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Dal fondo di un piatto smaltato Poesie d’Amore e d’amori
Dal fondo di un piatto smaltato Poesie d’Amore e d’amori
Dal fondo di un piatto smaltato Poesie d’Amore e d’amori
Ebook229 pages51 minutes

Dal fondo di un piatto smaltato Poesie d’Amore e d’amori

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About this ebook

Sono inoffensivi
 illusori
contingenti
mortali i miei versi.
Se Abele avesse avuto una stirpe
i miei versi ne avrebbero fatto parte.
Sono pieni di pudori
hanno il profumo
e il suono del croccante.
Per questo  non ne turberò
la compostezza e l’onestà.
Sono versi che amano
un contatto
riservato
e intimo.

Ringrazio
chi vorrà leggerli
e chi saprà
coglierne
il sentimento.


 
LanguageItaliano
Release dateJun 25, 2019
ISBN9788868228132
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    Dal fondo di un piatto smaltato Poesie d’Amore e d’amori - Angela Gatto

    Lee)

    Introduzione

    Più volte ho accarezzato l’idea di raccogliere in una silloge i miei versi ma, sempre, un indescrivibile sentimento di paura mi ha distolto dal mettere in atto questo desiderio taciuto.

    Ho temuto che nel tentativo di manifestarli, avrei impoverito e falsato il significato e il valore dei sentimenti e delle esperienze.

    Ho sempre scritto per me stessa e mantenuto nel confronti del passato un atteggiamento religioso, quasi fideistico; per questo mi ha sempre impaurito l’idea di dare pubblicità ai segreti delle mie sofferenze e delle mie gioie.

    Solo quando ho capito che tacendoli sarebbero caduti nell’oblio, mi sono persuasa dell’opportunità di pubblicarli e convinta del fatto che dimenticare significhi rinunciare al passato che sempre è fonte di bene, di preziosissimo bene.

    Una maniera d’interagire ancora una volta con le mie memorie per non doverle interrogare mai più.

    Il timore si è dunque dissolto, solo non hanno cessato di esistere le ragioni che lo hanno determinato.

    Per questo mi capita ancora di guardarmi intorno con la sensazione di essere rimasta sola, orfana di qualcosa, di qualcuno, di aver perso dei compagni di viaggio e, comunque, l’illusione di averli avuti.

    Ho raccontato l’Amore e l’ho interrogato; io stessa mi sono interrogata insieme ad esso.

    Amori diversamente sentiti e vissuti.

    Predestinati, ineluttabili.

    Era giusto che avessero non solo una genesi straordinaria ed un ineffabile sviluppo, ma anche una sorprendente chiusa.

    Ora ho fatto pace con me stessa.

    Ho trovato il mio centro e le mie periferie ed ho innalzato una stele votiva sul sepolcro del mio passato, serbando coscienza di un fatto importante:

    che un tempo la fiamma ha bruciato e mi ha scaldata.

    Angela Gatto

    La rocca dei sortilegi

    Sono visionarie

    le mie poesie

    miraggi

    di un altro pianeta.

    Isole deserte

    che non credono

    ai continenti

    rappresentazioni

    che si prendono gioco

    dei limiti.

    Lassù

    dove domina la rocca

    dalle origini

    oscure ed antiche

    una pioggia di coriandoli

    accompagna

    un suono di violini.

    Questa… è opera mia!

    Piccolo giubileo

    Il cielo è azzurrissimo

    il sole è alto assoluto supremo.

    È l’ora giusta.

    Su un letto di narcisi

    adagerò

    i miei versi

    malinconici e dolenti

    e vi spargerò il polline

    delle mie poesie

    caduche e inconsistenti.

    Qualcosa che assomigli

    a un giubileo!

    Sacra come Betlemme

    L’orizzonte ha il colore

    del becco di un palmipede

    la sera è popolata di draghi

    e la ghiaia disegna croci sulla strada.

    Le ombre degli uccelli

    sono unicorni sui muri

    che graffiano le pietre antiche.

    Come vapore d’incenso

    si leva il profumo dei cedri

    e si muovono tra le candele

    i veli delle preci.

    Sacra come Betlemme

    questa notte solenne

    potrebbe raccogliere una natività.

    Sola e silente

    Alleggerita delle mie zavorre

    mi lascio spingere dal vento

    come un cirro

    e mi stringo alla mia ombra

    per un bisogno d’abbraccio.

    Ho fatto sogni bugiardi

    e creduto a menzogne dolorose.

    È tempo di chiuderlo

    il cofanetto

    delle parole migliori…

    è tempo

    di nasconderne la chiave.

    Sono stanchi i miei verbi

    a pezzi i qualificativi.

    Sono inganni primitivi

    i passati remoti e gli imperfetti.

    La grammatica non ha voce

    sembra sussurrare

    e invece sospira.

    Stenderò al sole lenzuola bianche

    per annunciare la mia resa.

    Password: congedo.

    Arc en ciel

    Soltanto io

    conoscevo i tuoi segreti.

    Avevo le valigie

    piene di speranza

    quando ti ho conosciuto

    contagiata dal tuo sorriso.

    Fu una febbricitante

    ininterrotta attesa

    il mio starti vicina.

    Non ero mai me

    mai fui me stessa.

    Ero aquila gazzella

    cagna gatta

    lepre pettirosso anguilla.

    Mi restringevo e mi allungavo

    nella finzione

    fra i tuoi desideri agonizzanti

    nelle vertigini della tua depressione.

    Furono le tue lacrime

    e gli incessanti ahimè

    le mie trappole gli ami

    le gabbie i ganci le catene.

    Ho ingoiato i tuoi deliri dannati

    a rischio di strozzarmi

    ma non sono mai stata un’eroina

    nelle tue antologie.

    Sempre marginale e ininfluente.

    Quando ho deciso di dire addio

    ai tuoi tic e alle tue disattenzioni

    hai pensato a un inganno

    a una provocazione.

    Ho tolto il disturbo

    scegliendo sorrisi anoressici

    selezionando parole

    magre e apatiche come le tue.

    Pensavo di perdermi

    nei labirinti che avevi costruito

    e invece ho trovato subito la strada.

    All’uscita

    ho alzato lo sguardo

    e un arc-en-ciel

    mi ha dato il benvenuto.

    Pietas

    Arriva un suono roco

    come il campanaccio

    di una mucca.

    È la litania

    della pioggia

    che batte.

    Sono assenti le stelle

    ma l’aria è diventata

    un

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