Scie sul mare. La cultura dell’inganno
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Scie sul mare. La cultura dell’inganno - Bruno J.R. Nicolaus
Introduzione
Uno svizzero-napoletano fortunosamente scampato all’ultima guerra e ai devastanti bombardamenti alleati di Napoli e Milano nel 1943 – racconta la doppia vita di un ricercatore chimico – poeta.
Nasce così "La cultura dell’inganno" nel quale riaffiorano ricordi vivi e palpitanti, ricchi di spunti e impressioni raccolte nel corso degli anni durante viaggi di studio, congressi, simposi e interminabili discussioni con studenti e colleghi arrabbiati
cultori di discipline scientifiche e umanistiche e appartenenti a tantissime etnie. Ora è un personaggio che salta alla ribalta, ora è un luogo, ora una nuova ipotesi o teoria: tutti presentati con ricchezza di dettagli nel loro divenire storico; ora sono esperienze dirette, personali che si presentano in tutta la loro vivacità. Ora è l’uomo sapiens a salire sul palcoscenico, illustrando la storia dell’umanità nelle sue culture più varie e sviscerare i problemi di sempre: sopravvivenza, affermazione, difesa dai mali e dal dolore, in particolare. Quest’ultimo è una delle piaghe peggiori, che abbiano funestato la vita fin dagli inizi e contro il quale il binomio mente-cervello non è ancora riuscito a trovare una risposta fisiologica valida (le endorfine, antidolorifici prodotti nelle strutture cerebrali, danno un sollievo solo parziale). La nostra predisposizione biologica alla ricerca di sollievo e la caduta degli argini tradizionali posti da società e famiglia, hanno così facilitato la rapida diffusione dei paradisi artificiali, aumentando l’insorgenza di violenza e criminalità anche tra i minori.
Una raccolta di fatti ed esperienze vissute spesso in prima persona; di cose, luoghi e personaggi incontrati su e giù per il mondo. Una selezione talvolta disordinata in cui chiunque può trovare un messaggio particolare che lo soddisfi. Una lettura per chi ama arte, scienza e natura nelle loro infinite espressioni. Per chi ama l’oceano in burrasca o bonaccia e la bufera in montagna, l’alba o il tramonto sulle rive del mare o sulle cime innevate; per chi comprende il messaggio estetico di un cristallo di neve nelle sue innumerevoli sfaccettature o quello di una goccia d’acqua: impietrita dal gelo in inverno, liquida e suadente in estate mentre scorre cantando tra i prati; inafferrabile mentre sotto i raggi del sole evapora e sale libera in cielo. Una lettura per chi coltiva una visione estetica della vita e della sua fine, che potrebbe anche non essere tale ma solo una tappa intermedia. Un libro per chi si commuove sia ascoltando Chopin, Bach o Beethoven sia contemplando le candide cime innevate, mentre si tingono di rosso al tramonto.
Perché la lampada si è spenta
"Perché la lampada si è spenta?
Le feci scudo del mio mantello
per salvarla dal vento,
ecco perché la lampada si è spenta.
Perché il fiore è avvizzito?
L’ho premuto al mio cuore
con l’impazienza dell’amore,
ecco perché il fiore è avvizzito.
Perché il ruscello si è asciugato?
Vi ho messo una diga per traverso,
ecco perché il ruscello si è asciugato.
Perché le corde dell’arpa si son rotte?
Ho tentato di forzare una nota
che oltrepassava il mio potere,
ecco perché le corde dell’arpa si son rotte".
Rabindranath Tagore
(1861-1945)
Viandante
Viandante, sono le tue orme
la via, e nulla più;
viandante non c’è via,
la via si fa con l’andare.
Con l’andare si fa la via
e nel voltare indietro la vista
si vede il sentiero che mai
si tornerà a calcare.
Viandante, non c’è via
ma scie nel mare
Antonio Machado
1. Inganno ed ingegno
L’inganno e l’ingegno hanno origini comuni: l’inganno è frutto dell’ingegno, frutto tra i più prelibati. Quanto più raffinato è l’ingegno, tanto più ricercato è il suo frutto. L’ingegno è da sempre la carta vincente dell’uomo, l’inganno la sua arma più raffinata: la trama inganno-ingegno si snoda dalle civiltà più antiche a quella moderna, a volte in modo palese, a volte in maniera contorta. L’ingegno ha portato l’Homo sapiens al successo, lo ha fatto trionfare su tutte le creature viventi; perfino sopra il suo diretto cugino, lo scomparso uomo di Neanderthal.
L’ingegno e la mente hanno sede nel nostro cervello, fatto del tutto ignorato dalle passate culture. Il pensiero cosciente, massima espressione dell’attività cerebrale, si realizza tramite una fitta ragnatela di cellule chiamate neuroni: oltre cento miliardi di neuroni, quante sono le stelle che brillano sopra di noi, parlano tra loro un linguaggio elettrochimico.
Il cervello è una entità unica: non ne esistono due identici al mondo, nemmeno tra gemelli omozigoti. È un sistema biologico fluttuante non totalmente libero da forze e influssi esterni, è sensibile a varianti spaziali e temporali di tipo terrestre e cosmico ed è soggetto alle leggi del caos.
Le vecchie tracce dell’uomo ci riconducono alle sponde tra il Tigri e l’Eufrate, là dove si trovano le radici più antiche della civiltà mediterranea.
L’epopea di Gilgamesh re di Uruk e la storia dei sumeri ci sprofonda nel vivo dei problemi esistenziali dell’uomo pastore-agricoltore, facendo emergere il quadro inquietante di una società militarista, protesa alla violenza e alla schiavizzazione; dominata da sete di potere e denaro.
Viene a cadere, così, il mito dell’uomo primordiale cantore e poeta e di un mondo bucolico, esistito solo nella nostra fantasia.
Resta scolpita nella pietra la sentenza di quel saggio re, il quale, preso dall’ardore del momento, non poté trattenersi dall’esprimere con foga regale un terribile giudizio sulla vera natura dell’uomo: Tutti gli uomini sono ingannatori, ed egli cercherà di ingannare anche te.
Il binomio frode e inganno, come arte suprema dell’ingegno, si ritrova nella cultura greco-romana. Meglio di qualsiasi altro eroe dell’epopea greca, Ulisse incorpora il ruolo di primo attore dell’umana commedia: artefice di frodi famoso e sempre infatigato Ulisse.
L’arte dell’inganno, arma e virtù preziosa dell’eroe epico, dilaga nella vita del comune mortale, permeando le attività quotidiane. Essa si manifesterà in varie maniere, nell’alterazione di lettere e bolle, nella falsificazione spudorata di miti e oracoli, nella falsa attribuzione di documenti e decreti e ovviamente nella soppressione del contrario del falso, la verità. Alla fine, la tendenza all’inganno porterà, con l’uso di droghe, alla creazione di paradisi artificiali. Fenomeno già verificatosi, d’altronde, presso altre culture orientali. Caduto il mito retorico delle virtù degli antichi romani, tanto amplificato fino in tempi recenti, resta messo a nudo il misero quadro di una società pervasa da corruzione profonda di tutti i valori morali: della vita privata, dell’amministrazione, della giustizia. Una società nella quale l’inganno sarà mitizzato, fino a diventare una raffinata tecnica di mistificazione, rivolta al profitto del singolo e del sistema.
Portando agli estremi le tendenze dei filosofi pitagorici e quelle degli atomisti, fu costruito nel volgere di alcuni secoli il castello dell’indagine e metodica scientifica, dalla quale derivò a sua volta la fede in un progresso ininterrotto e inarrestabile, quale conseguenza diretta di quello tecnologico. Dall’inesauribile varietà e disponibilità di manufatti mai sognati prima dall’uomo, nasceva il mito del consumismo, finito in una perversa inversione di rapporti: la finalizzazione del consumatore al prodotto e non più viceversa.
Durante l’evoluzione, il cervello subì profonde modifiche strutturali che determinarono la supremazia dell’uomo moderno e la nascita delle culture. Appare legittimo chiedersi se questo progetto evolutivo continuerà nell’ambiente odierno profondamente mutato, soprattutto dal punto di vista biochimico. Ambiente degradato e inquinato da scorie solide, gassose e liquide, dai fumi e dalle ceneri, dai rifiuti dell’uomo moderno.
Da sempre, l’uomo ha assunto sostanze chimiche estranee al suo corpo, con l’intento di modificare l’umore, di interferire con le attività intellettive, di sedare il dolore, di aumentare la performance.
Il culto della droga, proteso alla creazione di realtà virtuali piacevoli, possiede profonde radici nella psiche umana e ha valenza universale: fa parte del più vasto culto dell’inganno.
Oggi, l’impiego di droghe lecite e illecite dilaga. Sotto l’azione di tutti questi agenti, di droghe, molecole patogene e radicali liberi il nostro cervello dovrà evolversi nell’ambito di uno scenario profondamente mutato.
Finora, ogni tentativo di controllare in senso positivo la propria aggressività è sempre fallito. Tutti gli sforzi delle scienze tecniche e umanistiche, politiche, sociali e religiose saranno inutili, se l’uomo non riuscirà a domare la sua carica distruttiva e se continuerà a ingannare sè stesso come ha fatto finora.
L’inganno continua, ha solo mutato il suo nome: si chiama progresso.
2. Noi vediamo con gli occhi dei greci
Noi vediamo con gli occhi dei greci e parliamo con le loro espressioni; questa frase di Jakob Burckhardt riassume quello che è stato nel volgere di alcuni millenni uno dei maggiori compiti storici: trasformare una civiltà da provinciale in planetaria e fondere due mondi, oriente e occidente, in una cultura omogenea, la civiltà mediterranea. Brillantemente abbozzata dai greci in tutti i rami dello scibile, a Roma spettò il compito di amalgamarla e di portarla al suo massimo sviluppo. In questo crogiuolo di esperienze e culture, il latino svolse un ruolo cruciale divenendo la lingua universale, comune alle etnie più disparate.
La strada per questo singolare processo storico passa attraverso le colonie greche dell’Italia del sud, la cosiddetta Magna Grecia, e quindi ancor prima, attraverso Pithecusa, che assieme a Cuma sembra essere stato il primo stabile insediamento greco sulla penisola.
Vaghe eppur chiare tracce di questo travagliato cammino riaffiorano negli scavi e reperti tornati alla luce sull’isola di Ischia. Qui si sente, tuttora, la presenza di un filo sottile che lega ogni visitatore a un cordone virtuale, a un legame col passato che ondeggia nell’aria e nel mare e pervade ogni pietra.
Isola verde, isola di incanto, dal turbinio dei mille colori, dalle fragranze di fiori, frutti ed arbusti, dal dolce brusio della risacca. Ammaliato da quest’ambiente incantato, visitatore, tu sentirai vicinissimo Ulisse, maestro di frodi ed amore e padre dei naviganti; ti accorgerai che Dionisio, Circe e Siduri, gran donatori di oblio, aleggiano ancora nei pressi.
3. Ancora più inganno ed ingegno
Come potrebbe la successione dei tempi non diffondere incertezza e oscurità sulla storia, se nei fatti recenti e che si sono svolti quasi sotto i nostri occhi, il falso si sostituisce al vero.
Plutarco
L’inganno e l’ingegno hanno origini comuni, ripetiamo. Ciò si manifesta concretamente nel fatto che l’inganno è frutto dell’ingegno, frutto tra i più prelibati.
Quanto più raffinato sarà l’ingegno, tanto più ricercato sarà il suo frutto. Ingannare significa indurre in errore, trarre in errore con malizie abusando della buona fede, frodare, truffare, imbrogliare, tradire, mancare alla parola data, ma anche sbagliarsi. Guicciardini soleva affermare che l’apparenza inganna: guardate quanto gli uomini ingannano loro medesimi. L’arte dell’insidia, l’astuzia fraudolenta che serve a ingannare e a sopravvivere, è riconosciuta nella tradizione popolare come un’arte, quasi una virtù. Così dice un vecchio proverbio toscano: "Con arte e con inganno si vive mezzo l’anno, con l’inganno e