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La buona battaglia: Apologetica cattolica in domande e risposte
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Ebook252 pages4 hours

La buona battaglia: Apologetica cattolica in domande e risposte

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About this ebook

Il libro raccoglie le risposte che Corrado Gnerre ha dato nel corso di questi anni a lettori che hanno scritto dalla redazione del mensile Radici Cristiane. Si va da contenuti teologici, a contenuti più specificamente morali, storici e filosofici. Ne vien fuori una piccola enciclopedia dei temi più scottanti l’apologetica cattolica; dunque utilissima per chi vuole un agile strumento per poter difendere le ragioni della Fede Cattolica.  
Corrado Gnerre, apologeta cattolico, dirige il sito Il Cammino dei Tre Sentieri ed è Guida nazionale dell’omonima associazione. E’ autore di diverse pubblicazioni. Per Chorabooks ha pubblicato Disorientamento. Una lettura cattolica della religiosità orientale.
LanguageItaliano
PublisherChorabooks
Release dateApr 30, 2019
ISBN9789887961628
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    La buona battaglia - Corrado Gnerre

    così

    Siamo in un mondo di pazzi!

    Un lettore:

    cari amici di Radici Cristiane, qui non si capisce più nulla. Si mette in discussione ciò che è scontato. Il normale viene ritenuto anormale e l’anormale "normale. Ma cosa è successo? Io non ci capisco più nulla.

    Caro (…), lei ha perfettamente ragione … punto.

    Non si dovrebbe aggiungere nulla alle sue parole, ma purtroppo siamo proprio giunti a quei tempi già profetizzati da quel grande scrittore inglese, Gilbert Keith Chesterton, il quale disse che sarebbero arrivati anni in cui sarebbe stato necessario perfino combattere per dimostrare che d’estate le foglie sono verdi. Ci siamo: ciò che è ovvio necessita di dimostrazione, mentre ciò che ovvio non è (ed è perfino innaturale) viene accettato come se nulla fosse.

    Ma, quando si va contro la logica e contro l’evidenza del reale, c’è sempre un ma. Mi riferisco a ciò a cui anche lei si riferisce molto bene, ovvero al fatto che chi vuole negare la verità finisce sempre con l’ incartarsi (come si suol dire), cioè col contraddirsi in maniera ridicola.

    Lei giustamente fa riferimento all’ambito sportivo dove, piaccia o non piaccia, la legge di natura vien fuori: nessuna donna, nemmeno la più imbottita di ormoni atleta della vecchia DDR degli anni ‘70 riusciva ad ottenere perfomances pari a quelle del più schiappa degli atleti maschi di allora. Per non parlare del calcio. Tutto il rispetto (anche se fino ad un certo punto, perché non mi sembra uno sport adatto al sesso femminile) per ragazze che fingono di emulare i vari Messi, Cristiano Ronaldo e Neymar, ma siamo seri: è molto meglio andarsi a vedere il Pizzighettone football club che la più prestigiosa equipe di calcio femminile … anche in questo caso con tutto il rispetto per il Pizzighettone football club.

    Siamo, insomma, caro (…), nel campo del puro accecamento dell’intelligenza.

    E qui il discorso va a finire in un altro ambito, in quell’ambito cioè dove ci si deve chiedere: ma come è possibile che in un tempo in cui si mandano le sonde su Marte, in cui abbiamo conosciuto e continuiamo a conoscere l’infinitamente piccolo, si possano dire tali corbellerie? Corbellerie del tipo: oltre ad essere maschio o donna si può essere anche intersex (la Germania ha legiferato sul punto); oppure essere maschio o donna si può decidere dopo, quando si è adulti, come più fa piacere … quasi a dire che se non si può sapere se il nascituro quando sarà grande apprezzerà più la pastasciutta o la pasta in brodo, il mare o la montagna, lo sport o la vita sedentaria … così è giusto che possa decidere dopo che sesso avere.

    Dunque, accecamento dell’intelligenza e perché? Per due motivi, uno di ambito morale l’altro di ambito intellettuale.

    Il primo non è altro che il vecchio proverbio " Chi va con lo zoppo (pardon: con il diversamente camminatore) impara a zoppicare". Che di fatto vuol dire che è un’illusione quella di poter conservare un sano e retto ragionamento se nel proprio comportamento s’instaura cronicamente il disordine. Come dice quella famosa frase non si vive mai come si pensa, bensì si finisce sempre col penare come si vive: una volta che il disordine guida il comportamento, quello stesso disordine finirà anche col guidare il ragionamento. Da qui, caro (…), le stupidaggini di tanti intellettuali e maestri di pensiero che pontificano su riviste, quotidiani e talk-show televisivi e che potrebbero essere confutati anche da un bambino di V elementare.

    Il motivo di ambito intellettuale è un altro, più complesso, ma che logicamente precede quello già detto. Una volta che il pensiero moderno e contemporaneo ha gettato il concetto di verità oggettiva nella pattumiera della storia, allora perché meravigliarsi? Se non esiste la verità, non esiste nemmeno una legge naturale universalmente intesa inserita nella natura razionale dell’uomo, e se non esiste una legge naturale universalmente intesa, ognuno non solo può fare come vuole, ma la può pensare come vuole.

    Un grande poeta del ‘900 che non la pensava mica bene, che non aveva alcuna risposta religiosa, che morì perfino suicida, come Cesare Pavese, scrisse delle cose che sarebbero da incorniciare relativamente a ciò che stiamo dicendo ma anche per altro: Idiota e lurido Kant se Dio non c’è tutto è permesso. (…). Solo la carità è rispettabile. Cristo e Dostoevskij. Tutto il resto sono balle.

    E’ proprio così, carso (…), se Dio non c’è, cioè se non c’è la Verità, tutto il resto sono balle, sciocchezze, contraddizioni da far invidia al più classico degli scemi del villaggio.

    Il Cristianesimo nemico del progresso? Sciocchezze!

    Un lettore:

    Ho recentemente visto il film Angeli e demoni, tratto dall’omonimo romanzo di Dan Brown. Mi sembra che dopo Il Codice da Vinci, che s’incentra sulla negazione della storicità dei Vangeli, Angeli e demoni parli di una Chiesa che si sarebbe sempre opposta al progresso scientifico. Veramente le cose sono andate in questo modo?

    Gentile lettore, è evidente che ci troviamo dinanzi ad un ennesimo attacco. Le cose stanno diversamente da come il romanzo e il film Angeli e demoni vogliono far apparire. Se l’Occidente è l’Occidente e se esso si è contraddistinto come il terreno da cui è partito il vero sviluppo scientifico-tecnologico, ciò è proprio grazie (e non malgrado!) il Cristianesimo.

    Ci sono almeno due elementi da tenere in considerazione. Il primo è storico. Il secondo è teologico-culturale.

    Per il primo va detto a chiare lettere che il processo di planetarizzazione del mondo è iniziato dal bacino del Mediterraneo. C’é chi dice che sia stata la cultura greca, e non quella cristiana, ad indirizzare la civiltà mediterranea ed europea allo spirito scientifico e tecnologico. Ciò é falso e lo si può dimostrare facilmente. Il contributo del pensiero greco é stato certamente importante, ma non determinante. Nel periodo in cui questo pensiero é protagonista nel bacino del Mediterraneo, in Mesopotamia vi é un grado di sviluppo della tecnica non certo inferiore, anzi per alcuni versi anche superiore a quello greco e a quello dell'intero contesto mediterraneo. Fu dopo il diffondersi del Cristianesimo che nel bacino del Mediterraneo é ravvisabile un'evidente accelerazione del progresso tecnologico. Nella Grecia antica la conoscenza scientifica non sempre si accompagna alla necessità della ricerca per migliorare le condizioni materiali di vita. Ciò vale anche per Aristotele e per lo stesso Archimede, malgrado le macchine di quest’ultimo siano assai sofisticate e per certi versi anche moderne.

    Veniamo adesso al dato teologico-culturale, che è quello che spiega.

    Nella cultura cristiana, per una specifica antropologia e per il mistero dell'Incarnazione, è assente la demonizzazione del corpo e delle realtà materiali. E la tecnologia é quella manifestazione dell’umano che serve proprio al miglioramento delle condizioni materiali di vita. Il mistero dell’Incarnazione va ad inserirsi su un’antropologia -che é già quella dell’Ebraismo- che valorizza l’individualità e soprattutto l’unitarietà dell’individuo. Il " Dio disse e il Dio vide che era cosa buona" del libro del Genesi evidenziano la volontarietà del gesto creatore, in contrapposizione a visioni gnostiche -diffuse nelle culture pagane- ove la nascita del mondo e delle realtà corporali figurano come conseguenze di una caduta, di un gesto non voluto da parte del divino. Questa antropologia biblica non si limita a valorizzare la positività del creato, ma anche la centralità dell’uomo all’interno della creazione..." E Dio disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza,(...) (Genesi 1)...e quindi la legittimità dell’uomo di dominare la natura… e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo."(Genesi 1)

    A questo poi deve aggiungersi che nel pensiero cristiano l’accettazione di una logica realista -per esempio il principio di non contraddizione- e quindi il riconoscimento dell’oggettività della verità, rendono possibile –e di molto- l’indagine scientifica. Afferma l’astronomo Jaki nel suo Dio e i cosmologi: "(Il Cristianesimo, introducendo la distinzione fra) il soprannaturale e il naturale permise (...) di considerare (tutta la natura) governata dalle stesse leggi." Infatti, se ci si convince che la natura è una manifestazione del divino –convinzione dominante nell’epoca precristiana- essa diventa intoccabile. Non così con la concezione giudaico-cristiana, laddove la natura si presenta come realtà creata e, quindi, modificabile dall’uomo.

    Tutto ciò trova conferma nel fatto che i secoli del basso medioevo, epoca che si è volutamente costruita sulla fede cristiana, furono secoli di grande sviluppo scientifico-tecnologico. Un famoso storico della scienza, il francese Jean Gimpel, arriva a dire che in questo periodo vi fu una vera e propria rivoluzione industriale. Così scrive: "La prima rivoluzione industriale risale al Medioevo. I secoli XI, XII, XIII, hanno creato una tecnologia sulla quale la rivoluzione industriale del secolo XVIII si è appoggiata per il suo sviluppo. (…) In Europa, il Medio Evo ha sviluppato in tutti i campi l’uso delle macchine, più di qualsiasi altra civilizzazione. E’ uno dei fattori che più determinano la preponderanza dell’emisfero occidentale sul resto del mondo." Dunque, Gimpel lo dice chiaramente: grazie al medioevo cristiano si è avuto la preponderanza dell’emisfero occidentale sul resto del mondo. Altro che Chiesa contro la scienza!

    L’esistenza di Dio? E’ una questione di intelligenza!

    Un lettore:

    Cari amici di Radici Cristiane, sono uno studente di liceo. Leggo sporadicamente il vostro mensile perché sono abbonati i miei genitori. Finora non mi sono occupato molto di Dio, nel senso di non averci pensato più di tanto. Poi sono state provvidenziali alcune lezioni del mio professore di Filosofia in cui, un po’ maniacalmente, egli ha insistito su come sia poco ragionevole la convinzione di chi crede. A me invece sembra che sia più ragionevole credere piuttosto che non credere nell’esistenza di un Creatore. Datemi manforte.

    Caro (…), il tuo è il classico caso del discente che ne capisce più del docente. Ovviamente, non ti montare la testa: qui non si tratta di chissà quale scienza, ma di un po’ di sale in zucca; e mi sa che mentre tu ne hai, il tuo prof invece farebbe bene a procurarselo.

    Tu hai centrato bene la questione. Credere in Dio non è qualcosa che riguarda solo la fede ma anche la ragione, anzi soprattutto la ragione. La fede serve per sapere cosa Dio vuole da noi, come dobbiamo rimetterci alla Sua Parola e alla Sua Volontà, ma di per sé non è necessaria per capire che Lui esiste. Per questo –come ho detto- basta la sola ragione, sempre che la si usi correttamente.

    Mi chiedi di darti manforte. Allora ti offro qualche citazione importante.

    Iniziamo con la Bibbia.

    Scrive il Libro della Sapienza al capitolo 13: Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio e dai beni visibili non riconobbero colui che è, non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere. Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile o la volta stellata o l'acqua impetuosa o i luminari del cielo considerarono come dei, reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dei, pensino quanto è superiore il loro Signore, perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l'artefice.

    Scrive il Salmo 18(19): I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. / Il giorno al giorno ne affida il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia. / Non è linguaggio e non sono parole, di cui non si oda il suono. / Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola.

    Caro (…), è prevedibile che il tuo prof dinanzi alla Bibbia potrebbe storcere il naso, e allora piazzaci queste puntuali parole del buon Cicerone: Tra tante specie nessun animale, al di fuori dell’uomo, ha una notizia qualsiasi della divinità, e non c’è fra gli stessi uomini nessuna gente così selvaggia e feroce, che sebbene ignori come si debba concepire Dio, non si renda conto che bisogna ammetterne l’esistenza. ( De legibus, I, 24, 25). Parole pesanti, che non lasciano scampo. Ma il tuo prof se le merita.

    Dulcis in fundo, caro (…), racconta al tuo professore la storia del filosofo inglese Antony Flew (1923-2010) che, dopo più di 50 anni trascorsi a confutare filosoficamente l’esistenza di Dio, a partire dall’anno 2004, all’età di 81 anni, annunciava pubblicamente, in articoli e interviste, di aver cambiato idea e di ritenere invece l’esistenza di Dio filosoficamente plausibile. Nel suo ultimo libro, Dio esiste, presenta questo suo cambiamento come il coerente punto di arrivo di un processo di ricerca filosofica. Tre punti, in particolare, dello studio dell’universo mostrano, secondo Flew, la traccia di un’Intelligenza. Anzitutto l’enorme complessità presente in una struttura infinitamente piccola, come il DNA, che rende possibile la vita, una complessità che mostra un’Intelligenza all’opera: " Ritengo che la vita e la riproduzione abbiano origine da una Fonte divina, perché la natura obbedisce a delle leggi". Le altre due problematiche riguardano le caratteristiche peculiari della vita, il fatto che gli esseri viventi siano organizzati in maniera intelligente e in vista di uno scopo; la terza è l’esistenza stessa della natura. Il caso e la probabilità, spesso invocate come spiegazioni alternative, si mostrano impotenti di fronte alla complessità, che non solo è superiore alla mente umana, ma si manifesta con costanza e regolarità. Flew precisa che la scelta del teismo non si pone come una frattura, ma è lo sbocco coerente della sua ricerca: " Il mio allontanamento dall’ateismo non fu occasionato da alcun fenomeno o argomento nuovo (…). Quando finalmente giunsi a riconoscere l’esistenza di un Dio, non fu un cambiamento di paradigma, in quanto esso rimane lo stesso per me, come Platone nella Repubblica fa sì che il suo Socrate insista nel dire che bisogna seguire il ragionamento fin dove ci porta".

    Caro (…), dunque hai di che parlare con il tuo prof … e che Dio te la mandi buona!

    Non c’è amore senza verità

    Un lettore:

    Nell’ultima enciclica, la Caritas in veritate, Benedetto XVI insiste sul fatto che la carità deve sempre partire dalla verità e che addirittura non può esistere carità senza verità. Voi cosa ne pensate? Io sono d’accordo, ma qualcuno mi ha obiettato che in questo modo si corre il rischio di svilire l’amore sottoponendolo ad un’impostazione troppo intellettuale. Come posso rispondere?

    E’ vero. Il Papa, nella sua enciclica, afferma che la carità deve essere giudicata dalla verità. D’altronde lo stesso titolo è molto chiaro. Al punto n.3 egli dice: " Senza la verità, la carità scivola nel sentimentalismo". E ancora, sempre al n.3: La verità libera la carità dalle strettoie di un emotivismo che la priva di contenuti relazionali e sociali, e di un fideismo che la priva di respiro umano ed universale.

    Veda, caro lettore, non può che essere così. Già nel Mistero della Trinità è chiaro quanto l’amore debba essere giudicato dalla verità. Se così non fosse, l’amore potrebbe diventare anche il sentimento più pericoloso...come i nostri tempi dimostrano ampiamente. La Trinità è costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Non si dice: dallo Spirito Santo, dal Figlio e dal Padre o dal Figlio, dal Padre e dallo Spirito Santo; ma: dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. Il tutto in una successione logica ma non cronologica. Cosa vuol dire? Vuol dire che, senza il Figlio, non ci sarebbe lo Spirito Santo e, senza il Padre, non ci sarebbe il Figlio. Ma non che il Padre abbia creato il Figlio e il Figlio abbia creato lo Spirito Santo. Perché, se così fosse, il Figlio e lo Spirito Santo sarebbero delle creature e ciò non è. Dunque una successione logica, ma non nel tempo, cioè cronologica. Il Cristianesimo ortodosso, (quello dei Russi, dei Serbi, dei Greci, per intenderci) è lontano dal Cattolicesimo non solo perché non riconosce il primato del Vescovo di Roma (il Papa), ma anche perché, a proposito della Trinità, non riconosce la dottrina cosiddetta del Filioque, cioè che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Lo Spirito Santo –dicono gli ortodossi- procede solo dal Padre. Ed è questa una questione molto importante. Didatticamente si attribuisce al Padre l’azione della creazione, al Figlio quella della redenzione, allo Spirito Santo quella della santificazione. Questo non vuol dire che nel momento della creazione il Padre agiva e il Figlio e lo Spirito Santo non partecipavano, oppure nella redenzione il Figlio agiva e il Padre e lo Spirito Santo erano assenti. Nella creazione ha agito tanto il Padre, quanto il Figlio, quanto lo Spirito Santo e così nella redenzione. Ma metodologicamente diciamo così: il Padre crea, il Figlio redime, lo Spirito Santo santifica. Il Figlio lo chiamiamo anche Verbo (Parola) per indicare il fatto che è il Dio che si manifesta. Il Figlio è anche il Logos, la Verità, mentre lo Spirito Santo è l’Amore. Ed ecco il punto nodale. Già in Dio

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