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Colloqui di matematica ... irriverente
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Colloqui di matematica ... irriverente

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Sembra che le persone abbiano una sorta di riverenza nei confronti della matematica, come se il fatto di capirla poco dipendesse da una specie di colpa intellettuale della gente comune.

Ma questa riverenza non ha alcun fondamento e di fatto allontana le persone dagli aspetti educativi importanti della matematica, accessibili a tutti.

Dobbiamo perciò imparare ad essere irriverenti se vogliamo che l’apprendimento della matematica non sia privilegio di pochi fanatici e sia precluso agli altri.

In questo libro si esemplificano possibili colloqui tesi a questo fine tra Giulio, un nonno impertinente, la figlia Livia, professoressa di matematica nella scuola media e il nipote Salvo che frequenta la scuola media. Tre persone che parlano fra loro discutendo le ipotesi, i modi abituali di trattare i problemi e le strategie mentali adottate rinunciando ad essere riverenti rispetto alla disciplina.
LanguageItaliano
Release dateFeb 19, 2016
ISBN9788893326575
Colloqui di matematica ... irriverente

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    Colloqui di matematica ... irriverente - Mario De Paz

    discutono.

    Capitolo 1: Le tabelline

    Livia: Salvo, ricordati di studiare le tabelline che domani devi sapere. Alla tua età è una vergogna che ancora non le abbia imparate a memoria …

    Salvo: Uffa, mamma, lo so che per te questa è una specie di mania, ma le tabelline non riesco ad impararle a memoria, preferisco ricavarle di volta in volta calcolando…

    Livia: "Prova a chiedere al nonno cosa ne pensa lui: ….Papà, puoi venire un momento? …

    Giulio: Eccomi, cosa succede?

    Livia: Succede che Salvo, alla sua età, non ha ancora imparato le tabelline a memoria ed io insisto che lo faccia, ma lui pretende di calcolare ogni volta il risultato di una moltiplicazione come somme.

    Giulio: Forse avete torto e ragione tutti e due, ne abbiamo già parlato altre volte. Salvo dovrebbe imparare dei numeri a memoria senza capire e questo gli fa giustamente schifo, ma se volesse far bella figura con la sua insegnante dovrebbe piegare la testa e sforzarsi a ripetere tante volte da diventare una specie di macchina calcolatrice istantanea. E tu, Livia, pensi che ciò sia meglio per lui, per il suo apprendimento … Non penso che sia solo per la bella figura con la tua collega … D’altra parte, non vedo cosa ci sia di sbagliato nel cercare il risultato col ragionamento, anche se lento …

    Salvo: Credo di aver capito. Sarò costretto a studiare le tabelline a memoria come si fa con le poesie. ma non sono convinto ...

    Giulio: Beh, almeno tu hai capito che moltiplicare è come sommare tante volte lo stesso numero, solo che è un metodo molto più veloce per ottenere il risultato. Le tabelline servono a questo, specie se i numeri da moltiplicare hanno molte cifre ...

    Salvo: Sì, ma quello è ancora diverso, non ho mai capito perché si debbano mettere i numeri a quel modo per ottenere il risultato giusto, per non parlare della verifica con la divisione. Le faccio come mi hanno insegnato senza capire perché ... ma tutta la matematica è così. Almeno nelle tabelline cerco di fare quello che ho capito, ma forse è colpa mia ...

    Livia: Ma come? Non ti hanno spiegato che le operazioni si fanno in quel modo per rispettare il valore posizionale delle cifre?

    Salvo: Sì, è quello che mi hanno detto, ma cosa vuol dire? Ho chiesto spiegazioni, ma la risposta è sempre stata la stessa...

    Giulio: Credo che sia il caso di discutere la faccenda un po’ più a fondo, liberandoci da definizioni che rendono il problema complicato senza alcun bisogno ... Anch’io alla tua età non capivo perché venissero usate parole che sembravano inutili e spesso incomprensibili. Dovevano avere un significato, ma solo per i professori, non per me e per i miei compagni. Tranne uno, che si vantava di aver capito tutto e ripeteva le cose giuste al momento giusto, ma in realtà non aveva capito niente neanche lui...

    Salvo: Quindi non è perché sono scemo che non capisco, ma c’è qualcosa che non va ..., dovrebbero aiutarci di più a capire e meno a farci studiare a memoria le cose, come le tabelline!

    Livia: In parte hai ragione. Anche io che insegno matematica a volte ho dei dubbi che cerco di nascondere perché mi vergogno. Io sono la prof e devo sapere e capire tutto, non posso non aver capito, ma se mi ricordo bene quello che ho studiato, riesco a riprendermi. Però, tu sei uno studente ed hai il dovere di studiare come ti viene spiegato. La matematica è così. Capirai più tardi ...

    Giulio: Forse avresti anche ragione se davvero più tardi si capisse, ma questa frase, Capirai, me la sono sentita ripetere fino alla laurea e devo dire che da studente purtroppo ho sempre capito ben poco, pur superando gli esami...

    Livia: "Lo so perché me ne hai sempre parlato, ma non ricordo che tu sia mai intervenuto sul modo in cui mi insegnavano le cose a scuola. Anche io ho provato sensazioni analoghe alle tue, ma alla fine ho imparato il mio mestiere allo stesso modo in cui operavano i miei

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