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Oltre la maschera
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Ebook177 pages2 hours

Oltre la maschera

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About this ebook

Karen Smith è una celebre ed acclamata attrice di Hollywood che sembra apparentemente condurre una vita da sogno: ha una sontuosa villa con piscina, è circondata da persone pronte a soddisfare ogni sua necessità ed è una donna desiderabile che frequenta affascinanti colleghi.

In realtà Karen avverte dentro di sé un’inquietudine inspiegabile, ha un bisogno irrefrenabile di stravolgere la sua carriera misurandosi con ruoli più complessi, si rende conto che la sua vita sentimentale è costellata di uomini che non desidera veramente, che il suo recente divorzio è una ferita ancora aperta e che quelli che si fanno chiamare amici non la conoscono affatto.

Un avvenimento inaspettato e sconvolgente, le darà finalmente il coraggio di ricercare se stessa e di lasciarsi andare agli imprevisti, scoprendo con stupore che i sogni nel cassetto non sono veramente quelli che credeva.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 24, 2019
ISBN9788831626491
Oltre la maschera

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    Oltre la maschera - Manuela Retali

    633/1941.

    - 1 –

    - Stop!!! – grida il regista dentro il suo megafono, poi sfodera un sorriso di soddisfazione.

    - Era buona, Karen. – aggiunge, sollevandosi dalla sua sedia di tela, mentre alcuni membri della troupe applaudono, consapevoli che abbiamo appena girato l’ultima ripresa, dopo sei mesi di duro lavoro.

    La mia assistente mi raggiunge velocemente, porgendomi una bottiglia d’acqua Evian. Siamo nel bel mezzo del deserto del Nevada e il caldo sta raggiungendo livelli a dir poco insopportabili.

    - Grazie, Maggie! – rispondo, sorseggiando lentamente ed avviandomi a passo deciso verso il mio camper, tra strette di mano e pacche sulle spalle.

    In un attimo la truccatrice mi ha già fatto sedere davanti allo specchio e ha cominciato a levar via lo spesso strato di cerone che ha fatto notevolmente trasudare la mia pelle. Prendo un lungo respiro, non credevo che sarebbe arrivato davvero il giorno in cui avremmo terminato di girare questo dannato film.

    La mia agente, Angela Olson, entra nel camper sbattendo rumorosamente la porta. Ha un vistoso mazzo di fiori che adagia delicatamente sul tavolo di fronte a me.

    - Questi te li manda un tuo fan, l’ho visto per diversi giorni, appostato dietro alle transenne, sotto quel sole infernale! – dice, asciugandosi la fronte con un fazzoletto di carta.

    - Sono bellissimi! –

    Annuso intensamente quella composizione floreale, dovrei essermi abituata a questo genere di cose, ma devo ammettere che mi commuovo ancora, davanti ad un gesto così semplice.

    - Finalmente possiamo tornarcene a Los Angeles, devo iniziare subito ad occuparmi delle tue prossime interviste e del tour promozionale per il film! – aggiunge Angela, con aria sfinita.

    - Con calma, vorrei riposarmi qualche giorno! – ribatto, pregustando la piscina olimpionica della mia confortevole villa sulle colline di Hollywood.

    - Come vuoi, Karen, ma preparati psicologicamente, questo film sarà un vero blockbuster, stavolta salirà in cima alle classifiche! –

    Ascolto la mia agente con un’espressione perplessa. Ho accettato con riluttanza di firmare il contratto per questo film, il copione non mi convinceva fino in fondo, il mio personaggio somigliava troppo a tutti gli altri che avevo interpretato: la solita eroina romantica, protagonista di una storia d’amore dal finale quasi sempre tragico, tratto perlopiù da un romanzo di Nicholas Sparks. Stavolta, a dover morire era il mio partner, un giovane attore lanciatissimo, che secondo Angela avrebbe contribuito ad un mio sicuro trionfo e che per tutti i mesi delle riprese si è comportato come una star capricciosa e vanitosa, la categoria che sopporto meno, nel mio campo.

    Abbiamo girato per ultima la scena iniziale, in cui rimango in panne con la mia auto nel deserto dopo essere scappata da un marito violento, e lui arriva a soccorrermi.

    Mentre la truccatrice termina il suo lavoro, il regista entra discretamente nel camper dopo aver bussato. Ha un’aria tesa e ansiosa, questo è il suo primo film importante dopo vari documentari e videoclip, e da questo potrebbe dipendere il suo futuro ad Hollywood.

    Mi stringe la mano con fermezza.

    - Karen, è stato davvero un piacere lavorare con te! Non avrei mai sperato di poter avere una star del tuo livello nel cast del mio primo vero film, sei una vera professionista! – mi dice gentilmente. Annuisco, lievemente imbarazzata.

    - Grazie, Jim, sono certa che farai molta strada. – rispondo, mostrandomi convinta, malgrado ne abbia conosciuti un bel po’ di registi entusiasti come lui, scomparsi poi fin troppo velocemente. Ma sono pur sempre un’attrice, e lui si beve le mie parole con un’espressione fiera.

    - Ci vediamo alla prima. – risponde, stringendomi ancora la mano, per poi uscire velocemente.

    - Ha bisogno di qualcosa, Miss Smith? – mi chiede Maggie, quando anche la truccatrice si congeda.

    - Se non vi dispiace vorrei fare una doccia e riposare un po’, prima di rientrare in città. – rispondo, tastando con una smorfia i miei capelli biondo cenere, leggermente impregnati di sabbia del deserto. Maggie annuisce.

    - A più tardi, cara. - aggiunge Angela, uscendo dal camper insieme alla mia assistente.

    Faccio un lungo sospiro, riuscire a restare da sola per una persona come me, è quasi sempre un’impresa impossibile. Mi tolgo di dosso gli abiti di scena, un paio di jeans scoloriti, una canottiera a righe blu e dei pesanti stivali di camoscio. Sembro appena uscita dal set di Thelma & Louise.

    Mentre mi lascio accarezzare dall’acqua tiepida della doccia, tento di rilassarmi completamente. Ho indosso la stessa sensazione di benessere ogni volta che termino di girare un film. Di solito passano un paio di mesi, prima che il montaggio sia completato e cominci il circo della promozione in giro per il mondo, così ho un po’ di tempo per dedicarmi a me, visionare con calma qualche nuovo copione, e riposarmi.

    Devo ammettere che stavolta è stata dura, ho avuto dei momenti di nervosismo, dovuti in gran parte al mio giovane partner. Ho dovuto ricorrere a tutta la mia professionalità, per riuscire ad inscenare un bacio appassionato con quello sbruffone. Mi disgusta il pensiero di dover fingere un ottimo rapporto di lavoro, quando poseremo insieme per i fotografi sui vari red carpet, e dovrò dichiarare alla stampa che recitare insieme a lui è stato entusiasmante.

    Come al solito è stata Angela a darmi il sostegno necessario per andare avanti, non solo perché mi ricordava continuamente il cachet vertiginoso che ricevevo per quel film, ma anche perché lei è più o meno la sorella maggiore che non ho mai avuto.

    Angela ha superato da poco i sessanta, anche se lei continua ad attribuirsene molti di meno, e lavora in questo campo da una quarantina d’anni. Ha avuto a che fare con Jodie Foster, Al Pacino, Marlon Brando ed altre star di quel calibro. Mi ripete sempre che sono una delle attrici più affabili con le quali si è trovata a lavorare, ma ogni volta che la stampa la fa infuriare, borbotta che è ora di andarsene in pensione e non le passa finché non si fa un lifting, un botox o qualche massaggio shiatsu. E’ una donna energica, con una forma invidiabile per la sua età, dei voluminosi capelli rossi e il linguaggio spesso troppo colorito. Ha sepolto un marito e ne ha scaricati due, e ha un paio di figli che vanno al college, non so dove. Angela è la mia agente da circa dieci anni, ossia da quando la mia carriera ha iniziato ad essere degna di questo nome e i produttori non mi chiamavano più solamente per provare a portarmi a letto. Probabilmente, una buona parte del mio successo lo devo a lei, e non fa che ricordarmelo ogni volta che alza un po’ il gomito.

    - 2 –

    La limousine nera è già pronta sul ciglio di quella strada isolata e polverosa. Salgo nell’auto con indosso un vestito di lino beige, assaporando l’aria condizionata, che il mio autista Travis ha pensato bene di azionare con largo anticipo.

    - Possiamo andare, Travis. - affermo sbadigliando.

    - Fa troppo freddo, Miss Smith? – mi chiede il mio autista, scrutandomi dallo specchietto, con il suo ciuffo brizzolato.

    - Scherzi? È perfetta! – rispondo. lasciandomi andare sul sedile, un attimo prima che in auto, accanto a Travis, salga Benjamin, la mia guardia del corpo, un omone afroamericano che ho assunto qualche mese fa e che fortunatamente parla sempre molto poco.

    Dietro di noi, un corteo di auto impazienti di rientrare a Los Angeles come me. Mentre sfrecciamo lungo la statale, mi accorgo di alcuni fan appostati lungo le transenne che delineano il set. Sono armati di macchine fotografiche, quaderni per gli autografi e qualche piccolo striscione con le solite frasi, che inneggiano a me e al mio co-protagonista.

    Per un attimo vorrei accostare a firmare qualche autografo, ma da quando siamo nel Nevada mi sono fermata quasi tutti i giorni con i fan, ho posato con loro e ho sfoderato tanti di quei sorrisi da farmi cadere la mascella. Ora voglio solo andare a casa.

    Il mio cellulare non ha segnale. Mi piacerebbe sentire la voce del mio ragazzo, anche se tra poco lo troverò in casa mia, probabilmente sdraiato al sole, con un costume attillato, a bere un Margarita.

    Brian Finger è un attore da qualche tempo prima di me, ha fatto poche apparizioni per il grande schermo e molte in fiction e serie tv. L’ho conosciuto ad un party nella villa di Glenn Close, un paio d’anni fa, e mi ha affascinata subito con quell’aria misteriosa e vagamente maledetta. Mi ricordava William Holden in Viale del tramonto. Mi ha adulato per tutta la sera, paragonandomi a Grace Kelly, ed è stato talmente convincente che abbiamo terminato il party nel mio letto.

    Credevo che l’indomani sarebbe sparito, invece ha cominciato a farsi vedere continuamente sia a casa mia, che sul set dove lavoravo, rendendo estremamente felici i paparazzi.

    In realtà, devo ammettere che l’intenzione che avevo inizialmente con Brian era di spassarmela. Ero appena uscita da un divorzio poco piacevole e ovviamente lui ne era a conoscenza, come il resto del mondo.

    La stampa sapeva che io e Robert ci eravamo separati di comune accordo, ma non avevano idea del perché, e avevo stabilito che l’argomento fosse assolutamente vietato in ogni intervista che rilasciavo. Non che ci fosse molto da dire, ma volevo disperatamente lasciare un briciolo di privacy nella mia vita sotto i riflettori. Brian invece conosceva tutta la storia, sapeva che Robert era stato il mio primo vero grande amore, conosciuto sul set di un film per la tv dove interpretavamo una coppia a dir poco perfetta. L’amore era scoppiato come un incendio devastante, e ci eravamo sposati, forse in maniera un po’ troppo avventata, appena due mesi dopo, in una cappella di Las Vegas.

    I giornalisti erano letteralmente impazziti. Ogni foto che ci ritraeva fuori da un ristorante, mano nella mano o sulla spiaggia di Santa Monica, veniva pagata profumatamente, e noi ci ridevamo sopra, incuranti di tutto e tutti. Sfortunatamente la luna di miele è durata molto poco. La mia popolarità è cresciuta notevolmente in quel periodo. Non facevo in tempo a terminare di girare un film, che ne cominciavo subito un altro, e per Robert era più o meno la stessa cosa. I nostri momenti liberi non coincidevano mai, le nostre pause le trascorrevamo al telefono, a lamentarci della situazione. In due anni di matrimonio siamo riusciti a vederci per il Ringraziamento, e per una vacanza di una settimana in uno chalet di Aspen. E’ stato difficile perfino riuscire ad incontrarci per discutere la nostra situazione. Ci siamo lasciati in un motel di passaggio per camionisti, a metà strada tra New York e Savannah, dopo esserci detti addio con un paio d’ore di sesso furioso, tra quelle lenzuola troppo logore.

    Per questo non volevo una relazione con un altro attore. Dopo Robert avevo avuto solo un paio d’avventure, la prima con un attrezzista, la seconda con un personal trainer che aveva scovato Angela per me, per prepararmi ad una parte nella quale dovevo dimagrire.

    Brian sapeva tutte queste cose. Ero stata estremamente chiara con lui, proprio per non complicarmi la vita. Invece lui non sembrava affatto arrendersi, forse perché la sua carriera non era impegnativa come la mia, anzi, a dirla tutta, è da qualche tempo che non riceve una proposta di lavoro interessante. Lui ci ride sopra, fa spallucce, e risponde che bisogna saper aspettare, e che è contento per me, per il mio crescente successo.

    Mentre sono assorta nei miei pensieri, squilla improvvisamente il cellulare, segno che siamo tornati nel mondo reale. Lo afferro distrattamente, mentre lampeggia il nome di mia madre.

    - Ciao mamma. -

    - Tesoro, dove sei? –

    La voce squillante di mia madre mi sveglia da quel torpore. Già me la immagino, seduta su una comoda sdraio del suo giardino, ad ammirare le piante e i fiori che cura ogni giorno.

    - Sto tornando a casa, mamma, abbiamo terminato le riprese! –

    - Bene, allora perché non fai un salto a trovarmi nei prossimi giorni? dovresti vedere le rose come sono cresciute, e Sandy sembra sentire la tua mancanza! –

    Sandy è uno yorkshire dalla frangia troppo lunga, che mia madre ha adottato da qualche mese.

    - Mamma, sono distrutta, e non vedo Brian da parecchi giorni, perché non vieni tu a trovarmi, piuttosto? Staresti più comoda! –

    Dall’altra parte mia madre sembra riflettere.

    - Oh no, Karen, come faccio con i fiori? Lo sai che hanno bisogno di molte cure. –

    Alzo gli occhi al cielo.

    - Come vuoi, mamma, se cambi idea, sai dove trovarmi! – rispondo, leggermente annoiata. Non mi sono mai interessata di giardinaggio, e non c’è verso di cambiare idea.

    - Hai sentito tuo padre? Sta ancora con quella ragazzina con il culo

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