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La vivisezione: Tortura di animali e scempio di coscienze
La vivisezione: Tortura di animali e scempio di coscienze
La vivisezione: Tortura di animali e scempio di coscienze
Ebook39 pages29 minutes

La vivisezione: Tortura di animali e scempio di coscienze

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La “vivisezione” è un metodo di studio e ricerca consistente in operazioni di dissezione effettuate su animali vivi. Il termine è usato come sinonimo di “sperimentazione animale” dalle organizzazioni che si oppongono a tale sperimentazione. Da almeno un secolo (il testo di questa edizione è del 1910) tali organizzazioni si sono moltiplicate asserendo che «Non vi è giustificazione alle atrocità che avvengono nei laboratori, all’incuria e al disprezzo con cui gli animali sono trattati e alla loro infinita sofferenza. Non sarebbe giustificabile nemmeno se fosse davvero utile alla scienza, perché l’utilità per qualcuno non rende lecita la violenza su un altro».
LanguageItaliano
Release dateAug 21, 2019
ISBN9788834173817
La vivisezione: Tortura di animali e scempio di coscienze

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    La vivisezione - Augusto Agabiti

    DIGITALI

    Intro

    La vivisezione è un metodo di studio e ricerca consistente in operazioni di dissezione effettuate su animali vivi. Il termine è usato come sinonimo di sperimentazione animale dalle organizzazioni che si oppongono a tale sperimentazione. Da almeno un secolo (il testo di questa edizione è del 1910) tali organizzazioni si sono moltiplicate asserendo che « Non vi è giustificazione alle atrocità che avvengono nei laboratori, all’incuria e al disprezzo con cui gli animali sono trattati e alla loro infinita sofferenza. Non sarebbe giustificabile nemmeno se fosse davvero utile alla scienza, perché l’utilità per qualcuno non rende lecita la violenza su un altro».

    LA VIVISEZIONE

    TORTURA DI ANIMALI E SCEMPIO DI COSCIENZE

    «La vivisection est un crime»

    Victor Hugo

    «Amo gli animali come miei fratelli»

    San Francesco d’Assisi

    «Nessuna rivendicazione della Scienza,

    nessun risultato che si possa sperare,

    nulla può giustificare tal genere di atrocità»

    Cardinale Manning

    Come le bare egizie di sicomoro, fatte per serbare indistruttibili le salme mummificate, avevano il coperchio scolpito che raffigurava intero l’estinto nella serena immobilità del sonno di morte; così era costruito uno degli strumenti più tremendi della tortura giudiziaria tedesca: era una semplice cassa, irta nell’interno di crudeli aculei, ma esternamente ornata di un intaglio elegante, a forma d’uomo dall’impassibile aspetto.

    La descrivono i principali storici della tortura, in libri lugubri e disperati, per le sinistre impressioni che producono.

    La «Eiserne Jungfrau» esistente nel castello di Norimberga, nella orribile «Fünfeckige Turm», ne è uno degli esemplari perfettamente conservati: è tutta greve di struttura, pesantissima, spaventevole, e, per essere di ferro arrugginito, quasi rossa di sangue recente.

    La maschera restava immota, il legno o il ferro non avevano fremiti, potendo anzi quella scultura rozza, mostrare il perpetuo sarcasmo di un sorriso stupido e calmo, mentre dentro la vittima veniva trafitta dai pugnali che lentamente penetravano, senza uccidere, nelle vive carni; ed era insieme soffocata ed oppressa dalle pareti di legno, nell’impossibilità di agitarsi e di urlare, perfino; di tutto impedita, fuorché di soffrire intero il tormento, quasi inenarrabile.

    Orbene, chi fosse entrato ignaro nella sala di tortura cinque minuti dopo quelle esecuzioni, tanto spaventose e crudeli che l’animo s’attrista tuttora a ricordare, avrebbe veduto allineate ad una parete e ritte in piedi, tante casse dai coperchi chiusi e scolpiti, e le avrebbe credute bare destinate al riposo di morti, non sospettando la realtà; che dentro quelle bocche di coccodrillo fossero uomini, uomini stretti vivi nella morsa acuminata

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