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La semiosfera: culture: articolo di Jurij Lotman
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La semiosfera: culture: articolo di Jurij Lotman

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Nella nostra società, in Italia, esiste una disciplina denominata «semiotica» che appare sconosciuta alla maggior parte delle persone; non mi riferisco soltanto a chi ha un grado di istruzione mediobasso, ma anche a chi ha studiato a livello universitario. C'è proprio, nella nostra cultura italiana, scarso interesse per una disciplina che spesso viene confusa con la linguistica, a volte con la critica letteraria. Sullo scaffale della libreria Feltrinelli della stazione Centrale di Milano, la saggistica è divisa per discipline. Non esiste un reparto «semiotica» e, quando ho chiesto a un commesso dove reperirla, mi è stato indicato uno scaffale di 3 metri per 2 con la frase «Provi un po' a guardare qui tra la critica letteraria». Questo scaffale, che andrebbe fotografato e analizzato più nei dettagli per avere uno spaccato dell'atteggiamento della nostra cultura verso queste materie, contiene testi di critica e, in basso a destra, un angolino per la traduzione. Invece, nella sezione filosofia, Peirce è assente, c'è Wittgenstein, ma non c'è Ogden, né Berkeley, né Locke. Jakobson, presente solo coi saggi di linguistica generale (che lui non ha mai pubblicato in quanto tali né con quel titolo), è sempre nello scaffale jolly critica/linguistica/traduzione.
LanguageItaliano
PublisherBruno Osimo
Release dateNov 15, 2020
ISBN9788898467594
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    La semiosfera - Lotman

    Jurij Lotman

    La semiosfera: culture

    Semiotica della cultura

    (1984)

    a cura di Bruno Osimo

    Copyright © Bruno Osimo 2020

    Titolo originale dell’opera: О семиосфере

    Traduzione dal russo: Virginia Bianchi Francesca Cerutti Greta Fardello Andrea Briselli Linda Magugliani Alessia Pendolino

    Bruno Osimo è un autore/traduttore che si autopubblica

    ISBN 9788898467594 per l’edizione elettronica

    Contatti dell’autore-editore-traduttore: osimo@trad.it

    Traslitterazione

    La traslitterazione dei nomi è conforme alla norma ISO 9:

    â si pronuncia come ‘ia’ in ‘fiato’ /ja/

    c si pronuncia come ‘z’ in ‘zozzo’ /ts/

    č si pronuncia come ‘c’ in ‘cena’ /tɕ/

    e si pronuncia come ‘ie’ in ‘fieno’ /je/

    ë si pronuncia come ‘io’ in ‘chiodo’ /jo/

    è si pronuncia come ‘e’ in ‘lercio’ /e/

    h si pronuncia come ‘c’ nel toscano ‘laconico’ /x/

    š si pronuncia come ‘sc’ in ‘scemo’ /ʂ/

    ŝ si pronuncia come ‘sc’ in ‘esci’ /ɕː/

    û si pronuncia come ‘iu’ in ‘fiuto’ /ju/

    z si pronuncia come ‘s’ in ‘rosa’ /z/

    ž si pronuncia come ‘s’ in ‘pleasure’ /ʐ/

    Sulla semiosfera

    La semiotica contemporanea sta attraversando un processo di revisione di alcuni dei suoi concetti di base.

    È ben noto che all'origine della semiotica vi sono due diverse tradizioni scientifiche.

    Una di queste risale a Peirce e Morris e parte dal concetto di segno come elemento primario di qualsiasi sistema semiotico.

    La seconda si basa invece sulle tesi di Saussure e della Scuola di Praga e considera come fondamento l’antinomia tra lingua e discorso (testo).

    Tuttavia, malgrado tutte le loro differenze, in questi approcci si trova anche una sostanziale caratteristica in comune: si assume come base un semplicissimo elemento atomico, e tutto il resto viene esaminato dal punto di vista della sua affinità con quest'ultimo.

    Quindi, nel primo caso, alla base dell’analisi è posto un segno isolato, e tutti i fenomeni semiotici successivi vengono considerati sequenze di segni.

    Il secondo punto di vista si è manifestato in particolare nella tendenza a osservare l’atto comunicativo isolato (lo scambio comunicativo tra mittente e ricevente) come elemento chiave e modello di qualunque atto semiotico.

    Di conseguenza, l’atto singolo dello scambio segnico ha cominciato a essere visto come un modello del linguaggio naturale, e i modelli dei linguaggi naturali a essere considerati modelli semiotici universali; allo stesso modo, si è tentato di interpretare la semiotica stessa come l'estensione di metodi linguistici a oggetti di studio esclusi dalla linguistica tradizionale.

    Questo punto di vista, riconducibile a Saussure, è stato espresso con estrema precisione dall'ormai defunto Revzin, il quale, durante i dibattiti alla seconda Scuola estiva sui sistemi di modellizzazione secondaria di Kääriku (1966), ha proposto la seguente definizione: «Qualsiasi oggetto descrivibile con mezzi linguistici è oggetto della semiotica».

    Questo approccio corrispondeva alla famosa regola del pensiero scientifico: risalire all’elemento più complesso partendo da quello più semplice; in una prima fase questo approccio si dimostrò indubbiamente

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