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Handbook di Tecnica Censuaria
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Handbook di Tecnica Censuaria

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Frutto di un lavoro di ricerca di circa tre anni, durante il dottorato, il testo è stato realizzato per raccogliere, in modo sistematico ed integrale le varie tecniche e metodologie di progettazione dei censimenti della popolazione e delle abitazioni. In particolare il manuale approfondisce il quadro regolamentare europeo, con la tossonomia censuria definita, soffermandosi sulla portata innovativa, rispetto ai censimenti classici, della progettazione ed esecuzione del 15° censimento dell'Italia.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJun 11, 2019
ISBN9788831625227
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    Handbook di Tecnica Censuaria - Stefano Cervellera

    adeguati.

    Capitolo 1 – Cenni storici ed analisi del quadro censuario internazionale dei Census Round 2010.

    Breve storia dei censimenti nell'antichità

    La storia dei censimenti delle popolazioni è vecchia come l' uomo e con precisione non si conosce quale sia stato il primo vero censimento effettuato. Di certo, però, nell'antichità le prime forme di rilevazioni demografiche avvenivano in piccole o  piccolissime comunità o territori, ove vi era una struttura sociale organizzata, principalmente per fini ed obiettivi obiettivi militari e tributari.

    La Mesopotamia è stata, nella storia, la patria delle moderne scienze e culture e, secondo alcuni storici, fu in queste aree e nelle grandi città sui fiumi in Egitto, che intorno al 3800 A.C. vennero organizzati dei censimenti delle popolazioni e dei beni, con  applicazioni metodologiche.

    Anche nelle sacre scritture vi è traccia di rilevazione demografiche: "E l’Eterno parlò a Mosè nel deserto di Sinai, dicendo: Fa’ il censimento de’ figliuoli di Levi secondo le case de’ loro padri, secondo le loro famiglie; farai il censimento di tutti i maschi dall’età d’un mese in su", e così fece, Mosè che attorno al 1300 A.C., censì il suo popolo, nel deserto del Sinai, dopo l'esodo dall'Egitto.

    Anche i Romani utilizzarono lo strumento censuario per enumerare sia la popolazione romana che i popoli conquistati. L'imperatore Cesare Augusto, intorno al 2-3 D.C. dispone a tutti suoi governatori l'avvio di un primo censimento generale dell'Impero Romano. Il Governatore della Siria, il Generale Publio Sulpicio Quirinio, intorno al 6 D.C. fà il censimento, nelle province di Siria e Giudea, che secondo il Vangelo avrebbe censito anche Gesu Bambino. La storia riporta il risultato del censimento di Cesare che enumerava nel suo Impero circa 4.330.000 romani.

    Tutti i grandi imperatori e sovrani, per la necessità di contabilizzare le dimensioni dei loro regni, hanno fatto dei censimenti, di popolazioni, abitazioni e beni.

    Carlo Magno, censì persone libere e servi della gleba, i vassalli ed i loro beni, 

    Guglielmo il Conquistatore enumera la popolazione presente sul territorio inglese, dopo l’invasione normanna.

    In Italia, invece, solo nel XIII secolo troviamo tracce di rilevazioni censuarie che si svolsero con rilevazioni periodiche della popolazione nei Comuni e nelle Repubbliche italiane. Le unità di rilevazione erano: i capi famiglia ed i focolari, che venivano elencati nel libro dei fuochi, così chiamato perché poggiava la propria organizzazione sulle unità abitative.

    Nel 1338, la Repubblica Serenissima di Venezia indice ufficialmente il primo censimento universale: il rilevamento annoverava caratteristiche qualitative degli individui quali età, professione, sesso, nazionalità e condizione sociale. Esso venne ripetuto periodicamente con sempre maggiori perfezionamenti metodologici e archivistici. Nel 1607 venne introdotto l’uso di formulari a stampa che possono essere considerati alla stregua di primitivi questionari.

    Nel passato meno remoto, la storia dei censimenti è strettamente legata a quella dello Stato e dell'amministrazione statale. Poiché in Europa fino al XVII secolo non fu eseguito alcun censimento, per studiare lo sviluppo della popolazione la ricerca demografica si deve basare sui registri dei contribuenti, sulle liste dei soggetti agli obblighi di leva o degli aventi diritto al voto, sui censimenti dei fuochi svolti dalle autorità o dalla Chiesa o sulle ricostruzioni famigliari.

    L'idea che lo Stato avesse bisogno di dati quantitativi per essere ben governato venne sviluppata nel XVI e nel XVII secolo da umanisti e teorici dello Stato, con l’evoluzione del calcolo e delle materie scientifico-umanistiche quali la statistica e matematica, l'economia politica,  si ebbe uno scalcio ed una spinta fortemente metodologica alle rilevazioni censuarie.

    Solo agli inizi del del settecento, vengono effettuati dei primi censimenti demografici, di tipo moderni, nel senso che introduco forti elementi di metodologia e sistematicità della rilevazione.

    Nel 1701 il primo censimento generale della popolazione effettuato in Islanda, a seguire nel 1742 in Germania,  poi in Svezia, Norvegia ed in Spagna.

    Dal 1790, negli Stati Uniti viene regolarmente effettuato il censimento, con cadenza decennale, avente primariamente finalità elettorali e ripartizione dei fondi pubblici.

    A seguire arriva, in Francia nel 1800, poi in Inghilterra e Danimarca, nel 1801, nel 1821 in Irlanda, nel 1829 in Olanda, nel 1837 in Svizzera, nel 1846 in Belgio, nel 1853 nello Stato Pontificio, nel 1856 in Grecia, nel 1857 nel Lombardo-Veneto, nel 1858 nel Regno di Sardegna, nel regno di Napoli e di Sicilia.

    Oggigiorno quasi la globalità delle Nazioni, circa 224 Paesi, effettua periodicamente i censimenti demografici: l’ambizione è quella di attivare un sistema di rilevazioni demografiche valido su scala planetaria, come proposto dal delle Nazioni Unite.

    L’ONU ha sottolineato l’importanza delle rilevazioni censuarie periodiche, indicate come risorse primarie per l’elaborazione di dati indispensabili per la pianificazione dello sviluppo sociale ed economico di tutti i popoli del mondo. Solo tramite queste attività sarà possibile un costante monitoraggio delle caratteristiche demografiche e delle tendenze sociali ed economiche, con la primaria finalità d’elevare gli standard di vita della popolazione globale.

    I censimenti in Italia

    In Italia la documentazione di archivi e registri demografici, è molto ricca in quanto era adottata in quasi tutti i Principati, Repubbliche e Signorie.

    Nel nostro paese l' interesse alla rilevazione dei dati demografici è stato sempre molto sentito, sin dal passato. Agli inizi dell’Ottocento, le autorità statali iniziano a responsabilizzarsi riguardo alla necessità di approntare un sistema organico di rilevazione anagrafica, in un quadro generale di disciplinamento sociale, sempre aggiornato ed indispensabile per avviare qualsiasi attività decisionale e di soluzione di problemi contingenti, quali epidemie, carestie e guerre.

    I primi  rudimentali sistemi di registrazione anagrafica diretta, capaci di sopperire alle lacune dei precedenti metodi di annotazione demografica, furono approntati con l'istituzione di catasti immobiliari ed enumerazioni di fuochi.

    Il primo censimento demografico della popolazione italiana, dopo l'unità, risale al 1861 e da allora ha avuto una cadenza decennale, ad esclusione del periodo fascista, durante il quale esso veniva svolto ogni 5 anni.

    I primi censimenti, sono caratterizzati da un forte impegno metodologico e da elementi di modernità, volti alla migliore raccolta dei dati, ed alla celerità di diffusione. Nei primi censimenti, infatti, i risultati vengono pubblicati a distanza di soli due anni, se si pensa che l’ultimo  censimento generale del 2001, il 14°, ha visto la pubblicazione dei dati solo nel 2005.

    La strutturazione dei primi censimenti è stata molto meticolosa, infatti, nei regi decreti attuativi dei primi censimenti, i compiti di rilevazione sul campo venivano assegnati ai Sindaci ed alle Giunte comunali, che veniva al riguardo coadiuvati da Commessi censuari, che procedevano alle operazioni dirette di raccolta.

    Dal 1° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni del 31 dicembre 1861, sino al 14° del 21 ottobre del 2001, la metodologia è rimasta sempre quella di un censimento tradizionale, anche se notevoli, comunque, sono stati nel tempo li aspetti innovativi sotto il profilo dell’organizzazione ed attuazione della rilevazione censuaria.

    La qualità della rilevazione ed attendibilità dei dati fu molto trascurato nei primi censimenti, a fronte della celerità di risultati e snellezza organizzativa.

    I primi sei censimento furono gestiti direttamente dal Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio e dal Ministero dell’Industria.

    Il salto di qualità vero si ha con il 7° censimento del 21 aprile 1931, quale primo censimento gestito direttamente dal nascente Istituto Nazionale di Statistica – ISTAT, ma l’aspetto metodologico di base è rimasto sempre quello tradizionale. Non è più la Direzione Centrale di Statistica del Ministero dell’Industria a gestire tutte le procedure censuarie, ma solo e direttamente l’ISTAT L’implementazione di sistemi adeguati di controllo e qualità dei dati raccolti, ha determinato, a partire da quegl’anni un forte aumento dei costi del censimento.

    Mentre i primi censimenti ebbero un costo in Lire di circa 600.000, che sarebbero circa 5 Miliardi di Lire attualizzate al 2001, il 14° censimento del 2001 ha avuto un costo di circa 1.000 Miliardi di vecchie Lire.

    Il contesto internazionale metodologico e tecnico dei censimenti.

    Il contesto internazionale delle metodologie, tecniche ed approcci censuari è, ancor, oggi molto variegato, caratterizzato da una forte personalizzazione delle tecniche a livello di singolo paese.

    L’utilizzo dei censimenti si è evoluto nel tempo per adattarsi ai cambiamenti che hanno caratterizzato la società, negli ultimi decenni, e per fa fronte alle esigenze di utilizzatori e rispondenti, anche nell’ottica di incrementare l’efficienza delle rilevazioni censuarie a beneficio dell’intero sistema  statistico.

    Molti paesi, hanno abbandonato la metodologia classica di censimento, già a partire dagli anni ’70,  per lo sviluppo di strategie alternative.  I paesi scandinavi, Danimarca, Svezia e Norvegia, sono stati i primi stati che insieme alle loro comunità scientifiche hanno posto in essere radicali  alternative alla metodologia del censimento tradizionale, implementando sistemi e tecniche basati sull’utilizzo dei dati amministrativi a fini censuari. Su questa strada, anche la Germania tentò di abbandonare il censimento tradizionale, per l’utilizzo di archivi amministrativi, ma non si ebbero i risultati sperati, come invece i paesi scandinavi.

    Tradizionalmente,  i censimenti della popolazione e delle abitazioni venivano effettuati tramite rilevazione sul  campo con questionario cartaceo. La distribuzione e la raccolta dei questionari veniva effettuata da  rilevatori oppure tramite posta o vettori speciali. Il rilevatore era anche l’intervistatore per cui in alcuni casi compilava anch’egli i questionari, oppure, erano auto compilati dai rispondenti.

    La diffusione innovativa, spinta dalle difficoltà e dai costi del censimento tradizionale, ha avuto una netta accelerazione negli ultimi i quindici anni, con lo sviluppo di approcci innovativi da parte di numerosi paesi grazie, in particolare, all’utilizzo dei registri della popolazione e di altri archivi amministrativi. Infatti, la maggioranza dei paesi afferenti alla Economic Commissione for Europe (ECE) dispone di registri della popolazione. Anche se spesso la qualità degli stessi non è sufficiente per consentire la produzione diretta di dati, senza il ricorso  alla rilevazione sul campo. Inoltre, in molti casi gli archivi esistenti non coprono tutte le informazioni di interesse censuario.

    Per queste ragioni, in molti paesi sono stati sviluppati dei sistemi misti, utilizzando delle informazioni contenute negli archivi integrate con informazioni rilevate sul campo o derivate da altre indagini campionarie.

    Nei paesi dove non esistono registri amministrativi della popolazione, sono stati sviluppati metodi innovativi, basandosi su archivi di indirizzi, su rotazioni e partizioni temporali delle operazioni sul campo e sul ricorso a tecniche campionarie.

    Sia gli approcci centrati sull’uso dei dati amministrativi sia quelli basati su rilevazioni ripetute o continue e sull’uso di campioni mirano a ridurre i  costi  delle operazioni  censuarie, a diminuire  il carico  statistico sui  rispondenti  e a soddisfare la domanda di dati dettagliati più frequenti.

    La voglia di innovazione metodologica e stacco con il censimento tradizionale è evidente anche dall’ampia appendice metodologica inserita nell’ultima versione delle Raccomandazioni UNECE per i Censimenti della Popolazione  e delle Abitazioni e come conseguenza della crescente differenziazione  tra i  censimenti condotti nei  vari paesi, il  peso delle indicazioni di carattere metodologico è cresciuto nel tempo.

    Dal 1960, i Census Round sono elaborati dalle Nazioni Unite, che mirano alla sincronizzazione delle operazioni di raccolta e produzione dei dati censuari, nonchè all’armonizzazione dei concetti al fine di accrescere la comparabilità delle misure.

    Nella forma del Gentlemen’s Agreement (accordo informale, non vincolante per i singoli Stati), vengono fornite indicazioni riguardo ai requisiti fondamentali di un censimento, alle principali variabili da rilevare, alle definizioni e classificazioni da adottare, alle tavole da produrre. Le Raccomandazioni UNECE per il prossimo round di censimenti sono state formalmente adottate dalla Conferenza degli Statistici Europei nel meeting di giugno 2006.

    Per i censimenti del Round 2000, le raccomandazioni erano incentrate ai contenuti informativi, con scarse indicazioni metodologiche o alternative al censimento tradizionale, mentre, per il Round 2010, le raccomandazioni sono fortemente dedicate alla  metodologia (censimenti alternativi al tradizionale), ed alle nuove tecnologie applicate ai censimenti (geocodifica – georeferenziazione), affrontando temi alternativi quali i possibili usi  di archivi amministrativi a fini censuari, i censimenti rotativi (rolling census), l’uso di tecniche campionarie, le tecniche miste e la valutazione della qualità dei dati.

    Le Raccomandazioni  contengono, inoltre, una parte specificamente dedicata alle diverse strategie adottate per effettuare i  censimenti, nella quale, per ciascuno degli approcci individuati, vengono presi  in  esame  prerequisiti,  vantaggi e  svantaggi, implicazioni per le diverse fasi della rilevazione e ricadute sulla natura dell’output prodotto.

    Peraltro, questa crescente differenziazione trova esplicito riconoscimento nella dichiarata  specificità degli obiettivi di ciascun censimento, determinati dal fabbisogno informativo del paese in cui viene realizzato  e dalla struttura del  suo sistema statistico, come anche nell’affermazione  che allo stato attuale, nell’ambito dei paesi dell’ECE, una definizione univoca di censimento può essere individuata più sulla base dell’output prodotto che della metodologia utilizzata. D’altra parte, come messo in luce dallo Steering Group on Population and Housing Censuses della Conferenza degli Statistici Europei, non esiste una strategia ideale per condurre i censimenti, i quali, lungi dall’essere  entità separate, devono essere considerati parte del più ampio sistema statistico nazionale (che include registri statistici e archivi amministrativi e altre indagini,

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