Scrutare il mistero. Custodire la fede
By Arthur Roche
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Si tratta di meditazioni scritturali sull'immaginario biblico dei giardini e prendono spunto dalle riflessioni maturate dai suoi studi liturgici e patristici. I testi sono stati leggermente ampliati affinché ne possano usufruire non solo i sacerdoti ma anche tutti i fedeli cristiani.
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Book preview
Scrutare il mistero. Custodire la fede - Arthur Roche
1965)
Introduzione
Molto spesso, al giorno d’oggi, una serie di utili e interessanti opere di singoli Pastori – molte delle quali raccolte di omelie e sermoni – appaiono online o vengono pubblicate come libri. Ma le riflessioni che troviamo in Scrutare il Mistero, Custodire la Fede non sono di questo tipo; non sono testi formati e modellati all’interno di un contesto parrocchiale. Questo è un libro che contiene, dalla prima all’ultima pagina, riflessioni proposte da un Arcivescovo, e le persone a cui sono indirizzate non sono uomini e donne di una parrocchia, ma sono, invece, vescovi e sacerdoti delle diverse parti del mondo. È a loro, ai Pastori del popolo di Dio, che la Parola di Dio viene qui proclamata.
Vescovi e sacerdoti sono chiamati non solo ad essere Pastori, ma anche, ci ricorda l’Arcivescovo Roche, ad essere giardinieri nel regno, con il compito specifico di piantare i semi della fede viva e coltivare l’appezzamento di terra
concesso loro dalla provvidenza – sia che si tratti di una parrocchia o di una diocesi. L’immagine del giardino appare, ovviamente, spesso e in modo insolitamente sorprendente, sia nel Vecchio che nel Nuovo Testamento. Ci si concentra qui su cinque di queste rappresentazioni, ciascuna più vivida dell’altra: il Giardino dell’Eden, il Giardino del Getsemani, il Giardino del Sepolcro, il Giardino del Paradiso e il Giardino Chiuso. Ciò che diventa chiaro, man mano che progrediamo nella lettura di quest’opera, è che le diverse dimensioni dell’esperienza di fede rappresentate da questi giardini, pur riferendosi direttamente alla sfida della vocazione sacerdotale, si riferiscono con non meno immediatezza e rilevanza alla vocazione di ogni singolo discepolo di Cristo. Ciò significa che il messaggio incoraggiante e radioso di Scrutare il Mistero può rivolgersi tanto alle vite dei laici nella Chiesa quanto a quelle di vescovi e sacerdoti.
Chi di noi si trova nelle condizioni di provare grandi sofferenze o magari di vivere improvvisamente una grande gioia, individua nelle immagini bibliche del Getsemani e dell’Eden qualcosa che è proprio della nostra esperienza di credenti. E questa non è una piccola grazia. Ma Scrutare il Mistero ci incoraggia, ci sfida, a riflettere ulteriormente sul significato di questi giardini
. Siamo spinti ad allontanarci dalle nostre solite preoccupazioni e a riflettere, alla luce di queste scoperte, su chi siamo e a chi apparteniamo. Questo è il compito che, secoli fa, san Bernardo di Chiaravalle, scrivendo una lunga lettera al Papa di quel tempo, chiamò come è noto considerazione
. Se, leggendo la lettera di Bernardo, non sapessimo a chi fosse rivolta, potremmo essere inclini a pensare che fosse un messaggio di consiglio sincero inviato a un parroco dei nostri tempi preso da mille impegni. Uno dei suoi insegnamenti fondamentali – ed è un insegnamento ribadito in Scrutare il Mistero – è l’importanza cruciale dell’autoconoscenza nella vita di un Pastore impegnato. L’obiettivo non è, naturalmente, quello di sostituire l’attenzione primaria verso Dio e il prossimo con una concentrazione esagerata di sé. Non sia mai! Tuttavia, san Bernardo di Chiaravalle ha l’audacia di dire:
Se desideri appartenere agli altri come colui che è diventato tutto per tutti gli uomini, loderò la tua umanità, ma solo se sarà piena. Ma come può essere piena se tu stesso sei lasciato fuori? Anche tu sei un uomo. Quindi, affinché la tua umanità sia piena e completa, lascia che il tuo petto, che riceve tutto, trovi spazio anche per te stesso [...] Perché se sei estraneo a te stesso a chi non sei estraneo? [...] Ricorda, non dico sempre, non dico spesso, ma almeno qualche volta rendi te a te stesso
.
L’arcivescovo Roche fa riferimento in più occasioni all’opera di san Bernardo e al lavoro di molti altri santi e teologi. Queste voci
, lungi dal distrarre il lettore, conferiscono al testo una qualità illuminata e una profondità e vivacità meravigliose. E questo, vorrei dire, è particolarmente vero nel capitolo finale, Il Giardino Chiuso
, che celebra il mistero della Vergine Maria, riconoscendola, tra gli altri aspetti, come esempio e modello della vita contemplativa.
Sebbene in Scrutare il Mistero non vi siano riferimenti espliciti all’esperienza personale dell’autore come prete e vescovo diocesano, l’autorità e il peso di una simile passata esperienza sono evidenti dappertutto: nella conoscenza della disperazione nei cuori di molti dei nostri contemporanei, della profondità della loro sete di Dio e della consapevolezza del bisogno di un Pastore per la conversione continua, personale e per un’autentica vita di preghiera. La forte sfida pastorale e contemplativa di Scrutare il Mistero invita alla riflessione a molti livelli differenti, ma il suo messaggio centrale è stato riassunto una volta in una breve, memorabile dichiarazione di san Giovanni Paolo II: "Il ministro della Parola deve avere e trasmettere quella scienza di Dio che non è solo un deposito di verità dottrinali, ma esperienza personale e viva del Mistero".
P. Paul Murray, OP
Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino Angelicum
I. Prendersi cura del Giardino
Il segreto per andare avanti è iniziare.
Mark Twain
Una storia narra che, un giorno, un Padre del Deserto fece visita al suo vicino per domandargli: Cos’è la paternità spirituale?
. Questi ci pensò su per un po’ e poi disse: Un mendicante che indica a un altro mendicante dove potersi procurare del pane!
Le briciole che si trovano in queste pagine sono cadute dal pane che ho mangiato e masticato in diversi momenti e del quale mi sono nutrito. Nel condividerle con voi, mi comporto semplicemente come un cartello stradale colpito dal vento, il cui unico compito è quello di indicare dove si può acquistare del pane!
Questi pensieri sono stati preparati per un pubblico di vescovi e sacerdoti, ma possono anche essere utili per gli altri discepoli con i quali condividiamo il cammino come pellegrini. Non ho alcuna pretesa in merito alla loro importanza, tuttavia mi è stato chiesto di renderli disponibili per un più vasto pubblico di lettori e lo faccio nella totale consapevolezza che la povertà deve cooperare umilmente con la ricchezza dell’ispirazione dello Spirito Santo.
Dedicando ogni giorno tempo alla preghiera e al raccoglimento, abbiamo l’opportunità di un confronto con Dio e con noi stessi, alla luce della sua presenza. Nel momento in cui lo facciamo, in quel preciso momento, ritengo sia davvero importante cercare il confronto con Dio, piuttosto che soccombere all’autoriflessione. In realtà, è più importante pensare a chi appartengo?
piuttosto che chi sono?
. Prima di un complemento diretto deve essercene uno indiretto. Attraverso la creazione e, in modo particolare, attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti, noi apparteniamo al Signore.
La risposta alla domanda a chi apparteniamo?
, infatti, non deve essere cercata all’interno della propria autoconsapevolezza. Non siamo soltanto il nostro mistero, siamo ben più grandi! Apparteniamo a Dio, che è oltre la nostra misura e nella cui immagine siamo fatti. Tuttavia, parte della risposta coinvolge anche coloro ai quali siamo stati inviati per agire come ministri del suo vangelo.
È chiaro che l’identità di un vescovo è più evidente quando si trova sull’altare con i suoi sacerdoti e le persone raccolte attorno a lui. Lì si vede chiaramente il suo sacerdozio, poiché intercede per la Chiesa e il mondo intero, poiché rende presente di nuovo il sacrificio del Calvario. Dalla Prima Preghiera Eucaristica, il Canone Romano, apprendiamo che i vescovi sono fra omnibus orthodoxis atque catholicae et apostolicae fidei cultoribus
– cioè con tutti