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52 centesimi
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About this ebook

Con cinquantadue centesimi, una persona può cambiare in un attimo il proprio percorso di vita? È quello che Alida paga all’Ufficio Anagrafe per ritirare i documenti atti a “terminare” ventiquattro anni di matrimonio. Siamo a fine settembre e la decisione arriva dopo una sorta di “cammino” spirituale e mentale. È un periodo difficile, fatto di dubbi, tormenti e ripensamenti continui. È una decisione sofferta, anche perché, fino a quel momento, sembrava che il mondo girasse attorno a uno dei tanti paesini sparpagliati nella campagna cremonese.
Alida vi era nata e cresciuta e, da come si erano messe le cose, avrebbe dovuto rimanerci incondizionatamente con il marito; invece, alla soglia dei cinquant'anni si ritrova in una morsa esistenziale costruita, per assurdità, anche con le proprie mani.
Amore e dedizione per la famiglia sono diventati un pericoloso boomerang e, appena se ne rende conto, chiede più volte aiuto al marito. Avendo in risposta un silenzio assordante, cerca sostegno al di fuori della famiglia, trovandolo nella figura di un libero professionista. I suggerimenti pratici ottenuti le permettono di affrontare con più serenità e meno fatica le incombenze giornaliere di una moglie, madre e lavoratrice come lei.
Alida riprende forza e fiducia, anche le figlie se ne accorgono fino a che, ribaltando la sua vita matrimoniale come uno scatolone pieno di cianfrusaglie, capisce che è arrivato il momento di tenere solo i ricordi buoni, ma tutto ciò che è rotto o antiquato non ha più ragione di esistere. Seguirà quindi lo stesso percorso che fa un giardiniere quando deve eliminare una pianta ormai seccata.
Scoprire le radici: si instaura una lotta tra mente e cuore per far uscire allo scoperto quello che non funziona più.
Fratturare il tronco: separazione.
Esportare le radici: inizio di una nuova vita.
Fare un buco profondo: nuove esperienze e incontri.
Piantare un nuovo albero: si ricomincia da capo con sacrifici, ma speranza.
Innaffiare il terreno circostante: recupero dei rapporti con padre e sorella.
Controllare la presenza di parassiti: è un percorso mentale e spirituale, tramite letture e piccoli passatempi, per superare il trauma.
Calpestare l’area: decide di recuperare se stessa, dal punto di vista fisico ed estetico, a piccoli passi ma significativi.
Controllare il tutore: migliora la propria vita anche se con qualche incertezza.
Crescita della pianta: eliminati gli ultimi dubbi interiori, sa finalmente quale direzione prendere.
Questo romanzo breve vuole portare fiducia e coraggio a chi si trova in un vicolo cieco della propria esistenza.
Alla fine del tunnel, c’è sempre la luce: bisogna però procedere come se dovesse comparire da un minuto all’altro, e lasciarsi sorprendere dal suo conforto.
LanguageItaliano
Release dateApr 9, 2019
ISBN9788899333911
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    52 centesimi - Cinzia Vianini

    Calcutta

    CAPITOLO 1

    Scoprire le radici

    «Pronto? Il signor J. Parini?»

    «Sì, dica pure.»

    Grazie al tono con cui furono pronunciate quelle semplici parole Alida si sentì tranquilla. Da diversi mesi meditava di fare quella telefonata, ma le era sempre sembrata una cosa diversa dalla vita che conduceva.

    Fino a quando, la settimana dopo il viaggio a Bologna, capì che doveva almeno cercare una soluzione al tormento che portava dentro sé ormai da troppo tempo.

    Si incontrarono tre giorni dopo nel cortile della palestra che frequentavano, anche se non si erano mai visti. Ciò che li accomunava era la brochure che Alida aveva trovato sul tavolino di vetro del salottino d’attesa.

    L’aveva messa semi spiegazzata sul fondo della borsetta.

    «Un giorno potrebbe servirmi» aveva pensato, e, in effetti, tale pensiero si rivelò azzeccato.

    J. Parini: capelli castano chiaro con ciuffo liscio e infiniti occhi azzurri, mostrava meno dei suoi quarantaquattro anni.

    Alida si aspettava di trovarlo vestito in giacca e cravatta, tipico dei liberi professionisti, invece il life coach si presentò in abbigliamento casual con un pratico zainetto rosso. Era un piacevole pomeriggio di metà marzo, con un sole leggero e un’arietta che sollecitava i pensieri.

    La donna adorava giornate del genere, peccato che, a causa dello stravolgimento ormai conclamato delle stagioni, erano sempre meno. Si recarono al bar panineria, non molto distante, a piedi. Nel tragitto parlarono del più e del meno come se si conoscessero da tempo. Ciò consentì ad Alida di mettersi a suo agio. All’inizio fu titubante, poi le emozioni presero il sopravvento sovrastando la ragione.

    Dubbi, rimpianti e delusioni scorrevano con foga e amarezza. Allo straripamento degli argini si rifugiò in un intero pacchetto di fazzoletti. Seduta di fronte a J. Parini sfoderò così lacrime e singhiozzi di prima qualità. In quel momento non era più la donna, madre, moglie e lavoratrice che tutti conoscevano, era se stessa e basta.

    In realtà quella era la seconda volta che succedeva, ma se il sacerdote del santuario della Madonna di San Luca le aveva promesso di pregare per lei dopo che la sua confessione l’aveva lasciato pallido e sconsolato, J. Parini avrebbe dato quell’aiuto pratico di cui aveva assolutamente bisogno. O almeno così credeva lei, ma analizzando la situazione a cuore aperto, capì che i problemi organizzativi di casa, lavoro e famiglia, erano l’ultima cosa da affrontare.

    «Dobbiamo partire da te» le disse con fermezza l’uomo, «a furia di sobbarcarti ogni forma di impegno e responsabilità ti sei quasi annullata come donna, così ora non riesci più a seguire niente e nessuno!»

    Questa cosa l’aveva già intuita mentre saliva i gradini del portico costruito sul Colle della Guardia per proteggere i pellegrini dalle intemperie. D’altronde Bologna non è la città dei portici a caso.

    Ma sentirselo dire in modo così deciso e diretto fu una cosa assolutamente nuova.

    Qualcuno finalmente le faceva notare come per quarantasette anni avesse camminato dormito respirato Amato con addosso un corsetto esistenziale che stringeva sempre più. Se non voleva morire soffocata, doveva per forza allentare le cordicelle e anche in fretta. La sollecitò a parlare di se stessa. Quando terminò di spiegare, J. Parini le fece notare che tutto era collegato a lei come i raggi di una ruota di bicicletta.

    Ma se il perno si fosse rotto?

    Cosa sarebbe successo?

    Alida si sentì vulnerabile. L’uomo aveva ragione.

    «Adesso voglio sapere il non detto» continuò deciso.

    «Cioè?- chiese Alida temendo dove volesse andare a parare.

    «Di quello che ti fa stare bene, ma lo tieni nascosto come un tesoro prezioso. Ricordati che anche le cose più belle, senza la luce del sole che le fa risplendere, prima o poi perdono tutto il valore. E ciò che ne rimarrà sarà un amaro rimpianto per non aver goduto del loro splendore.»

    «Come l’uomo dal fiore in bocca» pensò, «il personaggio di Pirandello che sapendo di dover morire si attaccava alle cose più semplici della vita per darle tutto quel valore di cui, purtroppo, si era accorto troppo tardi.»

    La prima volta che aveva avuto lo stesso pensiero, era stata qualche settimana dopo la morte della madre, esattamente alla sua stessa età. Probabilmente era destino che anche lei affrontasse una morte spirituale per poi rinascere. Iniziò a parlare della passione per il medioevo, grazie anche a una gita fatta da bambina. La mamma, l’aveva portata con sua sorella a Soncino per visitare la Pieve di Santa Maria Assunta. I leoni che sostenevano le colonne del protiro sembravano ancora più maestosi e selvaggi essendo lei alta un soldo di cacio. Il tutto la faceva sentire piccola e grande allo stesso tempo.

    Quando, tanti anni dopo, studiando alle tre di notte per prepararsi all’esame di animatore, scoprì che il paesino di Gallignano – di cui la mamma raccontava spesso – era l’antica città di Aquaria, si sentì orgogliosa di essere, forse di discendenza celtica.

    Ora che ne parlava con J. Parini, sembrava qualcosa di strano, di cui vergognarsi.

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