40 anni di Medicina e Dintorni
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40 anni di Medicina e Dintorni - Antonio Panarese
determinata
1
PREMESSE
Come narra la leggenda questo è il platano più grande d’Europa piantato dal padre della Medicina Ippocrate a Koos, nell’arcipelago greco del Dodecaneso circa 2400 anni fa, e dove egli stesso teneva le lezioni di Medicina ai suoi allievi.
Perché scrivere queste pagine di autobiografia partendo dalla Medicina? Perché la Medicina è entrata in scena senza preavviso e ha segnato fin da studente universitario tutta la mia vita e ne ha influenzato, come cercherò di dimostrare in questo testo, tutte le tappe e le scelte fondamentali. Dirò di più: la Medicina ti cambia addirittura il concetto della vita stessa, cosa complicata da spiegare, che talvolta solo un altro medico può capire.
Con questa premessa, dopo aver vissuto i tre quarti del mio potenziale di vita, se andrà tutto bene, ho capito di aver messo molta carne a cuocere e quindi sono tante le cose da raccontare sempre usando il filo conduttore della Medicina.
Un’altra spinta è stata quella di riportare alla memoria capitoli importanti della mia vita che adesso in età più che matura e alla luce del senno del poi mi accorgo di rivivere in modo più sereno e distaccato, non fosse altro per il fatto che nulla potrei fare per cambiarli, in quanto il tempo fagocita tutto irrimediabilmente.
Devo riconoscere che anche nella scrittura la Medicina ha praticamente monopolizzato tutto il mio agire. Infatti oltre le scontate cartelle cliniche, cartacee ieri e computerizzate oggi, ho scritto diversi articoli scientifici di cui resta traccia indelebile su Pubmed e su qualche rivista divulgativa meno tecnica
.
Ormai, non facendo più ricerca clinica, mi ha appassionato molto questo progetto di scrivere ancora di Medicina, ma questa volta da un punto di vista squisitamente personale. Infine, the last but not the least, lasciare una traccia scritta di me stesso e della mia vita è una cosa che mi ha sempre affascinato anche per far conoscere ad altri, in primis le mie figlie e quelle di mia sorella e alla discendenza che spero verrà, le esperienze e scelte di vita e professionali che nel mio caso, come dicevo prima, sono state inscindibili.
Ecco le motivazioni che mi hanno spinto e scrivere i sedici capitoli di questa autobiografia che praticamente racchiude i fatti salienti della mia vita fino a oggi. Logicamente non sono uno scrittore di professione e, se non ricordo male, visto il tempo passato, anche a scuola i miei temi erano piuttosto essenziali
per forma e contenuti.
Alla luce di tutto questo, vi imbatterete in una scrittura semplice e discorsiva, poco connotata, così come se stessi raccontando a un caro amico che non vedevo da anni tutto ciò che mi è accaduto dal momento in cui ci siamo persi di vista. Anche per questo ho pensato di iniziare ogni capitolo con un’immagine che fotografi il tema trattato e dia un po’ di vivacità
principalmente alle parole ma anche ai ricordi. Ecco cominciamo da … dove eravamo rimasti?
2
LA SCELTA DELL’UNIVERSITA’
Con Gennaro sugli scogli… dopo lo scoglio
dell’esame di anatomia (luglio 1982)
Poiché devo parlare del mio rapporto con la Medicina devo necessariamente iniziare a raccontare da quando e come ho deciso di fare il medico. E questa è la prima sorpresa che, almeno nel mio caso, fa cadere il luogo comune che per fare il medico bisogna essere fortemente motivati, perché è una sorta di missione
e non può essere una scelta condizionata da altri motivi, come può avvenire per altre professioni.
Devo riconoscere che ho sempre studiato, ma confesso che non ho mai dato il massimo forse, non solo come giustificazione, perché non sono stato messo nelle condizioni di farlo. Per me era importante essere promosso, andare avanti e lo studio era solo un aspetto della mia vita condotta in un paese di provincia con un padre militare, sicuramente rigido su alcuni aspetti della vita e che assolutamente non voleva che io ricalcassi le sue orme e fare la sua vita, nonostante questa scelta fosse stata per lui molto importante.
Infatti indossare una divisa gli aveva permesso di evitare la vita del contadino alla quale era predestinato e che avrebbe significato un futuro fatto solo di sacrifici, come lo era stato per i suoi genitori provenienti da una comunità rurale della provincia di Benevento, dove l’agricoltura era l’unica risorsa locale. Quindi, come buona parte delle persone del dopoguerra dopo il boom economico, mio padre voleva che i figli studiassero e prendessero una laurea sia come riscatto sociale sia per condurre una vita migliore.
Riuscii a conseguire nel 1979 la maturità scientifica senza assolutamente sapere cosa volessi fare da grande. I miei compagni di liceo e alcuni anche di medie ed elementari avevano le idee sicuramente più chiare delle mie e, come le cattive compagnie ti condizionano negativamente la vita, quelle buone sicuramente lo fanno in modo positivo. Su questo argomento ricordo sempre un vecchio proverbio che mi citava spesso mio padre e che recita: Sta’ con chi è meglio di te e facci le spese
. Avendo conseguito per primo tra i miei amici di scuola la patente di guida in quanto ero più grande di alcuni mesi, era