I sogni del vecchio marinaio e altri racconti
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I sogni del vecchio marinaio e altri racconti - Beppe Calabretta
Jelloun
Nota dell’autore
Questo volume è composto da due parti e da un’appendice alla parte prima. La parte prima contiene racconti e altri pezzi, scritti appositamente per Meno Tre
, il giornale dell’Associazione l’Uovo di Colombo con sede in Viareggio, Via Comparini n. 6. Questa associazione di volontariato si occupa prevalentemente di sostegno alla salute mentale. Io ho avuto e continuo ad avere il privilegio di collaborare col suo giornale ormai da quasi dieci anni. I primi racconti scritti per Meno Tre
sono già stati pubblicati nel volume Hannah e altri racconti
, Bonaccorso, Verona, 2013. Quelli presenti in questa raccolta invece vengono pubblicati in volume per la prima volta.
L’appendice alla parte prima contiene la mia testimonianza alla celebrazione dei venti anni di vita dell’Uovo di Colombo e due storie di donne che, dopo lunghe e tormentate vicende di ordinarie violenze, subite da parte dei maschi di casa, sono approdate all’Uovo di Colombo.
La parte seconda invece contiene alcuni racconti già pubblicati nel lontano 1993 nella raccolta Epolenep – Nero su Bianco, Lucca.
Ho scelto questi racconti e non altri presenti in Epolenep non perché sono i più belli, ma per due motivi coincidenti. A mio parere sono quelli più vicini alla realtà del mondo di oggi e che meglio si prestano a una lettura e/o rilettura da parte delle lettrici e dei lettori del nuovo millennio. Inoltre ognuno di questi racconti è stato scritto dopo un accadimento drammatico (Cernobyl) o la lettura di un libro (La morte del fiume, Se una notte d’inverno un viaggiatore) o la visita di un luogo significativo (L’ex ospedale psichiatrico di Maggiano), che hanno segnato profondamente il percorso di maturazione della mia formazione civile, politica, morale e intellettuale.
B.C.
Parte I. I racconti di Meno Tre
Introduzione alla prima parte di Chiara Sacchetti
Beppe Calabretta è ormai il ‘nostro’ scrittore. Il nostro jolly, l’asso nella manica. Alla redazione di Meno Tre
partecipa quando può, perché tra noi è quello che abita più lontano dalla sede viareggina. Ma quando si comincia a lavorare su un nuovo numero, sappiamo che possiamo contare sulla sua collaborazione, sulla sua vena narrativa, sulla sua disponibilità a offrirci un nuovo racconto. Beppe non è ciarliero, in una redazione fatta in prevalenza di donne, prendere la parola non è sempre facile! Beppe ci osserva con il suo sguardo acuto, ascolta, medita, dice la sua se interpellato, poi produce.
Il tema del numero successivo viene deciso tre o quattro mesi prima, annunciato sul numero precedente per permettere a tutti di inviare un contributo. Ne parliamo e lo decidiamo insieme. Beppe conosce dunque il fil rouge del giornale successivo e questo gli basta per scrivere. Attendiamo con fiducia e sappiamo che rimarremo sorpresi, anche questa volta, della sua interpretazione dell’argomento. In questa antologia ci sono alcuni esempi della lunga collaborazione con Meno Tre
, che sono di per sé eloquenti.
Calabretta sa scavare con le parole semplici, i gesti quotidiani dei suoi personaggi immaginari ma realistici, nell’animo umano. Nel dolore nascosto della ragazza ingegnere-lavapiatti, del clochard musicista talentuoso, della giovane segnata dal lutto familiare. La leggerezza del minestrone della nonna o della storia del topolino si associano alla crudezza dell’esistenza, con le sue delusioni, i suoi rimpianti, le sue infelicità. Ma il lieto fine esiste sempre e non come l’‘happy ending’ forzato della favola, ma come consapevolezza, coraggio di esistere e di ricominciare. I racconti di Beppe sono perfettamente in linea con la filosofia del nostro giornale, che vuole parlare di vita vera con il linguaggio autentico della vita vera. La prosa di Beppe è scarna, senza orpelli, fatta più di gesti e di pensieri che di aggettivi e ricercatezze. E’ uno stile che riconosciamo e del quale gli siamo grati. I suoi racconti mettono in moto la nostra emotività, ci fanno pensare e alla fine ci fanno sorridere, rassicurati che tutto andrà per il meglio!
Filastrocca per chi se ne va
Qualcuno se ne va
in cerca di miglior vita
anche se dove sta
non ci sta poi tanto male.
Qualcuno se ne va
proprio perché dove sta,
sta tanto, tanto male.
Qualcuno se ne va
in cerca di un miglior lavoro
perché dove sta
fa un lavoro da bestia.
Qualcuno se ne va
in cerca di un qualsiasi lavoro
perché dove sta
non c’è nemmeno un lavoro da bestia.
Qualcuno se ne va
Inseguendo una donna o… un uomo,
chissà.
Qualcuno se ne va
per fuggire dalla guerra
perché dove sta c’è solo guerra.
Qualcuno se ne va
inseguendo una speranza
perché dove sta non c’è più speranza.
Qualcuno se ne va
in cerca di libertà
perché dove sta non ce n’è neanche l’ombra.
Qualcuno se ne va in silenzio
perché non ha più la forza di urlare.
Qualcuno se ne va urlando
perché è l’unico modo per farsi sentire.
Qualcuno se ne va
per tornare, un giorno.
Qualcuno se ne va
per non tornare più
perché prima di tornare è morto.
Figlia
Scalpiccio di passi sulle scale, rumore di chiave nella toppa, cigolio di porta che si chiude, fruscio di impermeabile, Luciana è finalmente a casa. Finalmente sì, perché dopo l’ennesima giornata passata a cercare lavoro, da uno Studio all’altro, da un cantiere all’altro, e dopo sei ore di lavoro massacrante, è stanca e affamata. Le ultime due ore di lavoro poi, l’hanno veramente sfiancata. Lei che ha una laurea in ingegneria civile in tasca, per tirare a campare fa un lavoro da sguattera nella cucina di un grande ristorante. Certo, non deve lavare pentole, piatti, bicchieri uno alla volta come facevano gli sguatteri di tanto tempo fa, ma ogni pezzo deve comunque passare più volte dalle sue mani.
Mamma, sono arrivata, dove sei?
È questa l’ora di