordire gli uomini, perché gli uomini temono ed ammirano l’uragano, e perché gli uomini cercano d’imitare soltanto ciò che hanno ammirato. 1 santi sono degli scandali; sono gli scandali della Luce.
Ho detto che sono, inoltre, i più eccellenti maestri di energia, sono i liberatori, gli spezzatori di catene, poiché la passione della felicità è la libertà. Ora, i santi sanno che in nessun luogo della Natura e in nessun essere esiste la libertà; soltanto nell’Increato, nel Soprannaturale, in Dio.
Noi altri sciupiamo le forze nel costruirci piccole prigioni molto comode, abbastanza malsane, dove ci si intorpidisce senza rimedio; e crediamo di aver fatto quello che ci è piaciuto, crediamo di esser stati uomini liberi. Siamo stati liberi, infatti, ma secondo la materia, dove tutto è schiavitù; i santi, loro, per diventare liberi, cercano il paese della Libertà, il paese dello Spirito. Essi capiscono le parole del Maestro: Lo Spirito soffia dove vuole
. Essi sanno che i nostri desideri sono il metallo con cui il Destino fucina le nostre catene; e, più arditi di quanto non siano gli pseudo-superuomini, fucinano essi stessi questo metallo sull’incudine della Rinuncia, col fuoco del Sacrificio, col martello, del Pentimento.
In tal modo, legandosi con le catene dello Spirito, si liberano dalle catene della Materia; facendosi schiavi di Dio, si rendono padroni dell’ Io. La loro vita è una battaglia di ogni istante.
Per capirla bisognerebbe innanzi tutto capire che tutte le virtù ordinariamente chiamate passive si dimostrano, con l’uso, delle forze attive. Il silenzio, il vero silenzio, non è un’astensione, è un energia esaltante; la rinuncia è una lotta; la rassegnazione, uno strappo; l’indulgenza è benedire; l’oblio delle offese, un potente sforzo.
Le pratiche di queste sedicenti negatività, d’altronde, sono così ardue, esigono un tale sforzo, da indurre i santi a far sempre ricorso, per rimanerne padroni, a quell’artificio eroico che è la mortificazione.
I liberi pensatori hanno solo ironia per i cilici,le discipline, le veglie, i digiuni. Questi tormenti sistematici testimoniano, in ogni caso, un’ energia considerevole.
Ma poniamo qui in evidenza la dottrina della Chiesa : le macerazioni corporali più dure non servono, così essa dice, a un bel niente; anzi pervertono, se la macerazione interiore non le precede e non le accompagna; non servono dunque al- l’asceta che come pietra di paragone per la tempra della sua volontà.
Prendiamo un esempio. Ecco due giovani in egual misura artisti e intelligenti. Uno è povero e, quando mangia, raramente si sazia; per vivere deve piegarsi a lavori prosaici che gli portano via lunghe ore.
L’altro è ricco; non ha preoccupazioni materiali; tutto il suo tempo gli appartiene, tutti i suoi agi. Quale dei due farà un’opera?
Il ricco raramente, ma quasi sempre il povero. Le comodità hanno intorpidito