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Identità e finalità del Pastoral Counseling: L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo
Identità e finalità del Pastoral Counseling: L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo
Identità e finalità del Pastoral Counseling: L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo
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Identità e finalità del Pastoral Counseling: L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo

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About this ebook

Che cos'è, come funziona e quali sono le motivazioni del Pastoral Counseling? Questo libro offre una riflessione antropologica e teologica su tale prassi, al momento poco approfondita nella chiesa cattolica italiana. L'autrice, a partire dalla realtà ecclesiale statunitense, dove la relazione di aiuto pastorale vanta un'esperienza di alcuni decenni, offre le coordinate per dirne l'identità e la finalità. Attraverso la teoria della coscienza e della conoscienza di sé proposta dal noto teologo Bernard Lonergan, vengono delineati una mediazione teologica e un quadro interpretativo articolati di questa pratica pastorale. Inoltre, l'analisi di un caso individuale e un attività di gruppo diventano la cifra per comprendere anche praticamente lo scopo del Pastoral Counseling: offrire alla coscienza la consapevolezza di sé per un agire qualitativamente cristiano.
LanguageItaliano
Release dateJul 22, 2019
ISBN9788838248504
Identità e finalità del Pastoral Counseling: L'interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo

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    Identità e finalità del Pastoral Counseling - Barbara Marchica

    Barbara Marchica

    Identità e finalità del Pastoral Counseling

    L’interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale. Analisi di un caso individuale e di gruppo

    Tutti i volumi pubblicati nelle collane dell’editrice Studium Cultura ed Universale sono sottoposti a doppio referaggio cieco. La documentazione resta agli atti. Per consulenze specifiche, ci si avvale anche di professori esterni al Comitato scientifico, consultabile all’indirizzo web http://www.edizionistudium.it/content/comitato-scientifico-0.

    Volume pubblicato col contributo della

    Fondazione Giulio e Giulio Bruno Togni

    Copyright © 2019 by Edizioni Studium - Roma

    ISBN 9788838248504

    www.edizionistudium.it

    ISBN: 9788838248504

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Prefazione

    Introduzione

    PARTE I

    Le questioni della coscienza in ordine alla pratica del pastoral counseling

    1. Lo status quaestionis. Il fenomeno del pastoral counseling

    2. La coscienza in relazione alla pratica del pastoral counseling

    Sintesi I parte – Antropologia dell’agire

    PARTE II

    Le dinamiche che la coscienza vive nel percorso di conoscenza di sé. Il contributo di Bernard Lonergan

    1. La Teologia di Bernard Lonergan: un viaggio tra Insight e Method of Theology

    2. Il processo evolutivo della coscienza tra conoscenza di sé e interiorità

    3. Il vissuto della coscienza. Una possibile analisi fenomenologica

    Sintesi II parte – Antropologia teologica

    PARTE III

    L’interazione tra le questioni del pastoral counseling e la dottrina sulla coscienza elaborata da Lonergan

    1. L’interazione tra teoria (dinamismo coscienziale) e pratica (pastoral counseling) supporta l’esperienza (conoscere se stessi)

    2. La sinergia offerta dai differenti ministeri ecclesiali

    3. Identità e finalità del pastoral counseling in relazione alla dinamica coscienziale proposta da Lonergan

    Sintesi III parte - Ermeneutica dell’agire

    Sintesi del percorso: sei acquisizioni e quattro questioni aperte

    Bibliografia

    Postfazione

    Indice dei nomi

    CULTURA

    Studium

    155.

    Religione e Società

    BARBARA MARCHICA

    IDENTITÀ E FINALITÀ

    DEL

    PASTORAL COUNSELING

    L’interazione tra la teoria di Lonergan e la pratica pastorale.

    Analisi di un caso individuale e di gruppo

    Prefazione di Andrea Toniolo

    Postfazione di Gerard Whelan

    A mio nonno Alberto,

    il quale aveva rintracciato, ancor prima di me,

    il mio desiderio di approfondire gli studi teologici.

    La dinamica trasformante e performativa offerta

    dalla relazione con l’altro.

    "Non uscire fuori,

    rientra in te stesso:

    è nell’interiorità dell’uomo

    che risiede la verità"

    sant’Agostino

    Prefazione

    La cura per l’uomo, in particolare nelle situazioni di sofferenza, e la convinzione dello stretto legame tra la salvezza biblico-cristiana e la felicità umana sono all’origine della prassi del pastoral counseling (PC), cui la presente ricerca è dedicata. Il merito dell’autrice, Barbara Marchica, già dedita all’esercizio del counseling, consiste non solo nell’aver promosso la conoscenza del PC nel contesto italiano, ancora scettico verso tale pratica, ma soprattutto nell’aver cercato di contrastare il senso di estraneità, percepita nel contesto post-moderno, tra il linguaggio della fede biblico-cristiana e le forme moderne della cura per l’umano.

    Il lavoro dell’autrice, svolto con uno stile chiaro ed essenziale, rappresenta il frutto di un’articolata indagine, che ha fatto interagire due ambiti non facili da dominare: la matrice nord-americana del PC e il pensiero complesso del teologo canadese B. Lonergan. Il filo conduttore, l’ipotesi di ricerca, è sempre ben presente e aiuta il lettore a non perdere di vista l’obiettivo di fondo, dato dalle feconde implicazioni per il PC, non solo a livello pratico ma anche teorico, del metodo trascendentale di Lonergan. L’intento è quello di riflettere sul nesso intrinseco tra il dinamismo del conoscere, strutturante la coscienza, e la dinamica del credere. La ripresa della non semplice analisi lonerganiana sui processi conoscitivi della coscienza contribuisce a superare – sia a livello di linguaggio che di argomentazione – la percezione di estrinsecità tra antropologia e teologia (o categorie cristiane quali conversione, spiritualità, fede), tra relazione laica di aiuto e relazione pastorale di aiuto. L’analisi della conoscenza/coscienza – nella quadruplice scansione di esperienza, intelligenza, giudizio, decisione – mostra l’intenzionalità costitutiva della coscienza, che si esprime attraverso la dialettica di due dinamismi: auto-appropriazione e auto-trascendenza. In tale dialettica si radica la piena corrispondenza tra l’umano e il cristiano.

    La dottoressa Marchica, facendo tesoro del suo soggiorno di ricerca negli USA e soprattutto del confronto costante con il docente della Fordham University, il prof. Kirk Bingaman, esperto della materia, offre una mirata ed efficace presentazione di alcune acquisizioni del PC nord-americano, focalizzando l’attenzione sugli autori che utilizzano categorie vicine al linguaggio lonerganiano, come quelle di conoscenza di sé e auto-appropriazione, che rappresentano il leit-motiv della relazione di aiuto. L’indubbio vantaggio o merito è quello di introdurre e mediare per la realtà italiana non solo la prassi del PC statunitense ma anche le questioni teologiche sottese.

    L’innesto del pensiero di Lonergan, un autore di non facile lettura e non sistematico, come sostiene Marchica, nel dibattito sul PC rappresenta la principale ambizione del presente lavoro, che ovviamente non ha potuto prendere l’autore canadese a tutto tondo ma attraverso due opere principali, Insight e Metodo in teologia. La ripresa mirata di Lonergan è il terreno fertile su cui seminare il discorso propriamente antropologico e teologico del metodo trascendentale e della sua valenza per il PC – il vero e originale approdo dell’itinerario. Nella prassi della relazione di aiuto sono chiamate in causa alcune categorie dalla forte risonanza teologica: fede, parola, conversione, che traducono il processo della conoscenza/coscienza.

    La chiusura – «Sei acquisizioni e quattro questioni aperte» – è efficace e utile al lettore: condensa il contributo maturato («Il punto di con- tatto tra la dottrina della coscienza e la pratica della relazione pastorale è offerto proprio dal dinamismo conoscitivo della coscienza tra conoscenza di sé e interiorità») e mostra alcune prospettive di criticità e di ulteriore ricerca («la necessità di istruire maggiormente il nesso tra sentire, pensare e agire»). Viene evocata la critica più rilevante mossa a Lonergan: il metodo trascendentale rischia di non tenere conto delle dinamiche storiche, del rapporto tra dinamismi del soggetto e vicende della storia, come pure delle dinamiche morali o della libertà/volontà, che sono decisive nella relazione di aiuto, nella cura per le persone e nel discernimento.

    Il contributo del gesuita canadese rimane ancora, mi pare, un riferimento autorevole nel mondo anglofono, purtroppo poco noto nei contesti italiani. La critica di intellettualismo è pertinente – la serietà della presente ricerca lo evidenzia chiaramente – ma non ne inficia la proposta, che va collocatta all’interno del pensiero trascendentale contemporaneo, che in teologia ha come suo rappresentante massimo K. Rahner, e il cui intento di fondo era quello di superare, dal punto di

    vista epistemologico e in dialogo con le scienze moderne, il carattere alienante dei linguaggi religiosi, mostrando, inoltre, la dignità scientifica (la razionalità) del sapere della fede. Nella introduzione al Method in Theology, Lonergan dice chiaramente che il metodo trascendentale non è una nuova risorsa per la teologia ma «una chiave per l’unificazione della scienza».

    Se per un verso il rischio di un approccio intellettualistico è presente, per l’altro non sono affatto assenti in Lonergan, come potenzialità, due grandi pesi nei processi conoscitivi: quello della storia (o dell’esperienza) e quello del giudizio (o della coscienza morale), che certamente vanno ripresi e sviluppati a favore della prassi del counseling, come rileva bene nei passaggi finali Marchica. I tre elementi, che entrano in gioco nel dinamismo della coscienza – verità, libertà, storia – sono presente anche in Lonergan.

    L’apporto teologico, qui elaborato, preserva la prassi della relazione di aiuto dall’essere considerata solo un aiuto psicologico, di carattere clinico o volutamente separata dalle dinamiche spirituali o religiose, come avviene pregiudizialmente nell’ambito italiano. Nei contesti non segnati dal secolarismo di stampo francese ed europeo, che separa e vede con sospetto la dimensione spirituale, è invece costante l’affinità tra aiuto psicologico e spirituale. La necessaria distinzione tra fede teologale – quella esplicitamente connessa con la rivelazione cristiana – e fede naturale – costitutiva di ogni processo umano, che porta ad aprirsi all’altro, a cambiare, a fare delle scelte di vita – non può diventare separazione o contrapposizione.

    La corrispondenza evidenziata in merito alla nozione di fede riguarda anche il ruolo della parola nella relazione di aiuto. La parola costituisce la forza simbolico-espressiva dell’intersoggettività. La rilevanza accordata alla parola come istanza che viene dal di fuori del soggetto, che provoca e interrompe il soggetto, corregge senza dubbio il possibile limite di un’impostazione trascendentale, che può isolare il soggetto conoscente. La possibilità dell’auto-trascendenza dipende dall’auto-appropriazione, a suo volta possibile in forza della parola, di un tu/Tu che parla, che apre, in forza della intersoggettività. Qui si fonda la relazione di aiuto pastorale.

    Lo studio di Barbara Marchica, che per la sua esperienza ha il vantaggio di poter coniugare prassi e riflessione, rappresenta senza dubbio un prezioso e originale apporto allo sviluppo della relazione di aiuto, sia dal punto di vista pratico che teoretico, anche nei contesti laici e pastorali dell’Italia. Nel mondo laico domina, purtroppo ancora, il pregiudizio verso le forme di aiuto che vengono dalla tradizione biblico-cristiana. Nel mondo pastorale, inoltre, mancano figure e prassi complementari, non alternative, rispetto alle prassi di aiuto come la direzione spirituale o la confessione, oggi in piena crisi. Domina ancora una visione a compartimenti stagni della realtà umana e della cura della sofferenza o del disagio.

    L’autrice, nei suggestivi passaggi finali, accenna a una primavera pastorale, come auspicio, intendendo un rinnovamento del linguaggio teologico, della comunicazione della fede, delle prassi che esprimono la cura per l’uomo. Il presente lavoro costituisce indubbiamente un segno efficace di tale primavera pastorale, che attesta anche una diffusa presenza di laici, uomini e donne, con una solida competenza teologica e spiccata sensibilità pastorale, in grado di individuare o promuovere prassi capaci mediare la cura di una comunità cristiana per l’umano, la Pastoral care.

    Prof. Andrea Toniolo

    Docente di Teologia Fondamentale e Pastorale

    presso la Facoltà Teologica del Triveneto

    Introduzione

    Il desiderio che muove questa ricerca

    Il presente lavoro di ricerca sul pastoral counseling si sviluppa a partire profondamente da due desideri. Il primo di carattere squisitamente personale e il secondo strettamente pastorale.

    Da una parte, in qualità di counselor professionista, e in particolare di pastoral counselor, si muove in me l’esigenza di una pratica e di una teoria maggiormente definite, dall’altra le medesime persone incontrate nell’attività di pastoral counseling amplificano la constatazione dell’attuale immobilismo pastorale che vive la realtà ecclesiale italiana. I due desideri – istruire una pratica e una teoria sul pastoral counseling dai contorni più delineati e collaborare per promuovere una pastorale più consapevole, solidale e costruttiva – si abbracciano in un’unica motivazione di fondo: contribuire alla riflessione teologica. Scopo di questo lavoro di ricerca è argomentare la questione del vissuto della coscienza. Infatti la coscienza, tesi che sosteniamo e desideriamo verificare, viene a sé nel momento in cui opera un percorso di consapevolezza che chiama in causa il dinamismo del processo conoscitivo e quello dell’interiorità. Lungi dal considerare la coscienza una facoltà, un insieme di norme da rispettare o una voce esterna al soggetto, ci proponiamo di mettere in evidenza il dinamismo che porta la coscienza a scoprirsi come tale. Per mettere in luce tale antropologia sottesa abbiamo scelto di rivolgere la nostra attenzione al noto teologo canadese, Bernard Lonergan. La sua teoria sulla coscienza ci offre numerosi spunti di riflessione per istruire correttamente la nostra proposta teologica sull’identità e finalità del pastoral counseling. Consapevoli dei limiti della riflessione lonerganiana, come di quelli della proposta che andremo a esplicitare, ci auguriamo che questo lavoro di ricerca possa maggiormente coinvolgere la teologia a rivolgere la sua riflessione speculativa intorno al fenomeno del pastoral counseling, aprendo così la strada a una possibile risorsa formativa per la comunità cristiana.

    Le scelte metodologiche

    Prima di delineare il percorso della nostra ricerca, segnaliamo due note metodologiche:

    1) La prima riguarda la pratica della relazione pastorale d’aiuto. Abbiamo scelto di occuparci della pratica americana e precisamente quella nord americana, in quanto la riflessione teorica italiana risulta ancora approssimativa, mentre la pratica pastorale quasi del tutto assente. Riteniamo doveroso e prezioso confrontarci con l’esperienza ventennale delle chiese protestanti e cattoliche americane, non solo perché la pratica pastorale è nata esattamente in quel contesto culturale, bensì perché crediamo che la loro esperienza possa essere una ventata d’ossigeno per la nostra di pastorale. Senza la convinzione ingenua di copiare un modello e trasportarlo nel nostro territorio, crediamo fermamente nei benefici della relazione pastorale d’aiuto. La preziosa possibilità di confrontarci con la solida esperienza americana ci offre l’opportunità di conoscere, esaminare e modulare la pratica pastorale. Il nostro scopo non è caldeggiare la causa americana del pastoral counseling, ma segnalare l’istanza che essa rintraccia per offrire alla coscienza una pastorale sostanzialmente performativa. Doverosa e fondamentale, pertanto, la riflessione teologica sul tema, ad oggi sostanzialmente acerba.

    2) La seconda nota metodologica la rivolgiamo alla produzione complessa e impegnativa del teologo canadese. Scegliamo di analizzare uno specifico campo d’indagine, quello del dinamismo coscienziale tra conoscenza di sé e interiorità [1] . E per fare questo abbiamo individuato nell’ultima opera fondamentale di Lonergan, Method of Theology, il testo chiave di riferimento; senz’altro faremo riferimento anche all’altra grande opera, Insight, e all’ulteriore materiale speculativo. Desideriamo avvisare il lettore che non troverà una trattazione completa dell’itinerario speculativo di Lonergan, bensì una ripresa del suo pensiero in ordine alla comprensione del dinamismo coscienziale [2].

    Il nucleo della ricerca

    A nostro avviso e come abbiamo cercato di dimostrare, finalità dell’attività di counseling potrebbe essere riassunta in questi termini: aiutare la coscienza a riappropriarsi di sé. In altre parole, la relazione pastorale d’aiuto offrirebbe la possibilità di ri-centrarsi in sé, di ri-appropriarsi appunto di sé, di scoprire il proprio essere «coscienza».

    Proviamo a descriver meglio questo passaggio. Immaginiamo un adulto o un giovane in difficoltà (personale, famigliare, professionale, economica, esistenziale, religiosa…), immaginiamo il disagio e la fatica del momento. Comprendiamo il bisogno della persona di «fare ordine» prima di arrivare a fare qualsiasi scelta. Spesso l’onda emotiva o mentale dei diversi stati d’animo rende difficile al soggetto una visione lucida e distaccata. La relazione d’aiuto offre la possibilità di conoscere il movimento interiore che si sta vivendo, imparando ad ascoltare se stesso e la realtà circostante, grazie alla relazione esterna con un professionista, non coinvolto direttamente, affettivamente e mentalmente nella vicenda personale. Scopo del counseling non è trovare soluzioni preconfezionate, bensì offrire una certa abilità – utilizzando il linguaggio lonerganiano – di «appropriarsi di sé», affinché la persona possa poi agire consapevolmente in linea con la propria coscienza.

    Emerge inevitabilmente la questione sulla coscienza e sul suo dinamismo conoscitivo. Queste e altre domande chiedono una chiarificazione per poter comprendere, a nostro avviso, come il counseling pastorale possa intervenire e a quale titolo. Per il momento decidiamo di sospendere una possibile definizione di coscienza, cercando invece di comprendere quelle dinamiche che la stessa coscienza vive ed affronta. L’esperienza stessa della coscienza ci permetterà di delineare meglio che cosa sia la coscienza stessa.

    Come dicevamo, affinché il soggetto arrivi a decidere di sé, è necessario raggiungere un livello di consapevolezza di sé. In alcuni casi il processo potrebbe essere talmente automatico da non richiedere un percorso di conoscenza di sé, in altri casi o di fronte a scelte importanti, o cambiamenti impellenti, il soggetto potrebbe aver bisogno di raggiungere nuovamente un nuovo livello di consapevolezza di sé. La realtà stessa ci chiede di stare nel continuo cambiamento della storia e della nostra storia personale.

    L’auto-appropriazione di sé, come vedremo meglio nella riflessione teorica proposta da Lonergan, potrebbe essere descritta in prima battuta come la capacità (skill) di creare connessione consapevole con sé e di sé. Tale abilità non è un esercizio così facile. Richiede una certa consapevolezza delle proprie dinamiche e un buon livello di conoscenza di sé. Rimanere connessi col proprio sé non è riducibile ad una pratica ingenuamente mentale, bensì richiede un allenamento ad affinare la logica del sentire attraverso il corpo, la mente e l’anima. Tre livelli che devono essere tenuti insieme per una corretta visione del soggetto. Pertanto, la persona viene considerata – questa è la nostra visione olistica di soggetto – nella triade di mente, corpo e anima. La funzione mentale spesso nel nostro mondo contemporaneo viene ridotta esclusivamente alla funzione pensiero. Importante ma non unica. Esistono differenti funzioni della psiche: dalla funzione immaginativa a quella del pensiero, dalla funzione intuitiva a quella emotiva [3]. Allo stesso tempo il corpo viene talvolta ridotto alla semplice funzione biologica, celando la sua vera potenzialità: la capacità di incarnarsi offre al soggetto la possibilità di relazionarsi con sé e con gli altri. È proprio il corpo che educa a conoscere la logica del sentire che conosce a sua volta percorsi differenti rispetto alla logica mentale, ma non per questo in contraddizione. E infine, l’anima, che la stessa tradizione semitica indicava con il termine di discesa nel profondo. Senza entrare in una disquisizione filosofica e teologica, ci interessa qui mettere in luce la complessità di una terminologia che merita di essere ripresa dal pensiero teologico, alla luce delle istanze antropologiche e psicologiche attuali, per aiutare il credente nel suo percorso conoscitivo e formativo.

    L’auto-appropriazione, come vedremo nel pensiero lonerganiano, è un tema cruciale per la conoscenza di sé. Non esiste vera conoscenza senza un decisivo passaggio verso la propria interiorità, ossia l’essere cosciente di sé, come la definisce Lonergan. In altre parole, non possiamo attivare un processo reale di conoscenza, che chiami in causa tutte e tre le dimensioni bio-psico-spirituali dell’uomo, senza una appartenenza a sé del soggetto: entrare in contatto con la soggettività del soggetto sembra essere lo scopo del counseling pastorale e della riflessione teologica messa in atto da Lonergan per attivare quel processo di sé che porti ad una reale conoscenza: l’oggettività, per dirla con le parole di Lonergan, incontra la soggettività là dove il soggetto attiva quel processo di comprensione, insight, per cui l’oggettività risiede nella soggettività autentica.

    La struttura del libro

    Se nella precedente ricerca [4], abbiamo verificato che il punto di contatto tra la pratica pastorale del counseling e la disciplina teologica è proprio offerto dalla cura nei confronti della coscienza, qui desideriamo verificare il processo che porta a sviluppare e a formare la coscienza. Abbiamo strutturato il libro in tre sezioni:

    1) Antropologia dell’agire. Nella prima parte descriveremo la vicenda del pastoral counseling americano, rintracciando alcune istanze che, a nostro avviso, offrono in primis quell’esperienza immediata e fondamentale affinché la coscienza possa essere consapevole dei suoi dinamismi antropologici-esistenziali.

    2) Antropologia teologica. Faremo riferimento alla teoria teologica di Bernard Lonergan per istruire il dinamismo della coscienza nel suo atto di consapevolezza di sé.

    3) Ermeneutica dell’agire. Proporremo un’interazione tra la pratica della relazione pastorale e le acquisizioni lonerganiane, arrivando a presentare la nostra proposta riflessiva: l’attività specifica del counseling pastorale, in linea con l’antropologia biblica-cristiana, offre quell’orientamento specifico affinché la coscienza possa scegliere consapevolmente in quale direzione convertirsi. L’analisi di un caso individuale e di un’attività di gruppo permetterà al lettore di cogliere maggiormente il nesso tra teoria e pratica, tra conoscenza di sé e interiorità, tra scelte e valori.

    Per facilitare i passaggi da una sezione all’altra, abbiamo ritenuto utile fornire al lettore una sintesi del discorso per riepilogare i dati già acquisiti, ricordare lo scopo della ricerca e rintracciare il percorso successivo.

    Scopo della ricerca

    La nostra intenzione teorico-pratica di rintracciare un eventuale percorso di consapevolezza della coscienza non significa ingenuamente annullare la fatica della vicenda umana, fatta di incertezze, contraddizioni e incoerenze. Si tratta, invece, di poter delineare quelle istruzioni utili al soggetto stesso, anche e soprattutto davanti al disagio che la complessità dell’esistenza umana solleva e pone ad ogni uomo e donna. L’esperienza misteriosa e drammatica del male e della sofferenza ci invita inevitabilmente a rivolgere uno sguardo umile e consapevole al nostro tema. La nostra intenzione, pertanto, non è quella di fornire una soluzione virtuale sul tema della conoscenza di sé, bensì indagare, osservare e riformulare alcune questioni che, a nostro avviso, sono rilevanti per istruire la coscienza storica, hic et nunc, nel suo movimento conoscitivo tra conoscenza di sé e interiorità.

    Il grande tentativo lonerganiano sarà proprio quello di uscire da una visione statica del «comprendere umano», generato in prima battuta dalla teoria, a scapito dell’esperienza umana, utilizzata questa solo come verifica dei dati speculativi e non come capace di generare quell’ermeneutica utile al pensiero riflesso. Superando la visione intellettualistica del comprendere, sarà possibile riformulare anche il concetto fondamentale di metafisica, istruendo il processo di «autotrascendenza» che, lungi dall’essere concepito come auto-negazione o auto-realizzazione, recupera la dinamica conoscitiva della coscienza mediante l’«atto di conversione». Lonergan vedrà nella categoria della conversione la cifra antropologica e teologica per dire il continuo cammino evolutivo della coscienza verso l’autentica esistenza; cammino di conversione che chiede al soggetto di stare nella dinamica dell’autoappropriazione attraverso il continuo scambio tra interiorità e conoscenza di sé, tra dinamica antropologica e quella spirituale, tra soggettività e oggettività.

    In sintesi, a partire dal metodo epistemologico lonerganiano, desideriamo istruire la relazione pastorale d’aiuto per offrire una ripresa speculativa in grado di delineare maggiormente, senza la pretesa di esaurire il discorso, l’identità e la finalità del pastoral counseling. Tale lavoro teologico desidera anche, alla luce dell’urgenza pastorale attuale, avviare un percorso pastorale di formazione della coscienza. L’analisi di due casi di counseling pastorale che proporremo potrebbero aprire nuovi scenari pastorali.

    Sull’onda anche dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia (n. 204), ci sentiamo in linea con le istanze riconosciute e sollevate dal Magistero e ci auguriamo una sinergica collaborazione tra riflessione teologica e prospettive pastorali a servizio dell’umanità tutta:

    Le risposte alle consultazioni esprimono anche con insistenza la necessità della formazione di operatori laici di pastorale famigliare con l’aiuto di psicopedagogisti, medici di famiglia, medici di comunità, assistenti sociali, avvocati per i minori e le famiglie, con l’apertura a ricevere gli apporti della psicologia, della sociologia, della sessuologia e anche del counseling.

    […] Tutto ciò in nessun modo sminuisce, bensì integra il valore fondamentale della direzione spirituale, delle inestimabili risorse spirituali della Chiesa e della Riconciliazione sacramentale [5].

    Ringraziamenti speciali

    Desidero ringraziare di cuore il prof. Toniolo per avermi invitato a proseguire la riflessione teologica sul tema del pastoral counseling, sollecitandomi ad approfondire la pratica ecclesiale della relazione d’aiuto americana e aiutandomi a cogliere le questioni teologico-pastorali sottese. La possibilità di trascorrere alcuni periodi negli Stati Uniti è stata un’esperienza personale e professionale di notevole ricchezza, offrendo così uno sguardo internazionale e un serio confronto al presente lavoro di ricerca.

    Colgo l’occasione per ringraziare il prof. Bingaman, docente di counseling pastorale presso la Fordham University di New York, per la sua preziosa collaborazione, la quale mi ha permesso di districarmi nell’immensa bibliografia americana sul tema e di focalizzare proficuamente l’attenzione sulle questioni centrali sollevate dalla pratica del pastoral counseling.

    Il soggiorno americano mi ha offerto l’opportunità di incontrare personalmente e di confrontarmi con due autori che hanno contribuito in modo sostanziale alla riflessione teorica qui avanzata e ai quali sono profondamente grata per il loro tempo e la loro generosità intellettuale: il prof. W. E. Conn, docente emerito di Studi Religiosi presso Villanova University, e il teologo D. L. Schindler, professore di Teologia fondamentale presso l’Istituto Giovanni Paolo II per gli Studi sul Matrimonio e la Famiglia di Washington.

    Un ringraziamento speciale lo rivolgo sia al prof. Angelini che con grande disponibilità mi ha accompagnato nella riflessione teorica sul dinamismo della coscienza, offrendomi spunti di riflessione sempre nuovi, sia al prof. Whelan che con infinita pazienza e dedizione ha ascoltato le mie osservazioni su Lonergan, riconfermandomi nella lettura del grande teologo canadese.

    E ancora, desidero ringraziare chi ha dato fiducia a questo progetto di ricerca, il quale trova la sua realizzazione concreta nel primo evento di Counseling Pastorale in Italia sul tema «Conoscere se stessi. Identità e finalità del Counseling Pastorale» (Convegno e Workshop, 20-21 aprile 2018, Padova). In particolar modo ringrazio per la fiducia accordatami la Facoltà Teologica di Padova, che ha fatto da apripista nel promuovere e coinvolgere altri enti accademici e formativi sul tema della relazione pastorale d’aiuto in Italia. Qui ricordiamo con profonda riconoscenza: Il Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e Scienze Religiose, l’Istituto Superiore per Formatori, l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia (IUSVE), il Centro Camilliano di Formazione (Verona), l’Istituto di Spiritualità Teresianum (Roma), l’Associazione di Categoria AssoCounseling, la Scuola di formazione SynaptoGenesis.

    Infine, con l’augurio che questo percorso di riflessione teologica possa contribuire ad aprire nuovi processi pastorali, ringrazio profondamente la Comunità Giovanni Paolo II di Milano che ha accolto il primo progetto pilota di counseling pastorale, quale risorsa formativa per accompagnare le relazioni interpersonali all’interno della realtà parrocchiale: «Conoscere Se Stessi. Migliorare e potenziare le relazioni interpersonali» (ottobre 2017 – maggio 2018).


    [1] Anticipiamo qui il focus della nostra ricerca: il pilastro della conoscenza di sé e il pilastro dell’interiorità stanno in un rapporto strettamente circolare di interdipendenza, tale per cui la coscienza è in grado di raggiungere il proprio livello di intenzionalità nel processo di consapevolezza evolutiva che il soggetto ha di sé. La conoscenza di sé non è un processo semplicisticamente mentale, né l’interiorità un’attività di introspezione. La riflessione lonerganiana ci offrirà quelle coordinate teoriche per istruire la nostra ricerca.

    [2] Segnaliamo una nota linguistica. In inglese si utilizza il termine «conscious» e «consciousness» per indicare la coscienza. Il primo in accezione valoriale, intesa come coscienza etica/morale, la seconda, e che Lonergan utilizzerà maggiormente, per indicare la consapevolezza del soggetto cosciente, cioè l’esperienza soggettiva.

    [3] La stella delle funzioni ideata da Roberto Assagioli, padre fondatore della Psicosintesi, rappresenta la fisiologia della psiche. Una sorta di radiografia delle nostre funzioni psichiche. www.psicosintesi.it/istituto/cosa-psicosintesi/stella - 3 marzo 2017. Giustifichiamo la scelta di far riferimento a questo approccio psicologico in quanto appartiene al personale percorso intrapreso in qualità di counselor psicosintetico professionista. «La Psicosintesi è una corrente psicologica, che si ispira ai principi della psicologia umanistica, tesa allo sviluppo armonico della personalità, come totalità bio-psico-spirituale, ed a favorire un contatto con i livelli superiori della psiche. È un metodo di lavoro concreto per la conoscenza, la crescita, la trasformazione personale, in cui ciascuno, partendo da ciò che è, ha il potere di attuare le sue potenzialità individuali, attraverso un lavoro guidato, ma essenzialmente auto-formativo» in www.psicosintesi.it/psicosintesi/cosa-psicosintesi 3 marzo 2017.

    [4] B. Marchica, Teologia morale e counseling pastorale, Edizioni Messaggero, Padova 2014.

    [5] Papa Francesco, Amoris laetitia. Esortazione apostolica sull’amore famigliare, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2016, p. 181.

    PARTE I

    Antropologia dell’agire

    Le questioni della coscienza in ordine alla pratica del pastoral counseling

    In questa prima parte desideriamo focalizzare la nostra attenzione sull’esperienza pastorale americana offerta dalla relazione d’aiuto. Tale prassi ecclesiale nasce perché spinta dalla necessità di sostenere e accompagnare il credente nel proprio percorso di vita e di fede. Il fenomeno del pastoral counseling riesce, in un momento storico di grande trasformazione socio-culturale del XX secolo, ad intercettare quell’urgenza pastorale, ossia quei bisogni, valori e riferimenti a cui la coscienza inconsapevolmente anelava.

    Pertanto, cogliere la prassi del pastoral counseling significa saper leggere la storia dentro la quale si sviluppa e configura la relazione d’aiuto, individuando le acquisizioni moderne ormai imprescindibili per il soggetto contemporaneo. Richiameremo brevemente l’evoluzione storica del soggetto nell’epoca moderna e post-moderna (1.1.) per poter precisare meglio, a nostro avviso, quelle categorie esistenziali che il fenomeno del pastoral counseling ha rintracciato e modulato, lungo gli ultimi decenni (1.2.).

    Collocare storicamente alcuni passaggi fondamentali, che hanno inevitabilmente condizionato la coscienza, richiede un’attenzione globale alla complessità, in quanto il periodo che andremo ad osservare risulta complesso e articolato, sotto molteplici punti di vista (sociale, culturale, economico, filosofico, teologico, psicologico...). Inoltre, la carenza della riflessione teologica sui dinamismi antropologici vissuti negli ultimi decenni rallenta il nostro tentativo di una sintesi descrittiva.

    Questa ricapitolazione che tenteremo di fare, mostra un nodo fondamentale per la nostra ricerca: saper cogliere la complessità storica significa interpellare coerentemente anche la teologia nel suo servizio all’intelligenza della fede. Difatti, riteniamo importante da una parte una maggior dedizione e valutazione dei processi storici e dall’altra una sinergia di differenti competenze (antropologica, storica, filosofica, psicologica, pedagogica).

    Lo stesso Lonergan in Method of Theology dichiara l’importanza della comprensione storica degli avvenimenti umani. Il rischio di una pre-comprensione porterebbe a una mera applicazione dei contenuti teologici, senza una piena e consapevole attenzione al dato storico. Lonergan, in più passaggi del suo testo, ravvisa la difficoltà dell’attuale teologia a concentrarsi sul piano processuale della storia. La fatica è ben comprensibile. Se per i padri della Chiesa e per la stessa Scolastica la valutazione storica era limitata a un certo periodo, ora la teologia deve avere il coraggio di rielaborare secoli di storia e interpretazioni spesso discordanti e idealizzanti.

    Riprenderemo questo passaggio importante della riflessione lonerganiana nel successivo capitolo. Ora desideriamo concentrarci sull’esperienza del pastoral counseling, cogliendo e tematizzando quegli aspetti cardine della relazione d’aiuto pastorale. Il nostro intento in questa prima sezione è di evidenziare quelle dinamiche storiche sottese al fenomeno del counseling pastorale, che trova le sue radici, da una parte, nello sviluppo della psicologia umanistica e, dall’altra, in una teologia pastorale più attenta al discernimento personale e alla crescita spirituale.

    Senza voler esaurire un discorso molto ampio e che richiederebbe un ulteriore lavoro di ricerca, ci prefiggiamo di indicare storicamente quelle fasi che a nostro avviso risultano imprescindibili per comprendere l’identità e la finalità del pastoral counseling nella storia americana. Essendo la letteratura specifica statunitense molto vasta e complessa, scegliamo di tenere come riferimento la recentissima pubblicazione di Elizabeth A. Maynard e Jill L. Snodgrass [1] . La loro opera, di oltre quattrocento pagine, vanta più di venticinque contributi di professionisti e risulta un grande tentativo di sintesi nel delineare storicamente e concettualmente la pratica del pastoral counseling in America, offrendo anche un sguardo internazionale. Pertanto, per istruire il nostro lavoro di ricerca ci faremo guidare dall’esperienza e la competenza delle due docenti statunitensi di pastoral counseling [2].

    Scopo del loro libro è quello di comprendere come l’attività di counseling pastorale possa essere al servizio della salute mentale nell’attuale contesto psicosociale mutevole.

    Come già delineato nell’introduzione, in questo lavoro di ricerca procederemo dall’analisi dell’esperienza statunitense, e in particolare nord-americana. Questa lettura ci offre quelle coordinate per comprendere meglio come la prassi del pastoral counseling americano condizionerà il resto della prassi europea e non solo. Certamente, i differenti paesi mettono in luce la loro specificità culturale e storica, ma per istruire una corretta analisi del fenomeno del pastoral counseling, – che in questa prima sezione ci prefiggiamo come obiettivo – non possiamo trascurare la terra madre dove l’esperienza stessa ha trovato terreno fertile. Comprendere le vicende storiche e le dinamiche antropologiche sottese, ci permetterà di avere un quadro più distinto per poter procedere poi nella verifica della nostra tesi: quale atto il soggetto compie per affermare la sua consapevolezza? Quale processo coscienziale si attiva? Come rendere la coscienza consapevole di sé? Queste e altre domande muovono la nostra ricerca che, in prima battuta, necessità di una chiarificazione circa la nascita, la storia e la configurazione del pastoral counseling.


    [1] Understanding Pastoral Counseling, a cura di Maynard E.A.-Snodgrass J.L., Springer Publishing Company, New York 2015.

    [2] Elizabeth A. Maynard è una psicologa clinica autorizzata con più di vent’anni di esperienza. Si occupa di consultazione e supervisione di professionisti della salute mentale e di quelli del ministero ecclesiale. Offre servizi per la valutazione psicologica per gli individui che entrano in seminario o che si uniscono a ordini religiosi. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Psicologia Clinica presso il Seminario Teologico di Fuller a Pasadena, in California. La sua formazione come psicologa è completata da un percorso in ambito educativo e teologico. Attualmente è professore associato presso l’Università di San Thomas a Huston, Texas (www.elizabethmaynard.com). Jill L. Snodgrass è assistente professore di Counseling Pastorale presso la University of Loyola Maryland. La sua ricerca affronta la cura spirituale e la consulenza pastorale con popolazioni tradizionalmente emarginate e il suo recente studio esamina le esperienze spirituali e religiose delle donne in transizione dalla prigione. Nella pratica clinica promuove percorsi di salute mentale, integrando l’approccio spirituale, religioso e teologico (https://aapcatlantic.org/workshop-presenters -7 luglio 2017).

    1. Lo status quaestionis. Il fenomeno del pastoral counseling

    Scegliamo di muovere i primi passi di questa ricerca proprio a partire dal fenomeno della pratica della relazione d’aiuto. La presente analisi fenomenologica ci permetterà di mettere in luce la dinamica della coscienza nel processo di consapevolezza di sé. Pertanto, l’esperienza del pastoral counseling ci consentirà di cogliere quali sono state le esigenze e i bisogni che, innanzitutto, le chiese protestanti hanno rintracciato per poter sostenere adeguatamente la coscienza nel proprio percorso di vita e di fede (1.1.). Da qui la possibilità di focalizzare la nascita e lo sviluppo della relazione pastorale d’aiuto (1.2.), mettendo in evidenza cinque tappe fondamentali che offrono uno sguardo d’insieme su una pratica pastorale ancora dai contorni indefiniti.

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