Cronache Steampunk
By Gian Metré, Giorgio Binnella, Andrea Fulgheri and
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About this ebook
I personaggi si muovono in una città storicamente reale, solcata da aeronavi, calpestata da automi a vapore e temponauti, oppressa da forze straniere, minacciata da armi avveniristiche e cupi mostri meccanici.
Tutto storicamente non accertato, o, forse, mai raccontato finora.
Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse arrivato prima?
Quale futuro si considera? E a quale prima si fa riferimento?
Il prima è l’epoca vittoriana, il periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 1837 fino alla morte, avvenuta nel 1901.
Immaginate, in questo prima, che qualcuno abbia a disposizione computer, aerei supersonici e armi di distruzione di massa. Immaginate che sia in grado di arrivare su altri pianeti, che possa modificare il futuro o il passato viaggiando nel tempo. Una scienza anteriore di cinquanta, cento, duecento anni che, però, si basa sulla tecnologia del periodo
vittoriano, quando la corrente elettrica ancora non ha preso il sopravvento, e tutte le sue trasformazioni, come il movimento e il calore, sono realizzate con una tecnologia a vapore,
in inglese steam.
Ecco le storie steampunk.
Gian Metré è un collettivo aperto di scrittori dell’Accademia d’Arte di Cagliari.
Gli autori di “Cronache steampunk” sono:
Giorgio Binnella, docente di scrittura e sceneggiatura (ha pubblicato con AmicoLibro i romanzi “Karalis – la trilogia di Cagliari”, “Hemingway non verrà”, “Come le cicale”);
Andrea Fulgheri, docente di scrittura e sceneggiatura (ha pubblicato con AmicoLibro il romanzo “Odissea Nerd”);
Marcello Lasio, docente di sceneggiatura per fumetto (porta la sua firma il fumetto “Il gigante di pietra” a cui è dedicato il Giocomix 2019);
Nicolò Corda, assistente di scrittura creativa;
Micol Maltesi;
Marco Lodde.
Copertina realizzata da Stefano Obino, docente di fumetto e grafica (autore della serie a fumetti “Sardan i sette re”).
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Book preview
Cronache Steampunk - Gian Metré
GIAN METRÉ
CRONACHE STEAMPUNK
AmicoLibro
Gian Metré
Cronache steampunk
Proprietà letteraria riservata
l’opera è frutto dell’ingegno dell’autore
© 2019 AmicoLibro
Vico II S. Barbara, 4
09012 Capoterra (CA)
www.amicolibro.eu
info@amicolibro.eu
Prima Edizione
aprile 2019
PREFAZIONE
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
IL NUOVO VICERÉ
M.A.R.I.A.
SOGNANDO DI VOLARE
READY TO START AGAIN
ULTIME NOTIZIE DALLA RIVOLUZIONE
EROE PER UNA NOTTE
PREFAZIONE
Salve, sono la prefazione, e mi trovo qui per introdurvi nel mondo dello Steampunk!
Cos’è lo steampunk? Risponderò con un’altra domanda.
Come sarebbe stato il passato se il futuro fosse arrivato prima?
Questa è la domanda alla quale rispondono le storie steampunk.
Quale futuro si considera? E a quale prima si fa riferimento?
Il prima è l’epoca vittoriana, il periodo della storia inglese compreso nel lungo regno della Regina Vittoria, cioè dal 20 giugno 1837 fino alla sua morte, avvenuta il 22 gennaio 1901.
Durante l’epoca vittoriana le scoperte scientifiche cambiano il modo di vedere il mondo e danno il via alla seconda rivoluzione industriale, la tecnologia modifica la società civile, la forza lavoro si trasferisce dalle campagne alle città, la distinzione fra nobili e plebei viene sostituita da quella fra capitalisti e proletari, le lotte sociali s’intensificano e diventano più violente, il potere, in ogni sua forma e ad ogni livello, si basa sulla cultura scientifica e le armi sofisticate.
Immaginate, in questo prima, che qualcuno abbia a disposizione computer, aerei supersonici e armi di distruzione di massa. Immaginate che sia in grado di arrivare su altri pianeti, che possa modificare il futuro o il passato viaggiando nel tempo. Ecco il futuro che arriva a distruggere, modificare, creare società umane e non. Una scienza anteriore di cinquanta, cento, duecento anni che, però, si basa sulla tecnologia del periodo vittoriano, quando la corrente elettrica ancora non ha preso il sopravvento, e tutte le sue trasformazioni, come il movimento e il calore, sono realizzate con una tecnologia a vapore, in inglese steam.
Ecco le storie del genere steampunk.
Non entrerò nel ginepraio delle definizioni di genere e sottogenere relative alla narrativa, lascio queste speculazioni ai critici. Condividerò con voi lettori solo alcune pillole di cultura steampunk, giusto per giustificare la mia presenza.
Il genere nasce, secondo la critica specializzata, nel 1979, con il romanzo Morlock Night
di K.W. Jeter. Fra le storie più rappresentative del genere, sono da citare Steampunk Trilogy
di Paul Di Filippo, Pasquale’s Angel
di Paul J. McAuley, e La macchina della realtà
di Bruce Sterling e William Gibson. Anche il più famoso investigatore della letteratura mondiale si trova catapultato nella realtà parallela tipica del genere, diventando protagonista della storia Sherlock Holmes through Time and Space
scritto da Isaac Asimov.
Il termine steampunk, tuttavia, nasce solo alla fine degli anni Ottanta come una variante scherzosa di cyberpunk, altro sottogenere della Fantascienza. Sembra che il termine steampunk sia stato coniato dallo scrittore di fantascienza K. W. Jeter, che stava cercando di trovare una parola unica per definire le opere di Tim Powers, autore de Le porte di Anubis
, di James Blaylock, autore di Homunculus
, e per le proprie, La notte dei Morlock
e Le macchine infernali
, di ambientazione ottocentesca, generalmente vittoriana, che imitavano le convenzioni della fantascienza dell’epoca, come La macchina del tempo
di H. G. Wells.
Nelle storie steampunk, insieme alla tecnologia anacronistica, si trovano spesso personaggi di altre epoche, o personaggi coevi, reali e non, ma con caratteristiche e ruoli nuovi e sorprendenti, come nel fumetto The League of Extraordinary Gentlemen
di Alan Moore, che unisce in un’unica avventura il capitano Nemo, il dottor Henry Jekyll, Mina Murray, Allan Quatermain, l’Uomo invisibile e Mycroft Holmes. L’epicità delle azioni viene costantemente manipolata dall’uso di un registro ironico che enfatizza i paradossi tipici delle situazioni narrate e sottolinea il senso di meraviglia che queste generano nei lettori e nei personaggi.
Lo steampunk puro ben presto si contamina con il fantasy e l’horror, sviluppando una sottocultura molto attiva e prolifica, che si trasformerà in fenomeno mediale con gli eventi dedicati al cosplay e, in particolare, alle rievocazioni dell’epoca vittoriana.
Bene, mi fermo qui, spero di non essere stata troppo pedante. Se, al contrario, volete approfondire queste informazioni, potete contattarmi al telettrofono oppure indagare nei meandri della conoscenza virtuale con i vostri elaboratori alfanumerici.
Con ossequio, la Prefazione.
INTRODUZIONE
Steampunk, cosa rappresenta questo particolare sottogenere letterario è stato esaustivamente scritto nella prefazione. Permettetemi solo di narrarvi come siamo arrivati all’antologia che stringete tra le mani e chi sono gli autori che si celano sotto il nome di Gian Metré.
Uno scrittore non smette mai di scrivere, anche quando non sta scrivendo. Sì, perché basta uno stimolo, pur microscopico, per aprirgli un mondo. Così, dopo una passeggiata alla Grande Jatte, ritrovo vittoriano e steampunk che ogni anno si tiene a Cagliari, io e il buon Giorgio ci siamo guardati, folgorati dalla medesima intuizione: Dobbiamo scrivere assolutamente un racconto Steampunk!
I germogli erano stati piantati. Da lì, lunghe discussioni su come strutturare la storia: Facciamo un romanzo a quattro mani, oppure, due romanzi brevi, oppure…
Dopo il tredicesimo ‘oppure’, siamo giunti alla conclusione di farne un’antologia, la classica AA.VV. giusto per la curiosità su come spiriti differenti si potessero approcciare al genere. Arrivati a questo punto ci sorgeva un altro interrogativo: Chi chiamiamo?
Il primo nome ci è venuto naturale: Marco Lodde. Naturale perché lui stava già scrivendo un romanzo Steampunk, a cui Giorgio stava collaborando per una prima revisione. Marco è un ragazzone corpulento e barbuto, ma con l’aria serafica. Un valente professore di matematica, scrittore e attore teatrale. Quando gli abbiamo chiesto di scriverci un racconto, si è dimostrato subito entusiasta all’idea. Tempo poche settimane e l’orso buono ci aveva già consegnato la sua opera.
Successivamente abbiamo bussato alla porta di Marcello Lasio, grande esperto di letteratura e cinema di genere, nonché importante sceneggiatore di fumetti, altro suo grande amore, che insegna con successo presso l’Accademia d’Arte di Cagliari. Anch’egli è un ragazzone corpulento e barbuto. Con Marco, oltre la stazza imponente, condivide le iniziali del nome e cognome: M.L. Spero, prima o poi, di vederli assieme, giusto per fugare qualsiasi dubbio… Marcello, nelle ore libere, si dedica, con passione, all’attività di grafico.
Con il duo M.L. eravamo in quattro, ma ancora non eravamo contenti. La fortuna arride agli audaci e ai folli, e modestamente, io e il buon Giorgio, siamo entrambi. Così abbiamo colto la palla al balzo quando, in accademia, ci è venuta a far visita Micol Maltesi. Lo so, lo so, sembra un nome inventato da Emilio Salgari per uno dei suoi romanzi. Ma credetemi, esiste… credo. Micol è una Nerd, ma non come l’immaginario collettivo la definisce. Bensì, alta, con un’estetica che incarna le valchirie di wagneriana memoria. Anche lo sguardo è da guerriera, lei stessa lo definisce sguardo assassino. Micol è fresca di laurea in Lettere moderne, ma è anche una promettente scrittrice. Quando leggerete la sua novella mi darete ragione. Comunque, non c’è stato bisogno di parole, tra me e il buon Giorgio. Neanche fossimo i Neri per Caso, all’unisono, le abbiamo chiesto: Senti, Micol, vorremmo proporti…
Non abbiamo terminato di formulare la domanda che lei ha risposto con un secco Ci sto
. Quanta fiducia, povera Micol.
Ultimo, ma non per importanza, a unirsi a noi è stato Nicolò (con una sola C) Corda. Nicolò è prossimo a diventare dottore in Lettere moderne. Giovanissimo, dinoccolato, bello e talentuoso, è l’unico a non avere un profondo background sulla letteratura di genere. Infatti, ama visceralmente Kafka e altri autori morti da almeno cento anni. Nicolò, il giovane vecchio, ha già all’attivo diversi racconti pubblicati in antologie. Anche la sua risposta, alla richiesta di scrivere un racconto steampunk, è stata di vivido entusiasmo. Certo, prima di capire che era d’accordo, ci ha trattenuto venti minuti ammorbandoci su Kafka e altri cadaveri. Ma Nicolò è così. Tanto entusiasmo, tanto talento, tante parole…
Bene, la banda era al gran completo. Non ci restava che fissare il primo incontro e mettere un po’ di paletti che l’antologia avrebbe dovuto avere. Tutto era pronto, il viaggio… Fermi tutti! Ho presentato i quattro autori che si sono uniti al progetto, trascurando, però, il tanto nominato buon Giorgio e chiaramente ‘io’.
Il buon Giorgio, al secolo Giorgio Binnella, che dovete sapere essere il mio mentore, è romanziere e docente di scrittura creativa, vi dirò di più, a Cagliari è stato il primo a creare un tal corso, o laboratorio, o, come ama chiamarlo lui, cantiere di scrittura. Il buon Giorgio è un uomo grosso e calvo, non rasato, perché ciò implicherebbe una scelta, no, proprio con il cranio glabro. Grande appassionato di letteratura, linguistica e comunicazione, riversa sui discenti, che sarebbero gli studenti, ma a lui piace chiamarli così, tutto il suo sapere e l’energia necessaria per concretizzare quella che all’inizio è una semplice ‘ambizione’. Cosa che ha fatto anche con il sottoscritto.
Ora veniamo a ‘io’, che poi, sarei io, cioè Andrea Fulgheri. Parlerò di me in terza persona, per non confondervi, come fossi un narratore onnisciente e Andrea un personaggio.
Andrea è un ragazzo di cinquant’anni, alto, magro, e con i capelli completamente bianchi. Da qualche anno collabora con Binnella, come docente di scrittura, alla già nominata Accademia d’Arte di Cagliari. Dotato di una cultura enciclopedica per quanto riguarda libri, cinema e fumetti, ha all’attivo diversi racconti e un romanzo pubblicato. Con una buona verve e la salace ironia, sarebbe quasi perfetto se non fosse mondo-fobico. In altre parole, ha paura di tutto: cani, gatti, conigli, uova di insetti dentro gli occhi, anzi, tutto ciò che riguarda gli occhi. Ancora, paura del chiuso, dell’aperto, del semi chiuso, del semi aperto, dei palloncini, delle persone che starnutiscono o tossiscono, delle maniglie…
Benissimo, sono nuovamente io, e comunque, non è vero che ho così tante fobie… quasi. Dicevo. La banda era al gran completo e quindi, il viaggio… aspettate, quasi scordavo, manca il più importante. Ogni libro deve avere il suo vestito, e noi abbiamo avuto la fortuna di avere a disposizione il miglior sarto in circolazione: Stefano Obino, fumettista e illustratore. Stefano è un ragazzone muscoloso con una folta barba che tanto ricorda i sui amati guerrieri sardana. Sardan i 7 Re è un fumetto che disegna da qualche anno. Stefano si è offerto di illustrare e creare la parte grafica della copertina, di sua spontanea iniziativa, dopo innumerevoli e insistite pressioni da parte nostra. Beh! Il risultato lo avete tra le mani. Una meraviglia, ergo, grazie, Stefano. Direi che è tutto, ora sì che il viaggio può iniziare. Buona lettura.
P.S. Chi è Gian Metré? Questo rimane un nostro segreto.
IL NUOVO VICERÉ
di Giorgio Binnella
La notte era illuminata da una luna troppo grande, le stelle si erano date convegno sopra Cagliari e il vento soffiava verso terra. La natura sembrava alleata dei piemontesi. Eppure, non ci sarebbe stato un altro momento migliore di quello.
Il pallone aerostatico sostava a cento piedi d’altezza, quasi immobile, a dispetto dello scirocco che lo spingeva verso la città. La gomena che teneva al guinzaglio la macchina volante al natante sembrava una canna di bambù, lunga, lunga, lunga. Attorno alla gomena, per tutta la sua lunghezza, come l’edera s’arrampicava un cavo elettrico, che iniziava e terminava con un congegno da poco inventato da Meucci. Anzi, ufficialmente, ancora non l’aveva inventato, per questioni economiche legate al brevetto. Alle due estremità del cavo elettrico, un telettrofono per la vedetta e un telettrofono per il nostromo.
Ora!
gridò Demartis nel microfono. La voce camminò lungò il cavo elettrico e giunse con un intervallo temporale quasi nullo all’orecchio del nostromo.
Ora!
gridò Ivan nella cornetta fissata sulla parete posteriore della cabina di comando del natante.
Ora!
gridò Maicuntentu ai fuochisti, dopo aver ricevuto l’ordine dalla cornetta della sala caldaia.
I fuochisti aprirono la bocca metallica della caldaia e cominciarono a imboccare il mostro. La lancetta del manometro nella cabina di comando iniziò a salire. Quando giunse a segnare metà potenza, il comandante spinse una leva in avanti, e il natante si mosse. La gomena s’allentò per un attimo, poi lo scirocco l’ebbe vinta sul pallone aerostatico, che finalmente si diresse verso la terraferma.
Ora, nessuno lo disse ma tutti lo pensarono, non si poteva più tornare indietro.
Ferdinando Alfieri di San Luca stava per ottenere il titolo di viceré, succedendo a Giuseppe Montiglio d’Ottiglio e Villanova, per volontà dei piemontesi. Ma non per volontà dei sardi, che avrebbero voluto al suo posto Giacomo de Asarta.
L’ora che rimbalzava dalla mongolfiera al natante precedeva di due ore la cerimonia d’insediamento, ed era il culmine di un’azione concertata diciannove giorni prima fra le pareti verdi e stantie di