Ora: La leggenda delle quattro guerriere terrestri
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Book preview
Ora - Adriana Caprio
22
Ora
La leggenda delle quattro guerriere terrestri
disegno di GIOVANNI LUBERTO
Capitolo 1
Sono sempre stata realista nella mia vita, una ragazza coi piedi per terra. Ho smesso di credere alle favole da quando ho abbandonato l’infanzia, nonostante il mio nome sia paradossalmente uguale a quello di un personaggio dei cartoni animati: Nala, come la sposa di Simba, il protagonista de Il re leone
. A dir la verità, ho sempre amato quella storia, pur sapendo che è pura fantasia. Eppure una cosa mi ha fatto capire che mi sbagliavo su tutto, che la fantasia è il frutto di qualcosa che già esiste, altrimenti non potremmo immaginarla.
Ormai ero cresciuta, avevo finito il liceo classico, precisamente
e mi ero iscritta all’Università, alla facoltà di Lettere classiche, poiché ero sempre stata appassionata di latino e greco. Era il mio primo giorno e i miei capelli neri riflettevano il cattivo tempo nei miei occhi blu. Camminavo e mi chiedevo cosa sarebbe accaduto una volta entrata in quell’Università. Ecco, mi sentivo Ettore che andava incontro ad Achille per il fatale duello e, mentre pensavo ai capelli biondi dell’eroe greco, ne vidi altri molto più lunghi e tutto a un tratto ero a terra, fortunatamente non in una pozzanghera. Sì, ero andata a sbattere contro una ragazza che correva, bionda, abbastanza alta proprio come me, in forma ma, rispetto a me, molto più formosa (un seno come il suo lo vedevo sul mio gracile corpo solo in sogno!), con un grazioso naso rotondo e dai capelli così lunghi e mossi che sembravano cavalloni di un mare in tempesta: i miei quasi per antitesi erano lunghi spaghetti! Ella mi guardava con i suoi penetranti occhi marroni, raccoglieva i libri che le erano caduti di mano, mano che poi mi afferrò un braccio e mi tirò su. Scusa
mi disse ansimante mi sono persa. L’Italia è già così grande, eppure Napoli pare ancora più grande ed io non riesco a trovare la Facoltà di Lettere. Abito più in periferia e …
Anche io devo andare lì!
esclamai, dato che potevo aiutarla. Andiamo insieme. Io sono Nala Pomigi, ho 19 anni e abito qui vicino. Questo è il mio primo giorno e anche anno di Università
Piacere di conoscerti, Nala. Io sono Fiamma Di Viso ed anche io ho 19 anni e sto al primo anno
Quindi stiamo nello stesso corso
affermai contenta di aver trovato un’amica, visto che di amici ne avevo pochi, perché io cercavo quelli veri, e sentivo che tra me e questa ragazza poteva nascere una grande amicizia. Subito iniziammo a parlare di noi, ci raccontammo tante cose, anche perché il tragitto era lungo. Mi disse che i suoi genitori erano separati e che aveva una sorella maggiore, fastidiosa come una mosca. E’ una stupida
ripeteva solo perché è più grande di me crede di essermi superiore in tutto
. Io non soffrivo in famiglia di questi problemi: i miei genitori si volevano bene, avevo una sorella più piccola, a cui ero molto affezionata, e anche un bel cagnolino.
Fiamma mi colpì assai: il suo modo di parlare era sicuro e per nulla adorno di superflui abbellimenti. Sembrava una di quelle persone che riescono a comprendere il vero volto della gente che incontrano, che preferiscono la serena e sicura solitudine e riservatezza piuttosto che la rumorosa e vacua socialità. Ella sembrava una di quelle persone che amano la trasparenza e la verità, ma che allo stesso tempo non perdono tempo a ricercarle, forse troppo diffidenti e deluse dai comportamenti della gente. Eppure di me subito sembrò fidarsi, subito mi parlò di lei, subito si dimostrò amichevole. Ebbi la sensazione di piacerle, così come ella piaceva certamente a me, che tuttavia non ero così attenta e intuitiva come pareva essere lei.
Così, tra racconti vari e lo scoprire cose in comune (come il fatto di essere entrambe single), ci ritrovammo sotto l’Università, meravigliosa. Ora bisognava, una volta entrate, trovare l’aula dove si svolgeva la nostra lezione. Eravamo nei corridoi quando sentii dietro di me: Ehi! Scusa, ragazza! Ti sono caduti questi!
. Mi voltai e vidi due ragazze; una con in mano dei soldi che mi erano caduti (sbadata come al solito!). Entrambe erano più basse di me e sembravano così amiche! Quella coi miei soldi meno male che esistono ancora persone oneste era la più bassa, piccolina e minuta, molto più magra di me, dai lineamenti dolci e da vivaci occhi chiari tra il verde e il marrone che si affacciavano su un nasino un po’ alla francese. Tutto in lei era piccolo e di poca visibilità, tranne i capelli, rossi, anzi arancioni, e si vedeva che erano suoi naturali. Per di più erano ricci, riccissimi, ma corti più o meno fino al mento. L’amica era più incisiva nei lineamenti e nei colori. Aveva lisci capelli medio-corti, un po’ gonfi, di un castano che si scuriva con la frangetta sopra un viso dagli occhi verde bottiglia così espressivi! e un naso alquanto grande con un po’ di gobbetta. Era magra anch’essa, ma molto più formosa dell’altra. Comunque mi apprestai subito a ringraziare. Fai attenzione
mi disse la ragazza dai capelli rossi porgendomi i soldi la gente non si ingegna più di tanto per capire chi è il proprietario del denaro
. Mi sorrise e aggiunse: Comunque io sono Elis Metter, lei è Fill Corrins. Abbiamo entrambe 18 anni; siamo qui avendo fatto la primina
. A quel punto ci presentammo anche io e Fiamma. Ma siete straniere?
domandai poi, sentiti i loro nomi. No
mi rispose Fill viviamo a Napoli, le nostre mamme sono italiane e amiche dalla giovinezza e hanno sposato due inglesi, di conseguenza …
. Guardò l’orologio di fronte a noi nel corridoio e subito esclamò: Sbrighiamoci se non vogliamo arrivare tardi a lezione!
. E, dato che frequentavamo tutte lo stesso corso, ci avviammo insieme. Ormai eravamo già in quattro e… il povero Ettore non sembrava più essere solo nella sua ardua battaglia: forse poteva vincere; forse potevo affrontare questa benedetta Università con più coraggio, ma quello mi sarebbe servito sicuramente in seguito.
Dunque, con queste nuove compagne che sembravano avere qualcosa di speciale, assistetti alla mia prima lezione di Università. Verso ora di pranzo andammo a prenderci qualcosa da mangiare e allora Elis e Fill raccontarono un po’ della loro vita. Io e Fiamma scoprimmo che Fill era perdutamente innamorata del fratello maggiore di Elis, Fred. Le piace da quando eravamo bambine
affermava Elis con aria maliziosa mentre Fill diveniva rossa dall’imbarazzo ma lo devo ammettere: mio fratello è proprio bello, quasi quanto me!
. Tutte iniziammo a ridere. Perché? Non è vero?
ribatteva lei coi denti da fuori, ondeggiando quei capelli accesi sul minuto corpicino vivace, ed ella era vivace, molto vivace, e vanitosa e maliziosa assai.
Quella fu una piacevole conversazione a cui seguì un’altra lezione e infine l’ora di tornare a casa. Uscimmo e ognuna, scambiati i saluti e i numeri di telefono, andò per la sua strada. Tornai a casa e già non vedevo l’ora che arrivasse l’indomani: sentivo che sarebbe successo qualcosa di speciale.
Così fu.
Capitolo 2
Giunse l’indomani e, piovendo, come al solito uscii di casa a piedi con l’ombrello. A dir la verità mi piaceva la pioggia: erano le pozzanghere che detestavo, ma ci finivo sempre dentro. Chiamai Fiamma ed ella si fece trovare nei pressi della stazione, dove erano appena giunte Fill ed Elis. Ci incontrammo tutte lì e insieme andammo all'Università, arrivando un po’ in anticipo. Così ci recammo nel cortile, dove vi erano altri ragazzi. Come va con quel Fred?
iniziai a introdurre un discorso a caso Figurati se quello pensa a me!
esclamò Fill con una mesta espressione è più grande, non bada alla migliore amica della sua sorellina. Un altro po’ le fa da padre …
ma a questo punto tacque vedendo Elis rattristarsi improvvisamente. Scusami, Elis
le mormorò mortificata. Cosa c’è di male, Fill?
chiese Elis accennando un triste sorriso perché non dovrei dire che il mio papà è morto?
. Fill a quel punto con grande tenerezza le accarezzò il viso. Io e Fiamma non potemmo che dire in coro: Ci dispiace …
. Poi calò il silenzio, poiché ogni parola è vana in simili situazioni. Mi chiesi allora quanto una ragazza tanto espansiva quale si era dimostrata Elis dovesse aver sofferto: non l’avrei mai immaginato, poiché mai si vede nella genuina gioia una velata tristezza. Elis era allegra, era leggera e rendeva leggera ogni cosa. Il pesante dolore è dunque fatto anche per creature leggere? Forse sì, forse esse vi volano leggere al di sopra e lo rendono meno intenso e più dolce, similmente a un uccello che vola sopra un mare in tempesta: le aspre onde non lo toccano, ma sembrano dall'alto tante morbide curve lontane.
Improvvisamente sentimmo una voce: Siete voi Fill Corrins, Elis Metter, Nala Pomigi e Fiamma Di Viso?
. Ci girammo dicendo tutte: Sì!
.
Ecco che vedemmo una donna bellissima. Era molto magra, con un viso e un naso fine e due occhi grandi e neri. I capelli erano neri e lunghi quanto i miei, ma al contrario erano mossi, quasi ricci. Infatti, i boccoli le toccavano un piccolo seno. La voce era dolcissima, candida come la sua pelle, sembrava una fata … Di strano notai una sola cosa: al di sotto dei capelli bisognava fare attenzione, ma io la scrutai bene di intravedevano due orecchie a punta. Sia io che le mie amiche la fissavamo come per dire: ecco un angelo che ci farà superare in fretta tutti gli esami! Tra l’altro indossava una lunga veste celeste e non aveva con sé
neanche una giacca. Io sono Aurora
ci disse sono la regina del pianeta Ora, regina delle Quattro Stagioni
. Non aveva neanche finito di pronunciare l’ultima parola che in quel momento avrei voluto scattare una foto alle nostre facce: avevamo