Il mio cammino di rinascita: Sulla via di Santiago de Compostela
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Nel leggere questo libro ognuno di noi può ritrovarsi nelle emozioni vissute nel quotidiano vivere o nei tormenti dell'anima, nella sofferenza e nella gioia che la vita ci offre, e sta alla nostra volontà dargli un senso.
Non sono le parole che si ricordano di un libro ma le emozioni che trasmette.
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Il mio cammino di rinascita - Elena Martinelli
Elena Martinelli
Il mio Cammino di Rinascita
Sulla via di Santiago de Compostela
UUID: 5121d142-5c2d-11e9-9df5-bb9721ed696d
Indice
Introduzione
sabato 7 luglio
domenica 8 luglio | 1° giorno
lunedì 9 luglio | 2° giorno
martedì 10 luglio | 3° giorno
mercoledì 11 luglio | 4° giorno
giovedì 12 luglio | 5° giorno
venerdì 13 luglio | 6° giorno
sabato 14 luglio | 7° giorno
domenica 15 luglio | 8° giorno
lunedì 16 luglio | 9° giorno
martedì 17 luglio | 10° giorno
mercoledì 18 luglio | 11° giorno
giovedì 19 luglio | 12° giorno
venerdì 20 luglio | 13° giorno
sabato 21 luglio | 14° giorno
domenica 22 luglio | 15° giorno
lunedì 23 luglio | 16° giorno
martedì 24 luglio | 17° giorno
mercoledì 25 luglio | 18° giorno
giovedì 26 luglio | 19° giorno
venerdì 27 luglio | 20° giorno
sabato 28 luglio | 21° giorno
domenica 29 luglio | 22° giorno
lunedì 30 luglio | 23° giorno
martedì 31 luglio | 24° giorno
mercoledì 1 agosto | 25° giorno
giovedì 2 agosto | 26° giorno
venerdì 3 agosto | 27° giorno
sabato 4 agosto | 28° giorno
domenica 5 agosto | 29° giorno
lunedì 6 agosto | 30° giorno
martedì 7 agosto | 31° giorno
mercoledì 8 agosto
Ringraziamenti
Il mio cammino di rinascita
di Elena Martinelli
ebook ISBN 978-88-32573-57-2
paperback ISBN 978-88-32571-55-4
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in forma alcuna (elettronica, meccanica, fotocopia o registrazione) senza il permesso scritto dell’autore.
Per contattare l’autrice: elenita58@hotmail.it
I edizione: Luglio 2009
I ristampa: Giugno 2012
II ristampa: Febbraio 2014
I nomi delle persone sono stati cambiati per motivi di privacy.
Dedico questo libro ai miei figli Alessio e Veronica.
Miei primi, unici e veri maestri di vita,
ai quali devo ogni passo del cammino percorso,
da loro ho imparato molto.
Dalle loro risposte ho misurato i miei limiti.
Le loro parole sono trascritte nel mio cuore,
devo solo leggerle.
I loro sguardi sono impressi nella mia mente
e mi indicano la via.
Il loro tacito giudizio ha messo a dura prova il mio ego
elevando l’amore e la comprensione.
Ma la mia anima rimarrà
inevitabilmente legata a loro
per il resto della vita e oltre.
Il Cammino in sé non è un fine ma un mezzo: il migliore senza dubbio, il più anticamente conosciuto per liberarsi da tutti i legami che ci incatenano ai nostri comodi, alle nostre pigrizie, alle nostre abitudini, ossia in definitiva a noi stessi.
Camminare è bene perché stanca, perché ci purifica: il sacco pesa, le scarpe o i ciottoli della strada ci ammaccano i piedi, il sole picchia con forza, la sete o la fame ci attanagliano, l'anima tenuta prigioniera del corpo troppo ben curato a poco a poco spicca il volo!
(Henri Eingehmann - I pellegrinaggi )
Introduzione
In cammino perché? Per trovare risposte? O per farsi domande?
Le domande durante il Cammino sono tante, insistenti, martellanti, nella disperata ricerca di risposte facili, comode, pronte all'uso, che però non arrivano.
Bisogna giungere alla meta per assaporare la pace e le risposte che arriveranno poi dalla vita stessa.
Basta stare in ascolto!
Qui, su questo Cammino, si percepisce fortemente la presenza di Dio, si è protetti, accompagnati, guidati non solo dalle frecce gialle.
Negli occhi di ogni pellegrino che s'incontra si rispecchiano le emozioni e si vive la fratellanza che unisce gli uomini perché figli dello stesso Padre.
Per i sogni non vissuti
Ho letto qualche libro sul Cammino di Santiago e mi chiedevo come facessero gli autori a ricordare tanti particolari e tanti avvenimenti del loro viaggio, descritti così minuziosamente.
Riguardando il mio quaderno degli appunti di viaggio, dove alla sera scrivevo qualche riga ricordando a grandi linee il percorso, gli incontri, le emozioni senza tanti dettagli o particolari, non pensavo fosse possibile ricordare molto di più. La fatica, la stanchezza, la malinconia mi impediva di lasciar andare liberi i pensieri dal cuore al foglio, a volte non avevo neanche la forza o la vista per scrivere l’essenziale.
Invece dopo circa nove mesi, come il tempo di gestazione per far nascere un bambino, ho sentito il bisogno di rileggere gli appunti e riscrivere. È stato proprio un bisogno, come se dovessi far uscire da me questa esperienza. Farla vivere non solo dentro di me, dove per nove mesi è maturata, ma fuori alla luce della vita.
Rileggendo dopo tutto quel tempo, per la prima volta il mio diario, ho iniziato a scrivere. E, come quando si apre una diga e tumultuosamente esce l’acqua, così dalla mia mente uscivano ricordi, sensazioni, emozioni e prendevano forma nelle parole di questo scritto, ed ora sta a chi lo legge dargli un senso.
Sono passati già alcuni anni dall’uscita della prima stampa del libro. Tante cose sono successe, tante cose sono cambiate, molte altre sono rimaste uguali a prima, all’apparenza, ma nella sostanza molto è cambiato perché sono cambiata io, la percezione della vita, la responsabilità, ovvero la capacità di rispondere agli eventi della vita si è modificata dopo il Cammino.
Il Cammino ti apre una porta nuova e se hai il coraggio o la spregiudicatezza di oltrepassarla non ritorni più sui tuoi passi, vai avanti, ed altre porte si aprono verso mondi nuovi, verso nuove esperienze, verso il tuo destino.
Dal Cammino non si torna più. Dopo questa prova ci si accorge che si è sempre in viaggio, anche nella vita di tutti i giorni, anche nel quotidiano puoi trovare la curiosità, l’imprevedibilità, l’amicizia, la solidarietà, la comprensione.
Anche nella routine puoi scoprire nuove potenzialità, puoi provare stupore, puoi provare a vivere tutta un’altra vita.
Ed è quello che è successo a me, senza stravolgimenti traumatici, senza situazioni scioccanti, senza rumore, la vita ha preso un nuovo corso ed ora la seguo fino al prossimo traguardo.
BUON CAMMINO!
Ciò che puoi fare o che sogni di poter fare, inizialo! Il coraggio ha in sé il genio, la forza e la fantasia
… quando ero piccola, ma mi succede talvolta anche ora, nel vedere i profili delle montagne che si stagliano nel cielo che circonda il mio orizzonte, ci vedevo la sagoma di un grande uomo sdraiato che dorme…
Se così fosse, se questa infantile percezione fosse realtà allora potrei affermare che l’estate scorsa ho percorso il cuore dell’uomo, ho camminato fra i meandri del centro ritmico ed emozionale dell’Umanità.
Attraversando questi monti nel nord della Spagna ho percepito le vibrazioni e il battito del cuore della Terra, ho vissuto le emozioni, i colori che questo centro sa elargire, ma anche le angosce e la disperazione che accoglie dentro di sé.
Così è iniziato il mio Cammino nel centro ritmico ed emozionale della Terra e nel cuore dell’Uomo, nel mio cuore.
Quando il tempo si oscura, il cielo si rischiara, un bagliore appare, e la luce diviene solo se c’è buio
Non saprei quando datare la prima volta che ho pensato al Cammino, né saprei dire il perché di questo interesse.
Il seme era stato gettato tanto tempo prima, dalla mia amica Mariarosa, che aveva fatto il Cammino nel 2002 con suo figlio dodicenne. Me ne aveva accennato senza che io ne avessi dato troppa importanza anzi, a quel tempo pensavo fosse un’idea un po’ alternativa e fantasiosa di fare vacanza, però mi incuriosiva il fatto di visitare dei luoghi camminando. Mi è sempre piaciuto camminare!
Non avevo capito bene di quanti chilometri si trattasse, ne ricordavo forse ottanta, per me già troppi.
Ma quel seme era stato gettato e lì, nel bel mezzo della routine della mia vita, riscaldato dalle passioni, nutrito dalle emozioni, stimolato dalla preghiera, ma soprattutto fecondato dalla fede, è germogliato…
C’è da dire che il terreno in cui è stato gettato il seme era molto ricettivo... stanchezza fisica, ma soprattutto morale, problemi familiari, incomprensioni, mancanza di dialogo, peso di una routine soffocante, nessun entusiasmo per la vita, solitudine…
Anche il momento era quello giusto, oramai mi sentivo alle strette, sentivo che il tempo di cambiare, di modificare qualcosa era giunto.
Nel 2007 avrei compiuto quarantanove anni e da sette vivevo con grandi e profondi turbamenti di anima, di prese di coscienza, non sempre positive: sette anni in cui ho messo in discussione fede, affetti, amore, lavoro e durante i quali ho scavato e ho cercato nelle profondità del mio essere con tanti maestri, con tante tecniche, con tante letture, ma mi sentivo sempre uguale, non cambiava mai niente, anche perché inconsapevolmente non volevo cambiare niente.
E così, con mia figlia adolescente, che anche lei aveva espresso il desiderio di intraprendere il Cammino con le sue motivazioni, un po’ scherzando e un po’ sul serio, prendemmo in considerazione di partire assieme nel 2008, l’anno in cui io avrei compiuto cinquant’anni e lei diciotto.
Era proprio una bella meta per festeggiare assieme i nostri rispettivi compleanni.
Chi davvero vuole può, ma per volere bisogna prima sapere e soprattutto osare
Era il febbraio 2007 ed eravamo entrambe in piena crisi, decisi così di iniziare a prendere informazioni sul percorso da compiere e sul Cammino in sé.
Andai a trovare Mariarosa, che fu felice della nostra decisione di intraprendere questa avventura, e me ne parlò con molto entusiasmo, in modo molto positivo, come di un'esperienza bellissima ed indimenticabile, ma soprattutto di grande aiuto. Si aprì a me e mi raccontò della sua esperienza. Non la conoscevo tanto ma la sentivo vicina nel racconto e la ascoltavo partecipe delle sue emozioni (le avrei comprese e condivise solo dopo aver concluso questa avventura).
Mi prestò un libro da leggere, dicendomi che a lei era piaciuto molto, dal titolo Il portico della gloria
di Davide Gandini. Nel leggere quel libro, pieno di emozioni, che scava nel profondo dell’essere umano, mi aumentò la voglia di fare il Cammino.
Oramai la decisione era presa. È come se avessi sentito una chiamata a cui non si può restare indifferenti: il mio cuore rispondeva SÌ!
, però c’erano tanti ostacoli da superare per poter partire. Anche Veronica, nel pieno della sua crisi adolescenziale, convenne che era una bella idea quella di anticipare di un anno la partenza poiché anche la sua migliore amica, quell’estate, sarebbe partita per l’India e quindi lei sarebbe rimasta a Levico, sola.
Alessio in giugno ci avrebbe lasciati per andare a vivere e lavorare in un’altra città.
Questo fatto gettò in una profonda tristezza e solitudine la mia vita e anche quella di Veronica.
Un altro grande ostacolo poteva essere la nuova attività che stavo svolgendo da pochi mesi in una locale Casa di Cura ma, parlandone con il responsabile, ottenni subito il permesso con tutta la sua approvazione e comprensione, per quell’impresa che andavo a compiere. Chiedere poi di assentarmi per cinque settimane dal lavoro principale fu per me problematico poiché fino ad ora non mi ero mai assentata per così tanto tempo.
Diedi la comunicazione dando il fatto per scontato, io sarei mancata per cinque settimane
, senza dare ulteriori spiegazioni e facendo così morire tutti di curiosità.
Tutto sembrava aiutarci nell’iniziativa, nessun ostacolo, anche i biglietti per l’aereo furono reperiti facilmente.
Alessio con la sua ragazza ci prenotarono i voli.
La data della partenza, per me molto significativa, avrebbe spezzato ogni legame con il passato, rafforzando in me la convinzione che questo Cammino speciale
sarebbe stata una vera prova di vita, e forse la rinascita di una Elena nuova.
Ho richiesto le Credenziali alla Confraternita Jacopea di Perugia e con Veronica siamo andate a conoscere il responsabile di zona Priore
Pippo Patti che, molto gentilmente e con tutta la passione che lo distingue, ci ha dato utili consigli ed informazioni che Veronica ha prontamente trascritto sul suo taccuino e che ci sarebbero stati molto preziosi una volta partite.
Ora non rimaneva che comunicarlo ai nostri familiari.
Da parte mia ho aspettato fino all’ultimo momento prima di dirlo a chiunque, poiché non mi sembrava possibile realizzare questo progetto e così, per scaramanzia… silenzio fino al momento della partenza.
sabato 7 luglio
Non so perché, ma parto!
LEVICO TERME - SAINT JEAN PIED DE PORT
E così, dopo aver letto diversi libri sul Cammino di Santiago, tutti molto entusiasmanti, aver comperato e visionato una guida, aver acquistato con l’aiuto e i consigli dell’amico Ruggero zaino, scarpe, mantella, sacco a pelo e tutto l’occorrente per il lungo percorso che ci aspettava, dopo essere andate a camminare un paio di volte per provare le scarpe e la nostra resistenza, dopo aver seminato e trattato l’orto e il campo, pulito e sistemato la casa, curato cani e gatti, dopo aver completato le incombenze al lavoro e dopo aver salutato mamma e papà, senza però dirgli dove andavamo per non preoccuparli troppo, era giunto il fatidico momento dell’inizio del nostro lungo cammino.
Ho passato l'ultima notte nella mia casa, sveglia nel letto con l’ansia della partenza, ancora pensavo a cosa sarei andata a fare, cosa mi spingeva in quest’avventura. Perché avevo questo insolito desiderio di questa dura prova da affrontare. La risposta che sempre mi veniva, era la speranza di un cambiamento, di poter smuovere un po’ la staticità e la consuetudine di una vita divenuta per me pesante, sempre la stessa tutti i giorni.
Il dubbio di non potercela fare era grande, ma altrettanto grande era la serenità di non dover dimostrare niente a nessuno.
Io partivo e sarei arrivata dove potevo arrivare, con i tempi che avevo e con le forze che mi sarei ritrovata.
Per mia figlia forse le motivazioni erano diverse, ma anche lei aveva bisogno di misurare le proprie forze e formare il carattere confrontandosi solo con se stessa.
Poche ore di sonno agitato e poi sveglia alle quattro di mattina per poter essere all’aeroporto di Treviso alle 6.00.
Un buon caffè italiano al bar, poi di corsa al check-in, saluti, baci e abbracci a mio marito Bruno, che di buon grado ha accettato e sostenuto questa nostra avventura e a mia suocera Mira che, con orgoglio e con la sua consueta bontà ci ha accompagnate alla partenza.
Poi, Veronica ed io, finalmente sole
: è l'inizio della nostra grande avventura.
Io, a dire il vero, ho un po' di timore per il viaggio aereo, dovendo cambiare volo a Roma, ma soprattutto perché non so bene cosa ci aspetterà in Spagna. Siamo però elettrizzate all'idea di affrontare quest'avventura da sole.
Il volo procede bene e Veronica non è così terrorizzata come temevo, io ho la testa pesante, residui dell'Amarone, vino offerto e bevuto ieri sera in compagnia degli amici nonché vicini di casa, Milena e Walter, ma ho il cuore leggero e sono tranquilla.
Reputandomi una grande organizzatrice, mi ero fatta un dettagliato programma di viaggio. Secondo i miei calcoli, arrivando alle ore 13.00 a Santander, per le 18.00 potevamo essere a Saint Jean, in una comoda stanza a prepararci per l'effettiva partenza del Cammino prevista per l'indomani.
Ma non avevo fatto