La danza degli gnomi
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La danza degli gnomi - Guido Gozzano
INDICE
LA DANZA DEGLI GNOMI
Guido Gozzano
Biografia
Poetica
I temi della sua poesia
La Torino d’altri tempi
L’ambiente canavesano e la natura
La malattia e la morte
Le terre remote
OPERE
Letteratura
Raccolte poetiche e racconti
Epistolari
Edizioni varie
Cinema
Sceneggiatore
Bibliografia
Studi
Filmografia
LA DANZA DEGLI GNOMI
PIUMADORO E PIOMBOFINO
I
II
III
IV
V
VI
IL RE PORCARO
I
II
III
IV
V
VI
IL REUCCIO GAMBERINO
I
II
III
IV
LA DANZA DEGLI GNOMI
I TRE TALISMANI
LA FIACCOLA DEI DESIDERI
LA LEPRE D’ARGENTO
NONSÒ
LA LEGGENDA DEI SEI COMPAGNI
LA CAMICIA DELLA TRISAVOLA
LA CAVALLINA DEL NEGROMANTE
NEVINA E FIORDAPRILE
Guido Gozzano
LA DANZA DEGLI GNOMI
Il presente ebook è composto di testi di pubblico dominio.
L’ebook in sé, però, in quanto oggetto digitale
specifico,
dotato di una propria impaginazione, formattazione, copertina
ed eventuali contenuti aggiuntivi peculiari (come note e testi introduttivi), è soggetto a copyright.
Edizione di riferimento: La danza degli gnomi e altre fiabe / Guido Gozzano; illustrazioni di Umberto Brunelleschi … et al.! dalle prime edizioni delle fiabe. - Milano: Opportunity book, 1995. - 120 p. : ill.; 21 cm. - (La biblioteca ideale tascabile ; 59).
Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/illustrations/arthur-rackham-vintage-vittoriano-1706258/
Elaborazione grafica: GDM,2019
Guido Gozzano
Guido Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – Torino, 9 agosto 1916) è stato un poeta italiano.
Il suo nome è spesso associato alla corrente letteraria post-decadente del crepuscolarismo. Nato da una famiglia benestante di Agliè, inizialmente si dedicò alla poesia nell’emulazione di D’Annunzio e del suo mito del dandy. Successivamente, la scoperta delle liriche di Giovanni Pascoli lo avvicinò alla cerchia di poeti intimisti che sarebbero stati poi denominati crepuscolari
, accomunati dall’attenzione per le buone cose di pessimo gusto
, con qualche accenno estetizzante, il ciarpame reietto, così caro alla mia Musa
, come le definì ironicamente lui stesso.
Morì a soli 32 anni, a causa della tubercolosi che lo affliggeva.
Biografia
Il nonno di Guido, il dottor Carlo Gozzano, medico nella guerra di Crimea, molto amico di Massimo D’Azeglio e appassionato della letteratura romantica del suo tempo, era un borghese benestante, proprietario di terre e di una villa in Agliè Canavese, la famosa Villa Il Meleto. Suo figlio Fausto (1839-1900), ingegnere, costruttore della ferrovia canavesana che congiunge Torino con le Valli del Canavese, dopo la morte della prima moglie, dalla quale aveva avuto già cinque figlie - Ida, Faustina, Alda, Bice e Teresa - sposò nel 1877 la diciannovenne alladiese Diodata Mautino (1858-1947).
Questa era una giovane donna con temperamento d’artista, amante del teatro e attrice dilettante, figlia del senatore Massimo, altro ricco possidente terriero, proprietario in Agliè di una vecchia e nobile casa e, nei pressi, della villa «Il Meleto», che vantava un piccolo parco racchiudente un laghetto nel cui mezzo sorgeva un isolotto: un tocco di esotismo era poi dato dal capanno, costruito di bambù intrecciati. Da questo secondo matrimonio nacquero Erina (1878-1948), Arturo e Carlo, morti prematuramente, Guido e infine Renato (1893-1970).
Guido fu il quartogenito della famiglia: nato il 19 dicembre 1883 a Torino, nella casa che i genitori possedevano in via Bertolotti 2, venne battezzato nella vicina chiesa di Santa Barbara il 19 febbraio con i nomi di Guido, Davide, Gustavo e Riccardo. Legatissimo al territorio d’origine, Gozzano abitò in quattro diverse case nella città natale: poco dopo la sua nascita, in un palazzo fiancheggiante quello di un altro grande torinese, da lui diversissimo, Piero Gobetti, che Guido certamente non conobbe. Frequentò la scuola elementare dei Barnabiti e poi la «Cesare Balbo», con l’aiuto, svogliato com’era, di un’insegnante privata.
Gli studi liceali furono ancora più travagliati: iscritto nel 1895 al Ginnasio-Liceo classico «Cavour», fu bocciato dopo due anni e venne allora mandato a studiare in un collegio di Chivasso; ritornò a studiare a Torino nel 1898, dove nel marzo del 1900 suo padre morì di polmonite: nella ricorrenza della sua morte, la Pasqua del 1901, a 17 anni Guido scrisse, dedicata alla madre, la sua prima poesia nota, Primavere romantiche, pubblicata postuma nel 1924. Le molte lettere all’amico e compagno di scuola Ettore Colla fanno comprendere i motivi delle difficoltà scolastiche di Gozzano, molto più interessato alle «monellerie» che allo studio.
Cambiate ancora due scuole, nell’ottobre del 1903 conseguì finalmente la maturità al Collegio Nazionale di Savigliano; è lo stesso anno in cui, sulla rivista torinese «Il venerdì della Contessa», pubblicò i primi versi, inevitabilmente dannunziani fin dal titolo: La vergine declinante, L’esortazione, Vas voluptatis, La parabola dell’Autunno,Suprema quies e Laus Matris, oltre al racconto La passeggiata.
Poetica
« La Vita si ritolse tutte le sue promesse.
Egli sognò per anni l’Amore che non venne,
sognò pel suo martirio attrici e principesse
ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne. »
(Guido Gozzano, Totò Merumeni)
Gozzano non assume pose da letterato e scrive le sue rime, segnate dalla tristezza e dal sentimento della morte, con ironico distacco. Alla base dei suoi versi vi è un romantico desiderio di felicità e di amore che si scontra presto con la quotidiana presenza della malattia, della delusione amorosa, della malinconia che lo porta a desiderare vite appartate e ombrose e tranquilli interni casalinghi. La sua produzione è molto apprezzata da Montale che sottolinea il suo far cozzare l’aulico col prosastico facendo scintille
. I caratteri aulici sono però sempre presentati e come trasfigurati attraverso il filtro sottile dell’ironia, una distanza
che egli mantiene anche rispetto alla gioia delle piccole cose o della quotidianità a differenza degli altri Crepuscolari.
I temi della sua poesia
La Torino d’altri tempi
Tra i temi essenziali al mondo poetico di Gozzano vi è l’immagine della città natale, di quella sua amata Torino alla quale egli costantemente ritornava. Torino raccoglieva tutti i suoi ricordi più mesti ed era l’ambiente fisico ed umano al quale egli sentiva di partecipare in modo intimo con sentimento ed ironia. Accanto alla Torino contemporanea era assai più cara al poeta la Torino dei tempi antichi, quella Torino antica e un po’ polverosa che suscitava nel poeta quegli accenti lirici carichi di nostalgia.
L’ambiente canavesano e la natura
Accanto alla Torino gozzaniana viene proposto dal poeta il vicino ambiente canavesano, dove si ritrovano fondamentali immagini di contemplazione paesista e dal quale scaturiranno l’estremo mito lirico incarnato dal mondo della natura, che poteva dargli, come egli dice "la sola verità