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Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce
Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce
Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce
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Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce

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About this ebook

Paola rientra anticipatamente da un viaggio e si trova, senza volere, a spiare il coniuge, fino a quel momento considerato fedelissimo, a letto con un’altra donna, che solo successivamente scoprirà essere una sua molto più disinvolta amica, moglie di un collega di suo marito. Dopo un breve periodo iniziale di smarrimento, scartata l’idea di lasciarlo, avvia le manovre per riconquistare lui e liberarsi della rivale, attraverso una trasformazione totale del suo look e della sua stessa personalità, con tutto quanto ne consegue.
Romanzo leggero e spiritoso che narra i percorsi contrapposti di due donne coinvolte in una disinvolta storia di corna, di cui la prima, inizialmente timida e ingenua, è la vittima, mentre la seconda, inizialmente vamp e mangiauomini, la causa, e l’apparente appagamento del marito infedele, terzo lato del triangolo, in realtà manipolato da entrambe le donne. Tutto parrebbe concludersi per il meglio per i tre protagonisti, salvo che... Non anticipiamo il finale, ma limitiamoci a dire che la storia non manca di una sua beffarda, quanto cinica morale. Buona lettura!
LanguageItaliano
Release dateJun 19, 2019
ISBN9788834144398
Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce

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    Terapia anti adulterio in salsa Agrodolce - guido quagliardi

    Terapia anti-adulterio in salsa agrodolce

    Guido Quagliardi

    I

    Seduta comodamente nella poltrona di business class, sorseggiando una Coca Cola, Paola stava rientrando a Milano da un fruttuoso viaggio di lavoro in Spagna. Piuttosto faticoso, ma anche tanto soddisfacente da spingere a cento la sua autostima. Da anni semplice assistente del direttore vendite, era stata promossa a responsabile commerciale per Spagna e Portogallo solo da poche settimane e questa era stata la sua prima trasferta nei suoi nuovi territori. Sempre molto diligente nel proprio lavoro, ma anche piuttosto timida, era quindi partita per Madrid con la paura di non mostrarsi all’altezza del compito, ma le cose erano andate decisamente meglio del previsto: aveva piazzato ordini importanti con un paio di vecchi clienti con i quali aveva contatti email da tempo e ne aveva visitato diversi altri potenziali che parevano aprire prospettive molto interessanti.

    Era raggiante. Il suo capo, il dottor De Mauro, sarebbe stato contento di averle dato finalmente fiducia! Un riconoscimento forse tardivo del suo costante impegno e delle molte ore di straordinari non pagati. Doveva però ammettere che, una volta convintosi, si era speso molto con la direzione per promuoverla ad un gradino più alto. O forse era semplicemente perché si era liberato un posto per cui non aveva altri candidati disponibili, salvo il fin troppo brillante Barbieri che, secondo le insinuazioni di qualche maligno collega, De Mauro aveva preferito non promuovere ad un incarico più importante per tema che, viste le sue capacità, un giorno potesse insidiare il suo stesso posto. Lei, però, preferiva pensare che il suo capo le avesse dato fiducia considerandola la persona più adatta per l’incarico. Quindi, ci teneva ancor di più alla sua approvazione e a non sfigurare. E poi, magari, ora le avrebbe persino concesso quell’aumento promesso da mesi, ma ancora non arrivato, nonostante la promozione.

    Conclusi gli impegni programmati prima del previsto, era anche riuscita ad anticipare il rientro di un giorno. Un colpo di fortuna che l’ultimo cliente si fosse deciso ad accettare un incontro serale invece che il mattino successivo: il giorno dopo era il suo nono anniversario di matrimonio e avrebbe potuto rientrare prima per trascorrere almeno la serata con Ugo, suo marito. Glielo doveva perché ultimamente si era impegnata fin troppo nel lavoro, dedicandogli molto meno tempo che in passato. Rientrando ultimamente tutti e due piuttosto tardi dal lavoro, si vedevano ormai praticamente solo a cena, dopodiché, per la stanchezza, generalmente non riusciva neppure più a rimanere accoccolata vicino a lui a guardare la televisione.

    Per fargli una sorpresa, non l’aveva avvertito del suo rientro anticipato. Con quel volo sarebbe arrivata a casa verso le cinque, quando lui era ancora in ufficio, avrebbe preparato una cenetta intima e, poi, sarebbe rimasta ad aspettarlo con un aperitivo ghiacciato già pronto in frigo.

    Come regalo, da Madrid gli aveva portato una camicia sportiva acquistata in una delle migliori boutique di Calle de Serrano. La combinazione dei colori del disegno scozzese le era piaciuta appena l’aveva vista in vetrina e il tessuto era veramente soffice. Gli sarebbe stata benissimo. Ma, d’altra parte, a Ugo stava bene tutto, con la sua aria un po’ snob e quel suo fisico slanciato! Era fortunata ad aver trovato un marito così!

    Prima di conoscerlo non aveva avuto altre storie romantiche, se non qualche innocente cottarella infantile, ma quando, per la prima volta, l’aveva incontrato in casa di amici, anni prima, si era subito innamorata, cedendo in pochi giorni al suo assiduo corteggiamento, pur contro i consigli di sua madre che, da quando, molti anni prima, era stata lasciata da suo padre per la sua più giovane e avvenente segretaria, vedeva ogni uomo come una disgrazia. Lei, però, non le aveva dato ascolto e, nel giro di qualche mese, si erano sposati. Da allora la loro relazione era andata alla grande e non avevano quasi mai neppure litigato. Unico rimpianto, non aver avuto figli, ma, dopo due aborti spontanei, le parole del ginecologo, che le aveva diagnosticato una deformazione congenita dell’utero, avevano purtroppo messo fine alle loro speranze. Per entrambi era stato un duro colpo.

    La mancanza di figli consentiva però loro, se non altro, molta più libertà e così, da mesi, stava mettendo via, in segreto, parte del suo stipendio per poter fare a Ugo la sorpresa di un viaggio di alcune settimane in Estremo Oriente, quel mondo incantato che lui aveva spesso rimpianto di non aver mai potuto visitare.

    Intanto l’aereo aveva compiuto l’intera tratta senza quasi che lei, assorta nei suoi pensieri, se ne accorgesse e si apprestava a atterrare. Se ne rese conto solo quando udì la voce della hostess, all’altoparlante, chiedere di sollevare gli schienali e allacciarsi le cinture.  Poi, un paio di minuti dopo, avvertì il rumore della ruote che impattavano sulla pista e, in breve, poté mettersi in fila con gli altri passeggeri per lasciare l’aereo.

    Non aveva bagagli da ritirare sul nastro, essendo riuscita a far entrare tutto nella borsa che teneva a mano, per cui, una volta atterrati, si precipitò a prendere un taxi, così da poter arrivare a casa prima e avere più tempo per cambiarsi e farsi trovare pronta per accogliere suo marito. Il traffico sull’Autostrada dei Laghi, però, era così congestionato che giunse di fronte al portone del loro palazzo che erano già quasi le sei. Non avrebbe avuto molto tempo per prepararsi.

    Salì veloce le scale ma, all’atto di infilare le chiavi, le venne il dubbio che, magari, Ugo potesse essere rientrato prima del solito, per cui cercò di fare il meno rumore possibile, così da poter, nel caso, almeno sorprenderlo, presentandosi davanti a lui all’improvviso.

    Varcata silenziosamente la soglia di casa, nell’ingresso vide la borsa di suo marito per terra, accanto alla porta. Maledetto traffico! Ugo doveva essere appena rientrato. Di solito, nelle ultime settimane, rientrava sempre piuttosto tardi, per via di quel nuovo progetto di cui le aveva parlato, che gli portava via un sacco di tempo. Proprio quel giorno doveva rientrare prima? Che iella! Ma, se non altro, non si era accorto del suo arrivo. Probabilmente stava facendo la doccia. Peccato non esser potuta arrivare prima, ma, almeno, poteva ancora sorprenderlo facendosi trovare in camera, quando fosse uscito dal bagno.

    Sorridendo al pensiero, appese la giacca all’attaccapanni dell’ingresso, appoggiò la sua borsa per terra, vicino a quella di lui e, sfilatasi le scarpe, si avviò, in punta di piedi, lungo il corridoio che portava alla camera da letto.

    Avvicinatasi alla porta, dall’interno, le giunse, però, una sorta di sommesso brusio, come di parole sussurrate. Allora era già uscito dalla doccia, oppure non era ancora entrato. Probabilmente stava rimuginando su qualche problema dell’ufficio. Poverino! Gli capitava spesso quando era sotto pressione, come in quel periodo. Ultimamente lavorava troppo e chissà quale nuova grana era saltata fuori a turbarlo. A meno che stesse borbottando, lamentandosi perché lei si era assentata per il suo primo viaggio di lavoro proprio nei giorni del loro anniversario. Infatti non le era parso molto entusiasta della sua promozione, un paio di mesi prima. Comprensibile, sapendo che quel ruolo più impegnativo le avrebbe portato via ancora più tempo. Al pensiero, era stata lei stesa titubante, quando le era stato proposto.

    Ora, però, trovarsela all’improvviso davanti prima del previsto gli avrebbe fatto cambiare umore.

    Si accostò alla porta socchiusa per spiare all’interno e decidere come meglio sorprenderlo.

    Si aspettava di vedere Ugo intento a cambiarsi, ma, invece, ciò che per prima cosa le apparve, nella semioscurità prodotta dalle tapparelle stranamente abbassate, fu una gran massa di lunghi capelli neri che digradavano su una schiena nuda di donna. Poi mise più a fuoco: Ugo era disteso sul letto con quella svergognata che, a cavalcioni su di lui, si muoveva avanti e indietro ritmicamente...

    Per un attimo le si bloccò il respiro e sentì quasi cederle le ginocchia. Come paralizzata e con il cervello in totale blackout, rimase lì immobile a guardare, incapace di pensare a cosa fare.

    Ora, davanti ai suoi occhi increduli, le appariva chiaramente tutta la scena: i due corpi intenti nell’amplesso, il copriletto di raso a cui teneva tanto e le lenzuola rovesciate ai piedi del letto, i vestiti di Ugo mal riposti sulla sedia insieme ad una gonna grigio perla e ad una camicetta di seta, un collant abbandonato poco più in là sul pavimento, un’elegante scarpa a tacco alto sullo scendiletto, parzialmente coperta da un prezioso reggiseno ricamato grigio, mentre l’altra chissà dove era finita... Le mutandine abbinate al reggiseno erano invece ancora sul letto, vicino ai piedi di suo marito.

    Scioccata, per un attimo si distrasse a osservare quel disordine cui non era abituata, quasi a voler cancellare dalla mente il più odioso significato di quanto stava accadendo davanti ai suoi occhi, ma poi fu costretta a tornare su quella schiena ondulante.

    Chi era quella donna? Immaginò potersi trattare di una di quelle call-girls di cui aveva letto in qualche rivista, ragazze che ti arrivavano a casa per qualche centinaio di euro, con una semplice telefonata. E pensare che Ugo le aveva giurato di non aver mai avuto rapporti con prostitute neppure prima del matrimonio! Aveva dunque preso solo in seguito quella sciagurata abitudine?

    Il fisico di quella impudica sgualdrina era sicuramente notevole, dovette purtroppo ammettere. Cercò di vederle anche il volto per capire cosa poteva aver spinto Ugo a tradirla con lei, ma era coperto da quella gran massa di capelli. Se la immaginò bellissima. Certo Ugo non la tradiva con una racchia! Almeno quello!

    Il dubbio che suo marito un giorno potesse esserle infedele non l’aveva mai neppure sfiorata. Eppure avrebbe dovuto suonarle un campanello d’allarme quando, per strada, lo vedeva voltarsi a ammirare qualche bella ragazza. E dire che lei pensava scherzasse, per farla ingelosire! Altro che scherzare! Evidentemente faceva sul serio! Ma addirittura approfittare della sua assenza per portarsene una a casa, e proprio nel loro letto!

    Che doveva fare, ora? Andarsene sbattendo la porta e non tornare mai più, o irrompere nella stanza e fare una scenata?

    Si, ma poi?

    Scioccata, rimaneva lì a osservarli dallo spiraglio della porta, col cervello in panne.

    Notò che la ragazza stava aumentando il ritmo dei suoi movimenti, ma poi, sorpresa, la vide rallentare, ridendo divertita, quando il respiro di Ugo aveva cominciato a trasformarsi in un rantolo, riprendere a dimenarsi appena il suo respiro pareva stesse tornando normale e fermarsi di nuovo quando, nuovamente, Ugo sembrava sul punto di esplodere. Ma che accidenti stava facendo?

    A un tratto la vide sollevarsi sulle ginocchia e, sostenendosi con le mani sui fianchi di Ugo, scivolare sulle ginocchia, col corpo, lungo le sue gambe, verso il fondo del letto.

    Paola si trovò, inebetita, a rimirarne le natiche. Con il letto posizionato sulla parete di fronte, ora ne aveva una visione che si sarebbe potuta definire panoramica. Quella stronza non aveva neppure un filo di cellulite, si sorprese incongruamente a pensare. Un culo da urlo, con l’unico difetto di un antiestetico neo sulla chiappa sinistra.

    Ancora paralizzata e incapace di qualsiasi reazione, osservò quella svergognata piegarsi in avanti, fino a coprire il bacino di Ugo con i suoi lunghi capelli. Dalla sua posizione, quelle natiche sollevate coprivano in gran parte quanto avveniva davanti, ma, lo stesso, riuscì a intravedere la massa di neri capelli prendere a sollevarsi e riscendere ripetutamente sull’inguine di Ugo, ad un ritmo crescente, mentre i rantoli di suo marito si facevano sempre più forti.

    In panico, Paola si scostò dalla porta e, cercando di non fare rumore, si diresse barcollando verso l’ingresso. Raccolta automaticamente la sua borsa da terra, ma dimenticata la giacca sull’attaccapanni, uscì di casa chiudendosi la porta alle spalle e si precipitò giù per le scale.

    II

    A Licia era parso di udire la porta d’ingresso che si chiudeva. Per un attimo temette che Paola fosse rientrata a Milano prima del previsto e sollevò la testa per accertarsi che non si sentissero altri rumori. Sarebbe già stato imbarazzante farsi trovare a letto con suo marito, figuriamoci se proprio in quella posizione! Udì però solo la voce di Ugo che, non avendo evidentemente sentito nulla - e come avrebbe potuto, d’altronde, in quel particolare frangente? - la supplicava di non fermarsi. Altro non le era proprio parso di udire. Doveva essersi sbagliata. Era ancora un po’ titubante, ma non poteva lasciarlo proprio a quel punto. Riabbassò la testa e, a ritmo serrato, portò a compimento quanto iniziato.

    Poi, mentre Ugo rimaneva disteso sul letto sfinito, si alzò per andare in bagno, approfittandone anche per aprire la porta della camera e guardarsi in giro, per sicurezza. Non c’era nessuno, per fortuna! Tirò un respiro di sollievo e tornò a stendersi a fianco a Ugo, decisa a darsi da fare per rianimarlo. Lui appariva fin troppo rilassato, ma a lei la voglia non era ancora passata!

    Guardando la radio-sveglia sul comodino si accorse, però, che erano ormai quasi le sei e trenta. Maledizione! Come era volato il tempo! Suo marito poteva essere già a casa ed era meglio rientrare al più presto. Non che sospettasse qualcosa, ma si lamentava sempre, quando non la trovava.

    Si alzò in fretta, cercando in giro i vari indumenti sparsi per la camera, infilò rapidamente mutandine, collant e scarpe, si avvicinò allo specchio per controllare che non le fosse rimasto qualche strano segno sul corpo, profumarsi, pettinarsi e rifarsi velocemente il trucco, e poi finì di vestirsi.

    Avvicinatasi al letto, dove, frattanto, era rimasto Ugo, si chinò a baciarlo un’ultima volta sulla bocca, prima di uscire. Lui ne approfittò per risalire con una mano sotto la sua gonna, scherzoso, pregandola di rimanere ancora un po’. Licia lo lasciò fare per qualche secondo, poi si ritrasse d’un balzo, comicamente, fingendosi all’improvviso pudica.

    Ma non ne hai proprio mai abbastanza? Gli chiese, ridendo.

    Poi proseguì, più seria: Scusa, ma devo proprio scappare. Marco sarà già a casa, a quest’ora. Sai come si incavola, quando non mi trova! Tu, invece, sarà bene che esca a comprare un regalo per Paola, visto che è il vostro anniversario! Ah, questi mariti che non pensano mai a nulla! Ciao, fatti sentire appena hai un paio d’ore libere.

    Così dicendo, dopo un ultimo bacio soffiato con la mano, infilò la porta della camera, proseguendo veloce per il corridoio. Giunta nell’ingresso, mentre stava per uscire, sull’attaccapanni notò, però, quella giacca che entrando non le era parso di aver visto.

    Possibile che...? Ma no, se Paola fosse davvero entrata in casa non si sarebbe certo limitata a togliersi la giacca e ad andarsene per non disturbarli. Eppure non poteva esserne del tutto sicura. Fosse toccato a lei trovare suo marito a letto con un’altra si sarebbe immediatamente fiondata in camera facendo una scenata pazzesca, ma Paola, così perbenino e timida, si sarebbe davvero comportata allo stesso modo?

    Mentre scendeva dalle scale il dubbio la tormentava. Non le era mai successo di essere colta sul fatto da una moglie gelosa. Che le fosse capitato proprio con Paola? D’altra parte, se quella sciacquetta non era capace di tenersi stretto il suo uomo, che colpa ne aveva lei? Però suo marito Marco e Ugo lavoravano nella stessa ditta e, se davvero li aveva scoperti, poteva venir fuori un casino.

    Ed ora, come regolarsi? Dimenticarsi di quella giacca, sperando di essersi sbagliata, o... o cosa? Non le veniva in mente proprio niente. Se Paola li aveva davvero visti, a quel punto c’era ben poco da fare.

    Era da giorni che si domandava se quella storia con Ugo non fosse andata troppo avanti, ma di mettervi fine non se la sentiva proprio, sebbene fosse ben conscia delle implicazioni e dei rischi connessi.

    Era iniziato tutto un pomeriggio di alcune settimane prima, al club, quando le era capitata l’occasione di rimanere sola con lui, sul campo ancora coperto dal pallone, e ne aveva subito approfittato. Ci era caduto come un pollo!

    Da quel giorno non

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