Ti racconto una storia
By Laura Renzi
()
About this ebook
Related to Ti racconto una storia
Related ebooks
Il suicidio dell'arciere Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSotto lo stesso cielo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa libertà ha un prezzo altissimo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNella luce degli aironi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVita in prestito Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTempi sospesi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTra Cielo e Mare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNumero di matricola 361114 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMicrostorie per gente impegnata Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsNon sognarmi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTempi moderni – Racconti & poesie Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDream Hotel Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAll’ombra dell’oleandro rosa Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl rumore della neve Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUn innocente assassino Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDietro Gli Occhi Di Un Soldato Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFelicity Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl senso della vita - Giulia: Giulia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDimora Ignota Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMia cara Letizia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL’Angelo primogenito Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDella vita, della guerra, dell’amore, dell’esilio e di molte altre strane cose che capitarono a Zenone Bastiani nella sua lunga vita Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'uomo senza sonno Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsClochard Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTutto sommato...Professore!: Memorie tra Cielo e Terra Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa ragazza del mio caro amico Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa voce del maestrale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCocktail d'anime per l'avvocato Alfieri Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsStoria di una capinera Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIo diverso da me Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
General Fiction For You
Sette sfumature di eros Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Divina Commedia: edizione annotata Rating: 4 out of 5 stars4/5I fratelli Karamazov Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsConfessioni di uno psicopatico Rating: 4 out of 5 stars4/5Confessioni di un prof Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl maestro e Margherita Rating: 4 out of 5 stars4/5I Malavoglia Rating: 4 out of 5 stars4/5Le undicimila verghe. Il manifesto dell'erotismo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsTutte le fiabe Rating: 4 out of 5 stars4/5Racconti dell'età del jazz Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUlisse Rating: 4 out of 5 stars4/5I capolavori Rating: 4 out of 5 stars4/5Le più belle fiabe popolari italiane Rating: 5 out of 5 stars5/5L'isola misteriosa Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDANTE dalla lingua alla patria: Nel settecentenario della morte (1321-2021) siamo ancora "Figli del Duecento" Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa coscienza di Zeno Rating: 4 out of 5 stars4/5Alice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio Rating: 4 out of 5 stars4/5Tutto Sherlock Holmes Rating: 4 out of 5 stars4/5Inferno: Tradotto in prosa moderna-Testo originale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Diario di Anne Frank Rating: 4 out of 5 stars4/5Il nome della rosa di Umberto Eco (Analisi del libro): Analisi completa e sintesi dettagliata del lavoro Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa luna e i falò Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl giardino segreto Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'idiota Rating: 4 out of 5 stars4/5La metamorfosi e tutti i racconti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLotta fra titani Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe metamorfosi Rating: 4 out of 5 stars4/5Al Paradiso delle Signore Rating: 4 out of 5 stars4/5Tradizioni di famiglia Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Reviews for Ti racconto una storia
0 ratings0 reviews
Book preview
Ti racconto una storia - Laura Renzi
giornata.
PRIMA PARTE
CAPITOLO 1
ROBERTO
1949
La giornata di giugno era calda, Roberto, dopo aver attraversato piazzale Jonio, si avviava verso casa percorrendo via di Valle Melaina.
Non c’era alcun soffio di vento e dalla strada sterrata si alzava una lieve polvere, che sporcava le sue scarpe marrone scuro.
Erano il primo paio di scarpe civili che aveva potuto comprare, dopo la fine della guerra.
Era una bella sensazione percorrere quella strada conosciuta, dove i segni lasciati dalla guerra erano ancora evidenti e vedere le finestre delle case aperte, per fare entrare aria e sole.
I giorni in cui si viveva nelle case con le finestre sbarrate era, finalmente, un ricordo.
Cominciava, finalmente, a essere cosciente che le bombe non cadevano più, che quando suonava una sirena non si doveva correre a nascondersi nel rifugio più vicino e che gli abiti civili erano gli unici che avrebbe dovuto indossare. Giurò a se stesso che non avrebbe mai più messo una divisa.
Eccolo là, sulla destra, il rifugio: l’apertura alla base della collinetta sembrava l’ingresso di una grotta, ma la storia raccontata non aveva nulla di avventuroso.
Nei lunghi anni della guerra aveva rappresentato la casa, la salvezza, per qualche ora oppure per una notte intera, per tutti gli abitanti della zona. Alcune persone ci lasciavano addirittura qualche oggetto, quasi per definire gli illusori confini di quella che, si fingeva, fosse un’altra casa.
Nelle lunghe ore trascorse lì dentro si parlava, le donne si portavano qualche lavoro da fare, ci si stringeva, senza dirlo, gli uni agli altri, per esorcizzare quella paura che attanagliava le viscere, che faceva sperare di sentire la sirena del cessato allarme, contenti di essere sopravvissuti ancora una volta, ma con l’angoscia di scoprire cosa era successo fuori.
Qualcuno, al ritorno a casa, trovava pareti crollate, mobili caduti o qualche persona cara, che non aveva fatto in tempo a ripararsi, morta.
Ora, dove era ancora presente l’apertura della grotta, avevano costruito una specie di grande portone di legno, forse per dimenticare, ma tutti gli abitanti della zona ogni volta che passavano davanti, non potevano fare a meno di girarsi a guardare quell’ingresso con la tristezza negli occhi.
Dalle finestre aperte delle case, che affacciavano sulla strada, giungevano musica e aromi di pomodoro e basilico; questi erano proprio i segni della voglia di vivere, che sembrava esplodere nell’animo della gente.
Per Roberto, invece, come per tutti quelli che, come lui, avevano lottato per la libertà perdendo la gioventù o la vita stessa, era stato difficile reinserirsi nell’ambito civile, che lui aveva lasciato soltanto sei anni prima; ora, a venticinque anni, si sentiva estraneo a quel giovane di diciannove, che era stato arruolato a luglio del 1943.
Nello spazio di quei sei anni c’erano decenni, secoli, vite intere.
C’erano uomini morti, uccisi davanti ai suoi occhi in modo atroce, amici perduti nello scoppio delle granate; c’erano innocenti che avevano perso la vita, famiglie che erano morte per la fame e gli stenti, bambini che non erano sopravvissuti all’infanzia, per le malattie causate dalla denutrizione. Seguendo i suoi pensieri, si accorse di essere arrivato a casa, si fermò davanti al portone del palazzo, dove abitava ancora con la sua famiglia.
Si fermò un attimo a osservare gli otto piani e il ricordo tornò a quando, ormai militante nella resistenza con le forze alleate, tornava di nascosto a casa per portare qualche razione di cibo.
Più di una volta era capitato che, nonostante tutte le precauzioni, qualche spia avvertisse la milizia fascista.
Sua madre, allora, lo faceva uscire velocemente nelle scale, da dove lui saliva di corsa sui tetti dell’enorme complesso e, mentre lei intratteneva con aria umile e dimessa i temibili agenti, lui scavalcava i muretti che dividevano i terrazzi di ogni singola scala e arrivava sulla strada parallela alla sua, dove scendeva nella via e, dopo essersi accertato che nessuno lo stava aspettando, si dileguava nel buio.
Oggi, a due anni dall’uscita dall’ospedale, dove era rimasto dal 1944, stava lentamente tornando a vivere, ma dentro di lui si stava facendo strada sempre di più la necessità di aiutare i più deboli a risalire la china, di combattere le ingiustizie e le sopraffazioni.
Voleva sentirsi, nella sua vita un granellino che, insieme ad altri granellini, avrebbe formato un macigno di amore e di solidarietà.
Mentre attraversava la strada vide sua sorella, che parlava con una vicina, quando la vide girarsi verso di lui, richiamò la sua attenzione con un cenno della mano: <
<
Risero insieme mentre si avviavano verso casa.
Attraversando il cortile, Roberto staccò un fiore da un cespuglio e, quando entrarono in casa, andò alle spalle di Caterina, l’abbracciò sollevandola da terra mentre lei protestava e le porse il fiore:
<
Lei gli sorrise mentre Ginetta li osservava, erano così diversi: lui alto, moro così elegante e lei così minuta, con i capelli grigi legati in una treccia arrotolata sulla nuca. Entrambi possedevano quegli occhi incredibilmente azzurri, che esprimevano quello che avevano nel cuore, tra loro esisteva un legame speciale.
Si misero tutti a tavola, sembravano di nuovo una famiglia, anche se il posto del papà era vuoto.
Caterina aveva chiesto a Roberto di sederci lui, come figlio maggiore, ma lui non aveva voluto:
<
Quel giorno a tavola erano in cinque, perché due fratelli erano al lavoro; guardarono con ansia l’insalatiera piena di pasta condita con il pomodoro e profumata con il basilico, pensando che non sarebbe bastata a saziare la loro fame.
Caterina versò la pasta nel primo piatto e, con una leggera esitazione, lo porse a Roberto.
Lui sorrise e guardò Ginetta, che sorrideva anche lei, avevano capito il significato di quel gesto: Caterina serviva sempre il marito per primo, ed in questo modo voleva dimostrare al figlio il suo rispetto.
Roberto aveva preso da sua madre la dolcezza e la fede nelle proprie convinzioni, era un amore profondo il loro, lui per quella piccola donna avrebbe dato la sua vita e lei avrebbe sempre potuto contare su di lui.
Mentre bevevano una tazzina di caffè, Caterina gli chiese: <
<
<
<
<
<
<
<
<
CAPITOLO 2
CATERINA
Dicembre 1943
Caterina camminava veloce, si guardava intorno per accertarsi che nessuno l’avesse vista uscire dalla casa.
La strada era deserta, ma per sicurezza tagliò per le vie minori e raggiunse rapidamente Piazza Ungheria.
La sua ansia era aumentata dal fatto che, quel giorno, il suo referente l’aveva incontrata velocemente in giardino, giusto il tempo necessario per consegnarle il messaggio, la lista dei destinatari e le istruzioni.
Generalmente questi incontri avvenivano in una stanza dell’appartamento, al riparo da sguardi indiscreti e lei aveva il tempo necessario per nascondere il materiale, ma gli ultimi eventi li avevano costretti ad accelerare i tempi, così lei doveva raggiungere velocemente la sua casa, nascondere i messaggi, usare le solite precauzioni e mettersi in viaggio.
La sua attività di staffetta consisteva nel consegnare i messaggi ai destinatari, nascosti nei casolari in varie località della Sabina.
I soldati americani, giunti a Roma da un paio di mesi stavano mettendo su un gruppo di resistenza ai nazifascisti.
Tra loro c’erano molti disertori, soldati che non si erano ripresentati dopo l’otto settembre e sulla cui testa pendeva il rischio dell’esecuzione, se arrestati.
Di questi faceva parte anche Roberto, il suo adorato primogenito, con cui condivideva anche la lotta per la libertà.
Era immersa nei suoi pensieri e scrutava la strada davanti a sé e non si accorse dell’uomo che la superò e le sbarrò il passo.
Era un soldato tedesco che, con modi bruschi, le stava chiedendo il nome ed i documenti.
Il cuore sembrava volerle saltare fuori dal petto, mentre cercava un modo per uscire da quella situazione, tanto imprevista quanto pericolosa, pensando all’elenco che aveva con sé.
Alzò lo sguardo verso di lui, fingendo di non aver capito, mentre il soldato ripeteva la domanda in modo più aggressivo e in quel momento incontrò lo sguardo molto vivo di una donna bionda, che era alle spalle