Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Vento di Paura
Vento di Paura
Vento di Paura
Ebook183 pages2 hours

Vento di Paura

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

L’esercito dell’ISIS è stato sconfitto. In Siria la guerra continua guidata dal califfo Salem Abbi che non vuole rinunciare alla sua vendetta personale e tenta in tutti i modi di catturare l’agente Asia Colmar e il suo compagno Simon Fjòdor che sono la causa di alcune sconfitte subite in Europa. Anche la CIA rivuole Asia per trasformarla in esca nel tentativo di catturare il califfo. Nel nuovo campo di lavoro, che il colonnello Paul Argy ha aperto in Togo, Asia si crede al sicuro con suo figlio. Il patto con Eric Stival e la CIA sembra lontano. Salem Abbi riesce a rapirla, con l’aiuto di un traditore, mentre al campo si scatena una mortale febbre che fa pensare a Ebola.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJul 4, 2019
ISBN9788831626392
Vento di Paura

Read more from Sonia Perin

Related to Vento di Paura

Related ebooks

Action & Adventure Fiction For You

View More

Related articles

Related categories

Reviews for Vento di Paura

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Vento di Paura - Sonia Perin

    info@youcanprint.it

    Note biografiche

    Sonia Perin è nata il 23 novembre del 1955 a Caneva di Pordenone e vive a Cazzago di Pianiga, in provincia di Venezia.

    Nel 2008 pubblica con Este Editions di Ferrara A est del paradiso. Nel 2013, con Edizioni Laboratorio DS di Venezia, è uscito il libro fantasy La farfalla di ghiaccio.

    Nel 2014 sono stati pubblicati la sua prima raccolta di poesie, Stralci di Sogni e il fantasy Il viaggio di Teseo.

    Nel 2015, Sonia pubblica la raccolta di poesie Aspettando Godot, con Antologica Atelier Edizioni. Nel 2016 si affida a Lettere Animate con il thriller La tela russa, che diventa una saga. Ha pubblicato con Youcanprint Angel baby, un giallo ambientato lungo la Riviera del Brenta nel 2017. Silenzio stampa, il seguito de La tela russa, sempre con Lettere Animate, esce nel 2017. Dicembre 2018 esce Favola Blu, un fanta-story.

    Capitolo 1

    Nella sede della Cia, a Madrid, il tempo sembrava essersi fermato. Tutto era come Asia ricordava. Nell’ufficio del colonnello Eric Stival la scrivania dava le spalle alla doppia finestra che si apriva su un panorama di grattacieli svettanti nel cielo limpido. Sul ripiano di legno chiaro, macchiato dai cerchi lasciati da innumerevoli tazze da caffè, c’erano solo alcuni telefoni e un computer circondati da pile di dossier. File di atlanti erano disposte sulle librerie alle pareti mentre alcuni libri giacevano aperti, scomposti sopra un paio di sedie. Soltanto le persone che Asia aveva incrociato nei corridoi erano nuove. Volti sconosciuti e curiosi che l’avevano accompagnata con gli sguardi mentre passava. La segretaria, una ragazza piccola e tonda, con un sorriso di circostanza e i capelli che le scendevano a coprire la fronte, l’aveva fatta entrare.

    «Il colonnello Stival la raggiungerà appena possibile, signora Colmar». Aveva allontanato i capelli dalla fronte e arricciato le labbra pesantemente truccate, lasciandola sola e chiudendosi la porta dell’ufficio alle spalle.

    Dopo venti minuti di attesa Asia si allungò sulla sedia con un sospiro, le gambe sparirono sotto la scrivania e una smorfia si disegnò sul suo volto, chiedendosi fino a che punto poteva fidarsi di Eric Stival, che l’aveva già tradita in passato. Strinse gli occhi chiari e vagamente truccati puntati sul raggio di sole che entrava dalle vetrate, riflettendosi sullo schermo del computer e scivolando in arabeschi sul pavimento.

    Sembrava ieri che se ne stava seduta sulla stessa identica sedia aspettando, come allora, l’arrivo di Eric Stival, invece gli anni erano volati colmi di avventure e paure che non smettevano mai di incalzarla. Un caleidoscopio di azioni, di cambi d’identità, di fughe per sfuggire all’acerrimo nemico che la inseguiva in tutta Europa in cerca di vendetta. Il Califfo Salem Abbi voleva la sua testa e quella di Simon Fjòdor, causa di attentati falliti o solo parzialmente portati a termine. Ora la guerra nei paesi arabi continuava nel caos creato e alimentato da numerosi gruppi ribelli. Difficile capire chi combatteva contro lo Stato o tentava invece di contrastare il potere del Isis.

    Il colonnello mirava a una sua collaborazione, voleva usarla come esca per catturare il Califfo Salem Abbi e debellare il suo potere. Anche se Asia era convinta che il califfato fosse un serpente a più teste, per ognuna che era tagliata, ne ricresceva subito un’altra, più folle della precedente.

    Successivo scopo di Stival era di scoprire il più possibile sull’attività della Sil Sved Idraulic, il gruppo del colonnello Paul Argy, che l’aveva accolta con Mark Elton e gli agenti rimasti con loro dopo l’attentato alla casa reale inglese, ricercati dai servizi segreti e obbligati all’esilio in Svezia, sede della sua potenza. Compito difficile poiché Argy era sempre ben attento alla riservatezza e, benché si fidasse di Asia, non era ancora disposto a tenerla informata sulle notizie riguardanti le loro missioni e le loro iniziative.

    Eric Stival entrò nell’ufficio seguito da una donna euroasiatica che le rivolse un breve cenno del capo prima di sedersi all’estremità della scrivania senza aspettare di essere presentata.

    «Asia, quanto tempo!» Esclamò Stival mentre le tendeva le mani con calore, quasi si trattasse di un incontro con una vecchia amica.

    «Colonnello». Asia si liberò subito dalla sua stretta con uno sguardo ironico. Stival era invecchiato, un ciuffo di capelli bianchi gli scendeva sulla fronte posandosi sugli occhiali da vista. L’uomo li allontanò con il solito vezzo che gli faceva portare indietro la testa, sedendo davanti a lei, dall’altra parte del tavolo, scrutandola. Asia Colmar era cambiata, la giovane donna dell’attentato a Venezia aveva maturato una nuova sicurezza e lo sfidava con lo sguardo. A Londra, durante il fallito attacco alla casa reale, tenuto ben nascosto ai mass media, non aveva mostrato indecisioni. Gli erano giunte voci sulle sue azioni e l’importanza del ruolo rischioso che aveva assunto. Un’agente in gamba, adatta per essere usata per i suoi scopi, ancora migliore dato il legame che la univa a Fjòdor. Si schiarì la voce chinandosi verso di lei, oltre la scrivania.

    «I tuoi ragazzi?» Domanda ipocrita, dopo di quello che le aveva combinato. Stival sapeva che ora stavano con lei e Simon.

    «Non conosco la signora e non voglio testimoni al nostro colloquio». Asia fissò la donna che stava sistemando delle carte sul ripiano e sembrava disinteressata a loro due. La donna esile e con il viso schiacciato non ricambiò il suo sguardo e continuò a smistare i documenti che aveva davanti senza dar segno di averla sentita. Volutamente Asia non rispose alla domanda sui suoi ragazzi, a Stival non interessavano e non voleva portare avanti il gioco delle cortesie.

    «Lyn è una mia stretta collaboratrice. Nel caso trovassimo un accordo, sarà lei a organizzare i tuoi spostamenti e quelli del gruppo che ti seguiranno in Togo». Sembrava così sicuro che non ci sarebbe stato alcun rifiuto da parte sua che Asia, indispettita, si alzò in piedi avvicinandosi alla porta.

    «Fjòdor è fuori che ti aspetta». Il tono del colonnello era diventato più incisivo, meno amichevole, lanciando una velata minaccia su quello che avrebbe potuto fare. Tutte le precauzioni prese dall’ex terrorista non erano servite per farlo restare anonimo tra la folla. I suoi agenti lo avevano comunque localizzato subito, seguendo Asia all’uscita dell’aeroporto. Poteva farlo arrestare da un momento all’altro. Tutto dipendeva dalle scelte della donna davanti a lui. Il gioco di sguardi si protrasse, Stival voleva lasciarle il tempo di capire le implicazioni insite in un suo rifiuto a collaborare con loro. «Faccia la sua proposta, colonnello». Asia non intendeva farsi intimidire dalle sue allusioni. Si rimise seduta sfidandolo con lo sguardo. Lyn iniziò a parlare velocemente, senza alzare gli occhi dalle carte che aveva davanti.

    «La situazione è pericolosa. Il potere del Califfo Salem Abbi dilaga in Europa con il suo esercito di suicidi nonostante la disfatta sul suolo siriano. Dobbiamo fermarlo e scombinare l’avanzata islamica. Tu sei la scelta ideale come esca. Da anni segue tutti i tuoi movimenti e cerca di metterti le mani addosso, sia per vendicarsi di Simon sia per una pura soddisfazione personale. Tu e il gruppo di Mark Elton avete mandato all’aria il suo grande piano londinese e, prima ancora, avete intralciato quello veneziano. Abbiamo informatori anche tra gli uomini del Califfo. Sanno che tra poco andrai in Togo al seguito di Paul Argy». Alzò una mano a fermarla proprio mentre Asia apriva la bocca per parlare. «Conosciamo anche il nome dell’uomo che cercherà di consegnarti a lui. Lo stiamo controllando da quando è entrato a far parte del vostro gruppo. Dovrai assecondare le sue intenzioni, senza lottare e ribellarti. Salem vuole averti viva. Noi prenderemo le dovute distanze, pronti a intervenire se la tua incolumità fosse a rischio». Asia ebbe uno scatto insofferente, quella donna era pazza e illusa se credeva che il Califfo avrebbe atteso il loro intervento per ucciderla.

    «Non intendo fare da esca alle vostre azioni. Se volete Salem Abbi cercate un altro modo». Asia si levò nuovamente in piedi allentando la leggera sciarpa che le cingeva il collo. Stava sudando, era agitata e il caldo nell’ufficio la soffocava.

    «Ferma! Simon è guardato a vista. Solo una mia parola, anche un semplice squillo di telefono, e lui è arrestato». Stival si alzò aggirando la scrivania con due rapide falcate, la afferrò per un braccio e le sventolò il cellulare sotto il naso. Asia guardò prima la sua mano e poi lo fulminò con lo sguardo. Stranamente intimorito, Stival si affrettò a lasciarla, mentre l’asiatica non si mosse dal suo posto e la fissava con gli occhi obliqui, quasi chiusi.

    Asia lasciò andare la maniglia e si voltò leggermente. «Non servirà a nulla, la situazione migliorerà solo per poco, giusto il tempo di trovare un sostituto di Salem Abbi. Sarebbe una soluzione provvisoria e con parecchi rischi concreti». Stival sollevò un sopracciglio. Non poteva certo darle torto, ma annullare o modificare la missione era inaccettabile.

    Stival tornò a sedersi, la sua voce assunse un tono di richiesta, molto diverso da quello di qualche minuto prima, le minacce non servivano con lei.

    «Ti spiego il piano che ho in mente». Sconfitta, Asia si lasciò ricadere sulla sedia davanti a lui. Tutta la serenità che aveva sperato di ritrovare andava sfumando in un mare d’inattuabilità.

    «Lyn è una nostra agente scelta. Si è già inserita nel nuovo campo di Argy come infermiera e sarà la tua ombra. Un altro nostro agente si è infiltrato tra gli uomini del Isis che seguono da vicino il Califfo. Ha l’ordine di aiutarti solo se la tua vita sarà in pericolo. Hai la mia parola, finita questa missione, sarai dimenticata dalla Cia».

    «La tua parola non vale nulla, sei abile a girare le frittate». Asia era in trappola, di nuovo, non poteva permettere che Simon fosse catturato, né che i suoi figli le fossero tolti. Debora e Paki erano ormai grandi ma Gheber aveva ancora bisogno di lei, Stival l’aveva già fatto e l’avrebbe rifatto di nuovo. Doveva cedere.

    Capitolo 2

    Simon Fjòdor uscì dal locale affollato evitando di guardarsi intorno, stanco di sentirsi gli occhi di due clienti addosso. Erano entrati subito dopo di lui occupando un tavolo vicino al suo. Non facevano niente per nascondere il loro interesse e lo guardavano con aria ironica.

    Nell’aria satura di smog, sulla strada ingombra di auto, si allontanò dal bar entrando in un negozio di souvenir, girando per il locale. Come si era aspettato, i due uomini lo seguirono tenendosi a distanza. Uscì nuovamente sul marciapiede spostandosi sull’altro lato della via, vicino al portone da dove sarebbe uscita Asia al termine dell’incontro con Stival. I due uomini erano sempre troppo vicini. Erano agenti di Stival cui non importava farsi scoprire. Si erano infilati gli occhiali scuri e calati i capelli sulla fronte e, quello sulla destra si batteva il quotidiano sulla gamba allungandolo verso di lui, cercando di provocarlo. Bassi di statura e leggermente tozzi, sembravano due gemelli con l’identico completo gessato, classico di chi fa questo lavoro. Smise di fissarli e rientrò nel bar per ordinare un ennesimo caffè. Iniziava a capire il gioco del colonnello, lui rappresentava la sua personale garanzia, era la sicurezza che Asia avrebbe accettato qualsiasi incarico le avesse proposto, al contrario i due uomini lo avrebbero già fermato.

    Mancava un mese al trasferimento nella nuova sede di Argy in Togo. Paul aveva inserito i due terroristi nel gruppo, Quantill e la Presley, contando sulla loro collaborazione in cambio del suo aiuto e della sua protezione. Lui non la trovava una buona idea, i due siriani potevano ancora diventare un pericolo e schierarsi nuovamente con il Califfo. Asia sarebbe rimasta al campo insieme a Gheber e Paki e al gruppo di operai che doveva far partire la fabbrica senza nessun incarico preciso che mettesse in pericolo la sua vita. A queste condizioni aveva lasciato che Asia lo seguisse, ma sarebbe stata in ogni caso troppo vicina alle zone comandate dal Califfo, anche se il capo si era detto sicuro della segretezza dei suoi spostamenti. Argy aveva illustrato i compiti di ognuno dei suoi uomini.

    Lui sarebbe partito subito con Kurt alla ricerca del figlio della Presley, promessa che Paul intendeva mantenere per continuare a essere informato degli spostamenti del Califfo. Gli altri sarebbero rimasti al campo con l’incarico di avviare la nuova fabbrica che serviva da copertura ai suoi traffici internazionali e antiterroristici. La dottoressa Karin Presley si sarebbe inserita nel comprensorio sanitario, affiancata da un medico e un’infermiera del posto. Altri particolari li avrebbero saputi quando fossero giunti sul posto. Il colonnello non intendeva restare in Togo a lungo, giusto il tempo di sistemare le ultime scartoffie e dare modo ai suoi uomini di ambientarsi e prendere confidenza con i loro ruoli. La sua base operativa principale sarebbe rimasta Stoccolma. Ilary ed Enrico Foller sarebbero rimasti in Svezia, pronti per un eventuale spostamento. Simon era contento di questo, la sua amica aveva già rischiato molto, il suo stato fisico e psicologico, per quanto migliorato dopo il trauma subito a Londra, non era ancora del tutto risanato e con un bambino piccolo il trasferimento non sarebbe stato l’ideale. Nemmeno per Asia lo era. Trascinarsi dietro Gheber in un clima completamente diverso dal loro non avrebbe fatto bene al ragazzino, la sua scelta era stata influenzata dal posto che Argy aveva assegnato a Paki nel campo.

    Asia temeva per lui e voleva essere vicina a entrambi i figli. Debora, l’altra sua figlia del cuore, restava a Stoccolma, la sua preparazione non era ancora finita e per il

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1