Melina: Una storia surreale
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L’avvio in apparenza assomiglia a una favola in cui una bambina di nome Melina si mette alla ricerca di un anello magico capace secondo un’antica profezia di rendere felice la sua mamma. Via via però i frammenti di narrazione, vere e proprie tavole metaforiche, illustrano, per lo più senza un ordine temporale e logico, le vicende reali e immaginarie, interiori ed esteriori, consce e inconsce, fisiche e spirituali della protagonista. Melina nel suo viaggio è affiancata, fisicamente o emotivamente, da un amico immaginario forse antagonista forse alter ego magari personificazione del dolore umano, suo specchio e sua antitesi, il misterioso Michele, al quale la bambina è legata da un’intesa che va oltre lo spazio e il tempo.
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Book preview
Melina - Franca Canapini
Introduzione
Introduzione
Tutto porta a credere che esiste un certo punto dello spirito dove la vita e la morte, il reale e l’immaginario, il passato e il futuro, il comunicabile e l’incomunicabile, l’alto e il basso cessano di essere percepiti in modo contraddittorio. Ora sarebbe vano attribuire all’attività surrealista un movente diverso dalla speranza di determinare quel punto.
André Breton, Second manifeste du surré alisme
Melina è nata nel 2012, un frammento alla volta, in automobile, in cucina, al computer, nel sonno, nella veglia, per strada.
L’autrice non ha mai pensato a un pubblico. Scriveva perché si commuoveva. Si commuoveva perché aveva scritto. Ora che l’ha finita, le pare bella e insensata; per questo la lancia alla ricerca di lettori interessati, ai quali, se ce ne fossero, non darà mai spiegazioni logiche della trama. Le piacerebbe che i frammenti colpissero la loro immaginazione e la storia continuasse ad auto-generarsi nel loro spirito.
Franca Canapini
Post fatto
Avevano giocato a dame. La bambina, aperto il cofanetto della bigiotteria, si era messa ogni braccialetto, ogni collana. Ora splendeva come un albero di Natale e le girava intorno prendendole la mano, toccandole l’anello.
Cos’è questo, nonna?
Un vecchio anello, lo vedi.
È tuo?
Sì.
Com’è bello!
No, non è bello. È solo un cerchietto.
Non è vero, è bellissimo…
Poi, con lo sguardo implorante come solo le femmine sanno avere: Me lo fai tenere un po’?
E già tirava per toglierglielo dal dito.
No, non posso.
La bimba tirava con forza e fu allora che l’anello si aprì.
Ooohhh,
esclamarono all’unisono. L’anello si era aperto secondo una linea curva che lo aveva diviso nel profilo di uno spicchio di luna e in quello del sole.
È un anello magico, è un anello magico, nonna!
esclamò eccitata la bambina. Regalamelo, regalamelo; lo terrò sempre con me. Ti prego.
La nonna sentì che avrebbe fatto la cosa giusta. Si sfilò l’anello e lo attaccò alla catenina della nipote, richiudendolo. Ora è tuo.
1. Melina
Melina, la chiamavano così per le sue gotine sempre rosse nel faccino rotondo, che la facevano simile a una melina di montagna, di quelle fragranti e profumate. Gli occhi invece erano scuri e profondi tanto che ci potevi affondare. Parlava poco, osservava molto e faceva capricci ogni volta che desiderava davvero qualcosa. Piluccava e sua madre, non avendo potuto allattarla, usava tutta la pazienza e l’amore possibili per farle trangugiare qualcosa.
Era una bimba di otto anni ormai, conosciuta e amata da tutti, come lo era sua madre, che compativano per le sue disgrazie. Cresceva al centro di una piccola valle; alle spalle il fosso dai cui argini si alzavano colline di creta ricoperte di boschi; davanti i campi, fino alle tre colline dei tre casolari in fila, a chiudere l’orizzonte. Era come sentirsi in una culla. Protetta da ogni parte. Eppure la storia non era allegra, anzi questo sarà