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Generazione M
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Generazione M

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L’esplosiva conclusione della Trilogia di Toucan.

Mentre gli scienziati della Colonia Est mettono in atto con freddezza i loro piani per realizzare la società utopistica che si sono prefigurati, Abby intraprende un viaggio disperato per ritrovare suo fratello e sua sorella e salvare la vita di milioni di persone.

LanguageItaliano
PublisherScott Cramer
Release dateJul 14, 2019
ISBN9781547594153
Generazione M

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    Generazione M - Scott Cramer

    GENERAZIONE M

    La trilogia di Toucan – Libro 3

    ––––––––

    Scott Cramer

    Generazione M – La trilogia di Toucan – Libro 3

    Copyright 2019 di Scott Cramer

    http://www.facebook.com/authorscottcramer

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o utilizzata in alcun modo, compreso l’utilizzo su Internet, senza l’autorizzazione scritta dell’autore.

    Traduzione di Laura Tosi

    https://www.youritalianvoice.com/

    Editing della versione originale

    Perrin Dillon: perrin.editorial@gmail.com

    Laura Kinglsey: http://laurakingsley.yolasite.com

    Elizabeth Darkley: http://www.elizabethdarkley.com

    Questo libro è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a persone, fatti e organizzazioni è utilizzato solo in forma fittizia. Ogni dialogo, nome, evento e personaggio è frutto dell’immaginazione dell’autore e non è da interpretarsi come reale.

    HANNO DETTO DELLA TRILOGIA DI TOUCAN

    La notte della luna viola, Colonia Est e Generazione M

    Oltre 500 recensioni a 5 stelle della versione originale

    Solo tre definizioni: avvincente, autentico, ben sviluppato. Dal blog WORD SPELUNKING

    Ben scritto e adatto ai ragazzi. Recensione di un lettore

    Originale e assolutamente fuori dagli schemi. Dal blog MY HOME AWAY FROM HOME

    Cramer ci restituisce l’immagine di un mondo spaventoso e stimolante insieme, in una storia intensa e sincera che piacerà a ragazzi e adulti. KIRKUS REVIEWS

    Caldamente consigliato! Dal blog YA YEAH YEAH

    Una storia post-apocalittica di sopravvivenza, con pirati, avventura, sentimento, suspense, tradimento, dolore, scienziati malvagi, redenzione e molto altro. Recensione di un lettore

    Una storia entusiasmante che fa riflettere. Recensione di un lettore

    Per la squadra Toucan: Otto, Perrin e Laura

    SOMMARIO

    GIORNO 1

    GIORNO 2

    GIORNO 3

    GIORNO 4

    GIORNO 5

    GIORNO 6

    GIORNO 7

    GIORNO 8

    GIORNO 9

    GIORNO 10

    UN ANNO DOPO

    GIORNO 1

    COLONIA DI ATLANTA – CAMPUS EMORY

    Sono un seme della nuova società. L’uomo aveva una voce burbera, eppure amichevole.

    Lisette arricciò il naso per l’esasperazione mentre si sistemava con cura le cuffie. Erano troppo grandi e continuavano a scivolarle oltre le orecchie.

    Sono un seme della nuova società, ripeté nel tono più grave possibile.

    La scienza è la via, disse il Signor Burbero-e-Amichevole.

    Tese braccia e gambe e puntò in alto le dita dei piedi per formare una piccola tenda sotto le coperte. La scienza è la via.

    Siamo i semi della nuova società. Le voci provenienti dalle cuffie cambiavano spesso. Questa donna aveva il naso chiuso.

    Lisette si tappò il naso. Siamo i semi della nuova società.

    Nella luce fioca, riusciva a distinguere le altre bambine sedute sui loro letti, che recitavano le frasi dell’esercitazione mattutina per lo spirito. L’unità 2A era una stanza lunga, con i letti contro le pareti. La maggior parte delle bambine aveva cinque anni, come lei. Lisette era felice nel vedere che tutte le luci del Misuratore Emotivo erano verdi: significava che erano tutte felici. Se tutte le luci dell’ME fossero rimaste verdi per l’intera durata dell’esercitazione per lo spirito, si sarebbero guadagnate 15 minuti di gioco in più durante l’intervallo.

    Il Misuratore Emotivo le stava comodo sull’indice, e Lisette lo premeva per assicurarsi che le stesse stretto. Chandra, la sua scienziata preferita, le aveva spiegato come funzionava.

    L’ME misura l’umidità della pelle e il battito cardiaco. Un cuore che batte forte segnala che hai paura o sei nervosa. Se la pelle è sudata significa che sei triste. Sono le volte in cui la luce diventa gialla o rossa. Ogni Misuratore Emotivo invia un segnale alla sala di controllo centrale. Se la tua luce cambia colore, uno scienziato spegnerà la registrazione e ti parlerà direttamente. Il segnale viene mandato anche alla stazione di monitoraggio, così posso capire come si sente ognuna di voi nell’unità.

    In quel momento Chandra era in servizio alla stazione di monitoraggio.

    Molti degli scienziati della colonia volevano essere chiamati Dottore o Dottoressa, ma Chandra era un po’ diversa. Quando l’aveva incontrata per la prima volta si era presentata come la dottoressa Ramanathan, poi aveva aggiunto, Puoi chiamarmi per nome, Chandra, o anche ‘mamma.’

    La mamma di Lisette era morta la notte della luna viola, quindi aveva deciso di chiamarla Chandra.

    Il futuro è luminoso.

    Lisette sbadigliò. Il futuro è luminoso.

    Fece un cenno di saluto a una delle sue migliori amiche, Zoe, che era seduta sul letto accanto a lei. I capelli castani di Zoe erano lunghi e setosi, e correva veloce come il vento. Zoe poteva battere qualsiasi altra bambina dell’unità e anche i maschi più grandi dell’Unità 2B.

    Lisette continuava a muovere avanti e indietro la luce dell’ME perché le ricordava Castine Island. Abby e Jordan la facevano stare alzata oltre l’ora di andare a dormire perché potessero uscire tutti insieme a guardare le lucciole che brillavano a intermittenza. Le mancava casa sua.

    Gli scienziati si prendono cura di noi, cantilenò una donna.

    Lisette sollevò il mento e gorgheggiò, Gli scienziati si prendono cura di noi.

    Proprio in quel momento, un foglio appallottolato atterrò ai piedi del suo letto. Era iniziato il gioco dell’anatra. Perdeva chi si ritrovava con il disegno dell’anatra accartocciato quando finiva l’esercitazione per lo spirito.

    Lisette lanciò un’occhiata a sinistra, pensando che fosse arrivato da quella direzione. Vide Emily che cercava di nascondere un sorrisetto e comprese all’istante chi l’aveva lanciato. Emily ridacchiava sempre. Assicurandosi che Chandra non stesse guardando, Lisette tirò l’anatra lungo il corridoio in direzione di Chloe, la bambina più alta dell’unità. Chloe la lanciò a Lydia, la bambina più bassa, e Lydia la tirò a Molly. Molly, che a volte era meschina, la lanciò di nuovo a Emily.

    Io sono la Generazione M, disse la donna in una voce che risuonava di orgoglio.

    M stava per Mendel. Gregor Mendel aveva studiato la genetica più di un secolo prima. Questo era ciò che il dottor Perkins, lo scienziato a capo delle colonie, aveva spiegato in televisione. L’operato di Mendel è la nostra ispirazione. La nostra capacità di gestire con efficacia il patrimonio genetico ci aiuterà a ottimizzare la società per gli anni a venire.

    Al dottor Perkins piaceva usare dei paroloni, e Lisette lo capiva di rado.

    Io sono la Generazione M, disse con orgoglio.

    L’epidemia ha ucciso mio fratello e mia sorella, disse la donna.

    Lisette ingoiò il groppo alla gola. Immagini di sua sorella e suo fratello le si riversarono nella mente: correva e si gettava tra le braccia spalancate di Abby. Jordan la sollevava sopra le spalle, poi si schizzavano nell’acqua gelata del mare mentre ridevano a crepapelle.

    Parlò un’altra donna. Nove quattro quattro... Il numero identificativo di Lisette alla colonia. ...rispondi per favore. Il suo tono era freddo e severo.

    Lisette rilassò i muscoli, cercando di far rallentare i battiti del cuore.

    Fissò lo sguardo sulla luce del Misuratore Emotivo e mormorò, L’epidemia ha ucciso...

    Abby e Jordan sono vivi, si disse Lisette tra sé.

    Il panico le mozzò il respiro quando vide che la luce ME era gialla.

    Nove quattro quattro, presta attenzione!

    Lisette si passò una manica del pigiama sulla fronte sudata, sperando che la luce tornasse verde. Affondò la mano sotto le coperte, per poi ricordarsi che il Misuratore Emotivo stava mandando un segnale alla sala di controllo e alla stazione di monitoraggio. Chandra la guardò con espressione preoccupata.

    Abby e Jordan sono morti, disse brusca la donna.

    Lisette sbirciò sotto le coperte e si sentì di sprofondare. Adesso la luce era rossa.

    Abby e Jordan sono... Si fermò prima di dire una cosa che non era vera.

    O era vero? Fu trafitta da schegge di terrore. Lisette non sapeva dove fossero sua sorella e suo fratello. Poteva essere successo qualcosa di terribile.

    L’anatra atterrò sul suo letto proprio nel momento in cui Chandra si alzò dalla sedia. Lisette agguantò il foglio accartocciato e lo strinse nel pugno.

    Con uno sguardo comprensivo, Chandra tolse le cuffie a Lisette e le staccò l’ME.

    Vieni con me, le disse tendendole la mano.

    Lisette prese Chandra per mano. Insieme si diressero alla porta. Lisette lanciò l’anatra accartocciata dietro la schiena, sul letto di Molly.

    Mentre oltrepassavano la stazione di monitoraggio, Lisette rabbrividì. Le linee di monitoraggio erano tutte verdi, tranne una: la sua. Pensò che gli altri bambini della Generazione M erano stati alla Colonia di Atlanta per così tanto tempo che non gli importava più dei loro fratelli e delle loro sorelle maggiori.

    La dottoressa Ingard, che le bambine chiamavano zia, entrò nell’unità e si sedette alla stazione di monitoraggio. La zia aveva i capelli con la riga in mezzo e un profumo che piaceva a Lisette.

    Dopo aver scambiato due parole con la zia, Chandra condusse Lisette lungo il corridoio verso la stanza per la consulenza, dove si sedettero insieme sul divano. Stava sorgendo il sole.

    Lisette si accoccolò vicino a Chandra, preoccupata di dover affrontare i suoi amici. Dato che la sua luce ME era diventata rossa, avrebbero avuto soltanto 45 minuti di ricreazione.

    So che è difficile smettere di pensare alle persone che ami, ma devi farlo, disse Chandra.

    Lisette incrociò le braccia. Abby e Jordan sono vivi! Prendevamo insieme le lucciole. Mi fanno stare alzata fino a tardi e mi chiamano Toucan. Non mi piace essere chiamata 944!

    Chandra fissò a lungo nel vuoto. Sai cosa dice il dottor Perkins? ‘La felicità è lo stato mentale migliore per imparare.’ Vuole essere certo che ogni membro della Generazione M possa dare un importante contributo alla società del futuro. Se sei felice, pian piano i risultati dei tuoi test miglioreranno.

    Lisette faceva un test praticamente ogni giorno. Anche mentre si stava riprendendo dall’AHA-B nella Clinica Medica 3, gli scienziati le avevano fatto fare dei test.

    Stiamo misurando il tuo QI, le aveva spiegato uno scienziato.

    Lisette guardò Chandra dritto negli occhi. Voglio tornare a casa. Voglio stare ancora con la mia famiglia e con Timmy, Danny e Gatto!

    Chandra aggrottò la fronte. Tutte le famiglie cambiano. I bambini crescono e prendono la loro strada. Adesso siamo noi la tua famiglia. I bambini e le bambine dell’Unità 2A e 2B sono i tuoi fratelli e le tue sorelle.

    Non è vero! È una bugia! ringhiò Lisette a denti stretti. Abby è mia sorella. Jordan è mio fratello.

    Chandra la tirò a sé e le passò la punta delle dita tra i suoi nuovi capelli a spazzola. Gli scienziati avevano rasato la testa di Lisette molte volte alla Clinica Medica 3, in modo che i cuscinetti adesivi con i fili le stessero a posto sulla cute liscia. Il freddo cerchio d’oro dell’anello di Chandra le scivolò sul cuoio capelluto, e le cuciture del camice da laboratorio le graffiarono la guancia.

    Voglio dirti una cosa, ma solo se mi prometti che non dirai niente a nessuno, sussurrò Chandra.

    Lisette sollevò il mignolo. Le piaceva condividere segreti.

    Giurin giuretta.

    Lei e Abby lo facevano sempre.

    Chandra annuì e intrecciò il dito a quello di Lisette. Se ripristineranno le comunicazioni con la Colonia Est, verrai valutata oggi. Il dottor Perkins esaminerà tutto il tuo profilo.

    Lisette aggrottò le sopracciglia. Cos’è un profilo?

    I punteggi dei tuoi test, le osservazioni sul modo in cui interagisci con gli altri membri della Generazione M e come sono andate le esercitazioni dello spirito. Il dottor Perkins deciderà se farti restare alla colonia.

    Le scese un brivido lungo la schiena. L’avrebbero lasciata fuori dalla recinzione? Tre settimane prima, l’avevano fatto con un ragazzo dell’Unità 3C. Tutti nella sua unità lo avevano sentito piangere. Lisette era spaventata all’idea di poter restare da sola, così lontana da casa.

    Altrettanto improvvisamente la attraversò un pensiero che le riportò il sorriso. Se non piaccio al dottor Perkins, qualcuno mi riporterà a casa, a Castine Island?

    Chandra scosse la testa con occhi tristi. Le nostre risorse sono limitate, e gli aerei volano solo tra le colonie. Per favore Lisette, se il dottor Perkins ti chiede se l’epidemia ha ucciso Abby e Jordan, rispondi di sì, anche se pensi sia una bugia.

    Lisette premette con forza l’orecchio contro il petto di Chandra, cosa che le fece sentire più forte i battiti del suo cuore.

    Abby e Jordan sono vivi! Il suo stesso cuore stava battendo più veloce.

    Sai essere molto testarda, disse Chandra.

    Lisette si ritrasse. Abby dice che la nostra famiglia ha il gene della testardaggine.

    Chandra si accigliò e strinse le labbra. Le si formarono delle rughe sulla fronte. Infine, levò lo sguardo al soffitto e fece un breve sospiro. Se mi sciolgo i capelli, mi prometti che mentirai?

    Gli occhi di Lisette scattarono sui capelli neri di Chandra, raccolti in uno chignon, che brillavano alla luce del sole che entrava dalla finestra.

    Le piaceva vedere i capelli lunghi di Chandra che le scendevano oltre la vita.

    Incrociò le braccia. No.

    Chandra si era già tolta le forcine in cima alla testa e aveva iniziato a sciogliersi i capelli.

    Lisette tese le mani e passò le dita lungo i boccoli spessi, immaginando che un giorno anche i suoi capelli sarebbero stati così lunghi. Sperava che per il suo sesto compleanno i suoi riccioli rossi sarebbero tornati lunghi abbastanza da coprirle le orecchie. Quando ne avrebbe compiuti sette, si immaginava che le sarebbero arrivati alle spalle. Quando avesse avuto l’età di Abby, i ricci le sarebbero ricaduti a metà schiena.

    Quanto avrebbe voluto che Abby e Jordan fossero lì adesso. Non avrebbe mai dimenticato sua sorella e suo fratello.

    Mai!

    1.01

    COLONIA EST

    Il dottor Perkins si avvicinò alla finestra della sala conferenze Gregor Mendel, al quinto piano della Trump Tower alla Colonia Est. Il suo viso spigoloso e gli occhiali rotondi imprimevano sul vetro un riflesso spettrale mentre strizzava gli occhi alla luce del primo mattino.

    L’uragano David, ora a migliaia di chilometri a nord, aveva portato con sé i batteri letali, e la soluzione che desiderava era finalmente a portata di mano. La popolazione sopravvissuta al di fuori delle colonie sarebbe stata eliminata dall’epidemia nel giro di due mesi. Allo stesso modo, un uragano originatosi nel Pacifico avrebbe introdotto i batteri dalla regione equatoriale e affrontato la questione nella metà occidentale del Paese.

    I ragazzini avevano soprannominato l’epidemia la Scrofa, per via dell’appetito famelico scatenato dall’infezione. Lui preferiva la nomenclatura scientifica che identificava la mutazione del batterio: AHA-B.

    Il problema lo aveva contrariato fin dalla nascita delle colonie. Man mano che i sopravvissuti al di fuori crescevano e si rafforzavano, sarebbero diventati insofferenti nei confronti della Generazione M, che riceveva tutte le risorse degli adulti: avrebbero voluto distruggere il lavoro della sua vita. Era solo una questione di tempo prima che i suoi colleghi non fossero più in grado di respingere l’assalto. Lasciare che l’epidemia si diffondesse avrebbe stroncato la questione sul nascere.

    L’uragano David aveva anche causato grossi danni materiali. Dall’alto della sala conferenze, Perkins riusciva a vedere un assaggio della devastazione. La Fifth Avenue era ricoperta di detriti, e gli oggetti scagliati dal vento avevano mandato in frantumi molte delle finestre degli edifici circostanti. Sbirciò a destra. Tutto ciò che restava del Bergdorf Goodman all’angolo tra la Fifth e la 58esima era una grande piramide di mattoni, travi d’acciaio e mobili da ufficio. Guardò a sinistra e vide una pozza che si allargava dalla fermata della metro. Come aveva letto nel rapporto sui danni, la rete metropolitana era stata completamente allagata.

    Dalla sua ricetrasmittente gracchiò la voce del tenente Mathews.

    Riferisca, replicò.

    Via libera all’aeroporto, signore.

    Perkins trasse un sospiro di sollievo. Sgombrare la pista di decollo era fondamentale. Adesso avrebbero potuto ricevere un carico di antibiotici dallo stabilimento di Alpharetta. Ha informato Atlanta?

    Negativo, signore. Le comunicazioni sono ancora interrotte, ma ci stiamo lavorando. Orario stimato per il ripristino ore otto.

    Sbrigatevi, replicò.

    Sissignore.

    Perkins percepiva il desiderio di scalare i ranghi della giovane donna.

    Bene, disse. Mi tenga informato.

    Tornò alla scrivania e sfogliò una pila di rapporti sui danni. Un numero infinito di grattacieli era strutturalmente a rischio e l’onda di tempesta aveva spazzato via ogni molo lungo l’East River e l’Hudson.

    Il rapporto sull’energia lo preoccupava. La tempesta aveva distrutto diciannove delle venti turbine che fornivano l’elettricità alla colonia. Anche con i generatori diesel che producevano un po’ di elettricità, la Colonia stava operando solo al dieci per cento della capacità. Avevano a disposizione solo una riserva di carburante per cinque giorni per mantenere stabile il livello di sussistenza.

    La sicurezza era altrettanto problematica. Non potevano elettrificare il perimetro settentrionale della recinzione e dovevano ridurre le pattuglie di Zodiak lungo i fiumi, diventando quindi vulnerabili alle incursioni.

    Quando Perkins ebbe valutato la totalità dei problemi, la conclusione fu ovvia. Scrisse Evacuare sul suo taccuino, sottolineandolo due volte.

    Proprio in quel momento entrò nel suo ufficio la dottoressa Droznin, zoppicando sulle stampelle.

    Perkins si stupì nel vedere con che velocità l’epidemiologa russa si era ripresa dopo che le avevano sparato al ginocchio. Lei lasciò cadere di peso la sua figura bassa e robusta su una sedia e gli mise un grafico sulla scrivania.

    Nuovi dati sull’analisi spettrale, gli disse. Abbiamo basato le nostre proiezioni iniziali sulla densità dei batteri all’equatore. Per qualche ragione, qui è molto maggiore.

    La dottoressa Droznin era esaurita dai dati delle ricerche, e lui pensò fosse meglio lasciarla continuare prima di informarla della sua decisione di evacuare la Colonia Est.

    Conosceva il grafico fin troppo bene: una proiezione del tasso di mortalità generale al di fuori delle colonie. Capivano la natura della malattia. Il batterio AHA-B attaccava l’ipotalamo, la ghiandola che controlla l’appetito. Dopo un periodo di incubazione di tre giorni, il malato sperimentava una fame insaziabile, seguita da febbre alta. Il numero delle persone colpite aumentava rapidamente nel corso dei primi giorni di esposizione e poi si stabilizzava. La morte avveniva nel giro di una-quattro settimane.

    Il picco del tasso di mortalità alla quarta settimana era una conseguenza dei sintomi dell’AHA-B. Avevano previsto che sarebbero esplose delle rivolte per il cibo, contrapponendo sani e malati, e per l’ottava settimana la popolazione dei sopravvissuti al di fuori delle colonie sarebbe stata statisticamente inesistente.

    Perkins si massaggiò le tempie. Lo vedo nei miei sogni.

    Guardi l’asse X, disse la Droznin.

    Quando posò gli occhi sulla linea orizzontale che mostrava il lasso temporale della crescita dell’epidemia letale, sussultò e scattò in piedi. Due settimane!

    A Perkins girava la testa. La rivelazione si aggiungeva all’emergenza che stavano affrontando.

    Unì le dita con fare pensieroso e la informò della sua decisione di evacuare la Colonia Est. Fisserò un incontro con l’ammiraglio Samuels e i comandanti delle compagnie il prima possibile. Il tenente Mathews si occuperà della logistica per il trasferimento dei cadetti. Atlanta può ospitare quattro compagnie.

    E la Colonia Ovest? domandò lei.

    Per loro sto lavorando a un altro piano, che condividerò al momento opportuno. Perkins diede un’occhiata al calendario. Abbiamo fissato un incontro con il dottor Hoffer e la dottoressa Ramanathan oggi alle 12:30 per esaminare il profilo di un potenziale membro della Generazione M, numero identificativo 944. È incerto, nel migliore dei casi. Ordinerò la sua espulsione e poi potremo sfruttare il tempo rimasto per discutere dell’evacuazione.

    La candidata è Lisette Leigh, disse la Droznin. Ha partecipato alle prime sperimentazioni sulla cura. Fa parte del mio attuale studio sugli effetti dell’antibiotico.

    Giusto. La sorella maggiore era il numero 1002, la cadetta che le ha sparato.

    Perkins temeva dove sarebbe andata a parare la conversazione. La Droznin avrebbe richiesto di tenere 944 per meri scopi di ricerca.

    Lisette Leigh ha cinque anni. Il soggetto più giovane a cui sia stato somministrato l’antibiotico, aggiunse la Droznin.

    Parlando nel tono paziente che riservava ai membri più giovani della Generazione M, Perkins si tese in avanti. Svetlana, ha visto il suo profilo? I risultati dei suoi test sono un disastro. Quando evacueremo, introdurremo alla Colonia di Atlanta duecento nuovi membri della Generazione M. Non sapranno dove metterci tutti.

    Lei insistette che effettuassero la valutazione.

    Lui aveva la netta sensazione che 944 non avrebbe contribuito affatto alla società del futuro. Ora era il momento di liberarsi di chi prosciugava risorse vitali.

    Rimandiamo la decisione a più tardi, commentò, poi cercò di cambiare argomento. Come va la gamba?

    1.02

    BROOKLYN, NEW YORK

    Abby si piegò in due per il dolore, portando le ginocchia al petto e stringendole a sé mentre ondate di crampi le agitavano lo stomaco. Aveva la Scrofa.

    La luce dell’alba entrò dalla finestra gettando ombre nella stanza al piano superiore dove aveva trascorso la notte dopo essere fuggita dalla Colonia Est.

    Probabilmente la stanza al secondo piano era stata la camera da letto di qualcuno prima della notte della luna viola. L’uragano aveva danneggiato la struttura. Un angolo del soffitto era crollato e l’acqua gocciolava sul cumulo di calcinacci bianchi sul pavimento sottostante. Dalla finestra riusciva a vedere gli edifici scuri della Colonia Est al di là dell’East River.

    Il cibo avrebbe potuto alleviare leggermente i crampi, ma il sacchettino di riso cotto che Abby si era portata dalla colonia era l’unico cibo che aveva con sé. Doveva farlo durare.

    Strinse i pugni e incrociò le braccia. Il sacchetto di riso era così vicino, e così forte la voglia di mangiarlo. Come avrebbe fatto a resistere?

    La mente le giocava brutti scherzi. I batteri dell’AHA-B attaccavano la ghiandola che controllava l’appetito, e a sua volta quella ghiandola inviava un segnale al cervello, convincendo il corpo che stava morendo di fame. Come avrebbe potuto riprendere il controllo delle sue azioni se la sua mente la stava ingannando?

    Con i crampi che si intensificavano, Abby gridò più volte, portandosi le mani alla bocca. Quando non riuscì più a soffocare i gemiti e i lamenti, affondò il viso nello zaino e morse la cinghia, sperando che il tessuto ruvido contro la lingua le avrebbe in qualche modo ricordato un boccone di cibo.

    Man mano che più luce entrava nella stanza, riuscì a distinguere il rigonfiamento bitorzoluto di teloni, coperte e giacche che servivano da coperte comuni per le venti bambine nella stanza con lei. La tribù di bambine di cinque e sei anni l’aveva condotta in quella casa dopo che era stata portata a riva dall’East River: le avevano salvato la vita.

    La testa di Abby premeva contro qualche parte della bambina accanto al lei, e la mano di un’altra era appoggiata sulla sua spalla. Erano tutte rannicchiate l’una contro l’altra per stare al caldo.

    Chiudendo gli occhi, Abby tornò alla fantasticheria che l’aveva confortata durante quella lunga notte. Si immaginò di camminare lungo una strada sterrata con alti pini sui due lati. Tracce di polvere viola si riversavano nel letto di aghi dorati ai bordi della strada. Riusciva a sentire l’odore del lago nel vento fresco tra gli alberi prima di arrivarci. La riva opposta era a tre chilometri di distanza, e lo specchio d’acqua si estendeva a perdita d’occhio a destra e a sinistra.

    L’immagine della casetta era chiara nella mente di Abby. Mandy, la ragazza che due anni prima aveva salvato lei e Jordan, aveva descritto a Abby lo chalet sul lago del Maine e le aveva dato le indicazioni per raggiungerlo. I nonni di Mandy erano vissuti lì.

    Lo chalet era a una trentina di metri dall’acqua, con un camino e un’ampia finestra che si affacciava sul lago. Mentre Abby immaginava di oltrepassare la catasta di legna da ardere, Toucan schizzò fuori dalla porta e corse da lei per salutarla, una massa indistinta di gambe e riccioli rossi. Abby piegò le ginocchia e spalancò le braccia, preparandosi all’impatto.

    Afferrò Touk a mezz’aria e, abbracciandola stretta, la portò dentro, dove Jordan, Toby e Jonzy ridevano e scherzavano tra loro. Jordan e Toby avevano entrambi i capelli arruffati ed erano snelli e muscolosi per gli sforzi quotidiani per la sopravvivenza. Jonzy, che aveva passato gli ultimi due anni alla Colonia Est, aveva occhiali spessi e sembrava appena uscito da un’esclusiva scuola privata.

    Un qualche genere di stufato stava cuocendo sulla stufa a legna. Inalandone l’aroma, mise giù Touk e andò alla pentola, cercando di indovinare gli ingredienti. Sollevò il coperchio.

    Abby lanciò un grido per un crampo doloroso che interruppe la sua fantasia. Nessuno nella stanza si agitò per quel suo scatto. Pensò che le bambine, come tanti sopravvissuti, erano abituate ai lamenti durante la notte.

    Si tirò su a sedere e le si velarono gli occhi per il profumo Pink Sugar che si mescolava al tanfo di vestiti sporchi e muffa. Facendo una smorfia, tastò gli arti e controllò le dita delle mani e dei piedi. Non c’era niente di rotto o slogato per via della furia dell’East River: c’erano solo graffi e lividi. Anche il suo orologio da polso era sopravvissuto. Erano le 5:30.

    Si allungò verso lo zaino e strinse le dita intorno alla ricetrasmittente. L’ondata di sollievo lasciò il posto all’apprensione quando la portò all’orecchio. Le batterie funzionavano ancora? Accese la ricetrasmittente, sentì in risposta il tranquillizzante rumore statico, la spense e la rimise nello zaino.

    Il walkie-talkie era l’unico mezzo che aveva per comunicare con Jonzy, che era rimasto alla Colonia Est.

    Abby si alzò in piedi e rabbrividì nell’aria fredda. La coperta comune e il calore corporeo collettivo delle bambine addormentate l’avevano tenuta al calduccio durante la notte, ma adesso i jeans umidi le premevano freddi e appiccicosi sulla pelle.

    Sì infilò lo zaino in spalla e si fece strada verso la porta, mettendo i piedi accanto alle teste e in mezzo alle gambe.

    Raggiunta la porta, stava per voltarsi indietro a guardare la tribù di bambine addormentate, ma proseguì lungo il corridoio e giù per gli scalini. Non poteva fare niente per loro: molte avrebbero preso la Scrofa, sempre che non l’avessero già. Doveva togliersi dalla testa quelle bambine. Andare avanti.

    In cucina, fissò lo sguardo su una gran quantità di patate, pesce essiccato, un qualche tipo di carne e bottiglie d’acqua sul bancone. Infilò tre patate nello zaino, consapevole che stava rubando, eppure incapace di resistere al richiamo del cibo. Tolse il tappo a una bottiglia e bevve un gran sorso d’acqua.

    Sul portico anteriore gemette per una nuova ondata di crampi che le attorcigliò lo stomaco. Non importava quanto fosse affamata, non poteva derubare le bambine che le avevano salvato la vita. Rimise le patate sul piano della cucina, considerandola una piccola vittoria della sua forza di volontà.

    Poi, incapace di controllare la mano, prese una

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