L'Oscuro Oceano
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E sarà Roberto, giovane ragazzo di origine italiana
imbarcato come cameriere sulla nave più imponente al mondo
nel 1912, ad essere coinvolto in questa leggenda.
I sogni, quella donna e Husam, un ricco passeggero che
imbarcato in Francia, porta con sè la verità di tutta la storia
rendendola ancora più fitta, mentre quella nave così venerata
dalla stampa, dai suoi costruttori e dall’opinione pubblica,
andrà in contro al suo destino. Toccherà anche a Roberto, ad
Husam ed al mistero che aleggia attorno al piroscafo seguire
lo stesso destino?
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L'Oscuro Oceano - Nicolò Chiara
Nicolò Chiara
L'Oscuro Oceano
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Se dimentichiamo le nostre leggende, temo che dovremo chiudere una porta importante all’immaginazione.
(James Christensen)
Dedicato a mio padre.
Eri a questo mondo quando ho cominciato a scriverlo.
Sei qui accanto mentre lo finisco.
I
Si ritorna a bordo
Southampton - 9 Aprile ore 10:30
Era in viaggio dalle 5 del mattino. Il treno da Londra e diretto a Southampton, era in ritardo di circa un ora per un guasto alla locomotiva e Roberto dovette aspettare nel salone della Victoria Station, affollata di persone e bagagli, sperando di non ritardare troppo il suo arrivo in città.
Ma in fondo ci era abituato. Le attese per lui erano una routine e dopotutto come spesso diceva a se stesso, la pazienza è la virtù dei forti.
Roberto era fatto così.
Non amava che gli eventi gli si presentassero sotto il naso, ma faceva di tutto per poterne far parte. Da quando era emigrato in Inghilterra non aveva mai perso un’occasione che non gli desse l’opportunità di viaggiare, girare il mondo alla ricerca di nuove avventure e coltivare quell’esperienza che lui definiva vitale come il nettare per le api
.
Eppure era un ragazzo di appena ventidue anni.
Si era sempre dato molto da fare per potersi guadagnare da vivere, lavorando fin da giovanissimo.
Era nato a Lucca, in Italia e ad appena dodici anni aveva lasciato la sua terra. I suoi genitori purtroppo lo avevano abbandonato un anno dopo la sua nascita e vivere dentro i collegi, dovendo rispettare regole troppo rigide per il suo carattere, lo portò a questa decisione.
Certo non fù per nulla semplice all’inizio, dopotutto era ancora un bambino!
Ma in realtà era sempre apparso molto più maturo in confronto alla sua età, e questo gli aveva dato un vantaggio in molte occasioni.
Come quando a Genova nel 1903 si era presentato negli uffici della società di navigazione Lloyd Sabaudo.
Da poche settimane era riuscito ad arrivare in città, grazie a diversi lavori fatti in campagna come agricoltore ed anche lavorando in alcuni alberghi come fattorino.
I soldi messi da parte erano riusciti a farlo arrivare a Genova, nominata da tutti la porta per il nuovo mondo
.
Tante navi ogni giorno partivano alla volta dell’America, dell’Inghilterra, dell’Argentina e Roberto era lì per questo: iniziare una nuova avventura.
E grazie a quel suo aspetto da giovanotto più che da piccolo dodicenne, gli permise di ottenere un imbarco come mozzo su una nave diretta a New York.
Da allora non si era più fermato.
Per diversi anni proseguì i suoi viaggi nell’oceano tra l’America e L’Europa, svolgendo tantissimi compiti: fuochista, mozzo, aiutante di macchina, e negli ultimi imbarchi approfondì la sua esperienza di bordo come cameriere. Insomma era davvero una vita che gli si addiceva.
Dopo l’ultimo imbarco, Roberto pensò seriamente di mettere i piedi a terra, e magari cominciare a trovare qualcosa di più stabile, magari in un albergo o in un ristorante, dopotutto aveva servito anche in prima classe sulle navi!
Era stato un periodo di magra, i soldi cominciavano a scarseggiare e Roberto, dopo più di un anno in cerca di un lavoro stabile, ad eccezione di qualche mansione par-time, decise di lasciare Londra e cambiare aria. Insomma rimettersi di nuovo in viaggio.
E pensava a questo suo nuovo viaggio, mentre nella cabina del treno si era temporaneamente concesso un pò di riposo dopo quella estenuante mattinata di attesa.
Ogni tanto sentiva il fischio della locomotiva entrargli nelle orecchie, ma che non lo infastidiva più di tanto.
Chissà ancora quanto tempo ci vuole per arrivare
pensava, mentre era sempre più accarezzato da Morfeo che lentamente lo accoglieva tra le sue braccia.
Prima di lasciare Londra, aveva letto un annuncio di una società che, proprio a Southampton, cercava camerieri e personale di coperta per un nuovo transatlantico che il giorno successivo sarebbe partito verso New York.
Non sapeva esattamente di che nave si trattasse, ma stando alle notizie circolate nelle ultime settimane e pubblicate anche su diversi giornali, doveva trattarsi di una nave davvero molto importante.
Spero sia il Mauritania
pensò Roberto mentre leggeva quell’annuncio. Fino ad ora non ho mai solcato i mari su un transatlantico lungo più di centocinquanta metri
Ma non sapeva granché su che nave doveva imbarcarsi ne tanto meno la compagnia di navigazione.
Da un lato, l’annuncio letto sul Daily Telegraph era abbastanza generico:
" Cercasi personale con esperienza in ambito marittimo per servizi di bordo presso la compagnia qui descritta:
BRIAN&Lo Company - Oxford Street 42
Southampton.
Orario di ricevimento alle 11:30 "
Ma questo annuncio aumentò la curiosità di Roberto, spinto anche dal fatto che aveva bisogno di un lavoro e dopotutto non bisognava fermarsi all’annuncio.
Era un periodo duro in Inghilterra e trovare proposte di lavoro diventava abbastanza difficile, perciò era sempre bene approfittarne.
<< Ei giovanotto, dico a te! >>
Roberto si alzò di scatto dal sedile e per poco non sbattè la testa contro il ripiano dei bagagli.
<< Cosa fai ancora qui in cabina? >>
Roberto diede una veloce occhiata attorno a se.
Le due suore che fino a poco tempo prima erano sedute accanto a lui con in mano il rosario assieme a quel signore in doppio petto, che da Londra non aveva fatto altro che lamentarsi per il ritardo, erano scomparsi.
Il controllore lo fissava con aria interrogativa, domandandosi per un attimo se quel ragazzo dall’aria assonnata stesse bene.
<< Mi scusi signore >> , rispose Roberto, << mi sono lasciato prendere dalla stanchezza…ci vuole ancora molto per Southampton? >>
Il controllore, sotto quei suoi folti baffi accennò un sorriso.
<< Che diamine ragazzo! Hi davvero dormito parecchio! >>
Roberto intanto osservò fuori dal finestrino, e capì che il treno era fermo all’interno di una stazione.
<< Siamo a Southampton da più di dieci minuti, e io devo chiudere le carrozze. >>
Accidenti, sono davvero crollato
pensò, mentre prendeva la sua valigia ed il sacco.
Scendendo dal treno notò molta meno confusione rispetto a Londra. A parte un paio di fattorini che si accingevano a sistemare dei bagagli sui alcuni carrelli, la stazione sembrava stranamente deserta.
<< Mi scusi signore >> , disse Roberto al controllore che nel frattempo stava passando in rassegna le ultime carrozze e, con un grosso mazzo di chiavi in ottone, si accingeva a chiudere accuratamente le porte.
<< Dimmi pure giovanotto. >>
Roberto estrasse dalla tasca il foglio di giornale con l’annuncio di lavoro
<< Ehm..saprebbe dirmi come faccio a raggiungere Oxford Street? >>
<< E’ la prima volta che vieni qui in città vero? >>
<< Sì signore, non sono mai partito da Southampton nei miei imbarchi. >>
<< Ah! Sei un marinaio dunque? >>
Roberto seguiva il controllore con passo lento, mentre lui continuava il suo lavoro.
<< Sì, diciamo che ho fatto anche quello. >>
Roberto continuava a guardarsi attorno. L’essere passato da una stazione come Victoria Station, piena di persone, di fattorini e treni che fischiavano ogni mezzo minuto, ad una così silenziosa lo incuriosì parecchio.
<< Mi aspettavo più confusione qui in stazione. Dicono che partono almeno tre navi al giorno per l’America. >>
Il controllore sorrise mentre rimetteva il mazzo di chiavi in tasca.
<< Ecco fatto, pronto per un altra corsa >> , disse poi si voltò verso Roberto.
<< Non penserai che le navi per l’America partano dalla stazione spero? >>
Roberto si sentì a disagio per un istante.
<< No signore, ma come ho detto io non sono di queste parti >> , si giustificò in tono un pò ironico.
<< La buona parte dei passeggeri che scende qui lo fà solo per cambiare treno, e non resta molto qui in stazione >> , disse
<< Tutti quanti salgono al binario 4 per essere portati al Terminal >> , proseguì il controllore mentre si recava agli uffici.
<< E di questi tempi la maggior parte dei viaggiatori passa da Southampton per andare lì ed imbarcarsi >>.
Roberto, sacco sulla spalla e la sua valigia di cuoio in mano, capì che era meglio pensare al lavoro adesso.
Da dove ed in quanti si parte lo avrebbe scoperto più avanti. Giunto all’entrata dell’ufficio, il controllore si voltò verso Roberto.
<< Comunque Oxford Street la trovi proprio di fronte l’uscita della stazione, è la strada con le rotaie del tram >>.
<< Molte grazie signore, buona giornata >> , disse Roberto e si avviò verso l’uscita.
Southampton non era una grande città come potevano esserlo Londra o Liverpool, ma a differenza della stazione, che sembrò quasi del tutto vuota nel momento in cui Roberto scese dal treno, le strade ribollivano di vita.
Vide un brulicare di gente, di carrozze e carri da trasporto, il tram che proprio di fronte la stazione accoglieva molte persone dirette in tante parti della città e nel frattempo, altre ne scendevano, pronte per entrare in stazione o nei vari uffici che circondavano la zona.
C’erano diversi mercanti che all’interno di alcune vie, avevano sistemato le loro merci su grandi panche di legno sorrette da botti e, sotto il sole di quella tiepida giornata, vendevano le più disparate merci: dalla frutta agli ortaggi al pesce. Insomma non era per nulla una città vuota.
Dopotutto era uno dei principali porti dell’Inghilterra.
Roberto per un attimo restò fermo ad osservare tutto quell’andirivieni, alla ricerca della via che lo avrebbe condotto a quell’ufficio.
La strada con il tram
rifletté, ricordando le indicazioni dategli dal controllore qualche minuto prima.
Ma il tram non era presente in unica strada.
Proprio d’avanti la stazione, le linee si dividevano in tre punti, una grande strada dritta di fronte a lui e poi sia a destra che a sinistra.
Uhm, meglio chiedere a qualcuno, non vorrei rischiare di perdermi
pensò, mentre osservava l’orologio sopra la stazione che segnava le 10:55
Cominciò a camminare proprio su quella che riteneva essere la via principale, in cerca di informazioni.
Si avvicinò verso uno di quei banchi di frutta e verdura che si trovavano nei pressi della strada. Dietro c’era una donna di mezza età, dall’aspetto abbastanza gentile. Vestiva di grigio, con un grembiule di colore verde attorno alla vita.
Educatamente Roberto si avvicinò, in attesa che due donne di fronte a lui finissero di acquistare un pò di frutta che la signora stava sistemando in dei pacchi di carta.
<< Buongiorno signora. >>
<< Buongiorno a lei giovanotto >> , rispose in modo molto allegro.
<< Cosa posso darle? Abbiamo frutta fresca appena arrivata dalla campagna. >>
Roberto estrasse dalla tasca il foglio di giornale.
<< Volevo chiederle se é questa Oxford Street. >>
La signora, un tantino delusa che quel ragazzo cercasse solo informazioni, tornò a sistemare alcuni cavoli e delle casse di mele sul bancone.
<< Sì, sei sulla giusta strada >> , gli rispose in modo un pò meno allegro.
Roberto infilò il foglio nella tasca e dopo averla ringraziata, proseguì alla ricerca di quell’ufficio.
Per le strade c’era parecchia confusione, i tram scorrazzavano ogni minuto lungo le rotaie che percorrevano l’intero quartiere. Notò molti marinai, chi nei pressi di un pub a bersi una birra ed altri con aria stanca, avviarsi verso alcuni alberghi o verso le loro case, appena sbarcati chissà dopo quanti giorni di duro lavoro. Quasi tutti avevano sulle loro divise blu la scritta WHITE STAR LINE
.
Roberto cercava in vano il numero civico 42, tra le tante porte che si affacciavano lungo i marciapiedi.
Tutto quel vai e vieni di carrozze, di venditori e di tram lo mettevano in confusione, e non era la prima volta che si trovava in una città affollata, d’altra parte viveva a Londra da un paio di anni.
Ma non si era mai riuscito ad abituare del tutto a quella vita di città. Per questo cercava spesso rifugio in mare e soprattutto adesso, la necessità di lavorare si univa a quella voglia di fuggire da questa vita troppo frenetica.
Dannazione, dove diavolo si trova questo maledetto ufficio?
pensava, mentre dal taschino della giacca prendeva l’orologio che adesso segnava le 11:15.
Proprio in quel momento Roberto fù per poco preso in pieno da un uomo, che veniva scaraventato fuori dall’edificio che si trovava sulla sua sinistra. Roberto riuscì ad evitarlo scansandosi velocemente, ed osservò la scena con meraviglia.
Di fronte la porta, si trovava un signore alto meno di un metro e sessanta, vestito con pantaloni scuri, un panciotto in lana scozzese ed un capello in tweed. Aveva un aria davvero furiosa.
<< Non ti fare vedere più in questo ufficio, razza di smidollato!! >> urlò a quell’uomo, che nel frattempo si era rialzato da terra toccandosi lo stomaco con entrambe le mani.
<< Non sei buono nemmeno a spalare carbone! Cerca lavoro da un altra parte e non farmi perdere tempo! >> , continuava a urlare e intanto, raccolto il cappello da terra, quell’uomo così duramente trattato si era allontanato con aria sofferente.
<< Razza di accattone che non é altro >> , brontolò quel curioso personaggio, mentre si sbatteva la porta alle spalle.
Roberto per un attimo restò a fissare la scena, non capendo se intervenire o se era meglio stare alla larga da gente come quella. Molte persone lì accanto, continuarono come se nulla fosse, come se tutto ciò che accade in quella parte di città sia all’ordine del giorno. Un vecchietto poco distante, si recò verso il luogo del misfatto.
<< Ehehe, povero Freddie. Non otterrà mai nulla dai due fratelli, se ogni volta si sbronza come una cornamusa quando si trova a bordo di una nave >> , disse e dopo una boccata alla sua pipa, si allontanò tranquillamente.
Roberto si sentiva abbastanza a disagio in quel momento, poi gli occhi si puntarono proprio sulla porta che un attimo prima , quel signore così arrabbiato si era chiuso alle spalle.
Si avvicinò e lesse la scritta incisa su una targa d’ottone:
BRIAN&Lo Company - Società di lavoro.
O merda
pensò. Istintivamente prese il foglio con l’annuncio dalla tasca e lo lesse di nuovo.
Il nome dell’ufficio, l’orario ed il posto lo sapeva ormai a memoria, ma dopo aver assistito a quella scena sperò di trovarsi nel posto sbagliato.
Per due volte gli occhi caddero prima sul foglio e poi su quella targa.
No, non mi sono sbaglio. E’ proprio qui
.
Restò fermo per qualche istante di fronte alla porta poi, fece un profondo respiro ed entrò.
La stanza aveva l’aria di un grande ufficio postale.
La prima cosa che Roberto notò appena entrato furono i quadri con dipinti numerosi transatlantici di diverse compagnie di navigazione.
Di fronte a lui c’era una grande scrivania in legno che sembrava provenire da qualche importante studio presidenziale.
Alle sue spalle si trovava un armadio che in quel momento era completamente aperto.
Dentro c’erano tanti piccoli cassetti, sistemati in ordine alfabetico con le lettere che andavano dalla A alla Z e un pò più a destra c’era una porta in legno con un vetro, su cui era anche lì inciso il nome dell’ufficio.
In quella stanza si intravedeva un altro tavolo dove in quel momento, un signore stava lavorando su diversi mucchi di carte e documenti.
Roberto poggiò la valigia ed il sacco su di una panca che era sistemata accanto la porta.
Mentre cercava di mettersi a suo agio, dalla porta dietro la scrivania uscì quell’uomo che poco prima aveva dato prova di forza fuori l’ufficio. Si sedette sulla poltrona e prese un paio di fogli e con forza li sbattè sulla scrivania.
Aveva ancora l’aria arrabbiata e Roberto in quel momento non sapeva se presentarsi o meno. Da canto suo non aveva per nulla fatto notare la sua presenza.
<< Ha proprio una bella faccia tosta >> , borbottò mentre sfogliava velocemente quei fogli.
<< Dai George, non prendertela più di tanto >> , disse il signore nell’altra stanza.
<< A no? Quel disgraziato per poco non ci faceva perdere i contratti con la Cunard >> , replicò sempre con i fogli in mano << Dopo quello che ha combinato sul Caronia , tu mi dici di non